Aprire un passaggio verso il tempo del sogno, per Nóirín Mont-d'Orb, rappresentava un importante sforzo, e non soltanto uno sforzo di natura mentale, ma anche fisica: per tale ragione, ella non era generalmente in grado di compiere più di un viaggio alla volta, senza che vi potesse essere la necessità, per lei, di riposare qualche giorno prima di riprovarci.
Per tale ragione, quindi, dopo l’infruttuoso primo viaggio in direzione del tempo del sogno, animato dall’intento di riuscire a individuare Midda subito dopo il di lei rapimento a opera della Progenie della Fenice, Rín non era stata in grado di ripartire immediatamente, abbisognando del giusto riposo. E un riposo a confronto con il quale nessuno avrebbe mai sollevato la benché minima occasione di critica, nella quieta consapevolezza di quanto comunque folle avesse a essere quello che ella stava compiendo, violando la barriera esistente fra realtà diverse, e quella barriera che non era stata certamente concepita per essere violata. Ovviamente, nel mentre in cui Nóirín non mancò di riservarsi occasione di risposo, gli altri tre gruppi, le altre tre coppie eterogeneamente formate per quella comune missione, non ebbero a perdere tempo, partendo immediatamente per le rispettive mete: un ritardo, quindi, quello che Rín e Be’Sihl avrebbero potuto accusare, che pur avrebbe avuto a doversi intendere del tutto apparente, là dove, nel considerare il tempo necessario a raggiungere i vari luoghi individuati come possibili siti entro i quali avere a ricercare Midda Bontor, alla fine sarebbero comunque giunti prima di chiunque altro a destinazione, avendo il loro viaggio a doversi comunque intendere praticamente immediato. Ragione per la quale, quindi, né Rín, né Be’Sihl avrebbero potuto riservarsi ragione di ansia a confronto con il pensiero di posticipare la propria partenza.
Certo: ogni momento di attesa avrebbe potuto rappresentare il concretizzarsi di un oscuro fato di morte per Midda, ma, a confronto con l’evidente impossibilità ad agire in maniera differente e, ancora, con la quieta inconsapevolezza di dove realmente avrebbero potuto avere a ritrovarla, sempre ammesso che ella fosse effettivamente in uno di quei quattro luoghi, essi non avrebbero potuto ovviare a imporsi una necessaria quiete psicologica, anche e soltanto al fine di non stressarsi inutilmente prima del tempo.
La mattina dopo la seconda notte di riposo, comunque, Nóirín ebbe finalmente ad avvisare Be’Sihl di sentirsi pronta a partire. E, a confronto con tale annuncio, estremamente fugaci ebbero a essere i saluti rivolti al resto del clan e, in particolare, ai propri cari, l’una a sua sorella, l’altro ai suoi figli, al fine di non attendere ulteriormente tempo.
Ed, esattamente come previsto, il loro ebbe a essere il viaggio più veloce di fra tutti quelli previsti in quella quadrupla missione, vedendoli quindi giungere nel tempo del sogno in un istante... o poco più.
Il tempo del sogno, di base, avrebbe avuto a poter essere elaborato al pari di una landa avvolta da una fitta nebbia, e una nebbia tale da impedire, persino, di vedere ove avessero a poggiare i propri piedi. Ma non nebbia avrebbe avuto a dover essere fraintesa quella attorno a loro, quanto e piuttosto l’indeterminazione propria di quel luogo, e di quel luogo così neutro nella propria essenza da non offrire di sé alcuna immagine, proponendosi né più, né meno, al pari di una tela bianca sulla quale chiunque avrebbe potuto impegnarsi a provare a disegnare.
Il problema, a margine di tutto ciò, avrebbe avuto a dover essere inteso nella più assoluta impossibilità a orientarsi in esso, in termini tali per cui, se soltanto Be’Sihl e Rín non fossero stati ben attenti a restare stretti l’uno all’altra, avrebbero potuto anche avere a ritrovarsi separati per sempre, smarrendosi in quell’indeterminatezza sino alla fine dei tempi o, quantomeno, del proprio tempo.
