11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 2 giugno 2008

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« D
avanti agli dei, nella benedizione di Thare, io mi offro a te, Heska, come sposo, compagno, amico ed amante. » pronunciò con chiarezza la voce del giovane, mentre il suo viso appariva illuminato dalla gioia più grande concessa da tale occasione « A te io non dono nulla, perché impossibile sarebbe offrirti ciò che già ti appartiene: il mio cuore, la mia mente, il mio animo ed il mio corpo. Nella volontà dei creatori, io sono stato plasmato per essere al tuo fianco, per trovare in te ragione di vita e completamento, nell’amarti, nell’onorarti in ogni istante. Nella mia volontà, io oggi dichiaro al mondo intero il legame che a te mi unisce da prima della nostra nascita e che neanche la morte potrà mai infrangere: non due, ma uno. Oggi e per sempre. »

Oltre un mese era trascorso dal giorno in cui l’alcalde e tutta l’assemblea degli abitanti dell’isola si era riunita per la celebrazione delle nozze fra Heska e Mab’Luk. All’epoca, che appariva tanto lontana, era la conclusione del mese di Khooc, l’ultimo giorno che tradizionalmente sarebbe stato utile ad un matrimonio prima del mese di Tynov e della successiva stagione invernale, laddove mai un’unione sarebbe stata celebrata: quel giorno, in contrasto ad ogni pregiudizio e superstizione, il mese di Mekde era da poco iniziato e, nonostante tutto, nessuno aveva osato mancare al momento di gioia tanto a lungo rimandato.
Hayton non poté evitare di sentirsi fiero, in cuor suo, per quel piccolo popolo ricco di valori e di coraggio che aveva avuto l’onore di servire in quegli ultimi anni della sua vita e, in contrasto ad ogni destino avverso, era stato in grado di fronteggiare l’orrore più grande, il ricordo più doloroso che da tredici anni avevano tentato di seppellire senza successo. Nella vittoria contro i pirati e nella riunificazione di tutti gli esuli, l’isola di Konyso’M, principale nell’arcipelago di Lodes’Mia, aveva dato luce ad un nuovo spirito, ad una nuova era: nulla sarebbe potuto essere considerato come in passato ed, in questo, solo benefici sarebbero derivati agli abitanti troppo a lungo sopravvissuti a loro stessi, nella vana illusione del mantenimento di una pace nell’accettazione silente di ogni sopruso.

« Davanti agli dei, nella benedizione di Vehnea, io mi offro a te, Mab’Luk, come sposa, compagna, amica ed amante. » pronunciò con altrettanta chiarezza la voce della giovane, con entusiasmo vivo e palpabile in quelle parole « Lungo e tortuoso è stato il percorso che ci ha visto giungere ad oggi, dove entrambi siamo stati posti alla prova dai nostri demoni personali, dagli incubi che più profondamente avevano annidato i semi della distruzione nei nostri animi, nelle nostre menti, nei nostri cuori, nei nostri corpi. Nella forza del nostro amore, tali orrori sono venuti meno, sono stati sconfitti, permettendoci di comprendere al pieno il nostro destino e la nostra scelta di unione eterna: non due, ma uno. Oggi e per sempre. »

Lo sguardo dell’alcalde non poté evitare, nel seguire il corso dei propri pensieri e della promessa di Heska, di condursi verso Midda Bontor, la Figlia di Marr’Mahew, involontaria spettatrice ed attrice in quel dramma di morte e rinascita: giunta probabilmente per volere divino dai mari, ella aveva assolto pienamente ai propri incarichi, riconducendo a casa i profughi che erano stati imprigionati a Kirsnya dalla crudeltà e dall’egoismo di un uomo. Molte giovani ancora stavano cercando, nell’affetto delle proprie famiglie, di recuperare coscienza di sé, di superare gli orrori di quel periodo e delle violenze che evidentemente avevano subito seppur non ne fossero riuscite a far parola: fra esse, solo una, la protagonista principale di quel matrimonio, sembrava esser stata capace di lasciarsi quel passato alle spalle, trovando la forza e la volontà di ricominciare, sebbene nel di lei animo qualcosa fosse cambiato radicalmente. Hayton sospettava che in quella diversa reazione, in quella migliore capacità di recupero da quel tremendo periodo di prigionia, fosse stato l’intervento della mercenaria, utile probabilmente a creare una possibilità di nemesi e catarsi per ella, ma aveva tenuto per sé ogni domanda, ogni commento: qualsiasi cosa fosse accaduta, qualsiasi destino avesse atteso lo sventurato che contro di loro e contro la loro gente aveva osato levar violenza ed abuso, non era ormai di suo interesse e se un giorno la giovane Heska avesse trovato desiderio e volontà di confidarsi con qualcuno, un padre affettuoso ed un marito fedele sarebbero stati al di lei fianco, a concederle tale possibilità.

