Smembrati gli zombie, e racchiusi i loro pezzi all’interno di alcuni sacchi, in attesa del momento più opportuno per poterli affidare alle fiamme e, con esse, al riposo eterno, concedendo loro libertà da quella negromantica dannazione; Midda e Lys’sh poterono tornare a dedicarsi alla manticora, e alla manticora l’insistenza della quale a discapito della picca stava iniziando visibilmente a mettere alla prova la resistenza della stessa.
« Si sta agitando troppo. » suggerì l’ofidiana, scuotendo appena il capo « Malgrado sia impalata, c’è il rischio che non si riesca a legarla efficacemente se continua a muoversi così! »
« Procurami altre picche... » sospirò la Figlia di Marr’Mahew, non potendo fare a meno che concordare con l’opinione dell’amica « La inchioderò meglio al suolo. »
« Stai attenta... » le raccomandò, a distanza, là dove era ancora riversa scompostamente al suolo, Lora, in attesa che il proprio corpo finisse di ritrovare la propria integrità, restituendole libertà di movimento « ... a questo giro non ci sarò io a farti da puntaspilli! »
« Cercherò di non farmi beccare! » annuì per tutta risposta la donna guerriero, preparandosi alla nuova prova e a quella prova, ora, pur facilitata dalla minore libertà di movimento della propria antagonista.
In tal maniera, quindi, ebbe a riprendere quel bizzarro balletto fra la Figlia di Marr’Mahew e la manticora, fra balzi, capriole e violenti, violentissimi affondi di picche a discapito di quella creatura incapace a provare qualunque senso di dolore o pena per tanto infierire a suo discapito.
Un balletto che, a dispetto dei timori di Lora, non vide la donna guerriero dagli occhi color del ghiaccio essere raggiunta dalla violenza della propria avversaria; ma al termine del quale ebbe a mostrare quella creatura decisamente più vincolata al terreno di quanto già non si sarebbe potuta considerare pocanzi, con una seconda picca conficcata attraverso il cranio, una terza e una quarta nelle grosse chele anteriori, e una quinta e una sesta lungo l’estensione della sua pericolosa coda, in termini tali per cui ogni suo tentativo di ribellione si sarebbe visto preventivamente neutralizzato, almeno fino a quando le picche avessero continuato a reggere sotto la pressione della sua violenza.
« Abbiamo finito le picche! » comunicò Lys’sh, non senza un certo disappunto a confronto con l’assenza di ulteriori risorse da concedere alla propria amica.
« Non importa... » minimizzò l’altra, per tutta replica, nel balzare lontano dalla propria sempre più furente antagonista « ... queste dovrebbero essere sufficienti! » sancì, in un personale giudizio nel merito di quanto compiuto « Almeno per il momento. »
In effetti, affermare che la manticora stesse ponendo a dura prova la resistenza di quelle picche avrebbe avuto a doversi intendere semplice eufemismo: i tentativi di ribellione della creatura alla propria condizione, e a quella condizione non caratterizzata da pena fisica, quanto e soltanto da frustrazione emotiva, avrebbero avuto a potersi intendere più che trasparenti, nelle violente contrazioni che la stavano scuotendo, cercando di strappare dal suolo le picche e di riconquistare, in tal maniera, la propria libertà perduta.
« Abbiamo le corde...?! » domandò quindi la Figlia di Marr’Mahew, tornando a volgersi all’indirizzo della carovana, nella speranza avessero recuperato il materiale necessario.
« Eccole! » replicò puntualmente Cergi, accompagnato da altre tre persone, e lì conducendo all’attenzione della loro soccorritrice delle grosse funi, per così come richiesto, in grazia alle quali avere a poter assicurare più saldamente il mostro « E abbiamo anche portato i picchetti utili ad assicurarle al suolo. » soggiunse, in riferimento a qualcosa di non esplicitamente richiesto e, ciò non di meno, di obbligatoriamente necessario, laddove le funi, da sole, non sarebbero altrimenti servite a molto.
« Ottimo! » confermò la donna guerriero, più che soddisfatta da quell’utile presa di iniziativa « La manticora non dovrebbe essere in grado di muoversi... ma prestate comunque attenzione nell’avvicinarvi: non vorrei che riuscisse a liberarsi e a mietere nuove vittime. » raccomandò loro, richiedendo implicitamente la loro collaborazione per quell’ultima fase, in termini utili a velocizzare la cosa.
« Avete sentito la Campionessa...?! » esclamò Cergi, in direzione dei suoi « State all’erta... che quella dannata si è già portata via troppe brave persone, oggi! »
La nuova azione, quindi, ebbe lì a divenire corale, nel coinvolgimento collettivo di tutti gli uomini della carovana e, persino, di un paio di donne, le quali, a discapito delle indicazioni in senso contrario da parte dei propri compagni di viaggio, non si vollero tirare indietro. Non potendo contribuire, se pur in minima misura, alla sconfitta di quel mostro, e di quel mostro che aveva tolto loro chi lo sposo, chi il fratello, purtroppo annoverati all’interno delle già citate vittime della stessa manticora.
E se, per completare l’opera, Midda e Lys’sh, da sole, avrebbero necessariamente impiegato molto più tempo; quella cooperazione di gruppo portò a terminare il lavoro in pochi minuti, tendendo al di sopra del corpo della manticora non meno di trecento piedi di spessa corda, lì attorno assicurata con un paio di dozzine di picchetti profondamente piantati nel terreno, ad assicurare che non potesse avere a liberarsi... o, quantomeno, non in tempi così brevi.
