Né Be’Wahr né M’Eu si riservarono commenti di sorta attorno a quell’apparizione: sterile e futile, del resto, sarebbe stato qualunque intervento a tal riguardo, per non dire, addirittura, pericoloso. Quello spettro, infatti, che pur era passato innanzi a loro, quasi attraverso di loro, senza prestare la benché minima attenzione verso di loro, avrebbe potuto troppo facilmente reagire malamente a qualunque cosa avesse avuto a recepire quale una provocazione. E laddove nessuno fra loro avrebbe avuto il benché minimo interesse a porsi in contrasto a uno spettro, e, soprattutto, a uno spettro già decisamente disgraziato qual quello appariva essere, il silenzio avrebbe avuto a risultare certamente la scelta più giusta in quel frangente.
Nel silenzio, quindi, i due guerrieri proseguirono nel proprio cammino lungo quel corridoio, muovendosi nella tranquillità derivante dal non doversi attendere l’attivazione di alcuna trappola sotto i propri piedi, in quella che, in effetti, avrebbe avuto a doversi riconoscere qual una situazione quasi anomala rispetto a quanto per loro avrebbe avuto a potersi indicare qual consueto. Un cammino che, come già anticipato nelle parole di Fath’Ma, li ebbe a condurre fino a una piccola sala, ancora di dimensioni idonee per un essere umano...
« Per imprigionare il proprio semidivino figlio, nel timore che questi potesse avere a ribellarsi contro di lei, la regina Anmel Mal Toise ebbe a creare dal nulla quella fortezza. Una fortezza la cui vera essenza non risiede in questo piano di realtà, ma in un altro... » aveva loro spiegato, cercando di anticipare loro ciò a confronto con il quale si sarebbero venuti a trovare.
« Ancora questa cosa del multiverso... » aveva sospirato Be’Wahr, aggrottando appena la fronte « ... a costo di apparire stupido, non nego che mi confonde sempre non poco le idee. »
« No. » aveva tuttavia escluso prontamente la donna un tempo ridotta in schiavitù dallo stesso Desmair « In verità non ha nulla a che vedere con il multiverso: neppure Anmel, per quanto folle, avrebbe creato volontariamente un punto di contatto permanente fra due diverse dimensioni del multiverso, nella consapevolezza di quanto rischioso sarebbe stato permettere a due realtà di entrare in contatto... o, peggio ancora, permettere a Desmair di entrare in contatto con un’altra realtà. » aveva spiegato, scuotendo appena il capo « Con la fortezza fra i ghiacci, Anmel ha fatto qualcosa di diverso... ha creato una nuova realtà all’interno di questa stessa realtà. »
« D’accordo. Ora sono confuso anche io. » non si era negato opportunità di dichiarare M’Eu, a confronto con quelle parole.
« Vedetela così: pensate alla nostra realtà come a un abito. E a un abito sul quale Anmel si era ritrovata costretta a trovare il modo di posizionare una spilla che non aveva assolutamente a piacerle. » si era così impegnata a tentare di spiegare ai due « Per questa ragione, quindi, ha deciso di creare una tasca, ripiegando parte della stoffa e andando a cacciarci dentro a forza la spilla in questione... »
« Non avrebbe fatto prima a buttarla via quella spilla?! » aveva quindi contestato Be’Wahr, forse neppur comprendendo il reale soggetto presente dietro l’immagine metaforica di quella spilla.
« No. Perché comunque era una spilla di certo valore... e che un giorno, all’occorrenza, avrebbe anche potuto esserle utile. » aveva escluso Fath’Ma, con un quieto sorriso « Meglio tenerla lì da parte, dove nessuno avrebbe potuto vederla. E se, alla fine, avesse avuto a dimostrarsi inutile, avrebbe potuto sempre tentare di sbarazzarsene più avanti... così come, del resto, è stato. »
« Quindi oltre alla corona di Anmel, ci stai dicendo che esiste in circolazione anche una spilla dotata di chissà quali poteri...?! » aveva esitato Be’Wahr, colto in contropiede da quella spiegazione, e da quella spiegazione che, ora, stava prendendo una piega decisamente spiacevole dal suo punto di vista.
« ... credo che la spilla sia Desmair. » era tuttavia intervenuto a suggerire M’Eu, sforzandosi di non sorridere eccessivamente « Giusto?! »
« Esattamente. » aveva confermato la donna.
