11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 21 febbraio 2008

042


I
l quarto attore apparso nella stanza non fu un volto nuovo per Midda, che al contrario ne riconobbe immediatamente la voce, scattando di piedi e portando il braccio destro in posizione di guardia. Davanti a loro, infatti, era il nerboruto tranitha che la donna aveva affrontato al suo ritorno nella capitale quand’egli, ubriaco, aveva tentato di attaccarla dopo aver insultato lei e Camne.

« Come osi, guercio? » esclamò ella, con una nota d’ira di fronte a tanta imprudenza.

Ma, inaspettatamente, Be’Sihl si parò davanti a lei, appoggiando entrambe le mani sul metallo nero dai riflessi rossi del di lei braccio, come a trattenerla. La donna si ritrovò confusa da quel gesto: si sarebbe attesa, al limite, che il locandiere si gettasse contro l’intruso per allontanarlo o, al limite, davanti a lei per coprirla, non per fermarla.

« Pensavo che avresti offerto un minimo di riconoscenza al tuo salvatore, Midda Bontor. » sorrise il tranitha, incrociando le braccia tatuate al petto « Anche se in effetti vederti così mi ripaga più che ampiamente. »
« Cosa stai blaterando? » domandò la donna, riabbassando il braccio destro e gettando sguardo interrogativo anche verso lo shar’tiagho.
« Dice il vero, Midda. » intervenne il locandiere « E’ stato lui a soccorrerti, trasportandoti priva di sensi fino a qui, proteggendoti da chiunque e restandoti poi sempre vicino ad evitare nuovi attentati alla tua vita. »

Quella notizia colse in assoluto contropiede la donna che, stupita, tornò a sedersi sul letto, spostando lo sguardo fra i due uomini come a cercare di accettare una verità tanto insolita. Ella aveva umiliato il guercio di fronte all’intera città, eppure egli l’aveva aiutata nell’unico momento in cui lei si era ritrovata inerme: l’uomo avrebbe potuto approfittare di lei, avrebbe potuto vendicarsi in mille modi, avrebbe potuto anche rivenderla ai di lei nemici… ed invece aveva deciso di aiutarla, di portarla là dove sapeva che ella sarebbe rimasta al sicuro, trovando asilo. In quella città di ladri, prostitute, assassini e mercenari, l’idea di un gesto di simile altruismo era sconvolgente.
In silenzio, sotto lo sguardo dei tre presenti, ella riprese a vestirsi, coprendosi i seni con la solita stretta fascia, serrando i denti per il male che si ritrovò a provare nel momento in cui dovette per forza muovere il braccio sinistro. Nessuno ora si mosse a bloccarla, nessuno intervenne con mezza parola, comprendendo il momento di smarrimento in lei e la necessità di ritrovare qualche punto di riferimento.

« Perché? » domandò la donna, infine, verso il tranitha, mentre si chinava in avanti per cercare di indossare nuovamente i propri pantaloni.

Be’Sihl, accettando ora il di lei volere, si inginocchiò di fronte a lei per aiutarla laddove la mobilità ridotta le rendeva più difficile il gesto, lasciando all’altro uomo il diritto di offrire la propria spiegazione sui fatti occorsi: Midda, ingoiando il proprio solito orgoglio, accettò silenziosamente quell’aiuto non richiesto, ringraziando altrettanto tacitamente la comprensione offerta dall’amico.

« L’altro giorno sono stato un idiota ad affrontarti in quel modo. » rispose, con tono ora tranquillo, il guercio, senza sarcasmo o ironia « Avresti potuto uccidermi ed avresti avuto tutti i diritti di farlo. Ma non lo hai fatto: perché? »
« Perché la tua morte non avrebbe avuto senso. » replicò ella, sollevandosi dal letto per tirare su i propri pantaloni « Non uccido senza una ragione. E non avevo ragioni per ucciderti. »
« E’ un tuo codice d’onore? » domandò l’uomo.
« Credo si possa definire così. » annuì ella, tornando a sedersi per potersi dedicare agli stivali, che Be’Sihl, silenziosamente, aveva già recuperato per aiutarla ancora senza più opporsi.
« Anche io ne ho uno. » riprese il tranitha, sorridendo « Tu mi hai risparmiato potendo al contrario rivalerti della mia vita. E questo mi ha posto in una posizione di debito verso di te. Come tu non hai approfittato della mia debolezza, così non avrei permesso a nessuno di approfittare della tua. »

Quello scambio di domande e risposte reciproche sarebbe apparso incomprensibile alla maggior parte delle persone, trovando assurda l’idea dell’esistenza di una morale, di un codice d’onore, in chi come loro passava la propria esistenza ad offrirsi al miglior offerente, combattendo, uccidendo e rischiando continuamente di essere uccisi per soldi e non per un qualche ideale superiore. Ma tanto in uno quanto nell’altra esisteva più di quanto sarebbe emerso ad uno sguardo superficiale: al di là della loro scelta di vita, dell’impiego per cui si offrivano ogni giorno, c’era un’altra realtà molto più complessa. Una realtà che portava anche in Kriarya ad azioni atte a compensare debiti d’onore, come in quel caso.

