Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
lunedì 18 agosto 2008
221
Avventura
006 - Condannata
« Io sono meglio di mio padre! » sussurrò Jodh’Wa, mostrando con ferina fierezza i propri denti.
Midda sorrise verso di lui, scuotendo il capo in risposta a quell’affermazione: nei di lui gesti, in quelle reazioni animalesche che probabilmente egli stesso si illudeva essere segno di sfida, ella vedeva soltanto ira a stento trattenuta, una perdita di sicurezza, di freddezza, per quello che era il di lui confronto con la figura paterna.
« Strano, visto che ancora, dopo tutti questi anni, a lui ti affidi, a lui ti aggrappi in ogni tua convinzione. » commentò con asprezza la donna, iniziando a prendere il controllo della situazione, intravedendo ora una tattica per la propria vittoria « Dimmi: è stato lui ad informarti che io sarei giunta qui, vero? »
Apparentemente ignorando le parole a lui rivolte, l’uomo caricò a testa bassa l’avversaria per la terza volta, gettandosi verso di lei con una contorsione così assurda, nei di lei canoni di combattimento, da lasciare sinceramente spiazzata la donna guerriero: scattando frontalmente verso di lei, infatti, sempre con il proprio addome radente al suolo, egli evitò volontariamente quello che sarebbe potuto essere un colpo diretto, un affondo del tutto simile a quanto precedentemente proposto, per superare il di lei corpo e, contemporaneamente, rigirarsi sul proprio asse ottenendo in tal modo accesso diretto alla di lei schiena, scoperta di fronte a lui, con le proprie potenzialità offensive. Un movimento fluido e continuo, simile a quello di un serpente più che di un normale uomo, che ancora una volta denotava la di lui straordinaria preparazione fisica, laddove una presenza tanto massiccia, possente nella figura scultorea dei propri muscoli, risultava in grado di agire con simile scioltezza.
La mercenaria riuscì solo all’ultimo momento a comprendere lo scopo di quell’azione, di un simile gesto, cercando evasione dallo stesso con un balzo in avanti, ad allontanarsi da egli e dalla sua lunga lama: ancora una volta, però, i di lei riflessi risultarono troppo lenti nel confronto con un nemico così fuori dal comune, per quanto assolutamente umano, tale per cui la di lei schiena all’altezza delle reni riportò una lunga ferita, simile a quella già presente sulla di lei coscia, per la quale a malapena riuscì a trattenere un gemito, più di sorpresa che di dolore. Immediatamente si dette della sciocca per aver permesso quella seconda violazione del suo corpo, un risultato che da lungo tempo alcun avversario umano si concedeva nei di lei confronti: per una simile ragione ella comprese di non poter più considerare, almeno da un punto di vista fisico, l’albino come un comune avversario o, così facendo, gli avrebbe consentito di portare a segno altri colpi e, forse, addirittura sconfiggerla.
« Perché non mi rispondi? » insistette verso di egli, riprendendo a parlare dopo essersi rapidamente voltata e posta nuovamente in guardia « Provi vergogna nell’ammettere che ogni tuo risultato, qui ed oggi, sarà solo conseguenza della benedizione di tuo padre? »
« Non è vero! » gridò improvvisamente l’uomo, evidentemente furioso verso di lei « Io sono il più forte! Io sono il più agile! Io ti sconfiggerò! Mio e di nessun altro sarà questo merito! »
Nessuno al mondo, uomo, donna o creatura, era mai apparso invincibile agli occhi della Figlia di Marr’Mahew, la quale, anche nelle situazioni peggiori, era riuscita sempre ad individuare un punto debole nei propri avversari, quel breve frangente in cui poter mirare i propri colpi migliori per prevalere contro di essi. Non sempre, specialmente contro nemici dotati di intelletto simile a quello umano, tale punto di debolezza risiedeva in un aspetto fisico: in una realtà dove la spada era solita dividere la vita e la morte, pochi erano coloro che, combattendo, si concedevano stoltamente di non aver cura del proprio corpo, forgiandolo quotidianamente, al contrario, come la migliore fra le armi. Al contrario, nella maggior parte dei casi risultava essere l’aspetto intellettuale ed emozionale a produrre una criticità, conducendo alla morte che non si avrebbe mai ritenuto di poter raggiungere tanto precocemente: la concentrazione in un duello risultava, pertanto, essere essenziale ed indurne lo smarrimento nell’avversario, trovando una giusta leva, avrebbe potuto portare alla vittoria.
