11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 24 febbraio 2019

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Purtroppo per Maddie, tuttavia, al di là della bellezza ineguagliabile di quel sorriso, negli occhi castano-arancioni di lui, in quegli occhi da lei incommensurabilmente amati nella propria meravigliosa unicità, ella non ebbe a poter cogliere evidenza di alcuna particolare consapevolezza nel merito di quanto stesse accadendo, e, più specificatamente, di chi ella fosse: lo sguardo di Basel, in quel momento, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual lo sguardo di un uomo incapace a riconoscere la propria interlocutrice, in lei nulla ravvisando se non il volto di una perfetta estranea…

« … grazie. » esitò quindi ella, accennando un lieve sorriso di ringraziamento e chinando appena il capo, prima di voltarsi per allontanarsi da lui e lasciarlo libero dalla propria inopportuna presenza.

Cosa le era preso…? Perché aveva voluto compiere qualcosa di tanto sciocco…? E, soprattutto, come aveva potuto realmente pensare che egli avesse a poter essere confuso con Be’Sihl…?!
Maddie si sentiva una stupida. Si sentiva una stupida ad aver potuto realmente pensare di fraintendere quell’uomo, quel perfetto estraneo, con il frutto di una propria fantasia, e di aver speso, dietro a simile miraggio, così tanto tempo, così tanta attenzione, sottraendola, probabilmente, a questioni di maggiore importanza, fosse anche e soltanto prestare maggiore attenzione, maggiore interesse a colui che, al contrario rispetto a quell’estraneo, non avrebbe avuto a dover essere frainteso qual un semplice miraggio, quanto e piuttosto una dolce e concreta realtà, e una realtà di nome Desmond. Malgrado i propri quarant’anni suonati, e in effetti anche qualcosa in più, ella si era voluta lì comportare come una sciocca adolescente e, benché a propria difesa avrebbe potuto addurre di non aver avuto occasione di vivere realmente la propria adolescenza, il Creato tutto aveva voluto offrirle, in quel momento, una chiara riprova di quanto non avrebbe dovuto tentare di recuperare tardivamente il proprio non vissuto.
A buon dire, ella avrebbe dovuto lì considerarsi addirittura fortunata, e fortunata nella misura in cui, quella sorta di “tradimento” imposto ai danni dell’amato Des, avrebbe avuto a restare soltanto entro i confini della propria fantasia, entro i limiti di infinite e irreali possibilità inespresse. Se soltanto, infatti, ella avesse agito in maniera più spregiudicata, lasciandosi confondere dalle proprie fantasie in termini tali da compiere qualunque genere di azione volta a compromettere il proprio attuale rapporto, non soltanto ella non avrebbe ritrovato l’inesistente Be’Sihl, ma, peggio ancora, avrebbe anche perduto il proprio amato Desmond, vedendo, in ciò, ogni propria corrente felicità, ogni propria attuale gioia, infrangersi terribilmente contro un muro eretto soltanto dalla propria pazzia, qual, quietamente, avrebbe avuto a dover accettare di descrivere, purtroppo, la propria condizione mentale.
Sciocca…. sciocca… sciocca…

« Comunque, se mi posso permettere, la questione dell’intervento della fenice in “Trent’anni dopo” appare quantomeno confusa… » avvertì, alle sue spalle, la voce di Basel riprendere parola verso di lei, con tono quietamente provocatorio.
« … »

Maddie ebbe ad arrestarsi di colpo.
Stava parlando con lei…? Oppure era la sua pazzia ad averle fatto immaginare di aver udito simili parole…? Ma se stava parlando con lei, allora ciò avrebbe dovuto significare che egli l’aveva riconosciuta…? Possibile che ella avesse frainteso a tal punto il significato del suo sguardo…?!
Per un istante ella restò incerta sulla direzione entro la quale procedere, entro la quale muovere, metaforicamente e fisicamente, i propri passi, divisa fra l’idea di proseguire oltre senza voltarsi indietro, ossia quanto, allora, il suo raziocinio le avrebbe necessariamente suggerito qual la cosa più giusta e sensata da compiere al fine di non alimentare ulteriormente la propria già troppo marcata follia, e l’opposta idea di girarsi, di osservarlo e di cercare conferma a quanto le sue orecchie credevano di aver udito, ossia quanto, al contrario, era il suo cuore a domandarle, e a domandarle a gran voce. E sebbene la cosa più giusta e sensata da compiere sarebbe stato proseguire oltre, Maddie ebbe a cedere, per un istante, alle vecchie abitudini di Midda, la quale, in verità, non avrebbe avuto a dover essere considerata famosa per la propria innata capacità a scegliere in favore delle soluzioni più giuste e sensate.

