Impossibile, a posteriori, sarebbe stato cercare di descrivere adeguatamente la follia di quella battaglia. Non la prima a cui Midda Bontor avrebbe potuto vantare di partecipare e, se fosse sopravvissuta, neppure l’ultima. E, ciò non di meno, forse una delle più impegnative della sua intera esistenza, nel confronto con il non banale limite impostosi nel non voler mietere vittime e, soprattutto, vittime innocenti nel corso di quell’improba sfida.
Con buona pace di ogni senso di razionalità nella propria vita quotidiana, quella nuova pugna alla quale si stava così ritrovando a partecipare avrebbe avuto a doversi intendere l’esatta antitesi dell’ultima a cui aveva partecipato, nel corso dell’assedio di Lysiath. In quel frangente, infatti, la Figlia di Marr’Mahew, per quanto si sarebbe potuta impegnare a tentare di mietere vittime fra i propri avversari, fra le fila interminabili di quell’immenso esercito di ritornati, ella non avrebbe avuto a riservarsi alcuna possibilità di successo a tal riguardo, rendendo così sostanzialmente vana ogni propria azione bellica: ora, per quanto egualmente non risolutiva avrebbe potuto essere intesa ogni propria mossa, ella avrebbe avuto a doversi riconoscere in una posizione assolutamente antitetica, e nella posizione tale per cui avrebbe dovuto prestare la massima attenzione affinché, anche senza esplicito desiderio di sangue da parte dei propri attuali antagonisti, ella non avesse spiacevolmente a mietere vittime.
Non che, a confronto con tutto ciò, ella avrebbe avuto di che potersi lamentare. Anzi. Da sempre, del resto, ella aveva cercato con una certa bramosia nuove occasioni di sfida nelle quali potersi impegnare, per dimostrare a se stessa, e agli dei tutti, di essere l’unica artefice del proprio destino. E proprio in tale continua e quasi ossessiva ricerca di nuove sfide, ella era divenuta colei che era, quella straordinaria leggenda vivente tanto ammirata, quanto temuta e, sicuramente, non meno odiata. In tal senso, quindi, avere la possibilità di riservarsi una nuova occasione di sfida, e di sfida in termini tanto improbi, non avrebbe potuto che entusiasmarla, stuzzicando tutta la sua eccitazione. Ciò non di meno, tutt’altro che semplice, anche per lei, sarebbe stato riuscire a tenere testa a un quantitativo così inverosimile di avversari, e, nel contempo di ciò, senza avere colpo a ferire.
Per sua fortuna, comunque, in quel di Kriarya, così come più in generale in quel di quell’intero mondo, ella non avrebbe potuto vantare di conoscere persone in grado di batterla. Se così fosse stato, del resto, ella sarebbe già morta da tempo, in una delle molteplici sfide che, nel corso del tempo, si era proprio malgrado ritrovata ad affrontare entro i confini delineati da quelle mura dodecagonali, per iniziativa di tutti coloro, al pari di Nessuno, desideravano associare il proprio nome alla sua sconfitta. A margine di ciò, tuttavia, la disparità di forze spiegate in campo era decisamente considerevole. E a quel primo contingente così lanciato contro di lei, Nessuno ebbe ad aggiungere altre risorse, altre risorse che, al pari dei primi, a prescindere dalla propria storia personale o dalla propria abilità nell’uso delle armi, non mancarono di slanciarsi contro la donna guerriero e, accanto a lei, seppur con meno interesse, la sua felina compagna.
Così, in breve tempo, l’ammasso di persone, e di armi, lì presente avrebbe avuto a doversi intendere tale per cui anche gli attenti sensi dell’Ucciditrice di Dei ebbero a concedersi qualche svista, qualche errore. Sviste, errori, che ella avrebbe avuto a pagare con il proprio sangue se soltanto, accanto a lei, non fosse allor stata proprio Lora Gron’d, quell’indomita feriniana che, ergendosi con quieta indifferenza innanzi alle armi nemiche, offriva di volta in volta il proprio stesso corpo come uno scudo per la compagna d’armi, laddove ella non avrebbe avuto a doversi intendere sufficientemente rapida a reagire, o, addirittura, laddove ella non avrebbe avuto la benché minima possibilità di reagire.
E quasi imbarazzante, allor, avrebbe avuto a potersi dire, per lei, ritrovarsi costretta a “nascondersi” dietro a Lora Gron’d, quella ritornata che non soltanto era tale per colpa sua, ma, addirittura, era stata da lei uccisa in primo luogo, vedendosi negato il proprio futuro semplicemente perché ritrovatasi nel posto sbagliato al momento sbagliato, inconsapevole di quanto stesse realmente accadendo.
