11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 31 maggio 2019

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Alcuni anni erano passati da quanto Maddie aveva lasciato questo piano di realtà, in un viaggio nell’impegnarsi nel quale, ovviamente, non avrebbe potuto garantire né a me, né a nostro padre, alcuna possibilità di facile comunicazione… anzi, alcuna possibilità di comunicazione e basta. E, in questo, per nostro padre e per me, altra possibilità non era rimasta al di fuori della mera speranza, e della speranza che tutto potesse trovare la propria giusta e migliore conclusione, ovunque ella fosse finita. In maniera forse disillusa, probabilmente eccessivamente pragmatica, ancor sospinta qual pur mi era sempre posta nel mio approccio con la realtà, francamente non avevo mai immaginato di poter rincontrare mia sorella: mi mancava, certamente, mi mancava come soltanto una parte della tua stessa anima, del tuo stesso cuore, potrebbe mai mancarti, ma dopo averla vista scomparire nell’abbraccio infuocato della fenice, una parte di me le aveva semplicemente detto addio, nella consapevolezza di quanto, da un viaggio come quello nel quale ella si era avventurata, non vi sarebbe stata possibilità di facile ritorno… anzi, possibilità di ritorno e basta. Quanto, allora, non mi sarei mai potuta attendere sarebbe stata una soluzione alternativa, e una soluzione alternativa allora destinata non tanto a riportare lei da me, quanto e piuttosto a portare me da lei. E proprio questo avvenne, e avvenne nel corso di una notte come tante altre, e di una notte nel corso della quale, nel mentre in cui stavo sognando, in maniera sufficientemente banale, di essere al supermercato a fare un po’ di spesa quotidiana, me la ritrovai innanzi, e me la ritrovai innanzi in vesti decisamente diverse da quelle con la quale avrei avuto a essere considerata solita ricordarla ma, ancora più, in compagnia di molte, altre persone che mai avrei potuto neppure immaginare esserle al fianco in quel momento.
La mia timida e impacciata sorella, la mia problematica e insicura gemella, nel corso di quegli anni era radicalmente cambiata, nel proprio spirito ancor prima che nel proprio corpo, divenendo, a tutti gli effetti, degna di colei che le era stata maestra, di quella Midda Bontor di cui aveva voluto idealmente raccogliere l’eredità, viaggiando attraverso il multiverso allo scopo di salvare altre possibili e inconsapevoli vittime suo pari dalla furia omicida della regina Anmel Mal Toise, la propria nemesi, la propria nemica giurata, la sola ragione per la quale tutto quello aveva avuto inizio. E quello, ovviamente, non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual un semplice sogno, per così come ebbi a comprendere ben presto, quanto e piuttosto un’esperienza extracorporea in un diverso piano di realtà, e un piano di realtà estraneo a ogni realtà, e, per semplificare la questione ai minimi termini, un piano di realtà che avrebbe avuto a dover essere inteso, in buona sostanza, qual la matrice stessa di ogni realtà. Tale dimensione, anche nel nostro mondo, anche nella nostra realtà, non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual completamente ignota, non laddove qualcuno, un’antica e mai sufficientemente onorata popolazione della nostra cara e vecchia Terra, ha da sempre creduto in quello che definirono come il tempo del sogno, quel mondo al di fuori del mondo nel quale tutta la realtà ha origine, e dal quale tutta la realtà può ancora essere influenzata, conoscendone le vie, conoscendone i sentieri, e sapendosi inoltrare in essi.
Fu un’avventura straordinaria. Confusa, certo, e pur stupefacente. Terrorizzante, a tratti, e pur entusiasmante. Mai prima, nel corso di trentacinque anni di vita, mi era stata concessa opportunità di vivere qualcosa del genere. E probabilmente mai mi sarebbe stato ancora concesso qualcosa di simile, laddove, dietro a tutto ciò, altro non avrebbe avuto a doversi intendere se non l’oscuro piano della stessa Anmel Mal Toise, così desiderosa di liberarsi, al contempo, non soltanto della mia gemella, ma anche del suo corrispettivo autoctono nella dimensione nella quale, in quel momento, avrebbe avuto a doversi riconoscere essere, un’altra Midda Namile Bontor sufficientemente simile a quella che già avevamo conosciuto, e pur, a differenza di quella, attualmente viva e in salute. Decisamente in salute. E tutt’altro che sola, nel presentarsi, anche in quel momento, accompagnata dal proprio uomo, dai propri figli, e da molti amici che, per lei, accanto a lei, non avrebbero mai esitato a combattere, e a combattere contro l’impossibile.
