11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 13 settembre 2021

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« Comunque sia, se escludiamo le porte, non ci restano molte alternative... » riprese il filo del discorso M’Eu, tornando a concentrarsi sulla necessità di trovare un modo di violare i confini di quella fortezza « Dobbiamo per forza puntare a una delle finestre. »

Ovviamente la fortezza non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual priva di finestre: non che la non-luce del mondo esterno avrebbe potuto offrire particolare occasione di illuminazione all’interno di quelle mura, ma, a prescindere da ciò, delle finestre erano presenti ed erano presenti, in particolare, ai livelli superiori della stessa. Livelli che, tuttavia, difficilmente avrebbero avuto a doversi considerare facilmente raggiungibili senza arrischiarsi in una nuova, interessante scalata, con l’aggravante di quanto, così facendo, avrebbero avuto a esporsi a possibili sguardi indiscreti.
Una possibilità tutt’altro che priva di rischi, quella così suggerita da parte del giovane, che pur avrebbe avuto a doversi egualmente riconoscere qual sostanzialmente obbligata, nell’evidente assenza di ulteriori alternative. O, quantomeno, di alternative per loro riconoscibili in quanto tali...

« Ci conviene quella che abbiamo visto una o due porte fa... » suggerì allora Be’Wahr, dopo aver rapidamente ripensato alla situazione per così come loro presentata nel corso del giro di perlustrazione attorno alla fortezza « Dove l’edificio fa angolo... ricordi? »
« Quella con il balconcino, intendi? Sì, la ricordo. » annuì il figlio di Ebano, confermando di aver compreso a quale punto egli si stesse riferendo « C’è da dire che, su quello spigolo, la risalita sarà più difficoltosa... e quella finestra è forse una delle più alte fra tutte quelle che abbiamo incrociato sino a ora... »
« ... ma avremo meno occasioni di essere visti. » sottolineò il biondo, dimostrando sufficiente confidenza a tal riguardo « Se ci hai fatto caso, gli angoli, fatta eccezione per il nostro simpatico mostro a quattro volti, sono generalmente punti ciechi per loro, dal momento che concentrano la loro attenzione sull’orizzonte più lontano anziché ai propri fianchi, probabilmente nella certezza che, tanto, ci sarà qualcun altro a prestarvi attenzione. »
« Madornale errore! » strabuzzò gli occhi l’altro, colto in contropiede da quell’appunto squisitamente preciso, e quell’appunto al quale, proprio malgrado, non aveva minimamente prestato attenzione durante la loro perlustrazione dell’area « Ammetto che mi era del tutto sfuggita questa cosa... »
« Hai viaggiato troppo poco con Midda Bontor, purtroppo per te. » ridacchiò allora Be’Wahr « Triste a dirsi, Howe e io non siamo dei maestri abili quanto lei. E, soprattutto, non siamo soliti vivere le medesime, folli avventure che ha sempre vissuto lei... »
« Non lo credevo possibile... ma a tratti ho la netta impressione che tu riesca a idolatrare Midda molto più di quanto non abbia mai fatto io. » sorrise M’Eu, riconoscendo nello sguardo dell’interlocutore l’evidenza della più assoluta ammirazione dello stesso per lei « Ti piace veramente tanto, eh...?! »
« A chi non potrebbe piacere...?! » scosse il capo il biondo, minimizzando l’importanza della cosa « Stiamo parlando di una leggenda vivente. E se tu le avessi visto fare la metà delle cose che le ho visto fare io... non avresti dubbi a tal riguardo. »
« Ah... ma io la adoro già per quanto le ho visto fare. Benché sia sicuramente meno di quello che potresti mai testimoniare tu. » confermò l’altro, stringendosi appena fra le spalle « Come si suol dire... con me sfondi una porta aperta. »

