« Già. » annuì Midda, storcendo le labbra verso il basso « Meglio spronare i cavalli, anche per recuperare il tempo perduto con la Confraternita del Tramonto... »
Così fecero. E, lanciandosi al galoppo, tentarono di andare a colmare la distanza ancora esistente fra loro e il loro obiettivo, prima che potesse essere troppo tardi.
Difficile sarebbe stato prevedere le mosse del loro avversario o, più probabilmente, della loro avversaria. Se, effettivamente, dietro a tutto ciò, avesse a doversi intendere Nissa, motivata come di consueto da una sanguinaria brama di morte a discapito di chiunque prossimo alla propria gemella, la questione avrebbe potuto anche considerarsi questione di ore... quanto sufficiente, allora, per raggiungere il primo luogo propizio a compiere quella terrificante carneficina.
Ma in che modo ella avrebbe allor agito? Difficile ipotizzare desiderasse rispettare lo sviluppo della leggenda di Hameln. Se ella avesse realmente desiderato ricercare una grotta entro la quale avere a disperdere un’intera città, sarebbe stato più sensato avesse a dirigersi verso est ancor prima che verso sud: in tal direzione, infatti, i monti Rou’Farth sarebbero stati presto raggiunti, e con essi un’infinità di anfratti, gole e grotte entro le quali avere a disperdere per sempre la popolazione di Kriarya, condannandola a una morte terrificante. Ma verso sud? Anche in tal direzione, oltre il confine con Tranith, non sarebbero certamente mancate le montagne: ma quelle montagne avrebbero avuto a doversi intendere più basse rispetto a quelle presenti sul confine con Y’Shalf e, certamente, contraddistinte da una conformazione meno aspra, che meno si sarebbe prestata all’attuazione di un tale proposito.
Ma perché mai Nissa avrebbe allora dovuto rispettare lo sviluppo di una leggenda propria di un altro mondo? E una leggenda nel merito della quale, probabilmente, non avrebbe potuto avere a vantare la benché minima conoscenza?! No. La questione non avrebbe potuto risolversi in quella maniera.
Forse ella desiderava condurli verso il mare? Se Nissa Bontor era stata in grado di mantenere attorno a sé quegli uomini e quelle donne che, in vita, le erano stati fedeli, e che, insieme a lei, erano ritornati dal regno dei morti, facile sarebbe stato ipotizzare quanto un vero e proprio piccolo esercito la stesse ancor affiancando, malgrado ella avesse perso quell’iniziale e assoluto controllo sulla smisurata moltitudine dei ritornati. Un vero e proprio piccolo esercito di pirati, di terribili predoni dei mari, con i quali ella avrebbe potuto tentare di riconquistare il proprio dominio perduto, sull’isola di Rogautt e, soprattutto, sui mari del sud. Ma non era passato, poi, troppo tempo dall’ultima volta che il loro cammino si era incrociato... possibile, quindi, che già in così poco tempo ella fosse stata in grado di riconquistare il potere di un tempo? Possibile fosse stata in grado di ripristinare parte della propria immensa flotta e, in ciò, potesse essere pronta, all’occorrenza, a salpare verso mari lontani conducendo seco, come prigionieri, gli abitanti dell’intera città del peccato...?! Se così fosse stato, ella avrebbe avuto a riservarsi uno straordinario vantaggio tattico. E un vantaggio tattico a confronto con il quale, proprio malgrado, Midda si sarebbe ritrovata fondamentalmente inerme, nell’essere allor stata privata di tutti i propri amici, di tutte le proprie risorse, di tutto il proprio supporto, nella sola eccezione allor rappresentata da Lys’sh e Lora.
Dannazione! Anche suo padre e le sue nipoti, le figlie della stessa Nissa, avrebbero avuto a dover essere censite fra i presenti in città. E persino Maddie e il suo gruppo avrebbe avuto a dover essere annoverati fra i dispersi, ritornati entro le mura di Kriarya giusto in quegli stessi giorni, a conclusione di una recente missione e prima di una nuova ripartenza.
