11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 11 maggio 2019

2907


« Alle sei e venti ho raggiunto la centrale operativa. Lì sono rimasta in attesa sino alle sette e quarantacinque, quando abbiamo ricevuto l’ordine di intervenire presso la sua abitazione, a verificare il perché del silenzio degli agenti di scorta a lei assegnati. Alle ore otto, la mia squadra e io abbiamo raggiunto la sua abitazione e nel mentre in cui i miei uomini attendevano, all’esterno, il mio segnale per intervenire, ho deciso di muovermi personalmente in un primo sopralluogo. Per questa ragione, alle ore otto e dieci minuti entravo nella sua abitazione e ingaggiavo battaglia con la ricercata meglio nota come Midda Namile Bontor, la quale sembrava averla presa in ostaggio. » proseguì e concluse, impassibile nel riferire quegli eventi, e quegli eventi ai quali, in tal maniera, stava asserendo di aver preso parte, benché, dal canto proprio, il suo interlocutore fosse fermamente convinto del contrario.

E proprio a partire da tale ferma convinzione, Pitra scelse con attenzione i termini del proseguo del proprio intervento, valutando nei confronti di quella donna l’approccio più diretto che avrebbe mai potuto riservarle, allo scopo di meglio definire quanto egli non avrebbe avuto piacere a tollerare ulteriori menzogne da parte sua e, al contempo, nella volontà di non aver a dimostrare alcuna mancanza di rispetto verso una donna che, chiaramente, non avrebbe potuto tollerare alcun genere di discriminazione nei propri riguardi, non, certamente, per il fatto di essere donna.
Così, quando egli riprese voce, al termine di quella sintetica descrizione della mattina della propria interlocutrice, da parte dell’uomo non vi fu alcun tentativo di addolcire il proprio incedere, nell’affrontare quella soldata con tutto il rigore e la fermezza che una donna del suo calibro avrebbe potuto desiderare vedersi riconosciuta.

« Caporal maggiore Ghiedel… » la richiamò all’ordine, storcendo le labbra verso il basso « … lei è consapevole che mentire a un accusatore, in qualsivoglia circostanza, ha da giudicarsi qual un grave reato? Un reato che, per un militare come lei, non può ovviare ad assumere connotazioni ancor più gravi nel confronto con la legge? »
« Signore, sì signore. » confermò la donna, non palesando la benché minima esitazione nel confronto con il sottinteso proprio di quell’affermazione, e di quell’affermazione che non avrebbe avuto valore se non fosse stata allor giustificata dalla volontà, per la controparte, di porre in dubbio la sincerità del proprio intervento, delle proprie parole, in termini che, a margine di tutto ciò, avrebbero avuto a riconoscersi qual preludio a una qualche incriminazione a proprio discapito.
« Alla luce di questa consapevolezza, lei è sicura di voler confermare la versione degli eventi per così come occorsi che mi ha appena riferito…? O, forse, potrebbe preferire riformulare la propria deposizione…?! » la incalzò ulteriormente l’uomo, a volerle riconoscere la possibilità di ritrattare, e di ritrattare quanto, in caso contrario, egli non avrebbe esitato a usare a suo discapito, non potendo tollerare da alcun, e men che meno da un militare di Loicare, la violazione della legge « Se desidera ripensare a una qualunque affermazione da lei appena proposta alla mia attenzione, correggendo eventuali errori in buona fede, le assicuro che incontrerà la mia più benevola clemenza. »

A dispetto di tutta la buona volontà che pur, in ciò, non avrebbe potuto ovviare a contraddistinguere l’intervento di Pitra Zafral, il quale, ovviamente, non avrebbe riconosciuto alcuna immunità alla propria inquisita, ma, sicuramente, le avrebbe garantito importanti sconti di pena nel confronto con l’eventuale evidenza di un suo ravvedimento e della sua conseguente collaborazione; purtroppo il caporal maggiore Ghiedel non parve lasciarsi stuzzicare dalla proposta così rivoltale.
Al contrario, ella mantenne fermamente la posizione assunta, psicologicamente e fisicamente, senza palesare alcuna incertezza in essa: non a confronto con le minacce prima esplicitatele, né, tantomeno, innanzi alle benevole offerte così suggeritele, non dimostrando il benché minimo interesse né per le une, né, ancor meno, per le altre…

