11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 23 marzo 2009

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« A
ccade che siamo in trappola… » ringhiò la Figlia di Marr'Mahew, quasi a rispondere al dubbio offerto dall'eunuco « Ed io non posso neppure far lievitare il mio compenso innanzi a questo imprevisto… » aggiunse, poi, sottovoce, quale ironica nota personale.

In ogni angolo della vasta sala, dividendosi dalla folla all'interno della quale fino a pochi istanti prima si erano perfettamente frammischiati, molti uomini avevano estratto armi precedentemente celate fra i drappeggi di larghi abiti, fra le pieghe di amplie vesti, per potersi dirigere con ordine e coordinamento assoluto a cogliere alle spalle le numerose guardie sparse lungo tutto il perimetro, intimando loro di gettare le proprie armi e non opporre resistenza. Così avvenne anche nei confronti della coppia di eunuchi posta innanzi alla mercenaria ed alla principessa, i due che avevano poco prima ostacolato la ritirata delle medesime da quella zona ormai non più gradevole, sicura: essi, senza poter neppure comprendere cosa stesse accadendo, ritrovarono le lame di due lucenti sciabole puntate sotto ai propri menti, pronte a porre rapida ed impietosa fine alle loro esistenze se solo avessero osato contrastarli, se solo avessero sperato di reagire.

« Che nessuno tenti assurdi eroismi… » esclamò una voce imperiosa, emergendo dal centro della sala e sovrapponendosi sopra ad ogni altra, non in conseguenza d un tono superiore, di un enfasi più demarcata, quanto di un forte carisma contenuto nelle proprie stesse note « Il nostro scopo finale è uccidervi tutti: farlo in maniera più o meno rapida, per noi, non cambierà assolutamente nulla. A voi l'arduo compito di trarre le conclusioni a tal riguardo… »

Midda, stringendosi appena alla compagna, quasi volesse dimostrare spavento per quanto stava accadendo, si voltò con discrezione in direzione dell'oratore, ipotetico capo di quella operazione paramilitare, per poterlo squadrare ed, in tal modo, giudicare: camuffato in maniera pressoché perfetta, così come già tutti i propri uomini, si presentò innanzi al suo sguardo quello che sarebbe potuto essere scambiato, e che in effetti era stato scambiato, per un giovane aristocratico qualunque ma che, al contrario, non sarebbe potuto essere che un guerrigliero. Le parole appena pronunciate, del resto, sancivano chiaramente lo scopo di quella missione, il fine ultimo di quanto era stato appena posto in essere: l'eliminazione completa dei presenti. Così annunciata, essa non avrebbe mai potuto avere alla propria base un mandato diverso da quello ideologico, da quello puramente politico che alcun valore materiale, alcuna ricompensa altrimenti offerta avrebbe potuto traviare nel proprio intento: parallelamente, coloro che sarebbero stati pronti a sacrificarsi per tale scopo, come evidentemente apparivano gli uomini coinvolti, non avrebbero mai potuto essere semplici mercenari, quanto, molto peggio, fanatici privi di ogni timore, di ogni affezione alla vita.
Come altro descrivere, altrimenti, coloro i quali, giunti al centro della capitale nel contesto di uno degli eventi più significativi di quella giornata se non di quell'intero periodo, avevano accettato senza apparente preoccupazione l'evidenza del fato a cui si erano condannati con tale atto, dell'impossibilità di salvezza, di fuga riservata dalla loro stessa trappola, all'interno della quale, inevitabilmente, avrebbero dovuto immolare le proprie vite in nome di una causa disperata?

« La guerriglia! » gridarono in molti, da più angoli della sala, comprendendo il pericolo impostosi improvvisamente su di loro e, per questo, cedendo al timore più intimo e naturale nei confronti della morte.
« Vi consiglio di tacere… » si impose nuovamente il comandante della spedizione, con tono che non avrebbe offerto spazio a possibilità di replica « L'esser stato troppo a lungo a contatto con tutte le vostre vezzose chiacchiere mi ha procurato un pessimo mal di testa questa sera… e non desidero tollerare ulteriormente grida di sorta. Il vostro panico, nel confronto con un destino certo, è oltretutto assolutamente vano, fine a se stesso, dove non vi permetterà di evitare il fato già prescritto per ognuno di voi. »

