Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte
News & Comunicazioni
E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
venerdì 17 maggio 2019
2913
Avventura
056 - Un oscuro ordito
E se pur, ovviamente, Pitra Zafral non mancò di rifiutare una simile descrizione per quel “momento di quieta riconciliazione, possibilmente in un contesto più appropriato” rispetto a quello proprio della prigione, sufficientemente palese avrebbe avuto a doversi intendere, quello da lui proposto e organizzato, qual un appuntamento… e un appuntamento, in effetti, in grande stile. Tre antipasti, due primi, due secondi, quattro contorni, otto diversi tipi di formaggi e due dolci furono quanto costituì il menu di quella serata, il tutto accompagnato da tre vini bianchi, di cui due mossi e un fermo, e altri due vini rossi, entrambi fermi: un pasto assolutamente ineccepibile nella propria composizione e nella propria qualità, che si ritrovò a essere servito in uno dei più importanti, rinomati e costosi ristoranti della città, e uno di quei ristoranti i quali, in verità, prima di quella sera Tora Ghiedel non avrebbe neppure potuto immaginare avessero a esistere, ponendosi troppo al di fuori della propria portata per poter rappresentare per lei motivo di interesse.
Così, fra granchio reale al profumo di rosmarino, accompagnato da insalata di avocado e cipolla rossa, baccalà mantecato su crema di baccalà e tortino di ceci, astice con crema di zucca allo zenzero e topinambur; ma anche dei tortellini agli spinaci selvatici con pomodoro e gamberetti, e lasagne di pasta fresca, baccalà ed erbe; senza dimenticare una punta di petto di manzo allo spiedo con raperonzoli, crema di paté di fegato, salsa al vino e riduzione al melograno o la composta di cappone al forno; quella serata ebbe a offrirsi per la stessa Tara, obiettivamente, qual l’appuntamento più costoso della propria intera vita, in un contesto che, allora, probabilmente avrebbe avuto a porla maggiormente a disagio persino rispetto all’idea di una sfida di lotta con un accusatore all’interno di una cella. E se, a margine di tutto ciò, ella non avrebbe avuto a dimenticare, né mai avrebbe potuto farlo, l’identità del proprio anfitrione, coincidente con quella del succitato accusatore che, poche ore prima, l’aveva violentemente umiliata nel corso di un conflitto nel quale, a stento, ella si era potuta dimostrare capace a reggere il giuoco; abbastanza palese, ovvio, persino scontato, avrebbe avuto a doversi ritenere quanto, in tale occasione, ella non avrebbe potuto negarsi una certa difficoltà emotiva, psicologica, a rapportarsi non soltanto con quegli eventi, quanto, e piuttosto, con quell’intera realtà e, soprattutto, con l’uomo, allora, compostamente seduto innanzi a lei. Non che, in quel momento, in quella serata, ella, o chiunque altro, avrebbe potuto trovare la benché minima ragione di critica a discapito del medesimo accusatore… anzi.
Per quanto apparentemente austero, nel proprio modo di fare e, soprattutto, di rapportarsi con le altre persone, Pitra Zafral non avrebbe avuto a dover essere criticato qual un cattivo ospite. In effetti, non fosse stato proprio lui, non fosse stato uno dei più temuti accusatori di tutta Loicare, e, in particolare, l’accusatore che tanto duramente si era espresso a suo discapito, egli avrebbe potuto quietamente rappresentare l’incarnazione dell’idea stessa di accompagnatore perfetto per qualunque donna, e per quella donna in particolare, non soltanto nella scelta del luogo, o del menu, ma anche, e ancor più, per tutta la premura che, a margine di ciò, egli non volle mancare di rivolgerle, con attenzione degna del migliore dei corteggiatori.
Un esempio sopra ogni altro? A non concedere, alla propria ospite, la benché minima occasione di imbarazzo nel ritrovarsi, in maniera sicuramente inaspettata, a confronto con un luogo qual quello, e un luogo di una bellezza e di un’eleganza squisita, con i propri divanetti di velluto rosso scuro, le proprie lunghe tovaglie finemente lavorate, le proprie pareti ornate da squisiti dipinti classici, egli si era voluto addirittura premurare di farle recapitare, al proprio indirizzo, un abito, e un abito da sera il prezzo del quale, probabilmente, sarebbe equivalso all’incirca a un anno del suo stipendio da militare, in termini tali per cui, ancora una volta, ella non avrebbe neppure avuto a poterne immaginare l’esistenza, nella scelta del quale non soltanto aveva avuto occasione di dimostrare ottimo gusto ma, anche e ancor più, uno straordinario senso delle misure, nell’averne azzeccato alla perfezione la taglia, in termini tali per cui, addirittura, esso avrebbe potuto esser frainteso qual ritagliato direttamente attorno alle sue forme, alle sue proporzioni, e lì composto su misura solo e unicamente per lei. E con la stessa attenta premura, necessariamente, egli si era parimenti preoccupato di sé, del proprio vestiario, della propria immagine, allo scopo di potersi offrire soltanto al meglio, benché, nell’esuberanza di quel fisico colossale, obiettivamente, un completo con giacca e cravatta non avrebbe potuto ovviare a risultare quasi una forzatura per lui.
