Per un fugace momento, Rimau Coser era stato sul punto di rivoltarsi contro la Figlia di Marr’Mahew, e di rivoltarsi violentemente, nella quieta consapevolezza di quanto, pur avendo perduto il flauto, egli avrebbe potuto ancora rivendicare il proprio giusto dominio sull’energia e, anche, su quell’energia che gli era stata inopportunamente sottratta dalla propria antagonista. Quell’energia che, quindi, egli avrebbe potuto nuovamente richiamare a sé con un semplice pensiero, restaurando le proprie mani e materializzando molto di più ancora, nel considerare qual straordinaria fonte di potere aveva allor avvertito essere presente nel di lei braccio destro.
Ciò non di meno, a confronto con il “risveglio” di tutti coloro che da lui erano stati rapiti, e di quelle decine di migliaia di persone, egli ebbe a reputare decisamente più saggio non avere a offrire ad alcuno ragioni utili per linciarlo, per così come, allora, sarebbe stato decisamente facile potesse avvenire. E così, allorché avventarsi contro Midda Bontor, Nessuno preferì ovviare a qualunque iniziativa, evitando persino di richiamare a sé l’energia utile a ricostituire le proprie mani, nella speranza, all’occorrenza, di riuscire a cavarsela restando sostanzialmente inosservato.
« Chi è stato a farci questo...? E perché...?! » domandarono alcuni fra coloro a lei più prossimi, in quello che pur avrebbe avuto certamente a potersi intendere un interrogativo comune a tutti o, quantomeno, a tutti coloro che già avevano avuto occasione di ascoltare le parole della donna guerriero, in maniera diretta o indiretta.
In quel frangente, Rimau Coser si rese conto di essere potenzialmente spacciato.
Non che, ovviamente, tutto ciò avesse a doversi fraintendere qual un evento inimmaginabile o imprevedibile: in quanto mercenario, egli non avrebbe potuto ovviare a prendere in considerazione la propria prematura fine al momento stesso in cui un nuovo incarico si profilava all’orizzonte. Ciò non di meno, a confronto con quella domanda, e quella domanda così diretta, l’ineluttabile risposta della Figlia di Marr’Mahew avrebbe allor posto fine a ogni loro nuova opportunità di confronto nel tempo proprio di un battito di ciglia. Dopotutto quegli uomini e quelle donne erano abitanti della città del peccato e, certamente, non si sarebbero riservati scrupolo alcuno nello smembrarlo a mani nude a titolo di compenso per quanto da lui compiuto.
E se anche, all’occorrenza, egli avesse tentato di impedire alla propria antagonista di esprimersi, nell’aggredirla, e nell’aggredirla direttamente, l’esito non sarebbe egualmente mutato. Non laddove, con buona pace di ogni senso pratico, così facendo egli altro non avrebbe compiuto se non confermare la propria responsabilità sugli eventi occorsi.
Insomma... era spacciato.
« Ancora non lo so. » negò tuttavia la donna guerriero, cogliendolo completamente contropiede « Ma conto di scoprirlo quanto prima... » soggiunse, con aria implicitamente minacciosa pur prestando ben attenzione a non voltarsi verso di lui, nel non voler richiamare attenzioni sgradite a sui discapito.
A dispetto dei timori di Nessuno, infatti, Midda Bontor non desiderava permettere alla folla di avere a scannarlo, per così come pur sarebbe forse stato giusto avere a concedere loro occasione di fare, in un senso di equilibrio universale. Poiché, dopotutto, ella non aveva scordato cosa significasse essere una mercenaria e quanto, quindi, non avesse realmente a doversi imputare lui responsabile di quanto avvenuto, quanto e piuttosto il suo mandante: un mandante ancora ignoto nella propria identità, e che sarebbe stato destinato a restare tale ancora a lungo se egli fosse prematuramente dipartito. Per tale ragione, e senza facili sentimentalismi di sorta, ella non si sarebbe potuta permette di condannare a morte il proprio antagonista...
... non ancora, per lo meno.