“Thyres...” imprecò, o forse pregò, in cuor proprio, ben consapevole di quanto la sua dea non sarebbe intervenuta in suo aiuto, come mai la signora dei mari avrebbe compiuto in favore dei suoi figli, pretendendo da essi che avessero a conquistare autonomamente i propri traguardi, e, ciò non di meno, abbisognando allora più che mai del conforto della propria divinità, sola qual si stava ritrovando disperatamente a essere.
E per quanto, certamente, mai Thyres avrebbe avuto a desiderare ostacolare l’incedere di una delle proprie figlie predilette, evidentemente qualche altra divinità non avrebbe avuto a dover essere riconosciuta altrettanto benignamente predisposta verso la donna guerriero dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco.
Non ove, a ostacolare il loro incedere in soccorso agli scomparsi, ebbe allora a proporle una nuova, sgradevole occasione di distrazione, e un’occasione di distrazione allor rappresentata da una carovana mercantile presa d’assalto da un mostro...
« Per la dea! » esclamò Lys’sh, colta in contropiede da quell’immagine quantomeno particolare, per non dire esplicitamente sgradevole alla vista « E quella... creatura... che cosa dovrebbe essere?! »
Innanzi ai loro sguardi, a meno di mezzo miglio a ovest rispetto alla propria attuale posizione, avrebbe avuto a dover essere intesa una sorta di grossa aragosta. Una grossa aragosta che mai, tuttavia, alcuna fra loro avrebbe avuto piacere di mangiare per cena, nel ritrovarsi contraddistinta, tuttavia, da un bizzarro capo, una testa quasi umana nelle proprie sembianze, nelle proprie forme e proporzioni, benché allora caratterizzata da una bocca ornata da diverse file disordinate di lunghi e sottili denti; nonché, inoltre, da una sorta di mazza chiodata posta all’estremità della sua coda, ornata da lunghi e pericolosi aculei, utile a rendere il suo aspetto, se possibile, ancor più peculiare e disorientante.
Quella creatura, grande non meno di un cavallo, probabilmente anche di più, si stava allor impegnando in contrasto agli uomini e alle bestie di una piccola carovana mercantile, composta da soltanto una dozzina di carri e, in questo, proprio malgrado, maggiormente esposta ai pericoli di un mondo raramente contraddistinto da amichevoli intenzioni. Una dozzina di carri i cui uomini e donne, quindi, si stavano ritrovando a essere assediati da quel mostro, il quale, con la propria oscena coda, stava sferzando l’aria a destra e a manca, andando a travolgere tutto ciò che trovava e mietendo vittime in ogni dove, malgrado i disperati tentativi di fuga o, più raramente, di reazione, da parte degli stessi malcapitati.
« E’ una manticora! » identificò immediatamente la Figlia di Marr’Mahew, nel mentre in cui, immediatamente, portava la propria mancina a sfiorare l’elsa della propria spada bastarda « E nel ricordare quanto le manticore siano solite vivere in grotte rocciose, lontano dagli spazi aperti e pianeggianti, ho il timore che quella possa non essere una manticora qualsiasi... »
« ... potrebbe essere una ritornata, come me?! » domandò Lora, ben cogliendo cosa essa desiderasse intendere in tal senso.
« Ne avevo affrontata una, tanto tempo fa, mentre ero impegnata nel recupero della mistica pietra di O’Ghinaj... » rammentò, storcendo le labbra verso il basso « Se fosse la stessa, fuoriuscita dalla Biblioteca di Lysiath, potrebbe essere diretta verso le montagne, a cercare un posto tranquillo in cui nidificare... ammesso che possa ancora farlo, anche nelle proprie attuali condizioni. »
« Diamine... ne avrebbe fatta di strada da Lysiath a qui! » esclamò Lys’sh, intimamente speranzosa che non avesse a essere effettivamente quella stessa creatura, ove, in tal caso, avrebbero avuto certamente una brutta questione da fronteggiare, in un nemico che, già così, non avrebbe potuto mancare di risultare temibile... anche senza, necessariamente, avere a dover essere immortale « Speriamo di no... perché immagino che non abbia a dover essere frainteso un facile cliente, vero?! »
« Verissimo. » confermò la sua sorellona, con un quieto sospiro « Gli aculei della coda, come le zanne nella sua bocca, sono intrise di un potentissimo veleno: un solo, fugace contatto, fosse anche e semplicemente un graffio, causa morte certa e quasi immediata... »
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