« Siamo pari, ora. » concluse la donna, accennando per la prima volta un sorriso.
« Siamo pari. » concordò l’uomo.

Aiutata da Be’Sihl, Midda concluse la propria vestizione, facendosi poi legare in una stretta fasciatura il braccio destro sotto i seni: come era vero che non poteva utilizzarlo, era altrettanto vero che non poteva neppure permettersi di preoccuparsi per esso ad ogni proprio movimento, rischiando che un dolore improvviso la piegasse nel momento meno opportuno. Così bloccato, invece, seppur dolente non sarebbe stato un intralcio ai di lei movimenti.

« Sei sicura di voler proseguire in questa pazzia? » domandò il locandiere, non potendo celare una certa preoccupazione « E’ il primo giorno in cui la febbre ti lascia libera di riprendere conoscenza: se ancora debole ed avresti bisogno di nutrimento e riposo. »
« Accetto volentieri il nutrimento, ma quanto al risposo è un lusso che per ora non posso concedermi. » rispose la donna, ferma ma dolce nel tono « Camne è nuovamente nelle mani di un gruppo di invasati… e non intendo lasciarla al proprio destino. »
« Allora io verrò con te. »

Quelle ultime parole non furono pronunciate dalla voce dello shar’tiagho, quanto da quella del tranitha, attirando ancora una volta lo sguardo della donna verso di sé.

« Mi pare avessimo detto di essere pari. » disse Midda, rialzandosi ed infilando la propria spada, pur inutilizzabile nella mano destra, nel proprio fodero « Perché desideri accompagnarmi? »
« Beh… ho ripensato alla visione che mi hai offerto poco fa. Come ho detto prima, tale spettacolo poteva ripagarmi più che ampliamente di ogni impegno svolto nei tuoi confronti: in effetti, quindi, non siamo ancora pari… » rispose l’uomo, sorridendo ironico e malizioso all’accenno al corpo nudo di lei.
« Non mi va di scherzare, guercio. » replicò la donna « Non metto in dubbio il tuo vigore, ma la Confraternita è un osso troppo duro per uno come te. Finiresti ucciso. »
« Se tu difendi il tuo diritto di scegliere di che morte morire contrastando le richieste del moretto, perché vuoi negare a me tale possibilità? » scosse il capo il tranitha, in risposta « Forse, come guerriero, varrò solo la metà rispetto a te. Ma, ora, anche tu sei a metà delle tue possibilità. »

La donna osservò il guercio con intensità, occhi di ghiaccio che mostravano le pupille nere al loro interno contrarsi e dilatarsi quasi ritmicamente, come a cercare di mettere a fuoco qualcosa di ben oltre alla semplice apparenza. Forse si era sbagliata nel giudicare quell’uomo, commettendo gli stessi errori di tutti coloro che in passato avevano deciso di valutare lei stessa: non era di certo un guerriero, non ne aveva il talento e l’esperienza per potersi definire tale, per competere con dei veri guerrieri, ma il di lui animo era libero. E forte.
Thyres le aveva bloccato la mano, impedendole di levare un colpo di grazia contro di lui quando ella aveva occasione e diritto di farlo. E forse, tale scelta, non era stata fine a se stessa.

« Due mezzi guerrieri per averne uno intero? » domandò lei, accennando un sorriso di fronte a quella logica.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Vediamo se oggi questo sito infame mi fa postare il commento...
Dicevo che sei un pochino arruginito con il disegno, a vedere i fondo schermo che hai messo a disposizione...^_^;;
Però, la cosa mi ha anche riportato a galla un dubbio. Ma il metallo sul suo braccio destro, cos'è? Cioè, è un guanto di maglia di ferro, di placche di metallo, è metallo fuso con la magia, o qualcos'altro?

Sean MacMalcom ha detto...

Per quanto riguarda i disegni: perché arrugginito? O.o Sono fra l'altro fatti con uno stile totalmente diverso da quello che conoscevi di un tempo, perché creati direttamente con tavoletta grafica, senza alcuna base su carta. Non ti piacciono? ^.^"""

Per quanto riguarda il braccio e l'armatura del medesimo: nessuna anticipazione! ^_____^ Chi vivrà, vedrà! =^__________^=

Grazie per il tuo interesse verso la storia e per il tuo commento!!! ^_^

Anonimo ha detto...

Diciamo che conta errori di anatomia che sei insolito fare. Se poi si tratta di CG, allora trovandoti davanti una nuova tecnica( tavoletta grafica, beato te...) ti consiglierei di leggerti parecchi tutoriale( vuoi link?) e di fare parecchi speed painting che ti daranno un maggiore senso delle masse e del volume( che un pochino manca in questo caso...)

'iao

Sean MacMalcom ha detto...

Ahhh... ora capisco! :D

La tavoletta grafica l'ho comprata un po' di tempo fa e come in ogni cosa sto utilizzandola da autodidatta! :D
In effetti, di conseguenza, lo stile adottato è molto diverso dal solito... anche perché cerca di semi-staccarsi dai canoni fumettistici! Magari il prossimo sfondo lo disegno come il mio solito stile! :)))

Comunque passa pure il link a cui accennavi! E grazie!!!! :D

Anonimo ha detto...

ti spedisco una mail...