Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
lunedì 21 luglio 2008
193
Avventura
006 - Condannata
« Io non sono una pirata. » rispose a fatica la mercenaria, rivolgendosi al comandante dei suoi carcerieri.
Egli era apparso senza alcun preavviso, simile ad ombra nella notte nel non concederle possibilità alcuna di anticiparne l’arrivo, nel non porre i di lei sensi, la di lei mente o il di lei corpo in guardia da un possibile aggressore: Midda, invero, a fatica riusciva ancora a respirare, vittima quale si trovava ad essere della propria stanchezza, della mancanza di cibo ed acqua, della tremenda prova fisica impostale da quella prigionia, peggiorata nei fatti da quell’ultimo inumano sforzo guerriero che non solo l’aveva vista fronteggiare due avversari, certamente indegni di lei in un contesto più tranquillo, ma anche vincerli in breve tempo, senza offrire ad essi alcuna possibilità di rivalsa. Per tutto ciò ella si trovava ad essere ora praticamente indifesa e se il nuovo giunto avesse desiderato offrirle battaglia, per lei sarebbe stata una situazione a dir poco disperata.
« Non vederla sul piano personale, ma sinceramente non mi importa nulla di chi o cosa tu sia stata in passato. » rispose il maggiore Onej’A, a simile affermazione.
Riuscendo a malapena a comprendere simili parole, ella lo sentì avvicinarsi definitivamente a sé, per poi chinarsi su di lei per prenderla da sotto la giuntura fra braccia ed addome e trascinarla senza sforzò per pochi piedi, a ricondurla nel punto esatto in cui poco prima era costretta dalle catene alla ricerca di riposo. Impossibilitata comunque a reagire in alcun modo, ella non colse alcuna minaccia in quel gesto ed in quei toni, non ritrovando in tal modo come avverso quell’uomo nonostante tutta la freddezza che egli sembrava concedere: quasi priva di sensi, ella si lasciò così condurre, simile ad una bambola di pezza più che una donna viva, una guerriera forte, una mercenaria temuta e desiderata.
« Molti anni fa ho giurato fedeltà ad una città, al suo popolo ed al suo governo. » continuò egli, con tono contenuto, al fine di non mettere in allarme fra tutte le guardie ancora addormentate che li circondavano, non ridestatesi fino a quel momento nonostante il breve combattimento avvenuto sicuramente anche in virtù della stanchezza che gravava su di essi oltre che del silenzio in cui tutto era avvenuto « Ed in fede a tale giuramento ancora oggi presto il mio servizio a quella città, al suo popolo ed al suo governo. Solo per questo, ora, sto conducendo questo tuo trasferimento fino al carcere nella Terra di Nessuno: per me tu sei unicamente una detenuta, una condannata, e tutto ciò che tu puoi fare o dire, tutto ciò che altri possono fare o dire, non cambieranno questo stato, né in meglio, né in peggio. »
Lasciando la mercenaria a terra, il comandante delle guardie colse dalla propria cintola una borraccia piena d’acqua fresca per poi chinarsi a volgere il di lei capo verso le stelle per poter versare, scompostamente, il liquido sulle e nelle di lei labbra. L’acqua, bene così prezioso, così meraviglioso per cui ella avrebbe in quel momento compiuto qualsiasi azione, inondò improvvisamente la di lei gola, vedendola in un primo momento tossire spontaneamente in reazione a tale presenza, salvo poi cercarla con bramosia, con passione, con lussuria quasi, troppo bisognosa di essa per la propria sopravvivenza. L’uomo, che stava evidentemente rivolgendo la propria azione ad un intento ben diverso dal dissetarla, si ritrovò anche ad adempiere volente o nolente a tale utilità, nel mentre in cui la di lui mano libera si mosse a passare ripetutamente sul di lei mento, sulle labbra, sulle guance, a liberarla da ogni traccia di sangue presente sulla pelle candida, leggermente essiccata nella disidratazione da ella subita fino a quel momento. Solo quando il piccolo otre fu svuotato fino all’ultima goccia e quando ogni traccia di sangue dal di lei volto risultò scomparso, egli si allontanò da esso, per dedicarsi alla di lei mano destra, a ripulirne minuziosamente con un panno il metallo lucente da ogni residuo organico dell’uomo freddamente ucciso poc’anzi: solo al termine di tale operazione abbandonò nuovamente la donna a terra, per iniziare a tendere le di lei catene nella massima discrezione possibile.