A dispetto, poi, di quanto qualche sospettoso e malpensante paranoico avrebbe potuto lì sospettare, nulla di tutto quello, tuttavia, avrebbe avuto a dover essere inteso per qualcosa di diverso da quanto lì stava cercando di proporsi essere. Per quanto facile, infatti, sarebbe potuto essere per chiunque ipotizzare una qualche originale manovra psicologica, da parte del magistrato, per poter condurre il proprio interrogatorio in maniera sicuramente non convenzionale, e pur, non per questo, meno efficace, distraendo la propria inquisita dietro alla distrazione propria di begli abiti, splendidi luoghi e ancor più gustosi cibi, per tutta la durata di quella sera, da parte dell’uomo, non ebbe mai a esserci un solo, semplice accenno a quanto accaduto soltanto poche ore prima entro i confini del centro di detenzione o, ancor in precedenza, a casa propria. Quasi come se, infatti, tutto fosse stato già dimenticato, fosse stato già superato, egli parve dimostrarsi interessato solo e unicamente a consumare la propria cena, intrattenendosi con la propria ospite in chiacchiere generiche, spaziando dalle ultime notizie di cronaca sino ai risultati degli incontri sportivi, non mancando, ovviamente, di cercare occasione di confronto nel merito degli interessi letterari o musicali: insomma… tutto quello che, in un contesto come quello, ci si sarebbe potuti attendere nel corso di un appuntamento, e di un primo appuntamento fra un uomo e una donna.
« Se ora dicessi che sei un uomo particolare, Pitra, rischierei di risultare offensiva…? » domandò a fine serata Tora, piegando appena il capo per scrutarlo, per contemplarlo meglio e, forse, per cercare di capirlo, e di capire quali pensieri avessero a poter muovere quell’uomo nel proprio agire, e nel proprio agire in quei termini Lo chiedo solo perché vorrei evitare una qualche accusa per offese a pubblico ufficiale o qualcosa di simili. » soggiunse poi, con tono volutamente ambiguo, tale da apparire necessariamente scherzoso e pur, dietro a quello scherzo, a cercare una qualche conferma, nel merito dei propri dubbi.
« Dipende in quale accezione tu potresti desiderare declinare il termine “particolare”… » sorrise l’uomo, scuotendo appena il capo a voler comunque escludere da parte propria un approccio particolarmente serio all’argomento, non per mancanza di rispetto verso di lei, quanto e piuttosto nell’intento opposto, e nell’intento di volerle offrire esattamente quanto richiesto, e quell’implicita, ma sicura, immunità innanzi a ogni di lei prossima affermazione « E’ un “particolare” negativo, quasi a dire anormale, inconsueto, bizzarro o strano… o piuttosto è un “particolare” positivo…?! »
« Direi che è un “particolare” positivo, quasi a dire anormale, inconsueto, bizzarro o strano… » annuì la donna, osservandolo dolcemente divertita da quelle sue parole e dal fatto di stargliele riproponendo esattamente per così come le aveva scandite, pur, allora, desiderosa di volerle completamente invertire nel proprio significato, in quell’accezione così negativa alla quale egli le stava legando « … perché, francamente, nella mediocrità che contraddistingue la maggior parte delle persone, chiunque si riesca a elevare al di sopra della stessa, come sembri volerti tanto impegnare a compiere tu, non può che risultare estremamente positivo, per quanto probabilmente estraneo al resto del mondo a lui circostante. » puntualizzò, a tentare di meglio esplicitare il proprio pensiero « Non so se mi sono riuscita a spiegare o se il vino già mi sta facendo soltanto straparlare… »
« Credo di aver compreso… » confermò Pitra, in una conferma che non sarebbe mancata anche laddove egli non avesse realmente compreso, non desiderando imporre alla propria interlocutrice alcun negativo onere, fosse anche e soltanto quello proprio, da parte sua, di essere in grado di esprimere un concetto pur abbastanza semplice « E per questa volta, pertanto, credo di potermi permettere di soprassedere ai tuoi giudizi, siano essi positivi o negativi… » le concesse, quietamente « E’ la tua serata, Tora, e non desidero che nulla abbia a turbarti. Né, tantomeno, che una qualunque ombra possa offuscare la quiete del tempo che stiamo, ora, trascorrendo insieme. »
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento