Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
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Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
domenica 23 dicembre 2018
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Avventura
054 - L'ira di Be’Sihl
« Andatevene, finché siete ancora in tempo… » suggerì allora Lys’sh, in un consiglio a metà fra la finzione scenica e la realtà effettiva, laddove, obiettivamente temibile avrebbe avuto allora a doversi riconoscere il proprio compagno in quel particolare momento storico della propria esistenza, in termini tali per cui, anche laddove egli avrebbe avuto a doversi considerare mosso a pronunciare quelle parole per semplice intento intimidatorio, troppo semplice avrebbe avuto a doversi riconoscere l’eventualità nella quale, altresì, l’idea in tal maniera promossa avrebbe avuto a poter essere tradotta in realtà.
E se, indubbiamente impressionati in maniera negativa da quell’uomo, i due nerboruti si dimostrarono comunque incerti sul ritirarsi, sul procedere nella direzione così loro indicata dall’ofidiana, per il loro bene fu la stessa a incalzare ulteriormente nel proprio invito, ponendo allor metaforicamente sul tavolo delle solide argomentazioni, e argomentazioni solide quantomeno al pari di una pistola laser, che ebbe allora a estrarre dal proprio fianco, da sotto la propria giacca, levandola dritta verso il capo di colui che, sino a quel momento, aveva già ricevuto maggiore danno, a promettergli implicitamente, in tal maniera, di non avere a riservarsi esitazione alcuna nell’incedere a porre fine a ogni sua mortale sofferenza, laddove egli l’avesse costretta ad agire, nel perseverare, allora, con la propria incertezza, con la propria indolenza.
« … allora?! » incalzò ella, aggrottando la fronte e muovendo appena la punta dell’arma a invitare a sbrigarsi prima che fosse ella stessa ad aprire il fuoco e, in ciò, a porre fine a quella diatriba « Sappiate che sono profondamente contraria ai conti alla rovescia, quindi o voi sparite, o sarò io a sparare. »
« Siete due dannati psicopatici! » protestò il secondo nerboruto, nel mentre in cui, tuttavia, il suo compagno, già uscito sufficientemente malconcio da quell’incontro, non ebbe allora a riservarsi la benché minima esitazione, decidendo di darsela a gambe finché ancora tale occasione gli fosse stata concessa, con tanta reattività al punto che, allora, l’altro ebbe lì a ritrovarsi a parlare pressoché da solo, senza neppure rendersene effettivamente conto.
« Fossi in te, eviterei di insultare una donna. Soprattutto nel momento in cui questa ti punta un’arma alla testa… » suggerì allora Lys’sh, scuotendo appena il capo e spostando la mira verso di lui, giacché il primo, quantomeno, aveva dimostrato sufficiente presenza di spirito da non arrischiarsi a lasciarci la pelle senza neppure una reale ragione giustificatrice a tal fine « E, sempre fossi in te, magari preferirei seguire il mio amico in fuga, anziché restare ferma a morire senza una ragione utile a farlo. » soggiunse, a evidenziare quanto egli fosse lì rimasto solo.
Divenuto solo in quel momento consapevole della propria condizione, il nerboruto rimasto ebbe lì a tentare di trovare un’ultima frase a effetto da condividere, salvo, alfine, abbracciare la saggia scelta di ritirarsi, e di ritirarsi altrettanto rapidamente da quella situazione ormai volta in proprio totale sfavore.
Allontanatosi, quindi, con passo svelto verso l’uscita del locale, lì si soffermò un solo, ulteriore, istante per provare a riservarsi un’ultima parola, e un’ultima parola di minaccia, a discapito di quella coppia…
« Non finisce qui! » propose, in una frase assolutamente priva di qualunque significato, giacché, obiettivamente, né gli uni, né gli altri, avrebbero potuto vantare una qualche reciproca conoscenza, tale da poter presumere di potersi riservare una qualche nuova occasione d’incontro, lasciando così risuonare quelle parole quasi ridicole nella propria supposta volontà di intimidazione.
E a comprovare quanto, allora, personalmente, avrebbe avuto a ignorare completamente qualunque intendimento di pericolo celato da quelle parole, Be’Sihl non mancò, in quel frangente, di avere a recuperare lo stesso boccale utilizzato da uno di loro, lì sul bancone dove era rimasto appoggiato, per voltarsi e, con estrema precisione, avere a scagliarlo dritto contro il volto dell’interlocutore, con un sordo e violento impatto che, allora, ebbe probabilmente a infrangere anche il suo setto nasale ma, soprattutto, ebbe a privarlo repentinamente d’ogni coscienza, lasciandolo crollare a terra privo di senso, come corpo morto cade.
« Be’S! » protestò Lys’sh, sinceramente infastidita dal ritrovarsi ad avere a che fare con tutto ciò, e con quella sua apparentemente crescente incapacità a trattenere i propri gesti, la propria violenza.
Ma lo shar’tiagho, del tutto indifferente al rimprovero implicitamente mossogli, si limitò a stringersi fra le spalle e a rivolgersi, poi, verso il ragazzo che, in attonito silenzio, aveva seguito da dietro il bancone la scena per così come evolutasi, per dichiarare con serena tranquillità: « Se il boccale si fosse danneggiato, lo pagherò io… non ti preoccupare. »
« Andiamo a sederci da qualche parte, zuccone. » gli ordinò l’ofidiana, scuotendo il capo « Hai già dato abbastanza spettacolo per oggi… » soggiunse, in una frase che avrebbe allor avuto a dover essere riconosciuta qual ancora una volta equamente commisurata fra finzione scenica e realtà effettiva, laddove, obiettivamente, non avrebbe potuto desiderare un approccio più quieto alla questione… anche perché meno quieto rispetto a quello difficile sarebbe stato a immaginarsi senza l’impiego di un qualche esplosivo.
Tornando nel proprio ruolo, Be’Sihl si limitò a sorridere verso Lys’sh con aria sornionamente soddisfatta, prima, tuttavia, di ubbidire al suo invito e, in ciò, di muoversi al suo seguito verso un tavolo, sotto lo sguardo incuriosito di ormai quasi tutti gli astanti, i quali difficilmente non avrebbero potuto lasciarsi coinvolgere dall’evolversi degli eventi.
Accomodatisi, così, entrambi a un tavolo, i due vennero raggiunti dallo stesso ragazzo di prima, il quale, in ottemperanza alle parole dello shar’tiagho, era andato a verificare lo stato del boccale e, lì, l’aveva quindi condotto seco a dimostrare quanto, purtroppo, l’impugnatura dello stesso fosse andata infranta nella caduta a terra, in un danno quindi irreparabile a pagamento del quale, allora, avrebbe avuto a dover intervenire proprio il responsabile dell’estemporanea traduzione di quel boccale in un proiettile. Così, di parola, Be’Sihl ebbe a dover rifondere i danni, nel mentre in cui approfittò anche per ordinare una pinta di birra scura. Lys’sh, al contrario, colse l’occasione lì concessa dalla presenza di quel garzone per rivolgere la parola al giovane e avere così a sperare di raccogliere qualche informazione utile per il loro scopo ultimo.
« Dal momento che mi sembri un ragazzo sveglio… » premesse, osservandolo con aria assolutamente interessata, per avere occasione di cogliere qualunque possibile reazione, anche non eccessivamente palese, da parte sua « … se io avessi un caccia stellare a pesarmi sulla coscienza, e me ne volessi liberare in cambio di un bel gruzzolo di crediti, sai dirmi a chi potrei rivolgermi qui in zona?! »
« Perdonami, signora… » rispose l’altro, scuotendo appena il capo « … ma proprio dal momento che sembro un ragazzo sveglio, so bene che in certe cose è meglio evitare di impicciarsi. » commentò, allontanandosi poi dal tavolo per preoccuparsi dell’ordinazione ricevuta e di null’altro al di fuori di essa, nel voler tenere fede all’intento così dichiarato e, in ciò, nel non volersi lasciar coinvolgere da quella coppia più del necessario, non, quantomeno, nel desiderare conservarsi in salute.
Ma benché quel tentativo verso il ragazzo avrebbe avuto a doversi considerare scemato nel nulla, la domanda di Lys’sh non ebbe tuttavia a restare senza una qualche risposta giacché altre orecchie, altre attenzioni, ebbero a recepire quell’interrogativo e, a fronte dello stesso, a reagire, e a reagire con maggiore desiderio di interazione rispetto a quanto, in quel frangente, non dimostrato dal primo, potenziale interlocutore dell’ofidiana.
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