« E non in senso figurato... » sospirò Korl, storcendo le labbra verso il basso a confronto con quell’involontaria battuta.
« Bambini... forse è meglio se... » sentò allora di suggerire Seem, in direzione dei più giovani.
« ... evitate di perdere tempo a dirci di non accompagnarvi salvo, comunque, restare poi non ascoltati. » tagliò corto Meri, certa di potersi esprimere in tal senso a titolo comune, soprattutto per chi, come Eli o Tagae e Liagu, stavano lì rischiando di ritrovarsi a propria volta all’interno del tutt’altro che ambito circolo degli orfani, al quale lei e sua sorella, così come, probabilmente, Na’Heer, già appartenevano.
E per quanto, allora, gli adulti avrebbero potuto avere più che ottime motivazioni per voler allontanare i più giovani, la consapevolezza di quanto faticoso sarebbe stato insistere a tal riguardo, unita all’incertezza nel merito di quale mai avrebbe potuto essere una destinazione sicura alla quale poterli allor indirizzare, ebbe a risultare decisivo nel sancire la quieta conclusione preventiva di ogni discussione, con una rassegnata accondiscendenza da parte di coloro che, ovviamente, avrebbero avuto più ragioni per opporsi, ossia Be’Sihl, in riferimento a Tagae e Liagu, e Seem e Arasha, in riferimento a Eli.
Così l’intero gruppo, con in testa gli adulti e in coda i giovani, ebbe a muoversi verso il magazzino della locanda, nel seminterrato della medesima, là dove, nel corso di quella mattina, Seem e i garzoni avevano depositato quelle due casse tardive senza aprirle. Due casse cubiche, di circa quattro piedi per lato, quelle che si presentarono ai loro sguardi, assolutamente comuni e prive, almeno in apparenza, di particolari peculiarità tali da dove suscitare curiosità o sospetti di solta a loro riguardo. Legno grezzo, non lavorato, e privo di simboli o indicazioni di sorta nel merito del contenuto, che avrebbe potuto essere allor utile per contenere merci di ogni natura, animali e, persino, due o tre corpi umani, se ben spinti dentro, era tutto ciò che avrebbe avuto a contraddistinguerli. Anche i coperchi, in maniera ancora tutt’altro che anomala, apparivano inchiodati, per così come sarebbe stato normale attendersi a garanzia dell’integrità del contenuto.
Così giunti nel seminterrato e accese le lampade per meglio illuminare la situazione, in maniera spontanea, e pur, allora, indubbiamente pericolosa, Seem ebbe a mettere le mani al piede di porco, pronto a muoversi per aprire quelle due casse per così come avrebbe già dovuto fare durante la giornata e come, pur, aveva rimandato. Ma prima che egli potesse anche soltanto avvicinarsi a quelle potenziali bombe, fu Korl a fermarlo, in maniera necessariamente allarmata...
« Aspetta! » esclamò pertanto, appoggiandogli una mano al braccio destro per trattenerlo « Nell’eventualità che una di quelle casse sia una bomba, anche laddove non è ancora esplosa in grazia a un qualche genere di innesco temporizzato, nulla esclude che possa presentare un secondo meccanismo di azionamento, un detonatore collegato al coperchio stesso, in misura utile a permetterle di esplodere non appena qualcuno avesse avuto l’idea di verificarne il contenuto... »
« Credo di aver compreso meno della metà delle parole che tu hai detto... e meno della metà del significato di quelle che ho compreso ha comunque a piacermi. » commentò allora l’ex-scudiero di Midda, arrestandosi nel proprio incedere e abbassando le mani nelle quali reggeva la spranga metallica, tutt’altro che intenzionato a compiere una qualunque azione utile a metterli in pericolo.
« Innesco temporizzato...?! » ripeté Lora, ricollegandosi all’ipotesi così formulata dal proprio compagno nonché amico e amante « Credi che possa essere possibile...? In questo mondo...?! »
« Sicuramente non sarà un orologio digitale... o al quarzo. Ma, per quanto ne sappiamo, nulla potrebbe aver proibito a qualche altro ritornato di aver reinventato un orologio a molla anche in questo mondo. » replicò il diretto interessato, aggrottando la fronte e stringendosi nelle spalle, a non escludere soluzioni così primitive e che, come già nel caso della rivoltella, comunque avevano avuto a dimostrarsi decisamente utili in un mondo ancor più primitivo qual quello.
