... madornale errore.
« Ahhhhh...! »
Un alto grido fu quello che, proprio malgrado, fu costretta a lasciare la gola della giovane ofidiana nel momento in cui ella ebbe a stringere le proprie mani alle estremità del flauto, per tentare di strapparlo.
Un alto grido conseguenza della scarica di energia che ebbe, allora, ad attraversarla lungo tutto il corpo, quasi fosse stata colpita a bruciapelo da un’arma al plasma.
« Lys’sh! » imprecò la Figlia di Marr’Mahew, nell’udire l’amica gridare e nel non poter tuttavia vantare alcuna visibilità su quanto stesse allor accadendo.
Purtroppo, infatti, la barriera umana a lei circostante avrebbe avuto a doversi intendere efficace in entrambe le direzioni: impedendo, potenzialmente, a Nessuno di avere una chiara idea nel merito di quanto potesse star accadendo lì dentro; ma anche impedendo, concretamente, a lei di poter seguire l’evoluzione del loro piano, e del loro piano che, evidentemente, non doveva star procedendo come avrebbero avuto a sperare potesse procedere.
“... per la dea...” si ritrovò a pensare Lys’sh, non poco confusa nel merito di quanto potesse essere accaduto e, persino, nel merito della propria attuale posizione.
Solo dopo un interminabile istante, apparentemente durato un’intera eternità, la giovane donna rettile poté maturare consapevolezza riguardo all’essere sdraiata al suolo, lì riversa in maniera scomposta a seguito di una brusca caduta. Forse, nel momento in cui quella scarica di energia l’aveva attraversata, ella era rimbalzata all’indietro; o, forse, era stata sospinta via dallo stesso Nessuno: impossibile a definirsi con precisione. Quanto appariva chiaro era il fatto che ella fosse a terra, e che Nessuno stava proseguendo nella propria melodia, senza che nulla di quanto ella aveva compiuto avesse avuto in qualche misura a turbarlo.
« Lys’sh... stai bene?! » sentì la voce di Midda tuonare al di sopra del clangore delle armi, cercando chiaramente di raggiungerla in tal maniera, nel ritrovarsi impedita ad agire in qualunque altro modo.
« ... sono viva! » rispose quindi ella, con meno convinzione di quanto non avrebbe voluto essere in grado di dimostrare a margine di quell’affermazione.
Una condizione, in effetti, nel merito della quale improvvisamente una mezza dozzina di lame ebbero a volersi riservare occasione di porre rimedio, saettando leste verso di lei in chiara ubbidienza a qualche nuovo ordine loro rivolto da quella musica maledetta.
Se soltanto Lys’sh fosse stata una semplice donna umana, difficilmente sarebbe allor sopravvissuta a quell’attacco, e alla violenza di quei colpi, di quei fendenti, mossi contro di lei senza pietà alcuna per la sua evidente posizione di estemporanea inabilità. Fortunatamente per lei, però, Lys’sh non era una semplice donna umana: era un’ofidiana. E, in quanto ofidiana, ella avrebbe potuto vantare non soltanto la capacità di muoversi in maniera sì discreta da risultare sostanzialmente impercettibile, ma, anche, di agire, e reagire, con una velocità e con un’agilità estranee a qualunque canone umano. Così, per quanto soltanto un istante prima ella avrebbe avuto a doversi riconoscere tramortita a terra, quelle spade non ebbero possibilità di raggiungerla, in un lesto movimento di evasione che ella riuscì a porre in essere all’ultimo secondo, quasi divincolandosi fra quei colpi e sfuggendo agli stessi senza danno alcuno riportare.
« Che è successo...?! » domandò ancora la voce della sua sorellona, non riuscendo a celare completamente una certa preoccupazione per quanto stava accadendo, e per quanto stava accadendo esternamente a ogni sua possibilità di controllo.
« Non sono riuscita a strappargli il flauto... è come se fosse protetto da una sorta di campo di energia. Qualcosa di simile al plasma. » replicò l’altra, evadendo rapidamente a una nuova serie di colpi, per sfuggire ai quali si ritrovò costretta ad allontanarsi sempre più dal proprio obiettivo iniziale « Mi dispiace... »
“Davvero avete creduto sarebbe stato così facile battermi...?!” le derise la musica di Nessuno, nel mentre in cui egli, non senza una certa soddisfazione, conservava tutta la propria apparente inattaccabilità “Povere illuse: potreste essere anche in cento a tentare di attaccarmi, ma non riuscirete mai a vincermi!” sancì, a banalizzare qualunque possibilità di successo da parte della propria antagonista e di tutte le sue compagne, a prescindere da quante avessero ancor a poter essere.
A onor del vero, Rimau Coser non si era minimamente reso conto né dell’arrivo di quella certa Lys’sh, né, tantomeno, della sua effettiva presenza all’interno delle schiere avversarie: durante la precedente carica della Figlia di Marr’Mahew, per conservare tutta la propria concentrazione egli era rimasto con gli occhi chiusi, esattamente come ora, ragione per la quale, pur avendo sicuramente colto la presenza di qualcuno ad aiutarla, non aveva avuto possibilità di comprendere se fosse una singola persona o più di una. Un errore strategico, il suo, che avrebbe potuto costargli caro se soltanto le cose fossero state diverse.
Fortunatamente, però, la medesima energia della quale erano costituite le sue mani avrebbe avuto a doversi riconoscere attraversare il flauto nel mentre in cui egli lo suonava. Ragione per la quale alcuno avrebbe mai potuto né afferrarlo, né, tantomeno, strapparglielo via, non senza subire le stesse conseguente negative delle quali quella tal Lys’sh aveva avuto a scoprire a proprie spese.
“Energia simile al plasma... eh...?!” pensò fra sé e sé la Figlia di Marr’Mahew, riflettendo nel merito di quelle ultime parole per così come pronunciate dall’amica sororale.
Un’idea ebbe ad attraversare la mente della donna guerriero. Un’idea forse azzardata, sicuramente del tutto priva di un qualche fondamento scientifico, e ciò non di meno un’idea che ella non avrebbe avuto allora a negarsi occasione di porre in essere, anche e soltanto in assenza di alternative migliori.
« Cambio di piano, Lora... » dichiarò quindi, con tono moderato, verso la compagna d’arme a lei più vicina, nonché verso la propria assicurazione sulla vita, qual, in quel frangente, avrebbe avuto a dover essere quietamente intesa « ... dobbiamo riuscire a farci strada fino a Nessuno. »
« Rammenti, vero, che noi ritornati non andiamo particolarmente d’accordo con il plasma...? » suggerì per tutta replica la donna gatto, non sapendo cosa ella avesse in mente, e, ciò non di meno, volendo escludere a priori la possibilità di essere impiegata come chiave di volta per la risoluzione di quel problema « Sarò banale a dirlo, ma non mi sono ancora stancata di questa seconda occasione di vita, o qualcosa di assimilabile a vita, che mi è stata concessa. »
« Non temere. » negò tuttavia l’altra, scuotendo appena la fronte « Tu aiutami ad arrivare fino a lui... e, poi, ci penserò io. » la rassicurò quindi, nel non prevedere un suo coinvolgimento diretto nella questione « E, male che vada, ti sarai finalmente liberata della donna che ti ha uccisa. » soggiunse poi, non priva di una certa macabra autoironia a tal riguardo.
« Ripetimelo ancora una volta, e giuro che smetto di incassare colpi per te... » sbuffò tuttavia Lora, non desiderando avere a dover discutere, nuovamente, sull’argomento.
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