« Un altro quadro?! » esitò Siggia, colta palesemente in contropiede da quell’affermazione « Allora esistono veramente degli altri quadri...?! Da queste parti sono praticamente leggenda. »
« Esistono, sì. » confermò il biondo mercenario, annuendo in risposta a quel dubbio « Del resto la nostra presenza qui dovrebbe essere intesa testimonianza più che concreta a tal riguardo. » sottolineo, in quella che forse avrebbe avuto a doversi intendere un’ovvietà, ma che, comunque, tale non desiderava avesse a dover essere fraintesa.
« In effetti. » annuì allora la donna, aggrottando appena la fronte « Diamine... ma se esistono altri quadri, ciò significa che, forse, potrebbe esserci una possibilità per tutti noi di evadere da qui...?! »
« Forse. » rispose il figlio di Ebano, stringendosi appena fra le spalle a minimizzare la questione « In verità non è che siamo esattamente due esperti in tal senso. E, per inciso, spero che sia inutile sottolineare quanto non avessimo la benché minima idea nel merito dell’esistenza di qualcuno in questa realtà sino a prima di incontrarvi... anzi. »
In effetti, tanto M’Eu, quant’anche Be’Wahr, non avevano mancato di domandarsi se Fath’Ma avesse dimenticato di condividere con loro tale, tutt’altro che minimale, informazione o se, piuttosto, anch’ella non avesse a dover essere intesa informata nel merito dell’esistenza dei desmairiani, benché tale eventualità non avrebbe potuto che risultare di non immediata accettazione.
Possibile che ella non avesse realmente saputo nulla nel merito dell’esistenza di un’intera stirpe di figli e figlie di Desmair, sparsi in quell’amplio mondo...? O forse ella ne aveva perfettamente consapevolezza e aveva comunque preferito omettere quel particolare...?! E se così fosse stato... quale motivazione avrebbe mai potuto giustificare una simile scelta...?!
« Scusate... ma tutto questo è veramente folle. » sorrise la figlia di Desmair, scuotendo appena il capo e levando le mani innanzi a sé, in un gesto atto a frenare l’incedere di quel discorso per così come aveva pur appena avuto inizio « Volete dirmi che voi sapevate dell’esistenza di questa realtà, sapevate dell’esistenza di altri quadri per così come neppure noi avremmo potuto vantare conoscenza alcuna... e, tuttavia, ignoravate completamente il fatto che noi vivessimo in questo mondo?! »
« Beh... se è per questo, io ho anche conosciuto tuo padre... » sottolineò Be’Wahr, in un’affermazione avanzata senza particolari fini nascosti e, ciò non di meno, in un’affermazione che non poté ovviare a disorientare maggiormente la loro interlocutrice.
« Allora eravate già stati in questo mondo! » esitò Siggia, là dove, dal proprio punto di vista, l’unica possibilità in cui il biondo avrebbe potuto concedersi una simile occasione sarebbe stata quella di una previa visita a quella stessa realtà, magari attraverso il quadro principale ormai perduto.
« No no. » escluse tuttavia l’altro, scuotendo candidamente il capo « L’ho conosciuto già dopo che si è liberato da qui... »
Un momento di teso, tesissimo silenzio, allora, ebbe a precipitare di colpo fra loro, nel contempo in cui gli occhi di Siggia ebbero a sgranarsi tanto al punto da apparire sul punto di saltare fuori dalle proprie naturali orbite. Un momento di teso, tesissimo silenzio, quindi, che ebbe a trovare la propria conclusione nel di lei riprendere voce, soltanto per scandire una domanda, e una domanda dalla risposta alla quale sarebbe conseguita la propria intera concezione dell’universo nei tempi a seguire...
« No. Calma. » lo fermò ella, scuotendo appena il capo « Cioè... tu vorresti dirmi che Desmair è sopravvissuto allo scontro con Kah...?! »
« Sopravvissuto è una parola grossa... » puntualizzò Be’Wahr, aggrottando la fronte « Diciamo che per qualche anno ha convissuto all’interno del corpo di un mio amico... e, poi, alla prima occasione utile, ha preso possesso di un nuovo corpo, e di un corpo ora, nuovamente, immortale... »
« ... »
Ancora silenzio, e teso, tesissimo silenzio, fu quello che seguì quella dichiarazione, e quella dichiarazione che non avrebbe potuto ovviare a sconvolgere del tutto l’idea stessa di realtà propria di Siggia. E di una realtà nella quale ella credeva non esserci più spazio alcuno per suo padre, ma che, al contrario, aveva veduto suo padre riuscire nella propria più grande impresa: abbandonare quel budello privo di ogni futuro in favore di qualcosa di diverso... di qualcosa di meglio.
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