A confronto con tutta l’ammirazione di Be’Wahr per la Figlia di Marr’Mahew, M’Eu non poté ovviare a domandarsi se, forse, la sua relazione con Maddie non avesse a tentare di sublimare in qualche maniera l’impossibilità per lui di puntare alla Midda “originale”. Ma, per rispetto verso Be’Wahr e, ovviamente, anche per rispetto verso Maddie, comunque per tutti loro una carissima amica oltre che una straordinaria compagna di ventura, egli preferì tacere simile dubbio, in quella che comprese sarebbe risuonata semplicemente qual una provocazione del tutto gratuita.
Ciò non di meno, se quella domanda fosse stata proposta, la reazione di fiera indignazione che si sarebbe palesata sul volto di Be’Wahr avrebbe sicuramente dissolto qualunque dubbio da parte del figlio di Ebano, nel definire con assoluta fermezza quanto i suoi sentimenti per Maddie non avessero nulla a che vedere con quelli per Midda. Perché se anche, almeno in primo luogo, Maddie non avrebbe potuto ovviamente evitare di essere associata immediatamente a Midda, nel trascorrere tempo con lei, nel vivere viaggi al suo fianco, avventure vicino a lei, facile sarebbe stato rendersi conto di quanto, comunque, le due donne, pur tanto simili nell’aspetto e, sovente, nel carattere, avessero comunque affrontato due percorsi di vita del tutto diversi, e percorsi atti, di conseguenza, a temprare due persone fra loro del tutto estranee: ammirevoli entrambe, certamente, e pur estranee. E il fatto, quindi, che egli potesse indubbiamente provare un’infatuazione pressoché da sempre per Midda Bontor, non avrebbe potuto comunque avere nulla a che fare con il fatto che, ora, amasse sinceramente Madailéin Mont-d'Orb.

« Ci proviamo...? » incalzò alfine Be’Wahr, tornando ancora al punto della questione, e alla necessità di entrare all’interno della fortezza.
« Non vedo molte alternative. » confermò M’Eu, annuendo con obbligata convinzione « Dopotutto ci siamo già allenati a sufficienza con le scalate, in questi ultimi giorni. Non ti pare...?! »

E per quanto il paragone con la parete di roccia con la quale si erano dovuti recentemente confrontare non avrebbe potuto che risultare sostanzialmente obbligato, anche in tal caso porre a confronto quelle due pareti sarebbe stato un errore non dissimile da quello potenzialmente proprio di voler porre a confronto Midda e Maddie, là dove troppo diverse, troppo incompatibili, avrebbero avuto a doversi effettivamente riconoscere, al di là della loro verticalità e del fatto che, per Be’Wahr e M’Eu, avessero a rappresentare la differenza fra la vita e la morte. Una terrificante spaccatura nel cuore di una montagna con una parete tanto irregolare quanto affilata, l’una; il muro esterno di una smisurata fortezza oscura con una maggiore regolarità e, ciò non di meno, il taglio imperfetto dei suoi mattoni di pietra, l’altra; quelle due pareti avrebbero potuto vantare le proprie peculiarità tanto nel bene quanto nel male, in termini tali per cui, alla fine, improbabile sarebbe stato definire quale fra le due avesse a potersi giudicare migliore o peggiore.
Di certo, per Be’Wahr e M’Eu, quell’angolo, quello spigolo della fortezza, ebbe a rappresentare una sfida impegnativa e, ciò non di meno, entro certi versi, meno debilitante rispetto alla precedente, per quanto paradossale sarebbe stato descriverla in tal maniera a confronto con la situazione avversa. A fare la differenza, in questo frangente, avrebbe avuto a dover essere inteso, infatti, il loro approccio psicologico alla questione, e un approccio che, in questo caso specifico, avrebbe avuto a doversi riconoscere indubbiamente più propositivo, nell’essere loro offerta immediata evidenza del loro obiettivo, a differenza di quanto precedentemente accaduto. Un obiettivo per raggiungere il quale, pertanto, poterono impegnarsi con ferma determinazione, percorrendo la verticalità di quel tragitto con apparente banalità, quasi avesse a doversi fraintendere qualcosa di non più complesso rispetto a una passeggiata.
E così, senza colpo ferire, ebbero a raggiungere con sufficiente semplicità il proprio estemporaneo fine ultimo, quel balconcino posto a più di cinquanta piedi da terra, in una salita che, ove avesse veduto commettere un qualunque errore da parte loro, avrebbe avuto sicuramente a costare loro la vita... a prescindere dall’intervento o meno dei desmairiani.

“E ora inizia il bello...” pensò fra sé e sé M’Eu, ovviando ovviamente a qualunque commento, nel timore di poter rappresentare, con la propria voce, ragione d’allarme per qualcuno.

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