« Thyres... hai indovinato per puro caso o, veramente, ci hai riconosciute?! » domandò non senza un certo entusiasmo Meri, strabuzzando gli occhi color ghiaccio innanzi a quella sorta di parente acquisito, che pur mai, nella loro mente, era stato qualcosa di più del compagno della loro zia e dal quale non si sarebbe mai potuta attendere attenzione sufficiente per riuscire tanto banalmente là dove, a stento, riuscivano i loro amici della Jol Ange dopo anni di convivenza.
« Fra Midda e Nissa, prima, e Maddie e Rín, poi... credete davvero che non abbia imparato qualche trucco per riuscire a distinguervi...?! » ridacchiò l’uomo, con aria bonaria, scuotendo la propria folta chioma ordinata in strette e lunghe treccine « E, comunque, voi gemelle state diventando veramente troppe... »
Fu allora che, a distrarre le due ragazzine dall’ineluttabile stupore per tutto ciò, per quell’inattesa identificazione a colpo sicuro dell’una rispetto all’altra da parte di Be’Sihl, intervenne il ritorno in scena della piccola Midda Elisee, la quale, attardatasi rispetto al padre per chissà quale infantile motivazione, rientrando nella sala principale della locanda ebbe a confrontarsi con i volti scoperti delle due sue desiderate nuove amiche...
« Urca! » esclamò con la propria vocettina acuta, richiamando immediatamente ogni attenzione a sé « Urca! Urca! » ribadì, iniziando poi a battere le mani e avvicinandosi a sua volta al gruppetto così creatosi attorno al tavolo delle due nuove arrivate « Siete uguali alle zie! »
Se per Mera Ronae e per Namile, Midda Bontor avrebbe avuto a dover essere legittimamente identificata qual zia, in quanto sorella, e gemella addirittura, di loro madre; in quel della grande famiglia allargata che la stessa Midda Bontor aveva radunato, volontariamente e involontariamente, attorno a sé in quella locanda, in effetti, il titolo di zia, così come di zio, avevano finito ineluttabilmente per essere un po’ abusati, soprattutto a confronto con le nuove generazioni.
Così, dal punto di vista della piccola Eli, tanto Midda, quant’anche e prima ancora di lei, Maddie e Rín, erano state accolte nella propria vita come semplici zie, senza porsi poi troppe domande sul fatto che fossero così simili fra loro; in quello stesso clima di genuina fiducia nei loro riguardi che non mancò, allora, di coinvolgere anche quelle due nuove arrivate, per le quali non mancò di provare ancor più entusiasmo rispetto a quanto già non ne avesse dimostrato pocanzi.
« Beh... » sorrise Meri, chinandosi appena verso Eli, per poterla riaccogliere a sé dopo il triste saluto precedente « ... è perché Midda è anche nostra zia. » ammiccò, con aria complice verso di lei.
« E questo ci rende, tecnicamente, cugine... » precisò Nami, a sua volta lieta di poter già rimediare a quanto accaduto pocanzi, allungando la propria mancina a offrire una carezza sul capetto della piccola.
« Altre cugine...?! » esclamò la bimba con evidente gioia « Che bello! Che bello! » esultò pertanto, saltellando con un’allegria a dir poco contagiosa.
Già... altre! Perché, e di questo Mera Ronae e Namile erano perfettamente consapevoli, la piccola Eli non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual la sola bambina della locanda, nell’ovvia e legittima presenza, entro quelle mura, anche dei due figli adottivi che erano tornati, accanto a Midda e Be’Sihl, dalle infinità dello spazio profondo: Tagae e Liagu.
Ovviamente, sino ad allora, Meri e Nami non avevano avuto precedenti occasioni di confronto con i propri “cuginetti”, sebbene avessero già avuto occasione di sentire parlare di loro e sapessero che, presumibilmente, dovevano essere di qualche mese, forse un paio di anni, più giovani di loro. E, francamente, non avrebbero potuto negarsi una certa curiosità a loro riguardo, non riuscendo, obiettivamente, a immaginarsi come avrebbero potuto essere quei due figli delle stelle che una donna come Midda Bontor aveva voluto eleggere a propri.
