11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 13 agosto 2012

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Scena III

(Al pari di tutte le scene in esterni, questa scena è una di più difficile rappresentazione, nella quale è richiesto il massimo impegno da parte di tutti gli attori, anche minori, al fine di rendere la dinamicità degli eventi, senza trasformarli in una grottesca parodia. Abbia da considerarsi, ora, il palco una foresta, entro la quale la protagonista verrà introdotta per la prima volta lì addentrandosi nel corso della battuta di caccia già suggerita al pubblico nella prima scena. La foresta, come tale, abbia a essere descritta qual piena di ostacoli, fra radici, cespugli, tronchi d'albero e quant'altro, ragione le la quale il modo dell'attrice non potrà essere lineare, ma dovrà continuamente mutare la propria direzione, per aggirare ogni problema.)
(Sia scelta, per il ruolo della protagonista, la prima attrice della compagnia ove questa possa ancora dimostrare una certa giovinezza o, in caso contrario, l'attrice di maggiore talento fra quelle di età più adeguata. Con l'aiuto nella natura, o con un'acconciatura posticcia, siano i capelli di questa lunghi, molto lunghi, quanto sufficiente dall'estendere una treccia sino all'altezza dei suoi glutei. E sia la sua pelle bronzea, eventualmente truccata per apparire tale, a dimostrare un carattere estraneo a quello di suo padre, di carnagione chiara, e a quello di sua madre, che sarà presentata con lo stesso colorito del marito. Vestita per la caccia, siano i suoi abiti semplici, addirittura di foggia maschile, utili, oltretutto, a dimostrare il suo carattere ribelle e emancipato, ben distante dai canoni che la sua terra richiederebbe da lei.)
(Entri Ah'Reshia dalla sinistra del palco, muovendosi con passo lento, leggero, prudente, soppesando ogni suo singolo gesto. Tenga nella mancina un arco e nella destra una freccia, pronta a essere tesa e scoccata, mentre sulla schiena mostri altre frecce, all'interno di una faretra. Al suo fianco destro, poi, un corto pugnale, palesemente più idoneo per la caccia che per eventuali altri scopi.)
Ah'Reshia – Sono certa che quella lepre sia fuggita in questa direzione… (Parlotta, ben scandendo le parole più pensate che parlate, per condividerle con il pubblico.) L'ho veduta e le sono corsa dietro, abbandonando cavallo, cugino e scorta. (Sorride, non celando una certa soddisfazione per il suo successo.)
Eppure ora non riesco a coglierla. Ove può essersi nascosta? (Si guarda attorno, con attenzione, a cercare l'animale oggetto delle sue brame, poi arrestandosi e ponendosi, per un fugate istante, in una postura eretta, con un amplio sorriso sul volto.) E chissà se queste stesse parole stanno venendo anche pronunciate dal mio caro cugino e dai suoi uomini, che al di là di ogni protesta ho dimenticato dietro di me, catturata dall'impetuoso richiamo dell'avventura, questa straordinaria sfida fra uomini e dei… (Si arresta, accorgendosi di aver esagerato.) D'accordo: fra uomini e lepri. (Sorride soddisfatta dalla correzione apportata.)
Sia chiaro: io voglio molto bene a Mu'Rehin e le sono grata per tutto quello che compie, abitualmente, per me, per la mia salvezza dai pericoli del mondo circostante. (Puntualizza.) Ma a volte è addirittura petulante nella propria volontà protettiva nei miei riguardi. Dico davvero.
"Non fare così, Ah'Reshia. Sei troppo giovane per arrischiarti in quel modo…" (Lo scimmiotta, cercando di imitare una voce profonda e mascolina.) "Sei troppo donna per arrischiarti in questo modo…" (Sbuffa.) Sei troppo bella per rischiare persino di scendere dal letto… (Soggiunge, con la propria voce normale, estemporaneamente demoralizzata.) Fosse per lui, io dovrei vivere accanto ai gioielli di famiglia, all'interno di cofanetti utili a tenerli al sicuro, nascosti da ogni sguardo indiscreto e, in ciò, da ogni pericolo.
Sono stanca di essere troppo giovane e troppo donna per compiere qualunque azione da sola, fosse anche orinare. (Esagera volutamente, scuotendo il capo a dimostrare la propria contrarietà per tutto ciò.) Il fatto che sia giovane e donna significa, forse, che sono un'inetta o una stupida?! (Esclama, apparentemente rivolgendo tale domanda verso il pubblico, quasi a cercare una loro opinione a tal riguardo.) Credo di no. O, per lo meno, spero di no.
