Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
sabato 8 dicembre 2018
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Avventura
053 - Il risveglio
Rifiutare un impiego presso la compagnia nella quale Rín aveva conquistato, in sola grazia alle proprie energie, alla propria autodeterminazione, ai propri meriti, il ruolo di responsabile della ricerca e sviluppo, per Maddie, non avrebbe avuto a doversi considerare banalmente una questione d’orgoglio quanto, e ancor più, una questione di principio, e di un principio allora, volto a non gravare ulteriormente sulla quotidianità della propria gemella, dopo più di tre decenni di coma nel corso dei quali non soltanto la sua amata gemella era dovuta crescere da sola ma, ancor più, aveva anche dovuto prendersi cura di lei, assicurandosi di concederle, giorno dopo giorno, occasione di sopravvivere a se stessa, e alle conseguenze più nefaste di quel tragico incidente.
Ovviamente, per una persona praticamente priva persino della licenza elementare, trovare occasione di inserimento all’interno di una qualunque realtà lavorativa non avrebbe avuto a doversi considerare tanto ovvio, tanto scontato. E, in ciò, per mesi ella fu costretta a confrontarsi con quieta indifferenza se non, addirittura, secchi rifiuti da parte di qualunque interlocutore con il quale ebbe a cercare occasione di dialogo. Alla fine, confidando nel fatto che ciò avrebbe avuto a potersi considerare soltanto una soluzione temporanea, Maddie si ritrovò quindi impiegata come fattorina per la consegna di cibo a domicilio, con una mirabile paga oraria di 5,60 euro all’ora più 80 centesimi per ogni consegna: una discutibile enormità, soprattutto ove confrontato con le paghe proprie della concorrenza, qualificabili, semplicemente, in 3,60 euro per ogni consegna, senza alcuna paga oraria. Ovviamente, a margine di ciò, la bicicletta, mezzo di locomozione fondamentale per effettuare il servizio, avrebbe avuto a dover essere posta da lei, e, in barba a ogni proclama politico nazionale, alcun genere di contratto di categoria avrebbe avuto a dover essere riconosciuto esistenze, ignorando in maniera quasi vittoriana qualunque ipotesi di diritto o di tutela, in termini che, sicuramente, avrebbero potuto ispirare qualche novello Charles Dickens a scrivere un nuovo Oliver Twist, se soltanto, nell’epoca moderna, fosse esistito un novello Charles Dickens, con il desiderio di porre l’accento su tale questione sociale ipocritamente ignorata dai più.
Così, arrischiandosi ogni sera e notte per le strade della città, fra giovani ubriachi al volante stolidamente convinti di non poter far del male a nessuno bevendo qualche bicchiere di troppo, Maddie si iniziò ad adoperare allo scopo di cercare di incrementare il più possibile la propria paga a cottimo, nell’effettuare quante più consegne possibili.
Fu in tal contesto che, mentre una notte stava ormai rientrando a casa al termine del servizio, si ritrovò a rischiare nuovamente l’osso del collo per colpa dell’arroganza di una costosa macchina sportiva, di una costosa macchina sportiva apparentemente indifferente al significato della luce rossa del semaforo e di una costosa macchina sportiva contro il parabrezza della quale avrebbe potuto andare a schiantarsi in maniera non dissimile da un moscerino, se soltanto non avesse avuto la prontezza di riflessi utili a saltare via dalla propria bicicletta e, in ciò, a sacrificare la stessa in cambio della propria sopravvivenza…
« Ma porca miseria! » imprecò, nei riguardi del proprio ignoto attentatore, con le vene ricolme di adrenalina per lo spavento impostole, nel mentre in cui, risollevandosi da terra, ammaccata ma non ferita, ebbe a realizzare le disastrose condizioni in cui avrebbe avuto a doversi considerare la propria bicicletta, la quale, difficilmente, avrebbe potuto tornare in servizio « Era rosso per te, razza di idiota! » insistette, indicando il semaforo, che, solo in quel preciso momento, ebbe a modificare la propria colorazione nel riconoscergli il diritto di passaggio.
