11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 23 aprile 2008

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I
l tempo non si dimostrò a favore di Hayton e degli abitanti di Konyso’M: l’evacuazione, per quanto fosse avvenuta rapidamente, aveva assorbito quasi ogni istante loro concesso, portando ormai le navi nemiche a distinguersi nettamente ed a dimostrarsi sempre più vicine all’isola ed al suo porto. Fortunatamente per tutti, comunque, gli stessi venti che stavano sospingendo i pirati verso quelle coste di pace e serenità offrivano energia alle vele delle imbarcazioni salpate dai moli, per allontanarsi in direzione opposta agli invasori e condurre seco le donne ed i giovani, allontanandoli dalle grinfie dei predoni: qualsiasi cosa fosse accaduta su quelle spiagge, in quella terra, nella loro città, in quella nuova occasione non si sarebbe mai ripetuto lo stesso dramma di tredici anni prima.
Non più di duecento anime erano pertanto rimaste sull’isola e di esse la maggior parte contavano un numero troppo limitato o troppo elevato di estati alle spalle per potersi dimostrare effettivamente idonei alla sfida che avevano deciso di affrontare. L’alcalde era consapevole di quella triste realtà dei fatti e delle conseguenti scarse possibilità di sopravvivenza su cui essi avrebbero potuto contare in caso di un confronto diretto con i bucanieri: al tempo stesso, quella scelta appariva ai suoi occhi quale la sola utile ad assicurare un futuro all’intera isola, principale suo compito in qualità di responsabile eletto dai propri concittadini. Se fossero rimasti tutti insieme nulla avrebbe impedito il ripetersi della tragedia passata, ma al tempo stesso se fossero partiti tutti insieme nulla avrebbe impedito ai pirati di inseguirli: il loro sacrificio, quindi, risultava necessario per la sopravvivenza del loro stesso domani, rappresentato dalle donne e dai più giovani. Ovviamente nel vecchio ex-capitano, nonostante tali pensieri fossero più che chiari, restava comunque il desiderio di non rendere vano tale ultimo atto, di non offrirsi come ignare esche per squali: se necessario sarebbero morti, ma nel morire avrebbero portato con sé il maggior numero di avversari possibili.

« Uomini di Konyso’M... » esordì con voce tuonante, sulla spiaggia in cui erano tutti radunati « Le navi nemiche sono sempre più vicine a noi e non ci può essere concesso il lusso di attenderli indolenti: i nostri affetti, le nostre famiglie sono in viaggio verso lidi più protetti, ma per loro il pericolo non è ancora passato. »

Brusii confusi accolsero ogni parola dell’uomo, non per assenza di fiducia verso di egli, ma in conseguenza della mentalità troppo innocente, troppo pacifica degli abitanti dell’arcipelago: non vi poteva essere malizia nelle loro osservazioni, malvagità nelle loro deduzioni. Loro contrario, invece, all’alcalde era stata concessa una vita decisamente ricca di eventi anche non piacevoli e tutto ciò gli permetteva, in quel momento, di poter affrontare con mente più lucida quello che sarebbe presto avvenuto.

« I nostri avversari non sono stolti: vedendo le navi allontanarsi sicuramente si organizzeranno per dividersi in due frangenti, da un lato ad inseguire esse e dall’altro a raggiungere le nostre coste. » riprese Hayton « E solo a noi è dato di offrire un ulteriore vantaggio alle nostre famiglie. »
« So che non siete abituati a ciò che sta avvenendo: ma tutti mi conoscete, sapete che morirei per ognuno di voi sette volte se necessario e, credo anche per questo, mi avete scelto come vostro alcalde, come vostro rappresentante e giudice. » continuò con tono fermo « In virtù di questo legame vi chiedo di concedermi nulla di meno di quel che domanderei ad un equipaggio, ciò che qualsiasi capitano desidererebbe dai propri uomini: assoluta fiducia in me. Situazioni estreme richiedono azioni e reazioni altrettanto estreme e ciò che vi proporrò potrà apparirvi assurdo, potrà sembrare fuori da ogni logica, ma se vogliamo assicurarci la vittoria è necessario che voi possiate seguire le mie istruzioni alla lettera. E che siate pronti a morire, perché non dobbiamo escludere che solo nella nostra morte possa essere la vita per coloro a cui teniamo. »

Mab’Luk, come tutti gli altri presenti, ascoltò con un nuovo in silenzio le parole dell’alcalde, di quell’uomo improvvisamente tanto vecchio ai loro occhi quanto forte, carismatico, imponente: egli appariva quasi simile ad un’antica divinità del mare, concedendo loro medesime promesse, speranze simili a quelle che solo un dio avrebbe loro donato: vittoria, sì, ma in cambio delle loro vite. E, per quanto il giovane temesse la morte, per quanto amasse la vita e desiderasse riabbracciare la propria amata Heska, egli comprese che quella richiesta non era ingiusta, non era priva di senno: se non avessero accettato il rischio, se non si fossero offerti in maniera completa a colui che solo sembrava poterli guidare, essi sarebbero caduti, uno dopo l’altro, inutilmente.

