Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
lunedì 14 aprile 2008
095
Avventura
003 - Gli spettri della nave
Inesorabile come la vita, tremenda come la morte, la donna guerriero si arrampicò lungo la corda che la legava all’albero maestro della nave, con forza, con decisione: le di lei mani, attorno a quella canapa bagnata, si stringevano al punto tale che non le fu concessa la possibilità di scivolare, nonostante l’irruenza delle onde, nonostante l’energia del mare a lei opposta. Più le acque cercavano di sopraffarla, anzi, più ella si spingeva a superarle, a riemergere alla superficie ed a riguadagnare il fianco della goletta.
« Midda! » richiamò gridando la voce tuonante di Av’Fahr, mischiandosi in maniera confusa nel rumore della tempesta « Midda! »
« Sono qui! » rispose ella, fredda nella voce, nello sguardo, nei gesti.
Nel proprio animo la rabbia era già un sentimento superato, l’ira era già assorbita: lasciarsi dominare da tali emozioni avrebbe compromesso la di lei resa, avrebbe offerto vantaggio al proprio avversario su di lei, sul proprio corpo dominandone la mente ed il cuore. Ma non sarebbe accaduto, non sarebbe stato così: tutta la violenza selvaggia scatenatasi in lei alla vigliacca uccisione di Salge era stata metabolizzata nelle di lei vene, nelle di lei membra, trasformandosi in nuova energia, riportando l’intelletto alla lucidità assoluta, ad una chiarezza assolutamente letale per chiunque le si fosse opposto. Lei era forza, lei era potere, temprata nel fuoco di troppe morti, raffreddata nel sangue di troppi amici e nemici: nell’ultimo e più violento tuffo in mare aveva smarrito la propria spada dalla lama azzurra, aveva perduto l’unica compagna fedele di tanti anni, completamento per la di lei mano sinistra ma, a tutti gli effetti, era oltre la necessità di una lama. Ella era un’arma: un’arma vivente che si sarebbe presto scagliata contro l’assassino di Ja’Nihr, di Ron-Hun e di Salge. Ormai non era più rilevante la natura di esso, non importava se esso fosse stato un sicario, uno spettro, un uomo o un dio: a qualunque natura egli potesse appartenere, qualsiasi cosa esso fosse, ella lo avrebbe annientato.
In quei pensieri, con quella completa e mortale serenità interiore, ella scalò rapidamente la fiancata della nave, venendo aiutata da Av’Fahr in quale, avendola udita, impegnò la propria forza a sollevarla dalle acque, a permetterle di ascendere fino nuovamente al ponte.
Quand’ella giunse ad appoggiare le mani alla balaustra della nave, per issarsi sopra di essa, il di lei sguardo non poté impedirsi di notare le conseguenze della morte dell’amico, della scomparsa del capitano: Berah, in lacrime, si stringeva al corpo inanimato dell’uomo amato e perduto; Noal, diviso fra dolore e dovere, cercava di comandare ancora l’equipaggio sopravvissuto, ritrovandosi però inerme di fronte alla tempesta nell’avere a disposizione solo Tamos e Masva, nonché ovviamente Camne per quanto poco la giovane donna potesse offrire. Quell’istante, quel momento di dramma e dolore, avrebbe potuto rappresentare la fine della Jol’Ange: privati dell’uomo a cui si erano votati, soli in balia dei voleri degli dei, i membri dell’equipaggio stavano attraversando il momento di maggiore vulnerabilità. Se fossero riusciti a sopravvivere a quella tempesta, se fossero riusciti a ritrovare la coesione della famiglia che avevano imparato ad essere, la goletta avrebbe avuto ancora un futuro, avrebbe avuto ancora la speranza di non rendere vane le morti avvenute sul proprio legno, nel proprio abbraccio.
