11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 18 marzo 2008

068


R
aramente a bordo di una nave gli spazi avevano avuto occasione di dimostrarsi eccessivi. In una goletta, poi, per ovvie ragioni tutto era ridotto al minimo indispensabile, non essendo concedibili sprechi, non essendo possibili lussi di sorta. Il minimo indispensabile nel caso della Jol’Ange era rappresentato dalla presenza di una ampia stiva per il carico, di tre cabine adibite al riposo sotto coperta e di una cella riservata ad eventuali ospiti non graditi. Delle tre cabine, in realtà, una più grande era riservata ad uso esclusivo del capitano, mentre le altre due erano spartite fra il resto dell’equipaggio: per quanto le loro dimensioni non fossero eccessive, non vi sarebbe comunque mai stato da temere un sovraffollamento in esse, dato che la vita in mare non poteva concedere momenti di riposo collettivi, scandendo altresì la giornata di ognuno in ferrei orari e ritmi, in turni precisi da cui sarebbe dipesa la reciproca sopravvivenza. Mai l’equipaggio intero di una nave avrebbe potuto usufruire contemporaneamente delle cabine, nel momento in cui due terzi di esso sarebbero sempre e comunque stati impegnati nel governo dell’imbarcazione e solo all’altro terzo sarebbe stato concesso il riposo. Considerando i numeri della Jol’Ange, ne conseguiva che la presenza tanto ridotta di spazi dedicati al riposo era più che giustificata: escludendo infatti Salge e Noal, i cui turni erano praticamente perpetui non potendo permettersi nel proprio ruolo di comando di essere assenti dal controllo della nave, gli altri sei membri erano stati divisi a coppie e solo ed al massimo due persone a turno avrebbero potuto concedersi di dormire, sempre ammesso ma non concesso che qualche emergenza del momento non ne richiedesse la presenza comunque sul ponte.
Sulla goletta del capitano Salge la gestione delle risorse, materiali ed umane, era pertanto praticamente perfetta e l’arrivo delle due nuove ospiti non avrebbe assolutamente disturbato tale assoldato equilibrio. Alla donna ed alla ragazza, infatti, non sarebbe potuto essere concesso un viaggio di riposo: al contrario, dovendo vivere e navigare al fianco dell’equipaggio, esse sarebbero dovute a tutti gli effetti diventare membri dell’equipaggio stesso, dividendo gli spazi presenti, collaborando al lavoro necessario ed imparando a farlo nel caso in cui, come per Camne, non lo avessero saputo fare. La donna guerriero era più che consapevole di tale realtà e durante la strada verso Seviath aveva ovviamente avvisato la compagna di quello che le avrebbe attese se avessero potuto usufruire dei servigi della Jol’Ange. Del resto, ella non avrebbe scelto nessun’altra nave potendo imbarcarsi su di essa, potendo avere la possibilità di affidare la propria vita a chi riteneva meritevole di tale scopo: per quanto avesse da sempre voluto essere unica padrona del proprio destino, in un viaggio via mare era consapevole di dover far dipendere la propria vita da quella dei propri compagni, dall’equipaggio e dal capitano della nave che avrebbe scelto. Un vero e proprio gioco d’azzardo, a cui chiunque del resto sarebbe dovuto essere pronto a giocare nell’affidarsi ai capricci del mare e da cui anche lei non sarebbe mai potuta esserne esclusa.

« Sbaglio o un tempo c’è stato del tenero fra te ed il capitano? » domandò Camne, prendendo improvvisamente la parola mentre lei e la sua salvatrice sistemavano i propri effetti personali in una delle due cabine dell’equipaggio, rimaste finalmente per un momento sole dopo tutti i saluti, presentazioni e spiegazioni dovute per il caso.
« Ma tu non eri timida e restia a parlare un tempo? » replicò Midda, inarcando un sopracciglio a quelle parole.
La ragazza immediatamente avvampò in viso, sentendosi in imbarazzo per quella risposta e temendo di aver osato troppo: « S-Scusa… » balbettò contrita.
« Sciocchina… stavo scherzando. » sorrise la donna, avvicinandosi a lei e dandole una lieve spinta con la mano contro una spalla, in un gesto quasi giocoso « Non c’è bisogno che ti imbarazzi… anzi sono felice di vedere che stai iniziando a parlare in maniera autonoma. »
« Oh… » commentò la fanciulla, riaprendosi a quelle parole « Allora puoi anche rispondermi? » aggiunse immediatamente, guardandola curiosa.
« Linguaccia… » la rimproverò scherzosamente la donna, incrociando le braccia al petto « Comunque sì… non vedo ragione di far finta di nulla. » confermò facendo spallucce.
« E come è andata? » incalzò Camne, sedendosi su una brandina, ad attendere nuovi dettagli a tal riguardo.
« Come vuoi che sia andata? » aggrottò la fronte ella « Mi pare chiaro che sia finita e che ognuno abbia trovato nuove strade da percorrere… »
« Berah è molto bella. » constatò la fanciulla, con la propria ormai abituale innocenza e trasparenza di pensiero « E sembra anche una donna simpatica. »
« Speriamo per lo meno che non sia vendicativa… » replicò la donna guerriero, storcendo le labbra « Non vorrei ritrovarmi gettata in mare nel sonno. »
« Questa è una cosa molto cattiva… » la rimproverò la compagna, guardandola con stupore « Non dovresti scherzare in questo modo. »

