11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 30 luglio 2008

202


A
ccettando non entusiasticamente l'offerta di Sa-Chi, laddove da ella in quel momento si ritrovava a dipendere per il proseguo della propria ricerca, della propria missione, Midda si lasciò condurre ad una camera da letto, essenziale nel proprio arredamento, nella propria struttura, ben lontana dalle comodità di una normale stanza.
Il materasso, se tale poteva definirsi, era costituito da un sacco di canapa rigonfio di un'imbottitura decisamente solida, simile a sabbia, della quale la mercenaria ipotizzò essere pietra lavica frantumata al punto da risultare ridotta in polvere allo scopo di essere utilizzata in tale modalità per offrire una qualche idea di morbidezza, per interporsi fra la struttura stessa del letto in roccia compatta ed il corpo di colui o colei che lì avrebbe cercato riposo. Abituata a dormire direttamente sul terreno, ella non trovò alcuna ragione per la quale lamentarsi, per cui ritenersi insoddisfatta, anche se il vero piacere, sinceramente gradito al di là di ogni dissenso esistente fra lei e la comunità, risultò giungere nel momento in cui i guaritori promessi dalla giovane albina arrivarono a lei, ad offrire cura e ristoro alle di lei piaghe, alle di lei ferite, al di lei corpo provato da tutto ciò che era avvenuto fino a quel momento. Per oltre una settimana ella accettò remissiva ogni attenzione offertale, per quanto non riuscisse a comprendere l'origine di quelle medicine, degli ingredienti per le pozioni studiate da quegli uomini e da quelle donne al fine di ottenere quanto utile alla rigenerazione di quella carne straziata: in tale tempo, in quei sette giorni, la maggior parte delle ferite aperte sulla chiara pelle della Figlia di Marr'Mahew videro le proprie infezioni curate ed il processo di cicatrizzazione avviato con pieno successo. Non fu un periodo semplice, per quanto massimo impegno le venne concesso da parte di tutti in misura decisamente maggiore di quanto potesse considerarsi meritato: trascurate troppo a lungo, sforzate oltre ogni misura anche nell'ultimo scontro con Jodh'Wa, le di lei membra erano infatti risultate seriamente compromesse, al punto lasciarle credere nella sincerità delle parole offerte dalla ragazzina, nella promessa, nella previsione di una possibilità di annientamento, di una certezza di prematura fine.
Quella sua incoscienza nella cura del proprio corpo stava effettivamente diventando un di lei grave difetto, un reale punto debole: nel momento in cui la di lei mente si convinceva della necessità di compiere una determinata azione, nulla sembrava essere in grado di distrarla da tale pensiero, neppure le scariche di puro dolore che ogni parte del di lei corpo si ostinava ad offrirle, per metterla in guardia dal pericolo imminente, dal fato pendente sopra il di lei capo come la lama di una mannaia. Già troppe volte si era portata volontariamente e stupidamente vicino alla morte nel non volersi concedere possibilità di riposo, nel non voler permettere al proprio corpo di arrestarsi, di non incedere oltre nella follia di un'azione ininterrotta, quasi a rifiutare la propria umana natura di fronte all'esigenza di andare avanti, di continuare nel proprio cammino a testa bassa. Ma come in una battaglia il di lei maggior punto di forza derivava dalla consapevolezza dei propri limiti, dal riconoscimento della propria mortalità, così anche nella vita doveva iniziare a considerare simili limiti e tale mortalità, accettando di non poter dichiarare guerra ad un intera realtà carceraria dopo esser rimasta per settimane sotto il peso, sotto il giogo di pesanti catene.
Nonostante tutto, però, dopo una settimana per la donna guerriero restare costretta a letto aveva iniziato ad essere insopportabile. Nella mattina in cui Sa-Chi fece a lei volontariamente ritorno, evidentemente soddisfatta da quanto occorso, dai risultati da lei raggiunti in un tempo tanto breve, per adempiere alla propria parte dell'accordo, per poter finalmente spiegare qualcosa in più in merito al proprio rapporto con Tamos, ritrovò pertanto la propria ospite impegnata nella ripresa dei propri quotidiani esercizi fisici, da troppo tempo interrotti: essi, del resto, adempivano anche all'utile funzione di mettere alla prova la propria forza, la propria resistenza, il proprio reale ed attuale stato a seguito di tanta immobilità e tante piaghe.

