Seem e Arasha, figlia di Degan: ora tutto non avrebbe potuto che essere chiaro all’attenzione delle due ragazzine. Le quali, per inciso, avevano già avuto occasione di un passato incontro con Seem, quando, alcuni anni prima, egli aveva presenziato alla cerimonia che si era svolta in quel di Rogautt a distanza di un anno dalla tragica battaglia che aveva condotto alla morte di Nissa e, successivamente, alla partenza di Midda per le stelle.
Seem altri non avrebbe avuto a dover essere inteso se non l’unico scudiero che mai Midda Bontor avesse accettato accanto a sé nella propria vita. Figlio illegittimo di un lord della città e di una prostituta, dopo esser rimasto prematuramente orfano era stato accolto ancora fanciullo da Be’Sihl Ahvn-Qa qual proprio garzone, in una scelta mossa dal caritatevole desiderio di salvarlo da destini peggiori. E proprio in quella locanda, o, per meglio dire, nella precedente incarnazione di quella locanda, Seem aveva incontrato per la prima volta Midda Bontor, infatuandosi in maniera adolescenziale per lei. Deciso, in un modo o nell’altro, a diventare parte della vita di quella straordinaria guerriera, egli aveva ottenuto, dopo alterne vicende, l’occasione di poterla affiancare nel ruolo di scudiero, soltanto dopo esser stato addestrato all’arte della guerra dallo stesso primo maestro d’armi del proprio futuro cavaliere: maestro Degan, per l’appunto.
Negli ultimi tempi della guerra fra loro madre e loro zia, quando, ormai, a riservarsi un ruolo di rilievo nella questione avrebbe avuto a dover essere intesa l’ancor non riconosciuta minaccia di Anmel Mal Toise, Seem aveva sempre meno avuto occasione di accompagnare la propria signora in battaglia, sostituito sovente dalla figura di Be’Sihl. E quando, dopo la caduta di Nissa e la fuga di Anmel fra le stelle, Midda e Be’Sihl avevano a loro volta lasciato quel loro mondo per volare lontano sulle ali della fenice, a Seem non era rimasto altro da fare se non portare avanti la gestione de “Alla signora della vita”, aiutato da colei con la quale, sin dagli anni del proprio addestramento, aveva iniziato a sviluppare un genuino rapporto d’amore, non basato su quelle folli fantasie per le quali si era invaghito del proprio cavaliere, quanto e piuttosto su sentimenti più autentici e saldi. Sentimenti che, evidentemente, alla fine erano sfociati nella nascita della piccola Midda Elisee... il cui nome, ora, avrebbe avuto una propria palese ragione d’essere, qual riconoscente omaggio di quel ragazzo, ormai divenuto uomo, nei riguardi dell’unica, sola e originale Midda Namile Bontor.
Chiarita, in tal maniera, l’identità della loro interlocutrice, e riconosciuto quanto, al di là di ogni possibile sospetto, entrambe avrebbero avuto ormai a potersi considerare al sicuro entro quelle mura, Mera Ronae e Namile decisero di rispondere alla questione loro rivolta nella maniera più semplice possibile: abbassando i propri cappucci e mostrando, senza più alcuna mistificazione, i propri volti e il proprio aspetto.
« Per la barba di Tarth! » gemette Arasha, strabuzzando gli occhi a confronto con quell’immagine, e con quell’immagine ovviamente del tutto inattesa « Ce ne sono altre due! »
Ovviamente, di primo acchito, la donna aveva del tutto equivocato l’identità delle due ragazzine, scambiandole, in tutta franchezza, per un’altra coppia di Midda e Nissa provenienti da chissà quale realtà alternativa. Perché per quanto la soluzione più ovvia, ossia pensare a qualche parente, in quel frangente, sarebbe stata la più corretta; proprio malgrado Arasha aveva imparato ad abituarsi, ormai, a ignorare ogni qualsivoglia senso di ovvietà, in favore di soluzioni forse più folli e, ciò non di meno, generalmente azzeccate.
