« In effetti... » concordò la donna guerriero, non potendo che offrire ragione all’affermazione più che sensata così scandita dall’amica « Diamine... è una fortuna che all’epoca tu non lo abbia ucciso. » soggiunse poi, sgranando appena gli occhi a confronto con un fugace pensiero « In caso contrario, avremmo potuto ritrovarcelo fra i piedi anche qui... »
In effetti, per quanto la quasi totalità dei ritornati avessero a dover essere riconosciuti in vittime della Figlia di Marr’Mahew, laddove a richiamarli in vita era stato più il senso di colpa che, in effetti, una qualche accurata selezione a loro riguardo, non erano mancati di emergere dalla restaurata e oscura Biblioteca di Lysiath anche non morti non necessariamente riconducibili all’azione diretta della stessa Midda Bontor, quanto e piuttosto, all’occorrenza, ad azioni contingenti, la responsabilità della prematura scomparsa dei quali, anche se non esplicitamente causata dalla medesima, era evidentemente stata riconosciuta a proprio credito dalla sua mente e dal suo spirito.
Nel considerare quanto, all’epoca del loro primo incontro, a fungere, in effetti, da collante fra le due donne era stato proprio Nero, in avversione al quale l’Ucciditrice di Dei non si era lasciata mancare occasione di schierarsi, e nel non dimenticare quanto, ancora, fosse stata proprio la stessa Midda Bontor a offrire a Lys’sh l’occasione utile per chiudere con lui, già da troppo tempo al centro della sua vita; probabilmente inevitabile, nel caso in cui la giovane ofidiana avesse deciso di ucciderlo, sarebbe stato avere a ritrovarlo, allora, fra le schiere dei ritornati, con tutto ciò che, da questo, sarebbe necessariamente conseguito per tutti loro. Fortunatamente, e per così come, appunto, ella stava evidenziando, pur avendo l’occasione di estirpare la sua vita dal suo corpo, e vendicare, in tal maniera, la morte della propria famiglia, Har-Lys’sha si era dimostrata abbastanza saggia da frenare la propria mano, da non insistere a discapito di quell’uomo già sconfitto: una scelta, allor, non motivata da qualche senso di clemenza o, peggio ancora, da una qualsivoglia volontà di perdono, quanto e piuttosto dalla consapevolezza di quanto, certamente, egli avrebbe avuto a soffrire molto di più a confronto con l’idea di esserle sopravvissuto che non, piuttosto, il contrario.
Qualunque fosse stata, comunque, la sua motivazione, Lys’sh non aveva ucciso Nero. E nel non averlo ucciso, si era risparmiata allora l’eventualità di avere a ritrovarlo, lì davanti a sé, ad avere probabilmente molte più occasione di perseguitarla da morto di quanto, già, non si fosse dimostrato straordinariamente capace di fare in vita.
« Cielo, no! » commentò allora Lys’sh, sinceramente scandalizzata all’idea « Non oso immaginare cosa potrebbe essere in grado di fare quel maledetto se soltanto si ritrovasse a essere sostanzialmente immortale... » scosse il capo, quasi a ricacciare dalla mente quel pensiero, l’immagine così evocata « In quel caso, sarebbe stato più che sensato avere a distruggerlo immediatamente, senza dargli il tempo di nuocere ancora. »
Anche i ritornati, in effetti, avevano dimostrato un punto debole: malgrado una straordinaria capacità di rigenerazione dei tessuti, ereditata, a livello ideale, dagli zombie tecnologici della Sezione I conosciuti da Midda nel corso del proprio viaggio siderale, essi avevano dimostrato un’impossibilità a ritornare indietro ove fossero stati polverizzati da un potente flusso di plasma, per così come avevano già avuto occasione di dimostrare un drago bicefalo e un ciclope, a titolo esemplificativo della possibilità, pur non illimitata, della Figlia di Marr’Mahew e delle sue sorelle di terminare, ancora una volta, quella restaurata esistenza.