« Ora, chi ha bisogno di riposare riposi. » concluse quindi ella, tuonando ancora al di sopra della folla tornata a rumoreggiare « Chi invece desidera rimettersi già in cammino verso casa, ed è in grado di orientarsi autonomamente, si senta tranquillamente libero di muoversi in tal senso. » specificò, non desiderando certamente avere a costringere nessuno a sostare lì un sol istante in più del necessario « Io resterò qui a disposizione di chiunque ne possa avere bisogno... »
Rimau Coser non poté ovviare a considerarsi disorientato da quanto accaduto. Almeno in un primo momento. Anche perché, per l’appunto, egli era già partito dal quieto assunto di essere, proprio malgrado, morto. Ma, fortunatamente, così non era stato.
Inutile a dirsi, quell’uomo non avrebbe saputo in quali termini avere esattamente a elaborare razionalmente la scelta della propria antagonista. Perché quella donna, sin dal loro primo incontro, si era dimostrata tanto contro di lui spietata quanto a lui indifferente, in termini così contrastanti da risultare a dir poco folle. Se da un lato, infatti, ella aveva cercato di minimizzare il valore della sua minaccia sin dal loro primo confronto, non appena egli aveva cercato di assalirla a tradimento, quella stessa donna dagli occhi color del ghiaccio non aveva avuto esitazione alcuna ad amputargli di netto entrambe le mani, con una crudeltà priva di confini, laddove, chiaramente, sarebbe stato per lui di gran lunga meglio essere morto piuttosto che ritrovarsi costretto a vivere, per sempre, così mutilato.
In nome di quale assurda crudeltà, o insensata pietà, ella si stava continuando a dimostrare tanto ostinata nel lasciarlo vivere? Perché già in occasione del loro ultimo incontro, dopo averlo privato della pietra del tempo non si era impegnata ad azzerare ogni possibile minaccia da parte sua in maniera definitiva...?!
E perché, ancora, ella non stava riservandosi occasione di definire la fine dei giuochi fra loro, quando pur avrebbe potuto risolvere la questione in maniera estremamente banale, e senza neppure avere a doversi sporcare in prima persona le mani...?!
Possibile che, ancora, ella si stesse ostinando a minimizzare il valore proprio della sua minaccia, continuando a considerarlo quel Nessuno per così come lo aveva battezzato sin dal loro primo incontro?
« Lora... immagino che tu vorrai andare a cercare Korl. » apostrofò alla fine del proprio discorso la Figlia di Marr’Mahew, indirizzandosi all’attenzione della donna gatto al suo seguito, per poi subito aggiungere, senza neppure darle occasione di replica « Lys’sh? Potresti, per cortesia, ritrovare Duva e tutti gli altri nostri amici e assicurarti che stiano bene...? » domandò, ora alla volta della donna rettile.
« Certo. » risposero praticamente all’unisono le due, seppur in riferimento a frasi ben diverse.
« Bene... » annuì l’altra, con un quieto sorriso, prima di voltarsi esplicitamente in direzione di Nessuno « Io credo proprio che dovrò concedermi qualche chiacchiera in compagnia di un vecchio “amico”. » esplicitò, calcando la voce sulla parola “amico”, per quanto, così facendo, quell’informazione non avrebbe potuto ovviare ad apparire quantomeno fragile.
A differenza di Nessuno, Lys’sh aveva infatti avuto a comprendere immediatamente la ragione per la quale la propria sorellona stesse allor delegando a lei la ricerca dei loro amici e, soprattutto, della sua famiglia. Motivo per il quale, dal canto proprio, non si era concessa la benché minima possibilità di sollevare una qualche pur effimera voce di dubbio nel merito dell’ordine ricevuto.
E così, nella necessaria confusione in cui quel disordinato coacervo di persone, e di decine di migliaia di persone, non poté mancare di avere a ritrovarsi, finalmente libere dall’influsso negativo del suono del flauto stregato; Midda Bontor ebbe finalmente a riservarsi l’opportunità di dedicarsi quietamente al proprio antagonista, avvicinandosi nuovamente a lui con un amplio sorriso sornione, non dissimile da quello proprio di un grosso predatore felino a confronto con la propria cena.
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