Orientarsi all’interno del tempo del sogno, in buona sostanza, avrebbe avuto a dover essere inteso qual impossibile. E impossibile a meno di non poter contare sulla presenza di un vicario come Bob ad aiutarli. Purtroppo, però, Bob avrebbe avuto a dover essere inteso qual legato esclusivamente alla propria padrona, all’erede della regina Anmel Mal Toise, nonché nuova Oscura Mietitrice, e non di certo né a Be’Sihl, né a Rín, benché nella loro storia passata vi fossero stati dei momenti di incontro con lo stesso. Perfettamente consapevoli di ciò, e pur altrettanto consapevoli di quanto, per il successo della loro missione il contributo del vicario avrebbe avuto a dover essere inteso pressoché indispensabile, i due ebbero comunque e immediatamente ad attuare la prima parte della strategia concordata negli ultimi giorni, e di quella strategia che, in maniera quietamente obbligata, avrebbe avuto a prevedere un tentativo in tal direzione...
« Secondo-fra-tre! » gridò quindi Be’Sihl, lasciando tuonare la propria voce in quell’indistinguibile candore, senza volgersi in una qualche, particolare direzione, là dove in fondo ogni direzione sarebbe stata uguale dal proprio personalissimo punto di vita « Secondo-fra-tre, vicario della regina Midda Namile Bontor, rispondi! » insistette, non potendo ovviare a trovare stranissimo appellarsi all’amata in quei termini, e pur costringendosi a ricordarsi quanto, a tutti gli effetti, tale avrebbe avuto a dover essere inteso il suo attuale appellativo, sin dal giorno stesso in cui aveva abbracciato il retaggio di Anmel Mal Toise.
« Bob! » invocò accanto a lui Rín, preferendo non impiegare il nome reale del vicario, quanto e piuttosto quell’appellativo da lei stessa attribuitogli, e quell’appellativo a confronto con il quale, sperava, avrebbe avuto maggiore possibilità di successo verso di lui « Bob... abbiamo bisogno di te, per salvare Midda! »
A onor del vero, fra Rín e Bob, vi era già stata in passato una certa complicità a tal fine. Una complicità così marcata da vedere, addirittura, il vicario stesso prendere personalmente contatto con la giovane per avvisarla del pericolo che Midda Bontor stava correndo a causa di una trappola ordita dall’altra Anmel Mal Toise attraverso il proprio secondo-fra-tre... trappola in conseguenza alla quale, allora, avevano fatto la propria apparizione nel mondo i ritornati.
Benché, quindi, Bob non avrebbe avuto a dover rispondere a nessun altro se non alla propria regina, vi era già stato un precedente nel corso del quale egli, o ella che dir si volesse, aveva preso autonomamente un’iniziativa e un’iniziativa volta, per l’appunto, a prendere contatto con Rín, sfruttando il di lei peculiare rapporto con il tempo del sogno. Ragione per la quale, quindi, ella sperava di avere ancora una volta occasione di successo a tal riguardo, invocando a sé la comparsa del vicario anche in assenza della sua regina a esprimere un comando diretto in tal senso.
« Secondo-fra-tre... rispondi! » gridò ancora lo shar’tiagho, non demordendo tanto facilmente a confronto con la quieta indifferenza del mondo attorno a loro.
« Bob! » invocò nuovamente la donna dai rossi capelli, accanto a lui.
Ma per quanto i due non mancarono di impegnarsi in tal senso, riproponendo quel richiamo per non meno di una dozzina di volte, il vicario non ebbe a fare la propria apparizione.
Ragione per la quale, non senza un certo disappunto, alla fine dovettero arrendersi a confronto con l’evidenza della futilità di tutto ciò... eventualità, comunque, quantomeno prevista, per non dire spiacevolmente scontata, in termini tali da prevedere anche un piano alternativo, oltre a un ulteriore soluzione alternativa rispetto all’alternativa stessa.
« Niente da fare. » sancì quindi Rín, con un sospiro contraddistinto da una giusta delusione a tal riguardo.
« Ci abbiamo provato. » si limitò a scuotere il capo Be’Sihl, non lasciandosi dominare da alcuno sconforto, nel non aver mai realmente preso in considerazione il successo di quella prima e più semplice opportunità, nella consapevolezza di quanto improbabile sarebbe stato per loro risolvere la questione, per l’appunto, nella maniera più banale « Procediamo con il piano due. » confermò quindi, prima di chiudere gli occhi per avere occasione di meglio concentrarsi su quanto, allora, avrebbe avuto a tentare di compiere.
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