« Nella benedizione della dea Vehnea, madre celeste, e del dio Thare, signore della terra, io Hayton Kipons, alcalde di Konyso’M per volontà dei suoi indomiti abitanti, sancisco l’unione fra questa donna e quest’uomo. » annunciò con orgoglio l’anziano ex-capitano a tutta la congrega lì riunita « Che ogni creatura, mortale o immortale, offra rispetto a questo matrimonio, voluto ed amato dagli dei: essi mai concederanno pietà a chi, oh sciagurato, dovesse decidere di porsi in suo contrasto. Longevo possa essere il loro amore, numerosa possa essere la loro prole, a permettere al loro sangue ed al retaggio dei loro antenati l’immortalità che meritano: non due, ma uno. Oggi e per sempre. »

Un’esplosione di gioia seguì l’annuncio a conclusione della celebrazione, mentre un bagno di folla, formato dai sopravvissuti di Konyso’M e dai vari equipaggi che avevano permesso a tutti loro di riunirsi, si chiuse attorno ai due sposi. Quel matrimonio, quelle nozze, non erano più un semplice rito d’unione fra una donna ed un uomo, fra uno sposo e la sua sposa: esse avevano acquisito un nuovo ruolo, diventando incarnazione di quel periodo, rappresentative della rinascita di un intero popolo. La festa di Heska e Mab’Luk, per questo, in ciò che tutti avevano vissuto nell’ultimo mese, appariva quale momento di reale gioia collettiva, di elogio per la vita e per il suo valore, come mai altrimenti sarebbe potuto essere: quel giorno, tanto a lungo rimandato, non sarebbe probabilmente stato dimenticato per molte generazioni a venire, venendo ricordato come il primo di un nuovo periodo, di una nuova epoca di pace e di consapevolezza piena dell’esistenza come a pochi, nel mondo, era e sarebbe mai stato concesso di possedere.
L’anziano alcalde sorrise nell’osservare i due sposi finalmente riuniti e la felicità pura e genuina che li circondava: dopo averli stretti a sé con sincero affetto quasi paterno, rinnovando i propri auguri per una vita piena di gioia e di amore, si ritrasse rispettosamente da quell’assemblea per allontanarsi in silenzio, quasi di soppiatto. E nella gioia dei festeggiamenti solo uno sguardo si accorse di quel movimento, prestando ad esso la propria attenzione.

Svestito il proprio manto dorato, Hayton si ritrovò dopo poco sulla spiaggia, in silenzio ad osservare il mare, come aspettando dell’arrivo di qualcuno: la sua attesa non venne delusa, nei passi leggeri e quasi impercettibili che mostrarono la donna guerriero comparire dopo poco al suo fianco, unica ad essersi accorta del suo allontanamento dalla festa in corso, del suo isolamento dai propri concittadini che a lui tanta fedeltà e tanto rispetto sempre avevano offerto.

« Sapevo saresti giunta. » commentò con un lieve sorriso l’uomo, non voltandosi verso di lei e continuando ad osservare il mare del quale tutti loro erano figli, quell’infinità azzurra dalla quale tutto era venuto e nella quale tutto, un giorno, sarebbe scomparso.
« Era prevedibile del resto. » rispose Midda, ponendosi al di lui fianco nel rivolgere a propria volta lo sguardo alle onde ed al cielo, quasi mischiate in una sola e meravigliosa danza d’amore.
« Ciò che non avrei mai potuto prevedere sarebbe stata la tua rinuncia ad ogni ricompensa. » ammise egli, aggrottando appena la fronte « Non offenderti per queste parole, ma è decisamente insolito che una mercenaria agisca spinta da un puro principio, altruistico per giunta, senza alcun tornaconto personale. »
« Questa verità potrebbe apparire come insulto solo ad uno sciocco. » replicò tranquilla, scuotendo appena il capo « Nessuna offesa, anche se è inesatto quanto hai detto: il pagamento per le mie azioni l’ho richiesto e l’ho ottenuto. »
« Tutto per una spada, quindi? » domandò divertito l’anziano alcalde.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E che spada ;)

Pensavo onestamente che avremmo assistito alla liberazione di tutti gli altri, alla fuga... mi ha un pop' stupito i lsalto al gran finale :)

Ma del resto i giochi ormai erano fatti, il resto sarebbe stato semplice routine per Middona xD

Sean MacMalcom ha detto...

Sicuramente tale sarebbe stato così se di questo racconto ella ne fosse stata protagonista! :D
Ma, come avevo sancito all'inizio, la particolarità di questa avventura è quella di voler mostrare Midda quasi come una "comprimaria" (sebbene i suoi momenti di incontrastato protagonismo li abbia avuti), puntando l'attenzione su tutti gli altri.

Non perderti il gran finale di domani... l'ho pensato praticamente un mese fa! ;)
E da dopodomani partiamo con una nuova avventura... questa volta Midda-centrica! :D