11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 23 settembre 2021

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« Andate avanti. » li invitò ella, ribadendo, in tal senso, il proprio esplicito consenso a quel piano, e a quel piano pur non privo di incognite né di rischi.

Ovviamente, anche dal punto di vista proprio della figlia di Desmair, tutta la questione non avrebbe potuto essere fraintesa né banale, né fraintendibile, in alcuna misura, qual spontanea.
Benché, infatti, quella coppia di esseri umani si fossero dimostrati, sino a quel momento, qual desiderosi di agire in suo soccorso, in suo aiuto, difficile sarebbe stato ignorare l’evidenza di quanto, comunque, nulla di tutto quello avrebbe potuto avere a concedersi una qualche parvenza di normalità, fosse anche e soltanto a partire dalla presenza stessa di quei due esseri umani in quella realtà, per poi non ignorare il loro apparente, e disinteressato, impegno in suo soccorso, in suo favore. Nel non poter ignorare, del resto, come in cinque lunghi anni nessuna delle sue pur numerose sorellastre avesse avuto a dimostrare il benché minimo interesse ad agire in suo soccorso, in suo favore; quale raziocinio, quale logica, avrebbe potuto mai giustificare che quella strana coppia palesemente aliena a quella realtà e alle sue leggi potesse prendersi a cuore la sua causa…?!
Eppure così sembrava star accadendo, e per quanto apparentemente folle e innaturale tutto ciò avesse a essere, ella non avrebbe potuto ovviare a volersi impegnare a riconoscere quella necessaria fiducia nei loro riguardi, e quella necessaria fiducia semplicemente obbligata a confronto con l’idea del volo che, allor, le stava venendo richiesto di avere a compiere. Un volo che non soltanto avrebbe avuto indubbiamente a nuocerle, ma, soprattutto, in conseguenza al quale si sarebbe ritrovata a essere spiacevolmente inerme a confronto con qualunque evoluzione della situazione, finanche arrivando a perdere quel poco di effimera libertà così appena riconquistata. E benché troppo facile sarebbe stato per lei avere a rifiutare quel piano, avere a tirarsi indietro a confronto con quella strategia, nel non voler così gratuitamente perdere quanto pur allor ottenuto; soltanto stolido, cieco, egoista, sarebbe stato ignorare quanto tutto ciò da lei allor ottenuto le fosse stato concesso soltanto in grazia all’intervento di quella coppia, e di quella coppia a confronto con la quale, quindi, semplicemente assurdo sarebbe stato aver a sollevare dubbi ed esitazioni.

“Poi… però… mi dovranno dare non poche risposte…” commentò mentalmente, quasi a prendere un appunto mentale a tal riguardo, nel non voler ignorare quant’ella fondamentalmente nulla avesse a conoscere dei suoi due salvatori, della loro storia e delle loro motivazioni, benché, sino a quel momento, essi non avessero mancato di dimostrarsi più che positivi per lei… anzi… forse e addirittura la più positiva presenza della sua intera vita o, quantomeno, di quell’ultimo lustro della sua secolare esistenza.

Con attenzione, quindi, ella seguì la loro ridiscesa, spaziando ansiosamente con lo sguardo da destra a sinistra, nel timore di sentire levarsi, da un momento all’altro, un qualche segnale d’allarme, e di veder comparire, da un lato o dall’altro, qualcuno dei bianchi, a decretare la fine di quella loro inattesa e inimmaginabile avventura. Ciò non di meno, l’angolo da loro individuato si stava offrendo, a confronto con l’evidenza dei fatti, un punto fondamentalmente cielo per entrambi i fronti antagonisti, assicurando a entrambi i suoi alleati di giungere a terra senza alcun ostacolo, discendendo con ammirevole agilità lungo quella parete, e quella parete pur di non semplice sfida.
E così, completata essi la prima metà del loro lavoro, or sarebbe toccato a lei avere a confermare, nella pratica e non soltanto nelle parole, la propria fiducia nei loro riguardi, gettandosi nel vuoto e affidandosi, in ciò, in tutto e per tutto a loro per concedersi ancora una qualche speranza di futuro.

“Farà male… molto male.” sospirò in cuor suo, contemplando l’altezza da dover coprire, nel tentare di valutare i danni che tutto ciò avrebbe avuto a comportare per lei.

