11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 18 luglio 2008

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N
onostante i toni minacciosi offerti da lady Lavero e nonostante gli spiacevoli precedenti negli ultimi tentativi di arresto compiuti ai danni della mercenaria nella capitale di quella provincia, occorse più di una settimana per organizzare il trasferimento della detenuta verso la Terra di Nessuno ed il carcere segreto lì situato.
A seguito dell’uscita di scena della nobildonna, al cospetto di Midda era immediatamente giunto il magistrato incaricato di giudicarla e condannarla per il propri crimini: quel secondo incontro, ovviamente, fu assolutamente formale e privo di valore laddove egli non ebbe ragioni di impegnarsi nel fissare la data di un processo pubblico o, tanto meno, nell’ipotizzare una sentenza di morte come sarebbe stato logico avvenisse. Il di lei futuro era del resto già stato deciso dall’intervento del potere politico, ed ella era ormai sfuggita ad ogni autorità giudiziaria, rendendo vana qualsiasi discussione a tal riguardo. Nessuno al mondo avrebbe saputo del di lei arresto ed, in effetti, nessuno avrebbe neanche più saputo qualcosa in merito alla di lei stessa esistenza se avesse deciso di rifiutare l’offerta concessale e non si fosse presentata all’appuntamento fissato per quarantotto ore dopo il suo ingresso nella prigione: come molti altri condannati prima di lei, anche la donna guerriero sarebbe così semplicemente scomparsa nel nulla, per poi essere probabilmente dimenticata dal mondo intero con la stessa rapidità con cui la narrazione delle di lei gesta normalmente riusciva a diffondersi in ogni provincia della nazione. Un triste destino, una pessima conclusione per una vita avventurosa era così quella che l’avrebbe attesa, e di certo con tutte le proprie forze, con tutta la propria tenacia ella si sarebbe opposto ad esso, nonostante ogni precauzione, nonostante ogni catena che i di lei avversari le avessero posto addosso: questo, ovviamente, sarebbe avvenuto se non fosse stata lei stessa ad aver pianificato, ad aver desiderato tutto quello che stava avvenendo e che sarebbe presto avvenuto. Nei piani originali della donna guerriero l’intervento della sorella di lord Sarnico, creduta morta da tempo, non era stato ovviamente preso in considerazione: l’ipotesi da lei formulata in origine prevedeva la conduzione di un sottile ed estenuante gioco psicologico con il magistrato e con i propri carcerieri per vedersi assegnata non tanto ad un comune carcere cittadino, da cui avrebbe minacciato la propria fuga prima dell’esecuzione in piazza, quanto a quello stesso segreto complesso. Una strategia che, sicuramente, aveva preso in considerazione molti fattori di rischio ma che, dalla propria, vedeva coinvolto anche l’interesse di troppi mecenati attorno alla di lei persona: essi, seppur appartenenti ad altre città, pur apparentemente privi di potere in quei confini, avrebbero offerto o imposto la propria influenza sull’autorità di Kirsnya per mantenerle in vita la propria mercenaria, per poter continuare ad usufruire dei di lei servigi. A prescindere da simili considerazioni, comunque, un fattore di rischio non sarebbe mai stato annullato nella programmazione originale di quella strategia ed avrebbe costretto Midda ad un intrepido gioco d’azzardo dal quale ella sentiva fiduciosa riuscire ad uscire vincitrice: l’inattesa ed inattendibile comparsa in scena della nuova prima donna del panorama politico e sociale della capitale, però, aveva improvvisamente offerto una nuova entropia, delle nuove possibilità di cui ella aveva deciso di approfittare con tempestività e spirito di adattamento, riuscendo in tal modo ad assicurarsi il viaggio verso la meta da lei desiderata e da chiunque altro temuta, riuscendo a vedere i propri piani realizzarsi con assoluto successo.
Una settimana dopo, a scortare la prigioniera verso il proprio luogo di detenzione non furono predisposti gli stessi soldati che già l’avevano accompagnata fino alla città: nell’interesse dei signori locali di mantenere il maggiore riserbo su ogni questione riguardante il carcere nella Terra di Nessuno, evitando in ciò di coinvolgere con esso l’esercito per tutte le implicazioni che una simile presenza avrebbe significato, un nuovo contingente venne pertanto scelto fra le guardie cittadine, fra uomini e donne che trovavano la propria fedeltà innanzitutto rivolta ai signori di Kirsnya e solo successivamente al regno ed al suo sovrano, al contrario dell’esercito. Sessanta, fra uomini e donne, furono così incaricati di un simile onere, venendo armati al punto tale da apparire diretti in guerra più che nell’accompagnare una condannata e, sempre in un clima di riserbo sull’accaduto, la partenza dalla città fu fissata per l’alba, in immediata conseguenza della prima apertura delle porte della città, quando ancora nessun’anima si offriva per le vie della capitale, in un orario decisamente precoce per lo svolgimento di umane attività sociali, lavorative o commerciali.

