Con il proverbiale senno di poi, l’aiuto che Be’Wahr e M’Eu avevano avuto a offrire a Siggia venne più che ampliamente ricompensato dall’aiuto che, parimenti, la figlia di Desmair poté concedere ai propri due soccorritori, e a quei due soccorritori totalmente alieni rispetto a quella realtà, al punto tale da non conoscere neppure le basi più ovvie della sopravvivenza in essa, come, banalmente, individuare le fonti di acqua e di cibo utili ad assicurarsi una qualche speranza di sopravvivenza.
« Avete fatto bene a diffidare di tutto sino a questo momento... » confermò ella, quando ebbero a raggiungere, per prima cosa, un pozzo di acqua non avvelenata, e uno di quei pozzi la via per il quale qualunque rosso avrebbe potuto loro indicare anche a occhi chiusi e dopo aver compiuto qualche piroletta di troppo « Bere o mangiare qualcosa di sbagliato, in questo mondo, può ridurti come un bianco... e non credo che alcuno di voi lo desideri diventare. » sorrise sorniona, per poi volgere lo sguardo a Be’Wahr e aggrottare appena la fronte non senza un certo imbarazzo « ... senza offesa, ovviamente. »
La pelle chiara dell’avventuriero tranitha, nonché i suoi biondi capelli, in effetti, lo avrebbero potuto collocare in ideologica vicinanza con i desmairiani albini molto più di quanto non avrebbe avuto a poter correre il rischio di essere frainteso il figlio di Ebano, con la sua carnagione scura non quanto quella del padre e, comunque, certamente distante da qualunque possibilità di erronea classificazione. E, in questo, nell’aver espresso un commento tanto apertamente negativo nei riguardi di uno dei bianchi, Siggia non poté ovviare a scoprirsi in lieve difficoltà, nel timore di poter aver involontariamente offeso uno dei propri due salvatori.
Ma Be’Wahr, dal canto proprio, difficilmente avrebbe avuto a offendersi anche per un commento esplicitamente rivolto a suo discapito... figurarsi, pertanto, per un commento che neppure avrebbe avuto a coinvolgerlo direttamente.
« Mmm...?! » esitò infatti egli, non comprendendo il riferimento da lei così suggerito e ritrovandosi costretto a ripercorrere mentalmente quanto da lei appena dichiarato, a cercare di cogliere quanto potesse essergli sfuggito, pur senza concedersi nuovamente particolare successo a tal riguardo « Per me nessuna offesa. Anzi. Sono ben felice di non essere come loro! »
M’Eu, ancora intento a bere a lunghe sorsate, sorrise a quelle parole, non avendo mancato, al contrario dell’amico, di cogliere il senso di quanto così suggerito da Siggia. E consapevole di come Be’Wahr non si sarebbe mai offeso per qualcosa di simile, decise di progredire nel discorso così accennato...
« Vuoi dire che la differenza fra i... bianchi e i... rossi... deriva dall’acqua e dal cibo?! » questionò quindi, cercando di comprendere meglio la questione.
« Non è nulla di così automatico... ma in linea di principio, sì. » confermò ella, in risposta a quell’interrogativo « Questo mondo, a differenza del vostro, è un mondo marcio, corrotto sin nel propria più profonda essenza. E nutrendosi di tale corruzione, non si può evitare di esserne a propria volta corrotti... come è successo ai bianchi. » esplicitò, per tentare di meglio chiarire la questione.
« Urca! » commentò Be’Wahr, non potendo fare a meno di riportare la propria attenzione, il proprio ricordo agli albini della Terra di Nessuno, domandandosi se anche per essi la questione avesse a doversi riconoscere assimilabile, fosse anche e soltanto per l’evidente parallelismo esistente fra quei due contesti spiacevolmente tossici.
