11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 14 agosto 2008

217


« N
o… non meritavano di morire. » sussurrò Midda, appoggiando dolcemente la propria mancina sui di lui capelli arruffati, quasi materna in un simile gesto « E parte del loro sangue ricade su di me, in quanto essi sono stati uccisi unicamente per causa mia… »
« Lei ti odia. » rispose Tamos, ancora senza levare lo sguardo verso di ella « Non puoi immaginare a qual punto… »
« Posso, purtroppo posso. » scosse il capo la donna « Dimentichi da quanto ci conosciamo e ci combattiamo. E’ grazie a lei che il mio braccio è andato perduto… »

A quelle parole il giovane marinaio cercò di ritrovare contegno, di riprendere quel poco di raziocinio rimastogli per imporlo sulle emozioni, fermando il pianto per poi risollevarsi piano da terra, ergendosi di nuovo davanti alla mercenaria, a colei che sarebbe dovuta essere vittima delle sue azioni secondo i piani della sua mandante.

« E’ stata lei a volermi rinchiuso in questo luogo. » commentò tornando a volgere il proprio sguardo ad ella, osservandola l’unico occhio leggermente arrossato per il momento appena vissuto « Secondo le sue parole era al fine di farmi riflettere su quanto grave fosse stata la mia sopravvivenza di fronte al mio fallimento, ma ho compreso subito che non era così. »
« No… non è nel suo stile. » confermò l’interlocutrice « Ti ha posto qui unicamente per attirarmi in trappola, così che, in assenza di informazioni sulla Jol’Ange, io decidessi di seguirti in questo carcere nella speranza che tu mi avresti saputo dire qualcosa di più. »
« Non si può fuggire dal Cratere… e lei lo sapeva bene. » sussurrò egli, annuendo tristemente alle di lei parole « Ancora una volta, attraverso di me, ella è riuscita a colpirti. Mi dispiace… »
« Calma, per Thyres. » scosse il capo la donna guerriero, offrendo un aperto sorriso « Io sono Midda Bontor e fino a prova contraria sono ancora viva: ho affrontato insidie di gran lunga peggiori rispetto a questa prigione… e non saranno un paio di bestioni con qualche testa di troppo a fermarmi! »

Il resto della giornata, secondo anche quanto suggerito da El’Abeb, trascorse in tempi e modi assolutamente tranquilli, rilassati, in preparazione a quella che sarebbe stata l’assemblea del giorno dopo, nella quale l’intera comunità del nord si sarebbe mobilitata nell’appoggio alla mercenaria, nella pianificazione dell’azione da condurre per l’ultima grande battaglia contro Sa-Chi ed i suoi fedeli, per poter finalmente raggiungere la libertà da quella condanna eterna, per compiere ciò che alcun altro aveva mai potuto neanche immaginare prima di allora.
Per la donna guerriero, ovviamente, tale fu l’occasione per poter finalmente ascoltare le parole di Tamos in merito a cosa era accaduto nel corso della tremenda tempesta che l’aveva vista separata dal resto dell’equipaggio della goletta, scaraventata in mare tanto violentemente da subire addirittura un breve periodo di amnesia. Il giovane marinaio, a differenza di ella, all’epoca dei fatti si era legato all’albero maestro insieme ai compagni traditi, riuscendo in tal mondo ad evitare come tutti gli altri di smarrirsi nella furia delle onde, restando altresì solidale con la nave e superando, insieme ad essa, i momenti peggiori dopo i quali il sole non aveva mancato di tornare a risplendere sopra di loro. Tutti, pertanto, si erano salvati: Noal, un tempo secondo in comando di Salge Tresand, era divenuto nella tragica morte di quest’ultimo il nuovo capitano della nave secondo le leggi del mare; Berah, ultima compagna del defunto capitano, aveva preso il ruolo di primo ufficiale nella volontà coesa di tutti i compagni; Av’Fahr e Masva, sopravvissuti a tutto, si erano ritrovati ad essere l’unico equipaggio degno di tale nome a bordo della Jol’Ange; ed infine anche Camne, da ospite era divenuta praticamente membro onorario di quella famiglia, in attesa del ritorno di Midda. Nelle parole del marinaio, infatti, la sua giovane protetta aveva rifiutato qualsiasi proposta da parte del gruppo di far vela verso nord, verso la sua amata Dairlan secondo quelli che invece erano ritenuti i desideri della mercenaria stessa, per restare insieme all’equipaggio, nella speranza di ritrovare attraverso essi la propria salvatrice e poter proseguire il proprio cammino insieme ad ella. Un proposito enigmatico che non lasciava chiaramente intendere i propositi della giovane, ma di cui la Figlia di Marr’Mahew non aveva di che preoccuparsi in quel momento: ogni spiegazione a tal riguardo si sarebbe raggiunta al momento giusto. Poche, oltre a quelle conferme di buona salute da parte dell’equipaggio, furono poi le informazioni che Tamos poté concedere in merito alla Jol’Ange: superata la tempesta, Noal aveva deciso di far rotta verso Kirsnya dove il giovane prigioniero, nell’assenza di fiducia che attorno a lui si era naturalmente creata, era stato consegnato alle autorità portuali denunciato per atti di pirateria. L’apprendere come la goletta avesse fatto scalo proprio alla capitale dove lei stessa aveva in quel periodo condotto i propri passi non poté che trovare disapprovazione nella donna nei confronti del fato: per quanto ne poteva sapere, ella sarebbe potuto essere stata a meno di una dozzina di piedi dai propri compagni senza aver avuto la possibilità di vederli, di incontrarli, di cercarli, in quelli che erano stati gli eventi caotici dell’attacco a lord Sarnico. Purtroppo rimpiangere il passato e le sue occasioni perdute non avrebbe mutato il presente e, così, la mercenaria dovette semplicemente accettare quella realtà dei fatti, senza ulteriori rimproveri contro se stessa.

