11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 28 febbraio 2019

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A Maddie piaceva la sua vita, nella sua semplicità e, a volte, nella sua monotonia.
Maddie non desiderava cercare emozionanti sfide, al pari di Midda: vi era stato un tempo, certamente, nel quale ella era stata Midda, e aveva vissuto unicamente per l’ebbrezza propria di una nuova impresa, e di una nuova impresa oltre ogni proprio precedente limite, per dimostrare a chiunque, uomo o dio, quanto niente e nessuno avrebbe potuto definire il di lei destino al di fuori di lei stessa. Ma da quando Maddie si era risvegliata dal coma, e da quei trenta e più anni in cui la realtà le era stata negata in favore di un sogno, un sogno complesso, un sogno articolato, un sogno straordinario, e pur sempre un sogno, ella aveva abbracciato la realtà, e della realtà aveva abbracciato quelle piccole e semplici sfide quotidiane che, in fondo, avrebbero potuto contraddistinguere la vita di chiunque.
In questo, per Maddie, già quell’ultima settimana, e quell’ultima settimana in cui si era concessa fugaci occasioni di incontro con l’ancor non meglio conosciuto Basel, avrebbe avuto a doversi riconoscere quanto di più prossimo alla ricerca di un’emozionante sfida, in violazione a quello che, altresì, sarebbe stato il consueto ritmo della sua vita, e di una vita che, in fondo, non avrebbe comunque dovuto essere riconosciuta di per sé esattamente banale, fosse anche e soltanto nel dover fare i conti con quei tre decenni di costretta immobilità, le conseguenze dei quali, ancora e sovente, tornavano a presentarsi a lei, con tutta la propria prepotenza. Per questa ragione, per esempio, ella non aveva ancora potuto realmente abbandonare il proprio percorso di fisioterapia, insieme al buon Lorenzo, così come, sotto un profilo del tutto diverso, non avrebbe dovuto neppure allontanarsi troppo dal sostegno della cara Jacqueline, come già, in quell’ultima settimana, si era pur riservata occasione di compiere, nel desiderio di rincorrere l’idea di quel sogno chiamato Be’Sihl.
Ciò non di meno, a confronto con l’immagine propria della loro amata zia, con quel braccio artificiale e con quella cicatrice, oltre che, ovviamente, con quei tratti comunque comuni a quelli anche propri della loro genitrice, come i rossi capelli color del fuoco o gli azzurri occhi color del ghiaccio, per Santiago e Lourdes difficile sarebbe stato non immaginare un qualche parallelismo fra Maddie e Midda, certamente anche aiutati, in tal senso, dall’assonanza dei loro stessi nomi. E, in questo, troppo sovente essi avrebbero occupato il loro tempo, oltre a domandarle nuovi racconti, nuovi inedite narrazioni delle avventure di quella straordinaria guerriera, anche a tentare di cercare di metterla alla prova, in maniera innocente, attraverso lunghe serie di domande, o il confronto con ipotetici scenari, atti a tentare di trovare conferma di quanto, dietro all’aspetto indubbiamente gracile della loro amata zietta avesse a celarsi una qualche sorta di super-eroica identica segreta.
Così anche in quel sabato pomeriggio, nel mentre in cui avrebbero avuto a doversi riconoscere distratti dalle meraviglie di quell’enorme museo dedicato al magico mondo del cinema, i due pargoli non mancarono di tentare, ancora una volta, di comprovare la reale identità della loro zietta, con l’ennesima, e mai ultima, di una già lunga serie di simili domande…

« Mettiamo il caso che questa mostruosa statua si animi… » esordì Santiago, indicando l’idolo di un dio pagano protagonista di un film di più di un secolo prima « … e che inizi a sputare fuoco e a sbalzare persone a destra e a manca, e che ci catturi… » descrisse, dimostrando un ammirevole livello di immaginazione, nell’attribuire tante capacità a quell’antico materiale di scena, per quanto certamente ormai contraddistinto da una sua importanza storica « … tu cosa faresti, zia Maddie?! »
« Guardate che lì davanti c’è una sala dedicata ai cartoni animati… » indicò per tutta replica la donna, aggrottando la fronte e sorridendo divertita a quel tentativo di provocazione, al quale non desiderava avere possibilità di cedere « … andiamo a vederla! »
« E dai… rispondi! » insistette Lourdes, afferrandola per la mancina, ad attirare la sua attenzione e a tentare, in ciò, di costringerla a offrire loro una replica adeguata.
« Io scommetto che non ci lasceresti nelle mani del mostro… » tentò di immaginare il fratello, incrociando le braccia al petto e promuovendo la sua interpretazione degli eventi.
« Ovvio che non ci lascerebbe nelle mani del mostro! » confermò la sorella, sgranando gli occhi per la scandalosa ipotesi alternativa « Non è vero zia…?! Non ci lasceresti mai nelle mani del mostro! »