« Purtroppo i nostri fratellastri non hanno saputo dimostrare la pazienza e la temperanza necessaria per cercare di conservare intatto il proprio giusto retaggio di sangue... dannati, stupidi maschi. » sospirò, salvo rendersi nuovamente e tardivamente conto di una nuova, possibile motivazione di imbarazzo, nell’essersi espressa in maniera così critica verso l’intero genere maschile, in una semplificazione abitualmente corretta e che pur, in quel momento, non avrebbe più avuto a doversi intendere tale, nel confronto con la presenza di quelle due, importanti eccezioni umane « Vogliate scusarmi... non voleva essere una critica nei vostri riguardi. Anzi. »
« No... scusa. » esitò M’Eu, colto in contropiede dalla questione, e non perché offeso dalle parole di lei, quanto e piuttosto perché da esse incuriosito « Vorresti dirmi che i bianchi sono tutti e solo i figli maschi di Desmair, mentre i rossi sono... »
« ... le figlie femmine di Desmair. Sì. » confermò ella, annuendo appena « A un discorso di genere, e di colore della pelle, unite poi l’incapacità di alcuni fra i nostri fratellastri di concepire l’incesto come qualcosa di sbagliato... ed ecco spiegato il grande arcano esistente dietro la sempiterna faida fra noi e loro. » concluse, stringendosi fra le spalle « Purtroppo loro sono da sempre stati più numerosi di noi. E nella battaglia che è seguita la morte di Desmair, battaglia atta ad assicurare a una delle due fazioni il dominio sulla fortezza, loro hanno avuto la meglio. »
« E’ stato durante quella battaglia che tu sei stata fatta prigioniera...?! » domandò Be’Wahr, con innocente curiosità a tal riguardo.
« No. » replicò ella, scuotendo appena il capo « E’ successo qualche tempo dopo, mentre con altre delle mie sorellastre stavamo compiendo una ricognizione, atta a valutare una possibile via d’accesso utile per tentare di riprendere il controllo sulla fortezza. E sì... prima che me lo chiediate, è da allora che non ho più rivisto alcun’altra. Anzi. Non ho visto proprio alcuno che non fosse un bianco desideroso di seviziarmi. Almeno fino alla vostra apparizione... »
Abbondantemente dissetati, ormai Be’Wahr e M’Eu stavano fondamentalmente limitandosi ad ascoltare le spiegazioni di lei del tutto dimentichi, senza malizia alcuna, del fatto di non aver ancor fornito a propria volta alcuna argomentazione a riguardo della loro presenza in quel luogo, in un’apparente reticenza a esprimersi a tal riguardo inizialmente motivata dalla necessità di risparmiare le poche forze loro rimaste, a confronto con un crescente senso di disidratazione, e un senso di disidratazione che pur, ormai, non avrebbe più avuto a dover essere da loro accusato.
Ma tutt’altro che dimentica di non aver ancora ottenuto risposte ai propri interrogativi a loro riguardo, altresì, avrebbe avuto a dover essere considerata la stessa Siggia, la quale, non a caso, ebbe a calcare appena il tono sulle ultime parole pronunciate, e quelle parole che avrebbero potuto fungere da perfetto incipit per la loro parte di narrazione. E a confronto con l’evidente incapacità, da parte dei due, a cogliere il sottinteso, ella non poté fare altro che insistere ulteriormente, sperando che ora non vi potessero essere ulteriori giustificazioni utili a posticipare nuovamente la cosa.
« Sapete... sarebbe stato proprio splendido se in coda alle mie ultime parole, uno di voi due avesse preso coraggio e avesse iniziato a raccontarmi qualcosa a vostro riguardo. » ironizzò, aggrottando la fronte « Se continuate a essere così restii a esprimervi, non potrò ovviare a dubitare della vostra buona fede. Cosa che, per inciso, mi dispiacerebbe tantissimo, dal momento in cui, comunque, non posso negare di star iniziando a provare una certa simpatia per voi. »
« Oh! » esclamò quindi M’Eu, sgranando gli occhi con un certo imbarazzo innanzi all’evidenza di quanto accaduto, e della loro fraintendibile apparente reticenza a parlare di sé « Scusaci... non abbiamo nulla da nasconderti, in effetti. Ci siamo soltanto distratti a confronto con tutto quello che è successo... e con tutte le cose di cui ci stavi accennando! »
« Sì, assolutamente. » concordò Be’Wahr « Comunque sia, e come non credo che sia in dubbio, proveniamo dall’altra realtà, e siamo giunti sino a qui attraverso un altro quadro incantato, sopravvissuto alla distruzione di quello principale e, con esso, della maggior parte della fortezza nel nostro mondo, alla ricerca di una nostra amica, purtroppo scomparsa. »
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