« Come ti ho accennato, Tamos è giunto fra noi da breve tempo, ultimo prima di te ad entrare nel Cratere. » iniziò a raccontare la giovane albina, dopo essersi accomodata su una sedia per non interrompere o ostacolare lo svolgimento delle azioni che la mercenaria stava compiendo « Non ha voluto raccontare nulla di sé o del proprio passato e noi non abbiamo insistito, comprendendo di come egli non desiderasse riportare alla memoria gli spiacevoli eventi che qui l'avevano condotto: un comportamento del resto comune alla maggior parte dei nuovi giunti. »
« E' un assassino. » sottolineò con freddezza Midda, posta in piedi a gambe aperte, continuando a piegarsi ritmicamente in avanti a tendersi una volta verso la gamba desta ed una verso quella sinistra, dedicandosi in simili movimenti ai muscoli della schiena e delle gambe ed alla loro flessibilità.
« Tu non lo sei, forse? » domandò l'altra, piegando appena il capo di lato, guardandola con curiosità.
« No… sì… ma uccido solo se ho una ragione per farlo. » rispose, correggendosi con sincerità in quell'affermazione.
« Ti sei mai pentita per uno solo dei cadaveri che hai lasciato lungo il tuo cammino? » incalzò la ragazzina.
« Se non erro ti avevo chiesto di evitare queste tue prediche. » disse la donna guerriero, tentando di concludere quel discorso prima ancora che potesse avere inzio.
« Sono sempre stata molto brava a comprendere l'animo delle persone, anche di quelle più introverse, meno propense al dialogo. » continuò a quel punto l'altra, concedendole quella replica senza protrarre ulteriormente la discussione fra loro « Forse, in passato, il suo comportamento è stato quello di un assassino, ma quando l'ho conosciuto io, nel suo sguardo, nel suo cuore, era solo pentimento e frustrazione, angoscia e dolore, ben diverso da ciò che ci si attenderebbe in un omicida: solo per egli ho temuto in quei primi giorni, ritrovando in lui un chiaro desiderio di autodistruzione, di suicidio. »

La mercenaria ascoltò in silenzio quelle parole, passando dai piegamenti a delle ritmiche torsioni del busto verso destra e verso sinistra, tirando in ciò, contemporaneamente e rispettivamente, anche il braccio destro ed il mancino contro il petto con quello opposto ad ogni movimento, ad ogni rotazione.

« C'è voluto molto tempo per permettergli di integrarsi fra noi, per fargli superare le proprie inibizioni, ma alla fine Tamos è diventato uno dei nostri migliori elementi, impegnato oltre ogni misura in ogni nostra attività, pronto a dare la vita per ognuno di noi in qualsiasi momento… » spiegò Sa-Chi.
« Desiderio di espiazione? » domandò la Figlia di Marr'Mahew con un palpabile sarcasmo nel tono di voce.
« Probabile. » ammise l'albina « Ma un simile desiderio non è forse segno di pentimento verso le azioni del proprio passato? »
« Dove è ora? » decise di tagliar corto la donna guerriero, puntando alla sola principale informazione che le interessava conoscere « Hai detto che è stato catturato… »
« Non ho detto questo. » scosse il capo la ragazza « Ho solo detto che è partito all'inseguimento dei nostri avversari, ma del suo fato nulla mi è purtroppo dato di sapere, nulla mi è concesso di conoscere. »
« Come pensi che io possa crederti? » negò la mercenaria, riprendendo fiato al termine degli esercizi « Potresti star offrendomi tutto questo come una trappola. Continui a nascondermi la verità, dopotutto… »
« Cosa ritieni che io ti stia nascondendo, Figlia di Marr'Mahew? » chiese con evidente stupore, aggrottando la fronte, non riuscendo a comprendere a cosa si stesse riferendo la controparte.
« E' stata una bella storiella quella che mi hai raccontato… decisamente breve e retorica… »
« Breve solo perché mi hai interrotta. » sottolineò l'altra, interrompendola rapidamente.
« … ma con tutto questo, con tutta l'ignoranza che continui a sottolineare nei confronti di Tamos e del suo passato, come potevi sapere che io ero giunta qui per lui? »
« Semplice logica ed esperienza. » sorrise Sa-Chi, apertamente ora verso l'interlocutrice « Come ti ho detto fin dal nostro primo incontro, la forza del tuo spirito, la determinazione della tua mente, sono risultati per me evidenti al di là di ogni tuo tentativo di dissimulazione dei medesimi. Ma, al di là di questo, credi veramente di essere stata la prima a raggiungere il Cratere spinta solo da intenti di vendetta? Il mondo da cui provieni difficilmente prende in considerazione la possibilità di perdono, la riabilitazione dei propri condannati, e per questo la maggior parte delle sentenze prevedono direttamente la morte oppure qualche forma di estrema violenza… »
« Ne so qualcosa… » commentò sottovoce, quasi fra sé e sé, portando involontariamente la mano sinistra ad accarezzare il braccio destro in nero metallo.
« ... ed in virtù di tanta sete di sangue, molti sono coloro che qui giungono, pronti a rinunciare alla propria libertà pur di avere la possibilità di trovare la soddisfazione non concessagli dai magistrati, dalla giustizia della propria provincia, del proprio regno. » continuò la giovane, con assoluta serenità « La stessa soddisfazione che cerchi anche tu. »

2 commenti:

Anonimo ha detto...

A discorsi Midda perde sonoramente contro l'albina xD

Sean MacMalcom ha detto...

@Coubert: beh... Midda è una guerriera! :D Non una politicante!!! :D