« Signore, no signore. » escluse fermamente, non argomentando in alcuna ulteriore misura le proprie ragioni e, in ciò, limitandosi a scandire, in maniera estremamente concisa quella propria presa di posizione.
« Quindi desidera veramente sostenere di essere giunta nel mio appartamento, questa mattina, e di aver ingaggiato battaglia con Midda Bontor…? » insistette egli, socchiudendo appena gli occhi nell’osservarla, quasi a tentare di scrutarla più in profondità e di comprendere, in ciò, le ragioni alla base di una simile, palese, menzogna, e una menzogna che avrebbe potuto costarle veramente molto caro se avesse continuato a insistere in quella direzione.
« Signore, sì signore. » confermò il caporal maggiore, senza alcun genere di esitazione.
« Lei mi considera forse idiota, Ghiedel?! » tentò allora di provocarla, non sapendo in quale altra direzione potersi muovere per scuoterla da quella granitica posizione così da lei assunta, fisicamente e psicologicamente, tale per cui nulla di quanto egli stava provando a dirle sembrava essere in grado di scuoterla minimamente.
« Signore, no signore. »
« Se non mi considera idiota, caporal maggiore, come può davvero credere che io possa accettare questa sua versione dei fatti…? » le domandò, aggrottando appena la fronte « La donna che, stamattina, ha affrontato Midda Bontor nel mio appartamento non era neppure di specie umana… e lei vuole davvero accreditarsi la responsabilità di quanto accaduto?! »

Ma se pur, almeno in quel momento, Pitra Zafral si sarebbe atteso di aver portato almeno un colpo a segno, nel porre la propria interlocutrice nel confronto con l’assurdità della propria posizione, questa non ebbe ancora una volta a voler dimostrare alcuna debolezza, alcuna esitazione. E così come immobile, il suo corpo, era rimasto sino a quel momento, bloccato in quella postura di quieto riposo, allo stesso modo la sua mente non ebbe a offrire il benché minimo segno di cedimento innanzi alle insistenze dell’accusatore, vedendola mantenere fede all’unica verità che, sino a quel momento, aveva voluto professare.

« Signore, no signore. Non la considero un idiota. » dichiarò la donna, con lo sguardo fisso innanzi a sé, non più dinamico, nel proprio incedere, rispetto al resto della propria figura « Ciò non di meno, se mi chiede di riferirle quanto avvenuto questa mattina, non ho altra versione dei fatti da offrirle se non questa. » sancì, a tentare di definire, in tal maniera, conclusa ogni questione fra loro e, soprattutto, ogni possibilità di nuovo sforzo da parte del proprio interlocutore, laddove, a quel punto, avrebbe dovuto finalmente comprendere quanto ella non avrebbe avuto altro da potergli riferire, a prescindere da quanto egli avrebbe potuto insistere.

Tora Ghiedel non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual una donna facile alla resa: quel dialogo, per quanto breve, era già stato sufficiente all’accusatore per comprendere simile verità e per accettarla, con un certo moto di ammirazione in favore della medesima.
Ciò non di meno, per quanto ella non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual una donna facile alla resa, altrettanto fermo nel proprio desiderio di vittoria avrebbe avuto a doversi riconoscere lo stesso Pitra Zafral. E se pur, egli, era stato costretto a ritirarsi, estemporaneamente, dal confronto con l’accusatore Torr, in una situazione ove, allora, la sua insistenza avrebbe potuto condurre soltanto a una spiacevole violazione della legge; quella situazione, il confronto con quella donna, avrebbe avuto a doversi giudicare decisamente diverso, e diverso nella misura in cui, al contrario, egli avrebbe potuto vantare di avere la legge dalla propria.

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