Quella sera la locanda “Alla signora della vita” non aprì al pubblico. Nessuno di coloro che lì erano impiegati avrebbe avuto, del resto, energie utili ad accogliere i clienti. E, anche ove in tal senso si fossero comunque sforzati di agire, probabilmente nessun cliente avrebbe avuto a presentarsi, fatta eccezione, ovviamente, per quelli che già, in maniera estemporanea o semipermanente, lì erano soliti vivere, e che, comunque, avevano già fatto ritorno durante la giornata alle proprie camere.
Del resto, per tutti in Kriarya era stata una lunga, lunghissima giornata. Nonché una giornata estremamente stancante nell’interminabile viaggio di ritorno sino alla città, e un viaggio di ritorno che già avrebbe avuto a trovare tutti loro provati da quello di andata, e da quel viaggio di cui pur, alcuno, conservava memoria, pur provando sulle proprie membra tutti gli effetti negativi di tanto sforzo. Il fatto che la malia del flauto li avesse condotti tanto lontano da casa senza far provare loro alcun affaticamento, del resto, non avrebbe avuto a significare necessariamente che i loro corpi non fossero effettivamente affaticati... e venuti meno gli effetti di quella diabolica stregoneria, tutti loro non avevano potuto che risentire della stanchezza imposta loro in una tanto impegnativa camminata. E se, a tutto ciò, si fosse poi sommata la condizione disastrosa nella quale riversava l’intera locanda... beh... la decisione di mantenerla chiusa per almeno una notte non avrebbe avuto a poter suscitare scandalo in alcuno.
Così, diversamente rispetto al solito, dopo aver consumato una frugale cena in compagnia di tutti i loro amici, di tutta la loro famiglia allargata, Be’Sihl Ahvn-Qa poté incamminarsi verso la propria camera da letto, in compagnia della propria amata Midda e dei loro figlioletti, Tagae e Liagu. E, nella stanchezza accumulata anche da quella coppia di pargoletti, il sonno non poté che accoglierli praticamente nell’immediato momento in cui ebbero a toccare il loro letto, senza che, quasi, avessero la possibilità di offrire un ultimo augurio di buonanotte ai propri cari genitori.
« C’è quasi da invidiarli... » sussurrò egli, dopo aver chiuso alle proprie spalle la porta che divideva la loro camera da quella dei pargoli, rivolgendosi in direzione dell’amata compagna « ... malgrado tutto quello che è accaduto, non hanno avuto il benché minimo problema ad addormentarsi. »
Dopotutto, malgrado la propria giovane, giovanissima età, quei due bambini avevano già avuto occasione di vivere, nel corso delle proprie vite, molto più di quanto altre persone non potrebbero vantare di aver vissuto in mezzo secolo o più. Ragione per la quale, dopotutto, nulla di particolarmente sconvolgente avrebbe potuto contraddistinguere la serena naturalezza con la quale, anche a confronto con quegli ultimi eventi, i due avevano avuto occasione di proporsi.
Tuttavia, il commento pronunciato da Be’Sihl parve essere destinato a smarrirsi nel silenzioso vuoto dell’assenza di qualunque reazione da parte della diretta destinataria di tali parole, la quale, in maniera tutt’altro che consueta, stava lì proponendosi, oltre che giustamente stanca, anche confusa, amareggiata e, persino, preoccupata. Tutti stati fisici e mentali che difficilmente avrebbero avuto a esserle propri.
E, di ciò, Be’Sihl, il suo amato compagno, amante, amico, complice e confidente, non mancò di cogliere immediatamente l’evidenza. Ragione per la quale, al di là di tutta l’inoppugnabile stanchezza che avrebbe avuto a sua volta a contraddistinguerlo, egli non poté negarsi occasione di volgere tutta la propria attenzione all’amata, cercando di recuperare la sua coscienza dall’abisso dei pensieri entro i quali, chiaramente, era sprofondata... ed era sprofondata già da alcune ore, non soltanto in quegli ultimi istanti.