Jodh’Wa in quel momento, in quel combattimento, risultava possedere una forza indubbiamente superiore a quella della propria controparte, un’agilità altrettanto elevata, una destrezza nell’uso delle armi di pietra incomparabile ed una conoscenza del terreno pressoché unica, in contrasto a quella di Midda tanto limitata che risultava essere già un risultato straordinario per ella mantenersi in costante equilibrio su un suolo che neppure riusciva a vedere, oscura pietra frastagliata nelle tenebre della notte. Ma, nonostante tutto, egli stava dimostrando la propria debolezza nel rapporto con il suo genitore, in quel confronto continuo che ricercava nei riguardi del mito paterno, inconsciamente noto come insuperabile. E proprio su tale fragilità ella avrebbe potuto raggiungere la propria salvezza nella di lui sconfitta.
« Tu sei e resterai sempre suo figlio, il sangue del suo sangue, la carne della sua carne, cresciuto ed addestrato da lui! » rimproverò la donna, quasi come se tutto quello fosse un insulto, un’offesa « Ogni risultato che otterrai non sarà mai per merito tuo! Resterai sempre nella sua ombra, ricordato come una sua copia mal riuscita… »
Gridando con tutta l’aria che risiedeva nei di lui polmoni, l’albino tigrato si mosse nuovamente verso la mercenaria, deciso a metterla a tacere una volta per tutte: questa volta, però, ella non restò ad attenderlo, non gli concesse la possibilità di raggiungerla come era stato fino a quel momento, scattando a sua volta contro ad egli, in un gesto altrettanto sfrenato. L’azione fu subitanea e da un osservatore esterno sarebbe risultata impercettibile nella rapidità dei movimenti che la caratterizzarono: nel contempo in cui l’uomo si propose quasi sdraiato al suolo, tanto minima era la distanza fra il suo corpo ed il terreno, in quello stile di combattimento praticamente impossibile da affrontare, la donna si mostrò gettata lungo la stessa direzione ma in verso contrario, sopra di egli, parallela con le proprie membra a quelle di lui, quasi a contatto con la schiena dell’uomo ora a lei offerta tanto generosamente. Di fronte ad una tale proposta, davanti a quell’imperdonabile distrazione concessale probabilmente in conseguenza della rabbia cresciuta in egli, la donna non indugiò un solo istante, non si pose alcuna incertezza, conficcando con violenza e forza il proprio pugnale, un tempo appartenuto all’avversario, nella di lui carne, affondando in essa fino all’impugnatura.
Un istante dopo tale fugace contatto, entrambi i combattenti rotolarono al suolo, in posizione reciprocamente opposta: ma fra i due nemici, solo uno ebbe la possibilità di rialzarsi.
« Che tu sia maledetta, Midda Bontor… »
In silenzio, con una sorta di rispetto, la donna prestò ascolto a quelle che risultavano essere le ultime parole, gli ultimi respiri, di un uomo morente, sconfitto in conseguenza del proprio risentimento verso colui che al mondo l’aveva posto e che, forse, contro di lei l’aveva inviato sperando proprio in una simile conclusione, nella cinica e crudele possibilità di liberarsi di uno dei suoi due peggiori avversari, i figli rinnegati che probabilmente mai avrebbe trovato la forza di uccidere personalmente.
« Thyres… » sussurrò la donna, scuotendo il capo.
Volente o nolente, la mercenaria si rese conto di aver svolto alla perfezione il ruolo che El’Abeb aveva pianificato per lei, sovvertendo gli equilibri esistenti all’interno del Cratere secondo i di lui desideri, secondo le di lui previsioni: la morte di Jodh’Wa, che per lei rappresentava la possibilità di fuga da quel carcere, avrebbe condotto ad una reazione a catena, in una serie di eventi il cui esito finale ora appariva del tutto incerto, ma che forse egli aveva già avuto modo di studiare, con freddezza e controllo assoluto.
In una simile prospettiva, nell’idea di essere comunque stata utilizzata per scopi nei quali ella non aveva avuto possibilità di parola, di decisione, Midda si sentì sconfitta non meno dell’uomo che ora giaceva privo di vita ai suoi piedi, stuprata nel proprio libero arbitrio, nella propria libertà, nella propria indipendenza delle quali tanto semplicemente era stata privata.
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3 commenti:
Senza più il bestio, la potenza offensiva dei Dimessi crolla inesorabilmente, visto che era il loro campione.
Gli resta solo l'intelligenza di Sa-Chi, che dubito accetterà di buon grado la mossa paterna. E neanche il coinvolgimento di Midda...
Ora Midda può andarsene subito, o potrebbe anche prospettarsi una fugace alleanza con Sa-Chi (o era Sai-Chi?) per vendicarsi di essere stata usata.
"altro colpi"? lo vedi circa adl altezza del link per il pdf del 005( non so a che linea corrisponde), però, mi fa da pugno in un occhio... :P
Poi, non mi hai risposto sul mio blog... mi interessa, scusa... ^_^;;;
@Coubert: direi che nel nuovo episodio è mostrata la scelta conclusiva della donna guerriero! :D
@Palakin (o Palaikin :P): corretto. :) Grazie per la segnalazione!
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