Un uomo, di qualche anno più giovane rispetto a lei, forse sui trentacinque, fu colui che fece allora capolino dal vettura, forse in tal direzione mossosi per reale interesse nei riguardi del quasi-omicidio da lui allor compiuto, forse e altresì perché allor piuttosto interessato a verificare le condizioni della propria sicuramente costosa auto, la quale, pur sicuramente uscitane in uno stato migliore rispetto dalla defunta bicicletta, non aveva potuto ovviare a riportare, a sua volta, qualche ammaccatura e qualche danno superficiale, niente che, comunque, la sicuramente costosa assistenza tecnica non sarebbe stata in grado di ripristinare alle proprie condizioni originali. Un uomo, ancora, lì contraddistinto da indubbie qualità fisiche, probabilmente a compensazione di qualche tara mentale qual quella che, allora, gli aveva impedito di fermarsi con il rosso: qualità fisiche quali, innanzitutto una corporatura atletica e prestante, distribuita per quasi un metro e novanta di altezza, con spalle larghe e braccia forti, senza tuttavia, in ciò, scadere banalmente nell’immagine di un nerboruto qualunque, soprattutto in grazia al proprio volto, con un profilo sì squadrato e pur morbido nelle proprie forme, incorniciato da lunghi capelli castani e da una corta barba incolta, lì presenti anche a circondare morbide labbra carnose e due intensi occhi blu: caratteristiche, le sue, che non poterono ovviare a spingere la mente della donna a riconoscere una certa somiglianza fisica con un qualche attore americano, il nome del quale, pur, non sarebbe stata in grado di ricordare in quel momento a rimembrare… né, francamente, ne avrebbe avuto interesse.
Perché per quanto fascinoso quell’uomo avesse sicuramente a doversi riconoscere, per Maddie, in tutto ciò, egli avrebbe avuto a dover essere semplicemente considerato l’idiota che l’aveva quasi ammazzata. E un idiota, quindi, da iniziare a prendere a schiaffi a due a due, sino a quando il conteggio totale non sarebbe divenuto dispari…
« Oh cielo… stai bene?! » domandò l’uomo, dimostrando, in tal domanda, di essere allor sceso dalla propria auto non soltanto perché interessato alle condizioni della stessa, quanto e piuttosto nella volontà di assicurarsi nel merito delle condizioni della propria quasi vittima, evidenza, quantomeno, di quel minimo senso civico utile a non comportarsi a tutti gli effetti qual un mero pirata della strada « Sono costernato: non ho giustificazione alcuna per quanto è accaduto! » incalzò, dirigendosi prontamente verso di lei, con il telefono cellulare in mano, segno evidente di quanto, probabilmente, causa di quell’incidente altro non avesse a doversi considerare la distrazione che egli aveva imprudentemente riservato alla strada, per concentrare il proprio interesse, la propria attenzione, altresì, alla lettura o alla scrittura di qualche messaggio « Non ti alzare… chiamo subito un’ambulanza! »
Apparentemente onesto nella propria contrizione e nel proprio interesse verso di lei, quell’uomo riuscì in tal maniera a lasciar scemare rapidamente la rabbia che, nel cuore della donna, era prontamente cresciuta in conseguenza agli eventi occorsi. E, anzi, ella non poté ovviare a ritrovarsi a riflettere sull’eventualità di poter avere una qualche partecipazione di colpa, nel momento in cui, forse, a propria volta aveva rivolto alla strada meno attenzione rispetto al necessario, in conseguenza della stanchezza accumulata durante la giornata.
Ormai in piedi, a dispetto dell’invito rivoltole, Maddie si ritrovò così allora a minimizzare la questione, scuotendo appena il capo nell’escludere la necessità dell’intervento di un’ambulanza…
« A meno che tu non abbia paura che ti possa pestare a sangue per quanto è successo, l’ambulanza non occorre. » sorrise ella, in una frase che, sicuramente, avrebbe avuto occasione di risultare più minacciosa se non fosse stata allora scandita da una donnina dal fisico esile quanto il suo, con un peso probabilmente pari o inferiore a un terzo di quello del proprio interlocutore.
« Me lo meriterei… assolutamente! » confermò l’uomo, ancora palesando tutto il proprio dispiacere per l’accaduto « Ho praticamente distrutto la tua bicicletta… e non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere se soltanto tu non avessi avuto prontezza di riflessi utile a evitare il peggio. »
« In effetti non sarebbe stato piacevole. » annuì la donna, aggrottando appena la fronte « Ma, per fortuna, non è successo. E la bicicletta si può ricomprare… oltretutto non è che valesse poi molto. » banalizzò, forse con dimostrazione di eccessiva onestà in tal senso.
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