E per quanto Maddie tentò di ignorare la questione, non desiderando permettere ai nipoti di associarla erroneamente con Midda, né tantomeno desiderando permettere alla propria stessa immaginazione di associarla erroneamente con la protagonista di quei ricordi di una vita intera mai vissuta, Santiago non parve volerle concedere simile possibilità di facile evasione da quella loro fantasiosa simulazione, insistendo ulteriormente…

« Ne sono sicuro. » confermò il pargolo « Nel momento in cui la statua iniziasse ad animarsi, emettendo un assordante grido di furore in opposizione a tutti coloro intenti a farsi autoscatti in sua compagnia, zia Maddie tenterebbe di allontanarci dal pericolo, cercando riparo da qualche parte. » descrisse, riconoscendole quantomeno un minimo di verace senso di protezione a loro favore, laddove certamente mai ella avrebbe potuto abbandonarli innanzi a un tale pericolo « Ma nel momento in cui, con un gesto deciso del proprio enorme braccio, il mostro la scaraventasse lontano, per poi afferrarci fra le proprie mani, sollevandoci da terra per stritolarci a morte con la propria monumentale forza, sarebbe allora che zia Maddie cesserebbe ogni indugio! » incalzò, lasciandosi trascinare dalla propria stessa narrazione nel scogliere l’incrocio di braccia nel quale si era chiuso pochi istanti prima, solo per assumere una postura ipoteticamente guerriera, a dimostrazione di come anche la loro immaginaria zia-supereroina avrebbe avuto a comportarsi.
« Sì! » colse al balzo l’occasione Lourdes, intervenendo nella narrazione e lasciando la mano della zia solo per affiancarsi al fratello, allo scopo di riprendere la scena per così come da lui incominciata, proseguendo oltre « A quel punto, zia Maddie si toglierebbe la giacca, inutile ostacolo per la propria libertà di movimento, e balzerebbe in avanti, desiderando affrontare il mostro in maniera diretta. E quando questi, inspirando profondamente aria nei propri grandi polmoni ed eruttando, poi, devastanti fiamme dalla propria bocca per fermarla, per distruggerla, tentasse di fermarla, ella reagirebbe con un’agile evasione, non temendo le fiamme nella consapevolezza di quanto l’unica cosa di cui aver paura, in un tale momento, è la paura stessa! » decretò, mimando il gesto di una capriola a terra, allo scopo di evitare la minaccia a lei così imposta.
« E poi… » riprese voce il primo, per riappropriarsi della storia per così come da lui allor inizialmente proposta « … dopo aver evitato la fiamma, ella leverebbe il proprio pugno d’acciaio contro il mostro e scaglierebbe un violentissimo colpo che… »
« … che probabilmente manderebbe in pezzi la mia protesi. » scoppiò a ridere Maddie, sinceramente divertita da tutta la fantasia dei propri nipoti, e una fantasia atta ad assicurare loro di poterle sicuramente succederle in maniera degna come autori di “Midda’s Chronicles”, nel momento in cui, un giorno, ella si fosse ritrovata a corto di nuove idee da proporre ai propri lettori « Perché, con buona pace dello splendido lavoro del dottor Versini, vi assicuro che questa mano non è d’acciaio… né sarebbe in grado di opporsi ad alcun genere di mostro. » sancì ella, levando la propria destra innanzi ai volti dei due nipoti, a ricordare loro quanto, a differenza di Midda, ella non fosse armata da chissà quale meravigliosa e potente risorsa bellica, quanto e piuttosto da un pur ammirevole surrogato della propria perduta estremità, e un surrogato che, pur riconoscendole certamente molte possibilità, non avrebbe potuto essere impiegato in combattimento, neppure ella lo avesse voluto « Ragione per la quale è una vera fortuna che i mostri dei miei racconti non esistano nella realtà… motivo per il quale, mi dispiace informarvi di ciò, non avete assolutamente nulla da temere né da questa vecchia statua, né da nient’altro qui attorno! » volle rassicurarli, in una dichiarazione che, tuttavia, ne era consapevole, li avrebbe per lo più contrariati giacché, dal loro punto di vista, nulla di più straordinario avrebbe potuto esservi se non scoprire di avere una supereroina per zia.

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