« So che potrebbe apparire ipocrita dirlo proprio in questo particolare momento... ma... » prese quindi voce proprio all’indirizzo della sua attuale compagna d’armi, e di quella compagna d’armi alla quale, negli ultimi istanti, avrebbe avuto a dover rendere grazie per la propria vita almeno cinque volte, per quanto aveva avuto occasione di contare « ... sono davvero rammaricata per quanto è accaduto in quel di Thermora. »
« Più che “ipocrita”, io direi “stupido”... » puntualizzò l’altra, aggrottando appena la fronte a quell’accenno, e a quell’accenno che, forse per un qualche insolito senso del pudore, insolito in Midda, quantomeno, l’aveva spinta a formulare in maniera così velata il riferimento alla sua morte « Intendi davvero parlare del fatto che mi hai uccisa nel mentre in cui mi sto impegnando a salvarti la vita? » ironizzò, per poi subito soggiungere a meglio chiarire il concetto « Non ti sembra di avere già abbastanza nemici attorno a te?! » osservò, in quella che avrebbe potuto anche essere intesa qual una velata minaccia, se soltanto il suo tono apertamente divertito non avesse avuto a ricondurre la questione entro i giusti termini.
« Beh... se anche tu ora permettessi che io fossi uccisa, francamente non te ne farei una colpa. Anzi. » replicò quindi la Figlia di Marr’Mahew, scuotendo il capo « Probabilmente io, al tuo posto, non riuscirei a impegnarmi allo stesso modo in cui ti stai impegnando tu, per salvare la vita della mia assassina. »
« Io continuo a sostenere che, fra tutti i momenti in cui avresti potuto tirare fuori il discorso, tu abbia scelto quello peggiore. » ribadì Lora, non riuscendo a credere, francamente, alla piega paradossale che tutto quello stava prendendo « E, comunque, per tua informazione, non è che io abbia ormai a dovermi fraintendere priva di colpa: durante l’assedio di Lysiath, purtroppo, ho avuto anche io a pretendere delle vite innocenti... e a pretenderle senza neppure una reale ragione, nel seguire, semplicemente, gli ordini della tua poco simpatica gemella. » sancì, in una quieta ammissione di colpa, e in un’ammissione di colpa del tutto inedita, nell’aver ammesso, prima di allora, quanto da lei compiuto durante quei terribili giorni soltanto con Korl « Tu, per lo meno, avevi delle ragioni condivisibili per agire come hai agito, ai tempi di Thermora. » soggiunse, in quella che, allora, avrebbe avuto a doversi intendere quando ti più simile a un’assoluzione morale nei riguardi della propria assassina.
Lora Gron’d non si era mai considerata in odore di santità. Non quand’era in vita, non certamente ora che era divenuta un’inquietante zombie senziente.
Ella era sempre stata una ragazza normale, con i propri pregi e i propri difetti, con i propri punti di forza e le proprie debolezze, con le proprie ambizioni e le proprie paure. Il giorno che, tutto ciò, era stato spazzato via nell’incontro con quella terrificante assassina di nome Midda Bontor, se soltanto avesse avuto occasione di maturare consapevolezza effettiva della propria morte, certamente ella avrebbe avuto di che dirsi spiacevolmente contrariata da ciò, e tutt’altro che mossa, in cuor proprio, da sentimenti particolarmente positivi in direzione della propria ucciditrice. Fortunatamente, o sfortunatamente, la morte era sopraggiunta in maniera decisamente rapida a suo discapito: la terrificante bravura di quella donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco aveva imposto su di lei una fine tanto rapida quanto praticamente indolore, strappandole la vita dal corpo prima ancora che ella avesse a poter razionalizzare l’evento. E l’unico ricordo successivo a ciò era stato il proprio “risveglio”, se così si sarebbe potuto considerare, all’interno della Biblioteca di Lysiath, là dove si era inizialmente ritrovata in un corpo putrescente ben diverso da quello che ora avrebbe potuto vantare qual proprio.
Ovviamente, a seguito del proprio ritorno, e del proprio ritorno in versione zombie, Lora aveva avuto occasione di maturare consapevolezza nel merito della propria morte e, in tal senso, di provare non poco rancore a discapito di chi l’aveva uccisa. In effetti, si fosse potuta ritrovare a confronto diretto con Midda Bontor in quelle prime ore, in quei primi giorni, difficilmente ella si sarebbe trattenuta dal ricambiarle il favore o, quantomeno, da tentare di ricambiarle il favore. Ciò non di meno, il tempo era passato, e con il tempo molti altri accadimenti avevano contribuito a modificare gli equilibri emotivi all’interno del suo cuore e della sua mente, in termini tali per cui, ora, ella avrebbe avuto a doversi riconoscere quietamente sincera nello scandire quelle parole, e quelle parole di assoluzione in favore di colei che l’aveva uccisa.
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