Dopotutto esistono donne che non temono di confrontarsi, alla pari, con gli uomini. E se Midda Bontor può arrivare a compiere le imprese che compie, perché io non potrei sperare di giungere a un livello non dico superiore, ma quanto meno pari al suo?! (Continua, stringendosi fra le spalle.) D'accordo… ella non è nata e cresciuta in Y'Shalf ma, questo, non deve considerarsi per me vincolante. Al contrario: proprio per questo, nella consapevolezza da ciò derivante nel merito degli assurdi vincoli imposti in Y'Shalf e non altrove, io dovrei trovare maggiore ragione di ribellione, per pretendere di poter conquistare la mia autodeterminazione, ora con eccessiva semplicità negatami da chiun… (Si zittisce di colpo, accucciandosi verso il suolo.)
Che accade?! (Domanda, con un tono di voce nuovamente contenuto, ma sempre idoneo a permettere al pubblico di non confondere alcuna parola da lei pronunciata.) Ho avvertito rumore di passi… ma non dietro le mie spalle, là dove mi sarei potuta attendere di percepirli.
Spero solo di non aver osato troppo, nell'allontanarmi dalla mia scorta. (Ammette, ora, riconoscendo la probabilità di aver fallato nel ricercare tanto ingenuamente un'ipotesi di effimera libertà.)
(Ah'Reshia si nasconda, genuflettendosi a terra e chinando la schiena verso il suolo, con l'arco sempre impugnato e la freccia sempre pronta a essere tesa e scoccata. L'impressione, in tal modo, sarà quella di un provvidenziale nascondiglio, fra dei cespugli, in modo utile a non rendersi visibile a eventuali occhi a lei avversi. Perché se anche è stata forse ingenua e imprudente ad allontanarsi tanto dal cugino e dagli uomini della scorta, ella non è stupida. E non vuole finire nelle mani di un qualche estraneo malintenzionato.)
(Entrino, dalla destra del palco, cinque disgraziati, villani malvestiti e inviperiti, armati con forconi e asce e animati da intenzioni tutt'altro che buone. Come già Ah'Reshia, non si muovano agevolmente, ma si impegnino in un tortuoso percorso attraverso la foresta, seppur, a differenza della prima, con movimenti meno prudenti, trasparenti di una intima sicurezza. La loro non è un'avanzata incerta, ma una marcia decisa, animata da un unico scopo, che immediatamente dichiareranno.)
Primo villano – E' meglio iniziare a rallentare il passo. (Suggerisce verso i propri compagni, voltandosi per osservarli in viso.) Ormai dovremmo essere in prossimità al gruppo ed è meglio agire con prudenza piuttosto che scaraventarsi ciecamente verso morte sicura. Ricordiamoci la ragione per cui siamo qui: uccidere le guardie e imprigionare i due rampolli della famiglia Ul-Geheran, affinché, mantenendoli quali ostaggi, possa essere nostra l'occasione di destabilizzare il potere del principe e…
Secondo villano – Sappiamo perché siamo qui. Non c'è bisogno che tu che lo ripeta ogni dannato quarto d'ora… (Protesta, andando a colpire con la mano aperta il punto di congiunzione fra il collo e il capo del compare, qual gesto di rimprovero.) Piuttosto cerchiamo di agire con maggiore rapidità e discrezione possibile. Sebbene siamo lontano dal palazzo, un solo soffio di corno potrebbe richiamare qui l'intero battaglione di guardie al servizio del figlio di lord Mu'Reh. E in tal caso neppure pregare gli dei potrà aiutarci a sopravvivere alla nostra stolidità.
Terzo villano – Piuttosto… qualcuno ha idea di quale aspetto abbiano i due rampolli? (Interviene, dimostrandosi incerto.) Sarebbe spiacevole rischiare il collo e scoprire troppo tardi di aver sbagliato a scegliere gli ostaggi.
Secondo villano – Se solo non fossi tanto forte quanto stupido, ti avrei lasciato a casa. (Commenta, indirizzando un secondo schiaffo contro il collo dell'altro interlocutore.) Credi davvero che sarà così difficile distinguere due giovani aristocratici dal resto della loro scorta?! No. Non rispondere. Sarà meglio che sia io a indicarti chi ammazzare e chi no, al fine di evitare il rischio da te suggerito…
(Spaventata dai discorsi uditi, e timorosa di poter essere individuata dai villani, Ah'Reshia accenna un lieve movimento in direzione del fronte sinistro del palco, per allontanarsi da quel pericolo e correre ad avvertire gli altri di quanto sta accadendo. Ma, così facendo, mette un piede in fallo, scivolando e lasciandosi sfuggire un gridolino per la sorpresa.)
Quarto villano – Chi va là?! (Esclama, prendendo voce per la prima volta, ponendosi in postura di guardia, con un'ascia in mano.) Avete sentito? (Richiede poi conferma ai propri compagni, temendo che la tensione gli abbia giocato un brutto scherzo anche quando, purtroppo per Ah'Reshia, non è così.)

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