« Grazie! » sorrise ella, richiudendo quindi le proprie dita metalliche attorno a quello strumento incantato, e riuscendo, così, ad allontanarlo dalla bocca di Nessuno, per interrompere finalmente quella musica maledetta « Mi serviva proprio una ricarica... » ammiccò, sincera a tal riguardo, là dove, in effetti, era sin da quando aveva fatto ritorno al proprio pianeta d’origine che non aveva avuto alcuna possibilità di ricaricare il nucleo energetico del proprio braccio... non che ne avesse avuto neppure la necessità, in effetti, laddove in tal caso avrebbe potuto anche ricorrere all’energia delle armi condotte seco.
Ovviamente, sicumera dimostrata a parte, Midda Bontor non avrebbe avuto a doversi fraintendere preventivamente certa di quanto, ciò che ella desiderava porre in essere, e che aveva allor compiuto, avrebbe effettivamente funzionato.
Certo: ella era consapevole delle capacità del proprio arto destro, e di quell’arto destro che, a differenza di modelli più eleganti come quello posseduto dal suo amico Howe, era stato disegnato per adempiere a lavori pesanti in miniera, ritrovandosi in ciò sì contraddistinto da una forza straordinaria e da una apprezzabilissima indifferenza a inopportune scariche di energia, ma compensando tali vantaggi con un’estetica del tutto artificiale e, soprattutto, con l’assenza del senso del tatto, in termini tali per cui, proprio malgrado, ancor minime avrebbero avuto a dover essere le operazioni che la Figlia di Marr’Mahew avrebbe potuto riservarsi opportunità di compiere con quella mano, e, certamente, nessuna che avesse a richiedere un qualunque livello di sensibilità. Ma al di là di quanto ella fosse consapevole delle capacità del proprio arto destro, e di quell’arto destro che aveva già avuto occasione di impiegare qual difesa da inopportune scariche di plasma, dirette e, persino, indirette; ella non aveva ancora avuto occasione di sperimentarlo in contrasto a un’energia di natura stregata.
Comunque, non vi sarebbe stato alcun bisogno di sottolineare, soprattutto con Nessuno, la natura intrinsecamente d’azzardo del proprio operato. Motivo per il quale, anzi, avrebbe anche potuto avere ragione di che vantarsi di esso, promuovendo con una certa arroganza quanto compiuto.
« ... ma... cosa?!... » gemette Nessuno, per la prima volta dall’inizio di quegli eventi avendo a offrire la propria effettiva voce, nel riaprire stupefatto gli occhi e nell’osservare, con sconcerto, non soltanto di aver perso il controllo sul flauto ma, anche, di non possedere più le proprie mani di energia.
L’Ucciditrice di Dei non avrebbe potuto saperlo e, anzi, avrebbe addirittura potuto presumere il contrario, ma il flauto e le mani di Nessuno non avrebbero avuto a doversi fraintendere in stretta correlazione.
Una volta recuperato il flauto di Midrahem, infatti, Rimau Coser si era ritrovato a confronto con la frustrante evidenza di quanto, purtroppo, tale mirabile e potente strumento sarebbe stato per lui completamente inutile a confronto con quello che, all’epoca, era il suo attuale stato. Per tale ragione, quindi, si era subito posto all’opera alla ricerca di un’alternativa utile all’unica soluzione sino ad allora presa in esame, e quella soluzione a cui mai avrebbe desiderato offrire seguito. E dopo innumerevoli ricerche, e molte avventure prive di qualunque aspettativa di successo, egli era alfine giunto a un’interessante conclusione nel recupero di un altro artefatto, di un’altra reliquia incantata: uno dei perduti anelli di Koghin, capace di concedere al suo possessore controllo assoluto su un determinato elemento.
Cinque, secondo la leggenda, avrebbero avuto a dover essere intesi gli anelli di Koghin: uno dedicato alla terra, uno all’acqua, uno all’aria, uno al fuoco e, per l’appunto, uno dedicato all’energia. In accordo al mito, per l’appunto, soltanto Koghin il Dominatore aveva mai posseduto tutti e cinque gli anelli, riservandosi in ciò l’opportunità di controllare tutto ciò che esiste: al momento della sua morte, sopraggiunta dopo qualche migliaio di anni e per cause controverse, i cinque anelli erano scomparsi dalla circolazione e nessuno ne aveva più avuto notizia... almeno fino all’incredibile ritrovamento, per l’appunto, dell’uomo chiamato Nessuno.