« Conoscete tutti i vostri ordini. » raccomandò il magistrato che aveva emesso la “propria” sentenza contro Midda, rivolgendosi alle truppe posizionatesi attorno alla mercenaria « Midda Bontor deve giungere viva fino al carcere e deve essere lì rinchiusa per quarantotto ore. »
« Sì, signore. » rispose il comandante a capo di quel gruppo, un uomo tarchiato, più anziano rispetto alla donna guerriero di almeno dieci anni, con la pelle resa dorata dal sole e folti baffi fulvi a coprirne quasi interamente le labbra.
« Non deve essere offerto danno alla prigioniera, ma laddove ella dovesse tentare la fuga, come sicuramente accadrà, sarete autorizzati all’uso della forza. » specificò a quel punto il giudice, con sguardo serio verso la condannata « Ferite le gambe, se necessario, ma evitate di arrecare danni permanenti se possibile: lady Lavero desidera questa donna al suo servizio e non è nostro interesse rendere scontenta una dama di tale rango, ovviamente. »
« Sì, signore. » annuì nuovamente il comandante.
« Una volta rinchiusa nel cratere, dovrete accamparvi nella Terra di Nessuno ed attendere lì i due giorni: il cammino è troppo lungo per concedervi la possibilità di un ritorno a casa. » continuò l’uomo, nel ricordare alle guardie per l’ennesima volta i propri ordini, le istruzioni di quella missione, di quell’incarico « Se la nostra affascinante pirata dovesse decidere di accettare il prezzo per la propria liberazione, la dovrete ricondurre qui, ancora in catene a titolo di precauzione. »
« Sì, signore. »
« Buon viaggio, maggiore Onej’A. » concluse a quel punto, soddisfatto delle retoriche risposte offertegli dal proprio interlocutore « E ricordati sempre con chi hai a che fare. » aggiunse, quasi sottovoce, con un tono ora diverso da quello ufficiale precedentemente addotto, quasi come se stesse offrendo una sincera raccomandazione ad un amico, piuttosto che un ordine ad un subordinato.

Annuendo appena, l’uomo a capo delle guardie si sistemò l’elmo sul capo prima di muovere il cavallo sul quale sedeva fino all’estremità del proprio contingente, uomini e donne altresì pronti ad affrontare a piedi quel lungo cammino, per ordinare loro l’inizio del viaggio, per scandire il ritmo di ognuno dei loro passi in un silenzioso avanzare.
Ancora incatenata esattamente come lo era stata al momento del suo primo arresto, mai liberata da tali costrizioni in quei giorni di prigionia per quanto alcun tentativo di ribellione fosse stato da lei offerto fino a quel momento, Midda osservò silenziosamente i propri nuovi compagni di ventura, i volti che l’avrebbero accompagnata nei giorni di viaggio necessari prima di giungere alla prigionia nella Terra di Nessuno. A differenza dei soldati che già le erano stati vicini nel ruolo di carcerieri, alcun sentimento di timore o di rispetto reverenziale riusciva a trovare negli occhi di quelle persone: diffidenti essi stringevano le proprie armi e le di lei catene quasi fossero stati incaricati del trasferimento di una belva feroce, di una fiera indomabile. Se fra i membri dell’esercito kofreyota, infatti, il di lei nome era associato a quello di una grande combattente, mercenaria sì ma pur sempre guerriera degna di ogni rispetto, fra i membri della guardia cittadina della capitale ella aveva una fama ben diversa. Forse fra coloro che la circondavano erano anche visi che avrebbe dovuto riconoscere, espressioni che avrebbe dovuto poter riportare alla memoria in quanto appartenenti al di lei passato, avversari già affrontati e battuti senza impegno alcuno, lasciati sopravvivere solo perché le loro morti non avrebbero rappresentato per lei alcun guadagno, ed in un simile contesto, agli occhi del gruppo preposto alla di lei custodia, ella era e sarebbe sempre rimasta solo una criminale, una violenta e sadica assassina da controllare a vista, da non trattare alla stregua di un essere umano, in quanto non meritevole di un tale privilegio. Senza che alcun sentimento di umana pietà potesse esserle offerto, ella sarebbe stata perennemente gravata dal giogo di quelle grosse catene, dal peso del metallo che già ne segnava tremendamente le carni, piagandone la pelle e le membra in maniera assolutamente dolorosa, ritrovandosi costretta a percorrere un cammino nel corso del quale, probabilmente, una donna meno forte rispetto a lei avrebbe perduto la vita.

« Thyres… » invocò in un lieve respiro, involontariamente gemendo in quel mentre per la propria concreta sofferenza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ora son curioso di scoprire che vuol fare al cratere...

Sean MacMalcom ha detto...

Lo scoprirai fra un po'! :D
E quando lo scoprirai, non ci crederai! :P