« Mi spiace non avere ulteriori informazioni da concederti. » aveva commentato il giovane, a quel punto della propria narrazione.

Dopo la consegna di Tamos alle autorità portuali, la sua storia si era irrimediabilmente divisa rispetto a quella degli ex-compagni, di cui aveva pertanto perduto ogni traccia: l’unica informazione nota, e tutt’altro che inutile per la donna guerriero, era così la negazione di una rotta verso nord, verso Dairlan. Un simile dato, che non offriva indicazioni precise per localizzare la goletta, restringeva comunque di molto l’area di ricerca della donna che avrebbe potuto concentrare il proprio interesse nella costa sud-occidentale del continente dove era presumibile che essi avrebbero continuato a navigare in attesa di rincontrarla, forse tornando addirittura a Seviath, la città tranitha dove già avevano riunito i propri destini prima di quei tragici eventi. Un lungo dubbio, infatti, aveva dominato la mercenaria in tutto il periodo della ricerca di informazioni in merito alla Jol’Ange, laddove l’ultimo incarico accettato da quell’equipaggio aveva previsto un itinerario estremamente lungo nel corso del quale rintracciarli sarebbe stato assolutamente impossibile, considerando le difficoltà estreme in tal senso già in aree più ristrette.

« Non ti preoccupare. » sorrise ella, sentendosi decisamente positiva a riguardo « Li ritroverò… anzi, li ritroveremo, dato che non ho cambiato idea su quanto ho detto prima. »
« Sono stati loro a consegnarmi alle guardie: che senso avrebbe ricondurmi da loro? » domandò egli, scuotendo il capo.
« Meritano una spiegazione su cosa è successo loro, sul perché questo è successo, sia da parte tua sia da parte mia… » rispose la mercenaria, tranquilla « Desidero che siano pienamente consapevoli delle responsabilità di ognuno in ciò che è accaduto: delle mie, delle tue… e di quelle di lei. »

Nel ripensare ad ella, nel potare la propria memoria nuovamente a rivolgersi a quella donna, la Figlia di Marr’Mahew non poté evitare di stringere i denti e storcere le labbra verso il basso, nel ritrovare davanti ai propri occhi una lunga lista di immagini provenienti dal proprio passato, di ricordi vicini e lontani, in cui quella cagna aveva svolto un ruolo da protagonista nello sfogare contro di lei tutta la propria rabbia, tutta la propria frustrazione, tutta la propria ira. E nel rivivere mentalmente tutti quei momenti, non poté che pregare per il giorno in cui, finalmente, entrambe si sarebbero riunite, si sarebbero ritrovare una davanti all’altra, e tutte le questioni in sospeso fra loro, tutti i debiti mai saldati, avrebbero trovato la loro conclusione nel loro sangue.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Stai facendo crescere davvero bene l'attesa per scoprire chi sia questa Lei che evidentemente è la nemesi di Midda.

Quanto a Canme, direi che vuole fare da spalla a Midda. Tipo la biondina con Xena.

Anonimo ha detto...

Oppure è come il personaggio di viridiana in "il druido di Shannara" che si portava dietro colui che era destinato ad assassinarla per un bene superiore... :P

Sean MacMalcom ha detto...

@Coubert & Palakin: visto che è tutto già deciso fin dal giorno in cui Camne è stata introdotta, vi posso dire che entrambi non l'avete azzeccata, anche se in effetti.......... :D