Ovviamente, privato delle mani, Nessuno non avrebbe potuto permettersi il lusso di indossare l’anello nella maniera più classica del termine, ragione per la quale, onde evitare il rischio di poterselo vedere strappato via come già era avvenuto con la pietra del tempo, era ricorso a una soluzione decisamente più drastica: lo aveva inghiottito. E non una volta soltanto, ma dozzine e dozzine di volte... tutte quelle entro le quali sarebbe stato necessario farlo, con buona pace di ogni disgustosa conseguenza collaterale.
Grazie a quel perduto anello di Koghin, quindi, egli era stato in grado di riacquistare l’uso delle proprie mani, plasmandole in pura energia e controllandole allo stesso modo in cui avrebbe potuto controllare qualunque altra forma di energia. Grazie a quel perduto anello di Koghin, ancora, egli era così stato in grado di impiegare il flauto di Midrahem e di legare a esso quella nuova fase della propria intera esistenza. Tutto grazie a quel perduto anello. E a quel perduto anello di cui chiunque, a parte lui, ignorava l’esistenza, nell’attribuire, piuttosto, l’esistenza stessa di quelle mani al flauto stesso.
Una semplificazione pericolosa, quella compiuta da chiunque, che non mancò di coinvolgere anche la stessa Midda Bontor...
« Puoi dire addio al tuo giocattolino... e, con esso, alle tue mani! » sancì vittoriosa la donna guerriero, nello stritolare, allora, il flauto all’interno della propria mano in lucente metallo cromato, decidendo, come già ai tempi della pietra del tempo, di non avere a permettere a quel manufatto di sopravvivere a quegli eventi, malgrado l’incommensurabile valore che avrebbe avuto a poter vantare, nel giudicarlo troppo pericoloso, per così come la realtà dei fatti stava chiaramente dimostrando.
Nel momento in cui la musica era stata interrotta, anche la battaglia a loro circostante si era istantaneamente arrestata, nel vedere tutti coloro prima animati da un’insensata brama di morte a discapito della Figlia di Marr’Mahew e delle sue compagne d’armi avere ad arginare il proprio incedere, non risvegliandosi bruscamente dal torpore mentale nel quale erano stati precipitati e, ciò non di meno, neppure proseguendo per così come stavano agendo.
Nell’esatto istante in cui, comunque, il flauto fu distrutto, la malia con la quale l’intera popolazione di Kriarya era stata soggiogata venne a interrompersi, e tutte le migliaia, le decine di migliaia di persone lì radunate, ebbero a recuperare la consapevolezza di sé prima negatagli, ritrovandosi improvvisamente stanchi e affaticati chissà dove e chissà perché. E un certo brusio, in rapida crescita, ebbe allora a preludere alla possibilità di una facile isteria di massa, se soltanto qualcuno non avesse avuto l’intraprendenza e la forza di riprendere il controllo della situazione.
« Cittadini di Kriarya! » tuonò la voce della Campionessa della città, non riuscendo, ovviamente, a estendersi a tutti, in una distesa troppo numerosa di persone, ma, ciò non di meno, propagandosi a diverse centinaia fra essi e pretendendo da loro tutta l’attenzione che sarebbero stati capaci di offrirle, nel mentre in cui tutti gli altri, in un quieto effetto domino, ebbero a essere via via zittiti, nel diffondersi sommesso della notizia della presenza della donna guerriero a parlare loro « Cittadini di Kriarya! » ripeté ella, sforzandosi di lasciar tuonare la propria possente voce con tutta la forza della quale avrebbe potuto essere capace « Prestatemi orecchio! »
« Una stregoneria vi ha sottratto, nel corso della scorsa notte, ai vostri letti, alle vostre case, alla nostra città, per condurvi sino a qui, attraverso lunghe ore di cammino ininterrotto. » esplicitò ella, tentando di mantenere l’informazione più semplice possibile, nella consapevolezza di quanto, allora, il passaparola avrebbe potuto altrimenti traviare completamente quell’informazione « Le mie amiche e io, però, siamo riusciti a raggiungervi e a liberarvi, distruggendo per sempre lo strumento responsabile di tutto ciò! » proclamò, levando al cielo il proprio braccio destro, con, stretto nel pugno, quanto restante del distrutto flauto di Midrahem « Siete liberi, ora! Come è giusto che sia! »
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