« … mi scusi…?! » domandò quindi, voltandosi verso Basel, a cercare conferma a quanto aveva udito o, forse e piuttosto, alla propria follia, in un chiarimento che, una volta per tutte, le avrebbe quindi potuto confermare, anche nel caso peggiore, l’esistenza di un chiaro problema di natura allucinatoria, per il quale aver al più a cercare immediata occasione di assistenza presso la cara Jacqueline.
Questa volta, tuttavia, ad accoglierla non fu uno sguardo quietamente indifferente, quanto e piuttosto un’espressione di soddisfatta e gioiosa sorpresa, e sorpresa nel confronto con uno sviluppo che, probabilmente, neppure egli avrebbe potuto considerare possibile e che pur, al contrario, le era stato lì appena offerto: « Allora è davvero lei! » esclamò egli, subito sollevandosi in piedi per tendere la mano verso la donna, e la mano mancina, non qual segno di scortesia quanto e piuttosto qual segno di rispetto, nell’evidenza della mutilazione che ella aveva subito « Devo essere onesto, ma ero così assorto nella lettura che non ho subito ricollegato… è un vero piacere rincontrarla, signora Mont-d'Orb. »

Quasi senza neppure rendersi conto di quanto stesse accadendo, per un attimo smarrita nel turbine delle proprie emozioni, Maddie si vide tendere la propria mancina verso il proprio interlocutore, e sorridergli, per tutta risposta, con aria probabilmente più smarrita, più trasognante, di quanto non avrebbe avuto a doversi permettere con un perfetto estraneo. In quel momento, tuttavia, ogni raziocinio, e ogni senso del pudore, avrebbero avuto a doversi riconoscere estemporaneamente obliati dalla sua mente, nel confronto con la gioia di quel momento, e di quel momento che, di per sé, non avrebbe dovuto significare nulla, e che pur, nel profondo del suo cuore, avrebbe avuto a doversi riconoscere qual una meravigliosa apoteosi, un culmine eccelso il raggiungimento del quale ella non avrebbe mai potuto illudersi neppure di sperare.
Così, più confusa rispetto a quanto non avrebbe avuto piacere a definirsi, Maddie ebbe a ricambiare quella stretta di mano e a rispondere all’uomo senza neppur soffermarsi a riflettere, effettivamente, su quanto stesse allor dicendo…

« Il piacere è mio, Basel… » replicò, chiamandolo incautamente per nome, nel non ponderare in merito a quanto, in quel momento, una sì rapida identificazione di un uomo conosciuto, per pochi minuti, durante un evento pubblico, avrebbe avuto a potersi considerare quantomeno insolito « … e, per cortesia, lasciamo perdere tanti formalismi: chiamami pure Maddie e dammi del tu. » soggiunse, sorridendogli felice, e felice di aver potuto dimenticare, istantaneamente, tutte le ansie, tutti i timori, che soltanto un istante prima l’avevano dominata, e che l’avevano dominata a confronto con quell’estemporanea assenza di riscontro nello sguardo di lui a confronto con la più stupida domanda che avrebbe mai potuto rivolgergli.
E se anche Basel ebbe a considerare insolito l’essere stato lì tanto immediatamente identificato, tuttavia, ciò non ebbe a farlo dimostrarlo, limitandosi a continuare a stringerle la mano con evidente contentezza per quello che, dal suo punto di vista, avrebbe avuto a doversi considerare un fortuito incontro, e un fortuito incontro con una delle proprie autrici preferite: « E’ un onore. » dichiarò per tutta risposta, a confronto con l’invito di lei « E, anzi… ti chiedo ancora perdono per non averti riconosciuta subito, Maddie. » ribadì, liberando la mano di lei solo per portare, ora, la mancina a grattarsi il retro della nuca, con fare evidentemente imbarazzato « E con questo non voglio sottintendere che sei una donna di cui ci si potrebbe dimenticare facilmente… sia chiaro! » soggiunse, ridacchiando quasi nervosamente.

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