Non che ella avesse timore della morte, comunque. Anche e soltanto nel corso di quegli ultimi cinque anni, senza considerare i secoli precedenti, ella era morta così tante volte da averne fondamentalmente perso il conto, ritornando ogni volta in vita in grazia al sangue del suo semidivino genitore.
Quanto ella più temeva, in quel frangente, avrebbe avuto a doversi intendere il rischio di farsi sfuggire un qualche grido, un qualche gemito, un qualche urlo, o nel corso della caduta stessa o, peggio, nell’impatto con il suolo. Dopotutto, e al di là della propria immortalità, ella era costretta ad affrontare la vita come una mortale, provando ogni emozione, ogni dolore e, in ciò, ogni senso di paura proprio dei mortali, quasi nulla fosse di più di una comune donna. Più che comprensibile, quindi, avrebbe avuto a doversi intendere il rischio di avere a perdere involontariamente il controllo, e di concedersi quel verso che, allora, avrebbe avuto a imporle decisamente più danno di qualunque possibile caduta, nel rivelare ai bianchi quanto stesse accadendo e, in ciò, nel condannarla a ritornare alla propria cella, per riprendere con le proprie torture.

“… boh… speriamo bene.” Sancì, issandosi non senza un certo impegno al di sopra della balaustra e preparandosi al volo, ma, ancor, apparentemente, esitando a confronto con lo stesso.

Doveva impedirsi di gridare. Doveva trovare un modo per imporsi il silenzio, e quel silenzio che solo avrebbe potuto assicurare a lei e ai suoi compagni di ventura una speranza per il futuro.
E così, stringendo i denti e le labbra con tutte le proprie forze, ella decise di migliorare le loro opportunità di successo nel sollevare le proprie mani, e quelle mani ancor troppo deboli, troppo compromesse per concederle di affrontare la ridiscesa, e nel portarle entrambe al proprio tornito collo, a quella forma elegante e delicata, soltanto per poter allora conficcare con tutto l’impeto che avrebbe potuto esserle concesso i propri lunghi e affilati artigli neri nella propria medesima gola, squarciandola brutalmente, in maniera tale che nessun alito proveniente dai suoi polmoni potesse andare a stuzzicare le sue corde vocali, né raggiungere le sue labbra, imponendosi in ciò il più assoluto e totale silenzio. Un silenzio non privo di altro dolore per lei, e pur un silenzio che avrebbe potuto concederle l’occasione di ovviare a una maggior pena futura, in immediata conseguenza al quale ebbe così a lasciarsi ricadere in avanti, con la sicurezza, con la certezza che, comunque le cose sarebbero potute andare a concludersi, ella non avrebbe potuto rimproverarsi di non essersi messa in giuoco al pieno delle proprie possibilità.
Un volo, il suo, che ebbe a durare meno di un battito di ciglia in effetti, là dove, in caduta libera, il percorrere quella verticale ebbe a risultare quasi immediato. E un volo che, egoisticamente, la vide allor impegnarsi a raggiungere il suolo di testa, nell’intento, nella volontà, di spezzarsi l’osso del collo e di, effettivamente, morire nell’impatto stesso, non desiderando avere a sopportare la pena che avrebbe potuto conseguire un qualunque altro risultato.

Così fu. E producendo una fugace cacofonia di suoni sordi quantomai nauseanti alle orecchie di Be’Wahr e di M’Eu, il suo corpo ebbe ad accartocciarsi su quello scuro e velenoso terreno, vedendo infrangersi non soltanto la sua colonna vertebrale, ma anche molte altre ossa del suo intero corpo, e lì proponendo innanzi ai due amici soltanto un ammasso scomposto di carne e ossa per avere a confrontarsi con il quale, ovviamente, non dovette mancare da parte loro un certo coraggio, nonché molto sangue freddo.
Non che il coraggio e il sangue freddo, in quel particolare frangente, non avessero a doversi intendere qual la più comune base di partenza per avere a confrontarsi con ogni altra cosa, ogni altro aspetto di quella folle realtà, e di quella realtà all’interno della quale, loro malgrado, avrebbero avuto a dover permanere ancora per qualche altro tempo…

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