« Mi servono due squadre. » proclamò l’alcalde a quel punto « Tutti i pescatori al di sopra di quarant’anni si portino rapidi alle proprie barche, svuotandole di ogni carico inutile, mentre gli altri corrano ai depositi di pece: voglio un barile su ogni imbarcazione entro i prossimi cinque minuti. »

Quarant’anni: un’età quasi leggendaria per gli uomini della terraferma, per coloro che vivevano a contatto con guerre e violenze di ogni tipo, ma un’età ancora florida per gli abitanti delle isole, per chi poteva godere di possibilità di futuri di pace. Hayton stava avvicinandosi a sessant’anni ed, in questa sua anzianità che sarebbe parsa incredibile agli occhi di molte persone, egli poteva giudicarsi fortunato nel non aver rimpianti o rimorsi per la vita che aveva vissuto: se avesse avuto più tempo, se solo fosse stato concesso a tutti loro maggiore possibilità di riflessione, di azione, egli avrebbe sicuramente spiegato il proprio piano, avrebbe informato tutti i presenti della mortale azione che aveva ideato, ma le tre navi dei pirati distavano sempre meno dalle loro coste e, come previsto, stavano iniziando a dividersi, vedendo una fregata impegnarsi ad inseguire i fuggitivi, gli esuli di Konyso’M: i fuorilegge erano assetati di sangue, di violenza, di morte e nessuna possibilità avrebbero loro concesso se l’alcalde non avesse giocato quella partita fino all’ultima mossa disponibile, per quanto tragica potesse essere. L’anziano uomo dalla pelle bruciata dal sole guidò il proprio sguardo a scorrere lungo tutto il porto, seguendo le azioni di tutta la cittadinanza lì rimasta a porre in essere gli ordini ricevuti: le piccole e rapide barche dei pescatori, gusci di noce rispetto all’imponenza delle navi avversarie, si stavano velocemente radunando sui moli, venendo equipaggiate non solo con i barili di pece ma anche con lampade ad olio senza che egli avesse avuto necessità di chiederle. A quella visione, egli non poté evitare un moto di commozione: per quanto innocenti, per quanto simili a bambini nei confronti del mondo esterno alla realtà placida dell’isola, essi avevano compreso immediatamente le ragioni non spiegate, le strategie non condivise. E, tacitamente, non solo le avevano accettate ma le avevano già preparate nella loro attuazione senza che egli dovesse proporre altro.

« Quando noi saremo partiti, desidero che tutte le scorte residue di pece vengano sparse lungo la spiaggia ed i moli del porto. » comunicò, rivolgendosi a tutti i giovani che non sarebbero partiti con loro « E se uno degli equipaggi di quelle navi dovesse giungere a sbarcare, non abbiate pietà: loro non ne avrebbero nei vostri riguardi. »

Molte persone, in ogni parte del mondo, sostenevano che per diventare uomini era necessario perdere l’innocenza dell’infanzia, lo sguardo felice che solo un bambino poteva possedere verso la realtà, spesso per troppo poco tempo: quel giorno, davanti agli occhi di Hayton, tale detto venne smentito. La purezza, l’onestà, il candore che da sempre aveva caratterizzato lo sguardo di quegli uomini, giovani o anziani che essi fossero, non era scomparso neppure in quel terribile momento ma il loro valore, per tale ragione, non era assolutamente posto in dubbio e, se possibile, decuplicato: con animi immacolati, essi erano pronti a morire per difendere la propria pace, senza secondi fini, senza corruzione d’animo, di certo donandosi più di quanto mai avrebbe potuto offrire un esercito mercenario al loro posto. E per tutto quello, l’alcalde non poté che sentirsi orgoglioso di essere lì in quel giorno, in quel momento, pronto a dare la vita per quell’isola e la sua meravigliosa popolazione.

« Che le generazioni future mantengano memoria di quest’ultimo giorno del mese di Khooc. » sussurrò l’uomo, quasi a se stesso o, forse, al mondo intero « E che esso possa essere ricordato come il giorno in cui Konyso’M ha dimostrato di possedere l’onore di un’epoca perduta, il valore di tempi remoti, quand’ancora i tre continenti erano uno ed i sovrani erano uomini giusti, capaci di servire le proprie genti più che dominarle. »

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Onore all'alcalde.

E speriamo riesca a sopravvivere, le isole ne avranno bisogno ancora...

Sean MacMalcom ha detto...

Ti ha proprio preso il vecchiardo, eh? :D :D