« Signori... signore... non posso che dichiararmi semplicemente stupita dal vostro mirabile operato! » ammise a conclusione del lavoro la donna guerriero, accennando l’idea di un applauso in direzione dell’intero gruppo « Complimenti. Davvero! »
« Credo di poter parlare a nome di tutti nel dire che siamo noi a poterci affermare meravigliati dal vostro stupefacente intervento! » replicò allora Cergi, accennando un inchino in direzione delle proprie soccorritrici, non soltanto di Midda e Lys’sh, quant’anche di Lora, nel contempo risollevatasi da terra e tornata accanto alle proprie compagne d’armi « L’apparizione di quel mostro ci ha colto del tutto impreparati... e non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere se non avessimo avuto la fortuna di essere raggiunte dalla Figlia di Marr’Mahew e dalle sue straordinarie compagne, la Sterminatrice di Mostri e la Furia Nera. » soggiunse, conscio di quanto l’esito di quel confronto sarebbe stato decisamente diverso in assenza di quell’insperabile aiuto « Vi dobbiamo la vita... diteci, ve ne prego, in qual modo possiamo ripagarvi! »
« Non ve ne è bisogno... » minimizzò Midda, scuotendo appena il capo, più interessata ad avere possibilità di riprendere quanto prima il cammino che di lucrare attorno a quanto compiuto, anche ove esplicitamente invitata in tal direzione « Il nostro arrivo sarà stato sicuramente fortuito, ma ci ha distratte da un altro impegno. E, ora, è meglio per noi rimetterci in viaggio... o altre persone potrebbero rischiare di morire. »
Per un momento, un certo smarrimento non mancò di diffondersi fra gli sguardi dei presenti, degli uomini e delle donne della carovana, i quali, avendone la possibilità, avrebbero probabilmente richiesto che Midda Bontor e le sue sorelle di guerra avessero a continuare ad accompagnarli nel loro cammino, onde evitare il rischio di nuovi, sgradevoli incontri.
Ciò non di meno, il riferimento al fatto che altre persone stessero allor rischiando la vita non avrebbe potuto essere da loro ignorato, nel confronto con il dolore ancor troppo vivo per le perdite appena subite. E, in questo, nessuno avrebbe mai osato pretendere nulla da parte loro. Nulla di più di quanto, in fondo, non avessero giù fatto, prodigandosi in loro aiuto anche laddove avrebbero potuto quietamente proseguire oltre nel proprio cammino, abbandonandoli al loro tragico destino di morte. O, peggio ancora, di non morte.
Tuttavia Cergi Uthor non era quel genere di uomo che non avrebbe adeguatamente ricompensato colei che aveva appena salvato loro la vita. E, non potendo, chiaramente, concederle nulla di cui ella abbisognasse nell’immediato, egli ebbe a ripromettersi di riservarsi occasione di pareggiare i conti a tempo debito...
« E sia. » annuì pertanto « Ciò non di meno, rammenta il mio nome, o Campionessa: mi chiamo Cergi Uthor. E sulla mia stessa vita, io ti giuro che avrò a ricompensarti per quanto oggi hai fatto. »
« Ti ringrazio, Cergi Uthor. Ma... davvero... non ve ne è bisogno. » sorrise ella, spinta a tanta modestia probabilmente anche dall’intima consapevolezza di essere la prima responsabile per quanto accaduto, laddove, senza di lei, quella manticora non sarebbe mai tornata dal regno dei morti e non avrebbe avuto la possibilità di aggredire gli uomini e le donne di quella carovana « Bevete una birra brindando al nostro nome... e questo sarà più che sufficiente. »
« Lo faremo sicuramente. » confermò egli, senza pur rinunciare al proprio proposito iniziale « Ciò non di meno, credimi: troverò occasione per ripagare il mio debito. »
Midda Bontor non conosceva Cergi Uthor, né aveva sentito parlare del suo nome. O, se così era stato, aveva avuto quieta occasione di dimenticarsene. Ciò non di meno, uomo tutt’altro privo di risorse o di determinazione, egli non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione giusta per tenere fede alla propria parola, a quel giuramento... avesse questo avuto a costargli più di metà della propria intera fortuna!
« Arrivederci, Campionessa di Kriarya e di Lysiath. Arrivederci Sterminatrice di Mostri. Arrivederci Furia Nera. » salutò quindi, ritraendosi appena, a evidenziare la quieta possibilità per loro di ritirarsi e tornare ai propri impegni « E che tutti gli dei possano accompagnarvi nelle vostre imprese... »
Recuperati i propri equini sodali, quindi, le tre donne si rimisero in marcia, nel mentre in cui a Cergi e agli altri uomini e donne della carovana sarebbe rimasto l’ingrato compito di bruciare i propri morti, prima di poter riprendere a propria volta la strada interrotta.
E fu allora che, dopo aver taciuto a lungo, a tal riguardo, Lora non mancò di prendere voce verso le due compagne, per dar spazio a una tutt’altro che ingiustificata domanda...
« Scusate... ma... Furia Nera? » ridacchiò, aggrottando appena la fronte « Non potevate trovare un appellativo migliore per Duva...?! » questionò, dimostrando di aver ben inteso, e senza neppur particolare sforzo, l’identità dietro a un tanto altisonante appellativo.
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