Midda non poté non sorridere nell’osservare la fanciulla, quel suo spontaneo ed ingenuo comportamento: se non fosse stata certa dell’animo chiaro di lei, avrebbe trovato tanta innocenza quasi sospetta, nell’impossibilità di pensare al mondo ed alla vita attraverso uno sguardo tanto roseo.

« Comunque Berah non avrebbe ragioni di gelosia. » commentò a concludere il discorso « Fra me e Salge esiste ormai solo una sincera amicizia e nulla di più: il nostro tempo è passato ed ogni sentimento fra noi appartiene ai ricordi. »
« Questa tua affermazione non può che farmi piacere… » esclamò una terza voce, giungendo dalla porta della cabina.

Prima ancora di voltarsi nella direzione della stessa, la donna guerriero aveva riconosciuto già la proprietaria di una vocalità tanto dolce, intrinsecamente musicale al punto tale da sembrare canto più che semplice parlato. E sulla soglia del compatto ambiente apparvero puntualmente le curve sensuali ed estremamente femminili di Berah, in una bellezza così esotica e priva di possibilità di imitazioni da non sembrare neanche umana. Anche i di lei tatuaggi sul petto, a scendere verso le curve dei seni, erano tanto perfetti ed armoniosi da apparire come un ornamento prezioso più che un’incisione guerriera quale normalmente sarebbe stata.
In cuor suo, Midda non poté negarsi una leggera invidia per tanta grazia, per tanta sintonia fisica: non si era mai giudicata ipocritamente brutta, sapendo perfettamente di non esserlo. Ma in quel momento si sentì quasi a disagio di fronte alla nuova compagna del capitano, nella consapevolezza che ella possedeva una beltà superiore alla propria, oltre a quella che mai ella avrebbe potuto raggiungere. Anche la cicatrice che le sfregiava il viso, quel segno che normalmente per lei era quasi motivo di vanto e che mai agli occhi degli uomini era apparso quale deturpazione per la di lei avvenenza, di fronte a quella donna le offriva intimo fastidio, tale da desiderare ricoprirsi integralmente il viso comunque stupendo pur di riuscire a celarla.
E per quei pensieri, per quell’imbarazzo che non le apparteneva, la mercenaria si diede della stupida, prima di cercare di ritrovare il controllo della propria mente e, conseguentemente, della propria anima, del proprio cuore e del proprio corpo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bene! Vedo che sei riuscito a risolvere il problema graffico. :)

Solo un commento narrativo... Forse la descrizione dei vari membri dell'equipagio l'avrei suddiviso tra più post... Tutti in una volta, porta a dovere riflettere su chi è come, ecc... ;)

Sean MacMalcom ha detto...

In effetti l'episodio in questione è nato un po' per caso...
In origine la descrizione dei membri dell'equipaggio doveva essere estremamente compatta, ma il numero non banale degli stessi l'ha resa predominante nella narrazione, portando praticamente l'intero episodio ad essere introduttivo degli stessi e nulla più. In questo ti do assolutamente ragione che sarebbe potuto essere meglio dividerli in vari momenti...
Il punto che però sollevi, in realtà, non mi dispiace: accentrare l'attenzione del lettore su come sono i vari personaggi che compongono l'equipaggio della Jol'Ange non è affatto un handicap per me ma, al contrario, un vantaggio visto che rende in maniera chiaramente evidente la composizione assolutamente eterogenea dello stesso, come volevo che risultasse senza possibilità di dubbio.
Non tutto il male viene per nuocere, insomma!!! :D

Grazie come sempre per la tua lettura ed i tuoi commenti!