« Non vedere il mio come un atto di misericordia nei tuoi confronti. » commentò verso la prigioniera, come a precisare, ad esplicitare la ragione delle proprie azioni, piantando nuovamente in picchetti a terra a mani nude negli stessi solchi dai quali erano stati prima estratti, per evitare di offrire rumori sospetti che potessero allertare i propri subalterni prima del compimento del piano elaborato in quegli ultimi minuti « Dipendesse da me punirei la tua ribellione, per quanto giustificata da legittima difesa, senza alcuna pietà: ma i miei ordini sono differenti, laddove i signori a cui io ho giurato fedeltà desiderano la tua vita più della tua morte. »
« E cosa vuoi fare? » domandò ella, riprendendo finalmente parola con una voce più serena rispetto a prima, restando tranquillamente piegata sotto il peso delle catene, rinvigorita a tutti gli effetti dall’acqua che aveva avuto la possibilità di bere, in un effetto ristoratore impagabile.
« Presto lo vedrai. » rispose egli, tranquillo « Se solo uno fra tutti i miei uomini, se solo una fra tutte le mie donne, sospettasse una tua implicazione nelle morti di questi due sciocchi, essi richiederebbero immediatamente la tua testa, vorrebbero linciarti senza esitazioni e nulla io potrei fare per fermarli laddove non è mio desiderio che alcuno fra loro possa disonorare se stesso e la propria famiglia in questo modo, cedendo ad un comportamento indegno di una guardia per colpa tua. »
« Vuoi assumerti la responsabilità dell’accaduto. » comprese ella, in quel mentre, intuendo i piani dell’uomo.
« Sì. » confermò egli.
« Verrai punito per questo… » sottolineò la mercenaria.
« Ti ripeto di non fraintendere le mie ragioni: non lo compio come pietà nei tuoi riguardi. » rispose Andear, storcendo le labbra verso il basso « Se sarà, il mio sacrificio avverrà unicamente per gli uomini e le donne che da me dipendono, a salvarli da loro stessi, ad impedire loro di compiere una sciocchezza in un naturale ma non accettabile desiderio di rivalsa. »
Terminato il proprio operato su di lei, egli si mosse così verso i due cadaveri: anch’essi, infatti, dovevano essere posizionati in modo adeguato a permettere agli ultimi dettagli di quella messa in scena di non tradirne lo scopo d’inganno. A tal fine, pertanto, egli estrasse le loro armi dai rispettivi foderi e le pose chiuse nelle loro mani, come se fossero state impugnate da essi nell’istante immediatamente antecedente alla morte, come se essi fossero caduti combattendo. Dopo aver compiuto questo, con assoluta freddezza e controllo, egli sguainò improvvisamente la propria lama, per rivolgerla ai corpi della coppia che aveva complottato contro Midda: in due movimenti rapidi e decisi, egli lì decapitò, lasciando rotolare le loro teste per qualche piede di distanza. I loro colli, in quel modo, vennero recisi di netto alla medesima altezza delle reali ferite mortali addotte dalla donna guerriero su di essi, a voler coprire le reali cause della loro morte, a voler celare in quel gesto le conseguenze del di lei violento attacco, della furia selvaggia da lei rivolta alle loro gole. Ovviamente se solo fosse stata offerta un’analisi non superficiale dei resti dei due sarebbero chiaramente emersi i segni della di lei azione, esattamente come sarebbe potuta essere denotata l’esiguo quantitativo di sangue sparso in conseguenza di quei tagli, avendo esso già smesso di muoversi irruente e vitale in quei corpi in precedenza al passaggio della lama: evidentemente, però, il maggiore non aveva intenzione di concedere la possibilità di una simile attenzione verso i propri caduti ed in tal caso, pertanto, superflua sarebbe stata l’assoluta credibilità di quella rappresentazione quanto, piuttosto, il semplice e naturale effetto che essa avrebbe saputo imporre sulle altre guardie, sulle loro emozioni, nell’orrore di quanto sembrava essere accaduto.
« Ed ora, se ci tieni alla vita, non parlare e dai credito alla mia versione. » raccomandò egli verso la prigioniera.
E senza attendere da parte di ella alcun consenso, Andear inspirò aria nei polmoni prima di svuotarli di colpo in un potente richiamo: « All’armi! »
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2 commenti:
Ahio!
Spero riesca a non lasciarci le penne...
Ia fa... ia fa... :D
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