« Stai ancora pensando a quella lettera...? » le domandò, quindi, con incedere a dir poco retorico, nella certezza di quanto ella fosse più che ossessionata da ciò « Spero che tu sia consapevole di quanto, in questa maniera, tu non stia facendo altro che offrire spiacevolmente ragione di soddisfazione a quello psicopatico di Sarnico. » le ricordò, certo di quanto ella fosse più che consapevole di tale spiacevole controindicazione « Non credo di dover essere io a sottolineare quanto, certamente, egli abbia scritto quello che ha scritto soltanto per avere a torturarti. »
Midda Bontor era perfettamente consapevole di ciò. E, del resto, Sarnico non avrebbe avuto a dover essere frainteso né il primo, né tantomeno l’ultimo, psicopatico con il quale si era ritrovata ad aver a che fare nel corso della propria esistenza, preceduto e seguito da esempi certamente più meritevoli di nota rispetto a lui, come, a esempio, la sua gemella Nissa o il suo sposo Desmair.
Ciò non di meno, forse e proprio in conseguenza al fatto che, fra tutti, mai ella si sarebbe potuta attendere una simile iniziativa da lui, questo non avrebbe potuto ovviare a turbarla, alimentando la sua confusione, la sua amarezza e, persino, la sua preoccupazione.
« Perché, fra tutti, proprio lui ha voluto impegnarsi tanto a impossessarsi delle nostre armi...?! C’erano molte altre persone, molti altri ritornati, che avrebbero potuto avere a riservarsi una simile occasione... eppure, fra tutti, lui. » borbottò per tutta risposta, scuotendo appena il capo con aria disorientata, nel dar corpo a una parte del flusso di coscienza che le si agitava nella mente, certa di potersi permettere la più assoluta trasparenza con il proprio amato locandiere « E poi Nessuno ha parlato di molto denaro. Molto più di quanto non avrebbe potuto immaginare di chiederne per un simile, terrificante impegno: dove può essersi procurato una tal somma...?! Che io sappia sua sorella Lavero era l’ultima della sua famiglia... e dubito che qualcuno si sia impegnato a conservare i loro averi dopo la sua dipartita. » rifletté, stringendo appena le labbra in una smorfia di disappunto « Che poi siamo parlando di Sarnico... dannazione! Non di Desmair. Sarnico, per Thyres: un idiota capace soltanto di prendersela con delle ragazzine indifese... non posso credere che, fra tutti, sia stato proprio lui a cogliermi di sorpresa in questa maniera! »
Se pur, certamente, la questione avrebbe avuto a doversi intendere anche in parte definita dall’orgoglio; a motivare quell’incapacità a razionalizzare la cosa, in lei, non avrebbe avuto a dover essere frainteso solo il pensiero che una persona come Sarnico potesse essere stato in grado di prendersi giuoco di lei, quanto e piuttosto il timore di quante altre e peggiori figure, proprie del suo passato e non soltanto, avrebbero potuto riservarsi l’opportunità di attentare al suo presente e al suo avvenire e, peggio ancora, al presente e all’avvenire di tutti coloro a lei più vicini.
Insomma: se già un Sarnico di turno era riuscito a riservarsi un simile successo... cosa avrebbe potuto impedire a Nissa di compiere molto peggio?! Per non parlare, poi, di Anmel Mal Toise e di quell’Anmel Mal Toise giunta da un’altra dimensione con l’unico intento di aggiungere la sua testa alla propria collezione di Midda e Maddie uccise all’interno del multiverso.
« Non è Sarnico il problema... non è vero? » sorrise con dolcezza Be’Sihl, scuotendo lentamente il capo « E non lo sono neppure le armi che ti sono state sottratte... » puntualizzò, cercando di aiutarla a elaborare quella propria intima crisi, in una situazione obiettivamente inedita « Quello che ti non ti permette di concederti pace è l’idea di poterti addormentare, stanotte, con il rischio che qualcun altro possa coglierti alla sprovvista, così come è successo la scorsa notte. »
Già. Come avrebbe mai potuto, ella, concedersi occasione di riposo con il pensiero che chiunque, nel corso di quelle ore, avrebbe potuto sopraggiungere a portarle via, nel sonno, la propria famiglia, i propri amici, e con essi tutto il proprio mondo...?
« Ho paura, Be’S... » ammise quindi ella, in un filo di voce tremante, scandendo parole che forse, mai, nel corso della propria intera e folle vita, aveva preso in esame l’idea di poter scandire « Ho paura di non riuscire a proteggervi tutti quanti. »
Nessun commento:
Posta un commento