A questo giro, né Seem, né chiunque altro ebbe a riservarsi opportunità di commentare quell’ultimo scambio di parole, a sottolineare l’ovvietà di quanto, chiaramente, nulla di tutto quello avesse il benché minimo significato dal loro punto di vista. Cioè... in effetti, Tagae e Liagu, e anche Be’Sihl, avrebbero potuto vantare un’egual consapevolezza con quei termini. Ma, escludendo loro tre, sentir parlare di orologi digitali, al quarzo o a molla che fossero, sarebbe equivalso ad ascoltare parole in libertà, pronunciate comunque con sufficiente fiducia di sé in termini utili a risultare credibili nella propria veridicità. Tuttavia, ciò non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual qualcosa di inedito riguardo, in particolare, a Korl e a Lora, che, anche in conseguenza alla loro espressa occupazione, erano soliti impegnarsi in lunghi confronti verbali ricchi di termini totalmente sconosciuti ai più, e a confronto con i quali, ormai, i più non tentavano neppure di sollevare obiezioni, certi di quanto, probabilmente, la spiegazione sarebbe stata allor più frustrante.
« Credi che possano anche aver sensorizzato il resto della cassa...? » domandò allora la feriniana, avvicinandosi alle due potenziali bombe, per poterle scrutare meglio, con la speranza di poter, allor, scorgere qualcosa di utile per loro.
« Questo mi sento di escluderlo. » commentò Korl, piegando appena il capo di lato, a meglio studiare la profondità di quelle due sfide loro così proposte, e due sfide a confronto con le quali, per il bene dei loro amici, non si sarebbero potuti permettere di fallire « Un innesco sul coperchio può avere senso nell’ordine di misura in cui, aprendo la cassa, e verificandone il contenuto, si sarebbe potuto compromettere l’esito dell’attacco. Ma, per quanto riguarda gli altri lati, non vero obiettivamente ragione tale da giustificare un simile impegno... anche perché, per l’appunto, nessuno avrebbe mai potuto attendersi l’eventualità di una bomba. »
« Ci serve un trapano, allora... e un seghetto a punta. » richiese la donna gatto, in direzione di Seem e di Be’Sihl « Dobbiamo sondare entrambe le casse per comprendere quale contiene la bomba e, magari, per capire meglio come affrontare la questione. »
« Vado a prenderli... » annuì Seem, offrendosi per tale compito e subito allontanandosi a recuperare quanto richiesto.
« Porta pure un po’ tutti gli attrezzi che hai a disposizione... » suggerì il figlio di Thermora, prima che l’altro avesse ad allontanarsi « Giusto per evitare troppi viaggi nel caso ci potesse servire altro. »
Approfittando del fatto d’esser rimasti, quindi, per qualche momento in inquieta attesa del ritorno di Seem, Namile ebbe a combattere l’altrimenti assordante silenzio di quel seminterrato con una domanda rivolta ai due specialisti della situazione, a verificare se avesse compreso bene la questione per così come, sino a quel momento, loro presentata.
« Giusto per chiarezza... » premesse, prendendo voce « La bomba doveva avere un qualche meccanismo tale da permetterle di esplodere a un certo orario. E un meccanismo che, in questo caso specifico, ha chiaramente fallito. Ciò non di meno, potrebbe esserci un secondo meccanismo collegato all’apertura della cassa, tale per cui, allorché rimuovere il coperchio, ora volete bucherellare gli altri fronti delle casse per poter sbirciare al loro interno. » riepilogò, dimostrando un’indubbiamente acuta capacità di attenzione.
« Esattamente. » confermò quindi Korl, accennando un sorriso tirato « Poi, sia chiaro: né io, né Lora abbiamo esperienza pregressa né con questo genere di bombe, né con qualunque altro genere di bombe... quindi quello che stiamo seguendo è soltanto un percorso logico. Sperando di non avere a scoprire di aver sbagliato totalmente in qualche premessa di fondo. »
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