Tuttavia, malgrado il riferimento indiretto ai medesimi Tagae e Liagu, per così come offerto dalla piccola Eli, in quel momento non era ravvisabile alcuna traccia dei due lì attorno, motivo per il quale avrebbero avuto a dover ancora attendere per una qualche soddisfazione in tal senso...
« Zio... » esclamò quindi Midda Elisee, in direzione di Be’Sihl « Quando tornano Tagae e Liagu...?! Anche loro devono conoscere le mie due nuove cugine! » sancì, desiderosa di condividere, quanto prima, quell’inattesa crescita della loro famiglia con tutti.
E se la piccola Eli desiderava condividere tutto ciò con chiunque, in effetti, ella non avrebbe avuto a dover essere riconosciuta qual particolarmente distante dal proprio obiettivo, là dove, un po’ per il loro affollamento, un po’ per i continui gridolini della bambina, ben pochi sguardi all’interno de “Alla signora della vita” avrebbero avuto ancora a ignorare quanto lì stava accadendo, ritrovandosi necessariamente incuriositi a confronto con l’immagine di altre due Midda in scala ridotta.
« Sapete che c’è...? » sorrise quindi Be’Sihl, nel rendersi conto di quanto stessero lì offrendo spettacolo, e nel non apprezzare l’idea di eccessiva attenzione a loro riguardo, soprattutto in assenza della maggior parte delle loro risorse belliche « Credo proprio che sia meglio proseguire questa chiacchierata da un’altra parte... credo che, a questo punto, abbiamo disturbato a sufficienza tutti i nostri avventori. » osservò, ammiccando in direzione delle più giovani interlocutrici con fare complice.
« Sì! Andiamo di là! Andiamo di là! » concordò entusiasta la piccola Eli, forse neppur realmente conscia a quale “di là” avere ad appellarsi in tal senso, e, ciò non di meno, felice di quanto allora stava accadendo, dal suo personalissimo e infantile punto di vista sul mondo pari a una vera e propria avventura.
Ben lontane dal potersi considerare adulte e, ciò non di meno, decisamente più mature rispetto alla loro nuova, chiassosa cuginetta, le due figlie di Nissa non poterono ovviare a comprendere il senso di quell’invito, e, necessariamente, ad apprezzarlo, nel ben considerare quanto, sino a quel momento, si fossero pur impegnate al fine di mantenere una certa discrezione nel merito del loro arrivo in città.
Così, limitandosi ad annuire a quelle parole, entrambe ebbero ad alzarsi praticamente in sincrono, pronte a seguire il locandiere ovunque egli avrebbe desiderato condurle.
« Arasha... Seem... potete occuparvi voi per un momento della clientela...? » domandò egli, più per cortesia che per una qualche necessità in tal senso, certo di quanto, anche in assenza di quell’esplicito invito, sarebbe stato esattamente così, come, del resto, lo era stato per tutto il tempo in cui egli si era avventurato, negli ultimi anni, ben lontano da Kriarya e dalla propria locanda.
« E quando mai non è così...?! » ironizzò per tutta replica la madre di Elisee, aggrottando appena la fronte e inarcando un sopracciglio, non ravvisando obiettivamente differenze rispetto alla normalità.
« Hai ragione. » annuì Be’Sihl, non potendo negare quanto, anche successivamente al proprio ritorno in città, la maggior parte delle attività all’interno della locanda avevano comunque continuato a essere organizzate, gestite e, persino, poste in essere, proprio da Arasha e Seem, senza che egli potesse francamente trovare la benché minima ragione di critica nel merito del loro operato.
Del resto, dal punto di vista di Arasha e Seem, l’impegno così da loro garantito nel locale per permettere a Be’Sihl di far sistemare i due nuovi arrivi in famiglia, impegno che, comunque, sarebbe stato loro anche altrimenti; avrebbe avuto a doversi riconoscere più che compensato da un piccolo, ma tutt’altro che trascurabile, dettaglio: il fatto che Elisee li avrebbe inarrestabilmente seguiti, concedendo loro qualche piacevole momento di tregua dalla presenza della figlioletta, straordinariamente amata, sì, ma anche terribilmente impegnativa nella propria inesauribile energia.
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