« Ah... d’accordo! » aveva quindi annuito il biondo, in verità senza ancora aver ben compreso cosa potesse c’entrare il discorso della spilla, della tasca e dell’abito con tutto il resto, ma non desiderando insistere a tal riguardo per non risultare eccessivamente poco sveglio, come sua consuetudine apparire.
« Ma il potere di Anmel era davvero tale da poter distorcere la realtà per creare una tasca nella stessa...?! » si era concesso dubbiosa occasione di domanda il figlio di Ebano « Cioè... non che sia propriamente esperto di queste cose, ma non credo proprio che abbia a doversi fraintendere qualcosa di semplice da realizzare. »
« Il potere della Portatrice di Luce è quello della creazione. Il potere dell’Oscura Mietitrice è quello della distruzione. » aveva scosso il capo Fath’Ma, quasi banalizzando la cosa « Chiunque possieda quei poteri, può fare ciò che desidera. Ed è per questa ragione che è un bene che Anmel sia stata finalmente sconfitta. »
Se, tuttavia, quella premessa non fosse stata sufficiente a rendere inquietante lo scenario che avrebbe avuto a presentarsi loro innanzi, con una “tasca di realtà” creata da Anmel per imprigionare Desmair al suo interno; la situazione non avrebbe avuto a migliorare a confronto con le parole che, subito dopo, Fath’Ma non aveva mancato di destinare loro, a chiudere il discorso...
« Come molte delle cose che Anmel ha creato, tuttavia, anche la tasca non si è limitata a restare definita entro i propri confini iniziali. » aveva quindi proseguito a spiegare, nel soggiungere un dettaglio tutt’altro che di minore importanza a margine della questione « Nel corso degli anni, dei secoli, dei millenni, infatti, quella realtà nella realtà ha trovato occasione per crescere, per espandersi ben oltre ai desideri iniziali della sua creatrice. E oggi è qualcosa di decisamente più amplio di quanto mai Midda, Nass’Hya o io avessimo potuto immaginare in occasione della nostra prima visita. »
« Quanto... amplio? » aveva domandato quindi M’Eu, inarcando un sopracciglio.
« Quanto può esserlo un mondo intero... » aveva replicato ella, con un sorriso tirato.
Giunti alfine alla sala loro anticipata, Be’Wahr e M’Eu ebbero a ritrovarsi a confronto con un quadro.
Un quadro diverso da quello che aveva accolto Midda, Nass’Hya e Fath’Ma in occasione della loro prima visita, e quel quadro che aveva avuto a operare qual varco fra il loro mondo e la realtà ove era stato imprigionato Desmair. E pur un quadro assimilabile a quello, se non per le proprie dimensioni, o per il soggetto ivi raffigurato, certamente per la propria funzionalità: anche quel quadro, e quel quadro atto a mostrare un paesaggio cupo e decisamente alieno a tutto ciò che loro avrebbero potuto considerare normale, infatti, altro non avrebbe avuto a doversi riconoscere se non qual un altro passaggio.
« Quasi ogni sposa di Desmair, prima di Midda, era contraddistinta da poteri negromantici o stregoneschi. Poteri che Desmair aveva provato insistentemente a sfruttare per riuscire a forzare i confini della propria prigione. » aveva loro precisato la donna « E’ grazie ad alcune di loro che si deve la realizzazione di altri quadri che fungono da portale per quella sotto-realtà. E quadri che Desmair aveva quindi voluto dislocare in aree che sua madre non aveva inizialmente neppure previsto sarebbero mai potuti esistere... »
Per un istante, quindi, i due compagni d’arme non poterono ovviare a indugiare innanzi a quel quadro.
Dopotutto esso rappresentava una via d’accesso per un luogo ignoto e un luogo dal quale non era assolutamente scontata una loro possibilità di ritorno. E, in tal senso, più che comprensibile, più che giustificabile, sarebbe stato per loro avere a esitare...
« Quindi...? » domandò alfine M’Eu, senza distogliere lo sguardo dal quadro e dal terrificante paesaggio rappresentato in esso « Andiamo...?! »
« Andiamo. » annuì Be’Wahr, senza negarsi un fugace sospiro « E che Lohr e gli dei tutti ci possano assistere in questo viaggio. »
Nessun commento:
Posta un commento