Innanzi a simile risvolto, la donna guerriero non poté che, oggettivamente, rivalutare in minima parte la guerriglia, per così come già aveva avuto modo di giudicarla. Non che essi, con tale atto, avessero offerto alla propria causa una qualche ragion d'essere al suo sguardo, ma di certo avevano dimostrato di possedere maggiore fegato, maggiore fermezza di quanto non le fosse noto avessero mai avuto i loro colleghi briganti in Kofreya: pianificare, organizzare e dar vita a un attentato come quello in corso, di certo, non sarebbe potuto essere concepito ed attuato da un branco di sciocchi, patetici e oziosi esaltati quali li aveva considerati in precedenza.
Del resto, volendo concedere, con tale operazione, un atto dimostrativo a favore della loro stessa determinazione, i guerriglieri non avrebbero potuto scegliere un'occasione migliore: il futuro della nobiltà di quella particolare provincia di Y'Shalf, in quella sala, si poneva essere stato riunito praticamente al completo, offerto loro senza difficoltà nell'esser protetto semplicemente da una schiera di eunuchi, sicuramente ottimi nel tenere a bada le giovani di un harem e le loro serve, ma del tutto inadatti a proporsi quali reali guerrieri nel confronto di pericoli esterni, come in fondo avevano da sempre dimostrato nel non saper offrire alcuna difesa a tutte le serve già vittime degli agguati di altri guerriglieri, similmente a quanto accaduto alla stessa mercenaria. E, come da programma, non una sola fra le guardie tentò di offrire obiezione ai propri avversari, venendo rapidamente disarmati senza colpo ferire, ed offrendo agli invasori il massimo risultato con il minimo sforzo. Incapaci, poi, di pensare a porre le proprie vite in pericolo, i giovani e le giovani appartenenti all'aristocrazia y'shalfica si limitarono a pochi sordi lamenti, troppo spaventati dall'idea della minaccia incombente su di loro per immaginare la possibilità di lottare altresì per la propria sopravvivenza: simili ad agnelli portati al macello, per quanto ben lontani da essere considerabili innocenti e privi di malizia o colpe, essi sarebbero probabilmente tutti morti in conseguenza di quel piano criminale, limitandosi ad offrire poche suppliche, semplici preghiere o, ancora, minacciando il ricorso ai propri genitori ed alle loro risorse, in un risultato più ridicolo che assurdo.

« Tacete, prego! » ripeté l'uomo, il portavoce del gruppo, facendo piombare, senza indugio o pietà alcuna, la propria arma su un giovane a lui vicino, evidentemente insoddisfatto dalla scarsa accondiscendenza dimostrata in conseguenza alla sua semplice richiesta « Non credo di avervi proposto qualcosa di complicato… »

La testa che, mozzata di netto, rotolò dal centro della sala per diversi piedi verso l'esterno della medesima, convinse all'ubbidienza il gruppo di giovani più di quanto mai avrebbero potuto fare estenuanti richieste in tal senso: il silenzio, pertanto, calò nell'intero ambiente, interrotto solo da flebili singhiozzi, nei pianti sommessi delle fanciulle lì radunate.

« Ecco… ora va molto meglio. » annuì con soddisfazione il guerrigliero, guardandosi attorno « Non era poi difficile comprendermi ed accontentarmi, vero? »

In altre circostanze, in situazioni diverse, la mercenaria avrebbe tranquillamente trovato una via di evasione da quella situazione spiacevole, all'interno della quale avrebbe avuto in verità nulla a che fare e dalla quale alcun profitto avrebbe mai potuto trarre, per essere libera di fare ritorno ad attività a lei più consone, a contesti a lei più prossimi. Purtroppo, però, in quel momento, seppur non retribuita, la sua missione la poneva legata a doppio filo alla figura della principessa Nass'Hya e, per questo, mai avrebbe potuto lasciarla morire a soddisfazione delle ridicole pretese che quei guerriglieri avrebbero presto rivendicato, dei diritti loro negati nella società per i quali sarebbero stati pronti ad uccidere e morire. E in ciò, in simile legame, non avrebbe potuto fare altro che risolvere quella questione prima ancora che potesse degenerare: probabilmente non avrebbe salvato tutti all'interno di quella sala, non avrebbe offerto possibilità di vita per ogni ostaggio lì recluso, ma sicuramente si sarebbe impegnata affinché la sua protetta avesse potuto uscire sana da quella trappola mortale, nell'adempimento dei desideri del suo mecenate.

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