Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
giovedì 2 maggio 2019
2898
Avventura
056 - Un oscuro ordito
La subitaneità degli eventi, per così come occorsero, non permisero a Duva di formulare ulteriori ipotesi, né, tantomeno, a Rula di intervenire nel merito di quanto occorso, giacché, a immediato proseguo di quelle ultime parole la scena lì in corso venne alterata dall’ingresso in scena della stessa Figlia di Marr’Mahew, la quale, lasciando allora l’appartamento di Pitra Zafral, ebbe a precipitarsi nel corridoio, a voler constatare, in prima persona, quanto potesse essere accaduto là fuori.
Se, infatti, all’interno dell’appartamento l’accusatore era stato in grado di ristabilire un momento di tregua, e un momento di tregua nell’imporre alla falsa Lys’sh di arrestare il proprio operato, alla donna dagli occhi color ghiaccio e dai capelli color del fuoco non era ancora stata concessa effettiva possibilità di comprendere se la propria estemporanea avversaria avesse a doversi considerare effettivamente la propria sorella ofidiana oppure, semplicemente, un’altra figura lì presentatasi sotto mentite spoglie, possibilmente in grazia a qualche particolare tecnologia camaleontica nel merito della quale, ancora, non avrebbe potuto vantare conoscenza alcuna. E giacché, nell’evolversi della situazione nel proprio complesso, sostanzialmente superfluo, oltre che pericoloso, sarebbe stato per lei temporeggiare ulteriormente all’interno dell’appartamento pur con tanto impegno conquistato, là dove, in fondo, ormai tutto ciò che avrebbe potuto condividere con il magistrato era già stato condiviso e, ormai, soltanto a lui sarebbe spettato l’onere di comprendere la verità dei fatti dietro alle sue parole; Midda non ebbe a riservarsi esitazione alcuna ad approfittare di quell’estemporanea tregua per precipitarsi al di fuori dell’appartamento, nell’intento di constatare in prima persona cosa stesse accadendo là fuori e, in ciò, di comprendere, effettivamente, quale sorte avrebbe avuto a dover essere attribuita a Lys’sh.
Fu così che, nel ritrovare la stessa giovane ofidiana a terra, incosciente, con Duva stesa su di lei, in uno scenario che avrebbe potuto far presumere il peggio, alla donna guerriero altra reazione non fu concessa che quella propria di un profondo sospiro di sollievo, e un profondo sospiro di sollievo allor giustificato dalla gradevole consapevolezza di quanto, nell’appartamento alle sue spalle, non avesse a dover essere considerata presente una sorta di Lys’sh posseduta. Che poi, nel vedere Lys’sh lì stesa a terra, e potenzialmente addirittura morta, o nel sapere che esistessero tecnologie o creature in grado di replicare perfettamente l’aspetto di altre persone, non vi avrebbe avuto a dover essere frainteso nulla di positivo, tale sarebbe stato necessariamente un altro discorso… e un altro discorso che, nel tempo, avrebbe allor approfondito.
Per intanto, infatti, la priorità avrebbe avuto a dover essere rilevata un’altra, e un’altra utile, allora, a vederli allontanarsi quanto più rapidamente possibile da lì, da quel piano, da quell’edificio e, potenzialmente, da quell’intero pianeta, prima di ritrovarsi oggetto di qualche sgradevole caccia all’uomo qual pur, di lì a breve, Pitra Zafral avrebbe potuto anche prendersi la libertà di proclamare a suo, e loro, discapito…
« Sono vivi…? » domandò in direzione di Duva, ovviando a qualunque dispersiva chiacchiera e, nel contempo di ciò, riponendo nel proprio fodero la lunga spada bastarda e liberandosi del manganello, ormai superfluo ingombro privo di valore, per poi dirigersi, ancor prima di qualunque conferma a tal riguardo, alla volta di Be’Sihl, il più pesante della coppia lì a terra, allo scopo di farsi carico del suo corpo, così come, comunque, non avrebbe mancato di fare tanto nell’eventualità in cui fossero stati effettivamente vivi, tanto in quella nella quale fossero stati uccisi, non intendendo certamente lasciare ai propri antagonisti le loro spoglie mortali… non alla luce della consapevolezza di quali tecnologie avessero a disposizione, prima fra tutte quell’orrore chiamato Sezione I.