In effetti, nel partire dal presupposto che l’altra Midda Bontor, quella poi morta e trasformatasi in quell’orrido mostro desideroso di ucciderci, si era posta in cammino, in quell’interminabile peregrinare dimensionale sulle ali della fenice, allo scopo di salvare al vita ad altre versioni di se stessa incapaci a difendersi o, comunque, inconsapevoli del pericolo loro imposto dall’arrivo della propria versione di Anmel Mal Toise; decisamente difficile sarebbe stato comprendere il perché di quella particolare scelta, e della scelta volta a condurre la mia gemella sino a una realtà nella quale, in effetti, la Midda “titolare” avrebbe avuto a doversi riconoscere apparentemente più che capace di gestire la situazione corrente, e, ancora, così ben accompagnata da tanti amici, da tanti alleati, tale per cui, a tutti gli effetti, la presenza della mia Maddie avrebbe avuto a potersi fraintendere qual qualcosa di più. Tuttavia, Maddie, nel proprio viaggio, avrebbe dovuto limitarsi a inseguire Anmel, e laddove Anmel poteva essere stata tanto sciocca da scegliere una realtà così potenzialmente a lei avversa, comunque ineluttabile sarebbe stato l’arrivo, lì, della mia gemella. Un arrivo che, a onor di cronaca, non doveva essere occorso da poco al momento della nostra estemporanea riunificazione, giacché, in effetti, non soltanto ella aveva avuto occasione di ambientarsi alla perfezione là dove era finita, ma, addirittura, e in maniera decisamente spiazzante, aveva avuto persino possibilità di stringere una nuova relazione sentimentale, e una nuova relazione sentimentale con quello che, per quanto mi venne concessa occasione di intendere, altro non avrebbe avuto a dover essere inteso che un antico alleato della Midda titolare. Come già con l’altra Midda, e la Midda sua mentore, anche con la Midda lì autoctona, avrebbe avuto infatti a dover essere intesa una certa differenza d’età, e una differenza di età che, in quel momento, doveva aver fatto ben comodo a quel muscoloso biondino, e quel muscoloso biondino che, probabilmente già infatuato dalla propria alleata di un tempo, nella mia gemella doveva aver trovato una perfetta seconda occasione per mettersi in giuoco… e una seconda occasione che, d’altra parte, Maddie non sembrava assolutamente aver disdegnato. E brava la mia sorellona!
Comunque sia, e ripetendomi, fu un’avventura straordinaria. E fu un’avventura straordinaria non soltanto per l’inimmaginata possibilità di ricongiungermi alla mia gemella, e per entrare, fosse anche e soltanto in maniera estemporanea, a contatto con il suo mondo, e con quello che, in quel mentre, avrebbe avuto a doversi considerare il suo mondo, ma anche, e soprattutto, per le dinamiche che contraddistinsero quell’avventura, e che ci condussero, non senza un certo impegno, a iniziare a esplorare le straordinarie possibilità proprie del tempo del sogno, e quelle possibilità in grazia alle quali, per esempio, plasmare oggetti dal nulla, rimodellare i propri corpi in semplice funzione del proprio pensiero e, ancora, e forse più banale per gli altri ma non certamente per me, permettere a una paraplegica qual la sottoscritta di tornare a camminare, e di tornare a camminare in termini che, obiettivamente, aveva persino dimenticato nella propria stessa possibilità, essendo allora trascorsi troppi anni dall’ultima volta che mi era stata concessa una simile occasione. E se pur, nella consapevolezza di quanto, in fondo, quell’esperienza avrebbe avuto a dover essere giudicata più onirica che reale, non mi sarei mai potuta attendere di risvegliarmi nel mio letto in maniera diversa rispetto a come mi ero addormentata, il mio successivo risveglio, in effetti, fu contraddistinto da qualcosa di assolutamente inaspettato, e assolutamente inaspettato come il ritrovarmi, in maniera inizialmente del tutto inconsapevole, a reggermi nuovamente sulle mie stesse gambe, e su quelle gambe che pur, dall’età di dieci anni, non avevano avuto alcuna possibilità di muoversi, e che, anche nell’eventualità propria di una miracolosa guarigione, probabilmente non mi avrebbero mai permesso di riconquistare la mia autonomia in quella maniera, in quei termini, mostrandosi, allora, più belle che mai, toniche e sinuose non meno rispetto a quelle della mia gemella, per così come, ineluttabilmente, non avevano mai potuto essere.
Il tempo del sogno aveva riplasmato la realtà. Aveva riplasmato la mia realtà. La mia realtà personale. E mi aveva restituito quella vita che quel terribile incidente mi aveva portato via a soltanto dieci anni. In qualcosa che, nelle proprie dinamiche, nella propria concretezza, avrebbe trasceso quietamente qualunque idea di scienza, e forse e persino di fede, spingendosi molto oltre… e spingendomi, di conseguenza, molto oltre, alla ricerca di un nuovo senso alla mia vita, e a quella vita che, da quel giorno, non avrebbe più potuto essere contraddistinta da mero e disilluso pragmatismo.

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