E se, pur apparentemente crudele, il punto di vista di Lys’sh avrebbe avuto a poter essere quietamente condiviso da parte della sua sorellona, nel non voler certo riconoscere a determinati soggetti la possibilità di nuocere ulteriormente, più di quanto non avessero avuto occasione di compiere in vita; tale pensiero non poté che ispirare, nell’intelletto della stessa Midda Bontor, un dubbio nel merito a quale fra i propri numerosi e certamente temibili avversari allor tornati in vita avrebbe mai potuto riservarsi l’occasione di compiere qualcosa come quello, annichilendo l’intera città nel giro di poche ore.
Purtroppo gli indizi in loro possesso erano troppo pochi, per non dire nulli, per riuscire a formulare una qualunque congettura che potesse riservarsi la benché minima possibilità di ragionevolezza. Motivo per il quale, proprio malgrado, ella evitò di suggerire, nuovamente, anche quel punto di vista attorno alla questione, onde ovviare ad aggiungere ulteriore e gratuita entropia a una questione già adeguatamente complessa.
Senza contare quanto, giunte finalmente alla cima della torre di lord Brote, le due donne ebbero allora a potersi ritrovare a confronto con il paesaggio offerto dall’intera Kriarya, e con la desolazione intrinseca dello stesso, in termini che non avrebbero potuto ovviare a spaventarle...
« Thyres... » gemette Midda, invocando il nome della divinità femminile dei mari nel pantheon tranitha, la propria dea prediletta.
« Per la dea... » le fece eco Lys’sh, non rivolgendosi alla stessa divinità, quanto e piuttosto a una mai meglio chiarita divinità femminile propria della cultura del suo mondo o della sua specie, una divinità priva di nome che, per quanto avesse avuto occasione di intuire la donna guerriero avrebbe avuto a doversi intendere non parte di un pantheon, quanto e piuttosto unica, al centro di un credo monoteistico.
Ma, in quel frangente, né Thyres né l’anonima dea ofidiana ebbero a dimostrare particolare interesse a intervenire nella questione, là dove nulla ebbe a mutare innanzi ai loro sguardi, desolante restando per così come, appunto, era.
« Non credo che qualcuno abbia mai assistito prima a qualcosa del genere... » sussurrò la Figlia di Marr’Mahew, storcendo le labbra verso il basso a evidenziare tutto il proprio disappunto a confronto con uno spettacolo sì inedito « Più che impegnate a contemplare un’urbe, sembra piuttosto che siamo innanzi a una necropoli. »
« Lo spettacolo è inquietante... » concordò Lys’sh, annuendo a quelle parole « Ciò non di meno, non mi pare di cogliere evidenza di alcun danno agli edifici... o sbaglio...?! »
Non sbagliava. Anche nel sopraggiungere alla torre di Brote, avevano trovato tutto serrato e in ordine, per così come ci si sarebbe potuti attendere a confronto con una situazione di quieta normalità, fatta eccezione per la più completa assenza di qualunque persona, fatta eccezione per loro. Situazione del tutto parallela, del resto, a quanto le aveva accolte al loro risveglio in quel della locanda, là dove nulla era apparso fuori dalla propria naturale posizione, se non, ancora una volta, per la più completa assenza di qualunque persona, fatta eccezione per loro.
Non fosse stato assurdo da pensare, si sarebbe potuto credere che tutti fossero scomparsi all’improvviso, o che se ne fossero andati di propria iniziativa, in una migrazione di massa...
... ma che senso avrebbe mai potuto avere tutto ciò?!
« Percepisci qualcosa...?! » domandò nuovamente la donna guerriero, in una domanda ormai divenuta sostanzialmente retorica, nella prevedibile risposta alla medesima.
« Nessuna presenza umana. » negò ella, scuotendo ancora una volta il capo, in un prevedibile diniego.
Una peculiare scelta di termini che, allora, pose sul chi vive la sua interlocutrice...
« E per quanto riguarda presenze non umane...?! » questionò quindi Midda, voltandosi rapida verso la sorella d’arme.
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