« Sì. » confermò il primo ufficiale della Kasta Hamina, felice in cuor suo di veder ricomparire l’amica e, nel contemplarne le azioni, immediatamente imitandola senza neppure sollevare il benché minimo interrogativo a riguardo di quanto stesse accadendo, nel comprendere la necessità di rimandare a posteriori qualunque chiacchiera, e, in tal senso, nel riporre a sua volta la propria arma, per poi accollarsi il compito di badare a Lys’sh, sollevandola da terra con maggiore premura e attenzione rispetto a quanto, nel contempo di ciò, non stesse riservandosi occasione di compiere la propria alleata con il suo uomo, altresì meno elegantemente afferrato dal suo metallico braccio destro e caricatoselo in spalla, non troppo diversamente da come ci si sarebbe potuti attendere nei confronti di un sacco di patate.
« Andiamo! » sancì quindi Midda, rivolgendo uno sguardo all’indirizzo di Rula, la quale, dal canto proprio, si era riservata sufficiente presenza di spirito da comandare immediatamente la riapertura delle porte dell’ascensore, prima che qualcun altro potesse esigerlo qual proprio.
Fu quindi questione di pochi istanti, di qualche fuggevole battito del cuore di quel trio di donne, e nell’intero pianerottolo l’unica presenza che ebbe lì a restare fu la sconosciuta svenuta nei pressi dell’ascensore, e quella sconosciuta che, in maniera del tutto inconsapevole, avrebbe avuto a doversi veder riconosciuto pur un ruolo nell’intera questione, e quel ruolo che era stato allor utile alla camaleontica aggreditrice per fare il proprio ingresso in scena, per superare, in ciò, ogni possibilità di controllo all’ingresso del palazzo e, ancora, per sorprendere l’ultima linea di difesa prima dell’appartamento, riportando poi quella pur non scontata vittoria nei riguardi di Lys’sh e Be’Sihl, a lei fortunatamente comunque sopravvissuti.
Pochi istanti, quelli utili al gruppo comandato dalla Figlia di Marr’Mahew, per dileguarsi, nel corso dei quali, all’interno dell’appartamento, Pitra Zafral avrebbe avuto a doversi riconoscere ancor più impegnato a prestare attenzione all’ofidiana lì entrata in scena, e a quella soldata che, per quanto tale, e per quanto al servizio dell’omni-governo di Loicare, si era riservata eccessiva esitazione nel confronto con un suo ordine diretto. Un ordine diretto a confronto con il quale, del resto, non stava ancora offrendo effettiva soddisfazione, non avendo ancora risposto alla richiesta di identificazione rivoltale…
« Signore… la ricercata... » tentò di denotare la falsa Lys’sh, appellandosi all’accusatore, e a colui che, in quel momento, non stava apparentemente preoccupandosi della fuga della stessa donna subentrata con la forza all’interno del proprio appartamento, quanto e piuttosto unicamente di lei, continuando a fissarla con sguardo inquisitivo.
« E’ latitante già da molti anni… » replicò egli, scuotendo appena il capo e minimizzando, in tal senso, il valore di quell’indicazione, di quel tentativo di portare la sua attenzione al fatto che Midda avesse colto al balzo l’occasione per dileguarsi, in termini, invero, tutt’altro che sorprendenti « … un giorno in più, o un giorno in meno, non cambierà molto. » escluse, offrendo un certo, insolito pragmatismo nei riguardi della questione, altresì concentrato, piuttosto, sull’altra donna in quel momento ancora presente all’interno del proprio appartamento, e a quella donna che non avrebbe potuto sfuggirle in maniera tanto banale, al pari della mercenaria assassina più ricercata di Loicare « Piuttosto lei, soldato, non ha ancora risposto alle mie domande. E, nel suo caso, non vi è alcuna scusante. »
L’enorme mole dell’accusatore, quel fisico statuario e muscoloso già abitualmente improprio nel confronto con il suo mestiere, e con quel suo mestiere che, in termini forse eccessivamente stereotipati, avrebbe avuto a prevederlo, piuttosto, qual un uomo medio, impigrito nel proprio corpo e nel proprio aspetto da una vita per lo più sedentaria, avrebbe avuto a doversi lì riconoscere in paradossale contrasto, allora, con la propria interlocutrice, e con quell’interlocutrice che, con una massa probabilmente equivalente a quella di un suo braccio o poco più, stava venendo altresì appellata con il termine “soldato”, in assenza di un altro identificativo utile con il quale a lei rivolgersi, in quell’assurda inversione di ruoli che non avrebbe potuto ovviare a suscitare una certa ilarità nel confronto con l’evidenza di quanto, tutto ciò, avesse a doversi intendere qual grottesco. Ma tale, comunque, avrebbe avuto a dover essere riconosciuta la realtà dei fatti per così come in quel momento definiti, in termini utili a costringere, quindi, l’esile ofidiana a sollevare il capo per poter avere occasione di rivolgere uno sguardo al proprio imponente interlocutore, lì intento a insistere nei propri interrogativi a suo riguardo.
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