« Noal! » gridò Midda, aiutata dal colosso nero a rimettersi in piedi sul ponte della nave « Dobbiamo far rotta verso ponente! »
« E’ follia allontanarsi dalla costa più di quanto siamo… » rispose egli, stringendo fra le mani il timone impazzito « Andremo a morire nel cuore della tempesta! »
« No! » replicò la donna « La tempesta si dirigerà verso il litorale! Andiamo ad ovest… e ne usciremo! »
La mercenaria sapeva che in quel momento l’unica possibilità di salvezza per tutti sarebbe stata loro offerta dalla speranza, dalla fede che essi avrebbero saputo riporre nella visione di una soluzione diversa dalla morte e per fornire loro tale fiducia, imporre un obiettivo alla loro navigazione in quella tempesta furiosa appariva come la scelta migliore. In realtà, dietro alle parole tanto sicure e forti della donna non vi era alcuna certezza, non vi era alcuna pur vaga verità ed ella mai seppe in seguito se Noal le prestò attenzione perché fosse stato convinto da quella risposta oppure, più probabilmente, perché avesse compreso il piano di lei. Tutti a bordo della Jol’Ange erano, del resto, elementi più che validi che mai si sarebbero fatti condurre in errore per una scelta improvvisata: accuratamente selezionati nel corso del tempo da Salge, uniti essi componevano una squadra in grado di sopravvivere all’indomabile furia degli elementi e la morte del capitano, per quanto dolorosa e spiazzante, non li avrebbe mai potuti privare di ciò che erano e che sarebbero per sempre rimasti.
« E sia. » acconsentì l’uomo, ritrovatosi ad essere unico comandante della nave « Av’Fahr e Camne… alla vela maestra. Tamos, prendi il posto di Berah a… »
« No. » negò nuovamente una voce femminile, questa volta però non appartenente alla guerriera: era stata Berah, infatti, a parlare, sollevandosi da sopra il corpo dell’amato perduto « Io sono con voi. »
Un istante di silenzio accolse quell’affermazione. Nessuno si attendeva che la donna potesse riprendere il controllo delle proprie emozioni per poterli e volerli aiutare, non per sfiducia verso di lei ma per la consapevolezza di quanto il dolore che stava vivendo potesse essere straziante: ognuno soffriva nel proprio cuore per la perdita di Salge e tutti loro comprendevano come tale pena dovesse essere straziante in conseguenza del rapporto d’amore che aveva unito la coppia. In quel silenzio, essi offrirono tutto il proprio rispetto, la propria gratitudine e la propria ammirazione alla donna, alla di lei forza interiore: ella era pronta ad offrirsi ancora al loro fianco, dimostrandosi capace di non abbandonarsi alla disperazione, all’autodistruzione come sarebbe stato più che umano e condivisibile in quel momento.
Nuovamente nella mercenaria crebbe la stima verso di lei, trovando nella scelta compiuta da ella una possibilità di salvezza per tutti: nel sacrificio che stava compiendo rinunciando al proprio dolore ed al proprio lutto, Berah si offriva loro come chiave per l’unificazione dell’intero equipaggio, prendendo realmente il ruolo nel cuore e nella mente di ognuno prima occupato dall’uomo da lei amato.
« Tamos… controlla la vela di trinchetto. » riprese Noal, annuendo alla richiesta della compagna « Berah… a te la poppa. Masva… continua ad occuparti della prua. »
Midda era stata volutamente esclusa da quella ripartizione degli incarichi perché ad ella Noal aveva riconosciuto, con un semplice sguardo d’intesa, l’unico compito per cui sarebbe stata utile e che, in quel momento, avrebbe desiderato o avrebbe potuto compiere: ella avrebbe dovuto occuparsi dello spettro, per concedere alla Jol’Ange ed al suo equipaggio di superare quella tempesta senza ulteriori vittime.
« Avanti, fratelli e sorelle! » gridò a quel punto il nuovo capitano della goletta « Dimostriamo agli dei ed ai nostri compagni che non siamo ancora pronti a lasciare questi mari… e che combatteremo per rivendicare il nostro diritto a vivere! »
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2 commenti:
Prevedo guai per Noal :(
Lo scrittore è proprio un infame, guarda.... :(
Spoilero??? Spoilero???
Okay... dai... spoilero! :D
La tua previsione è errata! :))
E la conclusione di quest'avventura coinciderà proprio con il 100° episodio! :D
Siamo alla resa dei conti!
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