Dopotutto, già all’arrivo di Madailéin Mont-d'Orb, alcuni anni prima, ella aveva sprecato inutilmente l’argomentazione di una parente della scomparsa Figlia di Marr’Mahew, vedendosi altresì poi costretta ad accettare la realtà dell’esistenza di un incredibilmente complesso multiverso, con un’infinità di altre versioni di sé, di Seem e, ovviamente, anche di Midda e di chiunque altro, a volte sufficientemente simili agli “originali”, se così si fossero potuti impropriamente definire, altre del tutto estranei agli stessi. E se, alla fine, ella aveva avuto occasione di abituarsi alla presenza di Maddie, il fato aveva chiaramente voluto giocare al rialzo catapultandole innanzi anche Nóirín Mont-d'Orb, la quale, tuttavia, non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual un’altra Midda, quanto e piuttosto un’altra Nissa... e non una Nissa psicopatica e omicida, per fortuna di tutti. Ciò senza dimenticare, ovviamente, il ritorno della “prima” Midda, accompagnata, al termine del proprio viaggio quinquennale nello spazio, non soltanto da Be’Sihl, ma anche da una coppia di figli adottivi e due nuove amiche sororali di cui una... neppur umana.
Insomma: per quanto Arasha avrebbe voluto considerarsi una donna razionale, innanzi ai volti lentigginosi di Mera Ronae e Namile, innanzi ai loro occhi azzurri come il ghiaccio e ai loro capelli rossi come il fuoco; ella non poté mancare di temere di essere innanzi ad altre due visitatrici provenienti da altri mondi... e, ora, decisamente molto più giovani rispetto a quanto non sarebbe mai stato possibile attendersi.
Fortunatamente, a risolvere l’inghippo, ebbe a subentrare l’allor quanto mai rassicurante voce di Seem, il quale, recuperato dalla propria figlioletta secondo le istruzioni della madre, aveva fatto ritorno nella sala principale giusto in tempo per ritrovarsi a confronto con quei due visetti noti...
« Mera Ronae e Namile Bontor! » esclamò, avvicinandosi con evidente emozione al tavolo « Che piacere ritrovarvi... e quanto siete cresciute! » osservò, ovviando a pensare a quanti anni fossero passati dal loro ultimo incontro e, in ciò, ovviando a riflettere su quanti anni fossero passati da quando lui stesso aveva avuto l’età ora per loro propria « Non avevo idea sareste venute da queste parti... cioè... Midda aveva accennato alla speranza che ciò avvenisse ma... »
Per le due figlie di Nissa, ritrovarsi a essere accolte con tanto entusiasmo, e forse e persino affetto, da quell’uomo ebbe a essere, per un fugace istante, quasi imbarazzante. Dopotutto non avrebbero potuto vantare particolari trascorsi con lui e, obiettivamente, a stento avrebbero avuto a riconoscerlo, tanto fugacemente avevano avuto occasione di rapportarsi con lui in passato. Ciò non di meno egli non aveva minimamente esitato ad accoglierle, allora, quasi come fossero parenti sue, due nipoti, o cugine, o quant’altro, in termini che, ineluttabilmente, le colsero in contropiede.
Ovviamente, ad animare in tal senso Seem, non avrebbe avuto a dover essere frainteso un qualche affetto diretto nei riguardi delle due ragazzine, quanto e piuttosto un giusto riflesso del profondo affetto vissuto per il proprio ex-cavaliere, quella donna che, per lui, era stata, ed ancora era, a metà strada fra una sorella maggiore e una madre. E laddove quelle due ragazzine, ineluttabilmente, avrebbero avuto a dover essere riconosciute quali parenti della propria signora, egli non avrebbe potuto mancare di estendere, genuinamente, tutto il proprio più sincero affetto anche a loro, con la quieta speranza, ovviamente, di non avere ragione di che pentirsi di ciò in futuro.
Insomma: in contrapposizione a qualunque timore di negativo pregiudizio a proprio discapito per il fatto di essere figlie di loro madre, Mera Ronae e Namile sperimentarono, in quel momento, gli effetti di un pregiudizio positivo a proprio vantaggio per il fatto di essere le nipoti di loro zia. E di una zia che, al di là di ogni possibile remora, avrebbe dovuto chiaramente poter vantare qualche pregio per riuscire a essere così amata...
« In effetti non abbiamo anticipato alla zia la nostra intenzione di venire in città. » spiegò alfine Nami, decidendo di intervenire in risposta a quella tanto calorosa accoglienza, dopo un momento utile per riprendersi dalla stessa.
« E speriamo che questo non possa essere di disagio per alcuno... » soggiunse Meri, scuotendo appena il capo a ribadire quanto, per l’appunto, non avrebbero voluto essere di disturbo per alcuno.
« Disagio...?! » ridacchiò Seem, aprendosi, ove possibile, in un sorriso ancor più amplio del precedente, sinceramente divertito da quell’affermazione « Non credo che abbiate idea di quanto sarà felice di trovarvi qui ad attenderla...! »
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