Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
venerdì 1 agosto 2008
204
Avventura
006 - Condannata
L'anonimo avversario della donna guerriero tentò un primo fendente a lei discapito, che ella evitò agilmente gettandosi lateralmente, a mancina, evadendo dalla traiettoria percorsa dalla pesante spada in pietra che avrebbe potuto schiacciarla come un insetto se non si fosse mossa dal punto a cui essa era destinata: in tal modo, la pietra della spada andò a colpire con ferma durezza il suolo, ugualmente lavico come ogni realtà lì attorno, producendo in esso un profondo solco senza però ricavarne a sua volta alcun danno. Come Midda aveva ipotizzato, quelle armi di roccia non erano semplicemente scolpite in essa: in virtù di un qualche misterioso procedimento era stato possibile evidentemente addurre ad esse maggiore forza, maggiore compattezza, per impedire loro di spezzarsi, di frantumarsi come facilmente avrebbero dovuto nel rispetto della propria natura porosa e friabile. Un metodo di lavorazione assolutamente ignoto al mondo esterno al Cratere che, probabilmente, avrebbe potuto interessare molta gente, molti popoli, soprattutto in regni come quello di Gorthia dove la materia prima non sarebbe assolutamente mancata, potendo in tal modo essere sfruttata in molti modi anche diversi dalla semplice produzione di armi, nel momento in cui probabilmente non avrebbero potuto reggere nel confronto .
Una prima ipotesi d'offesa da parte della mercenaria si rivelò assolutamente goffa, priva della naturale armonia ed eleganza che le erano normalmente proprie, nel peso e nello sbilanciamento che quella lama le offriva, le imponeva: cercando un movimento di taglio, ottenne solo di sbilanciarsi in avanti, quasi ruzzolando a terra ed, in conseguenza di ciò, scoprendosi ad ogni possibile contrattacco, il quale non mancò di giungere. L'uomo, infatti, approfittando della patetica prova da lei offerta, di quell'offesa fallita, non pose ulteriori indugi prima di imporre nuovamente la propria forza, la propria minaccia su di lei, ora desiderando trafiggerla con la lunghezza della propria arma, mirando alla di lei schiena in una mossa che, se solo fosse giunta a compimento, l'avrebbe vista letteralmente inchiodata al suolo. Ma la donna guerriero, per quanto in disapprovazione con se stessa per l'insuccesso appena ottenuto, non si permise un solo istante di scoraggiamento, un solo momento di indugio, laddove esso avrebbe per lei rappresentato la morte: non tentò così di opporsi alla propria assenza di equilibrio ma, anzi, la assecondò, lasciandosi ricadere a terra e così rotolare sul suolo ruvido per allontanarsi da quel pericolo incombente. La spada avversaria, in conseguenza di una simile nuova evasione, trafisse con violenza il suolo dietro alla di lei schiena, nel punto in cui un istante prima ella si sarebbe trovata, mancandola: furente per tale reazione inattesa, rapido l'uomo propose nuove possibilità di morte per ella, inseguendola con movimenti frenetici, infuriati, continuando a sollevare e riabbassare la lama al suolo in un'immagine non diversa da quella che avrebbe offerto una massaia all'inseguimento un roditore domestico armata di una scopa. Ovviamente ella non arrestò il proprio moto, preferendo addirittura in esso abbandonare la propria spada, ritenuta ormai solo d'intralcio: nel momento in cui un'arma, invece di concederle un incremento di combattività, la poneva in posizione di inferiorità rispetto al proprio avversario, nessuna reale utilità restava propria a tale oggetto ed esso sarebbe stato solo un peso, un fardello inutile in quella caotica fuga dalla furia dell'avversario.
« Fermati, cagna! » ringhiò l'aggressore, evidentemente vittima della propria ira in quella ricerca di sangue e morte che non sembrava poter trovare soddisfazione.
Ella, continuando a rotolare, restò in attesa del momento migliore per recuperare la posizione eretta e ritrovare così possibilità di opporsi ad egli, istante che le venne concesso in un richiamo tuonante: « Figlia di Marr'Mahew! »
L'origine di quel grido, di quella richiesta di attenzione, si identificò immediatamente nella voce di Jodh'Wa: egli, cogliendo la situazione di difficoltà della donna non tanto nella presenza di un avversario quanto nell'assenza di un'arma, lanciò verso di lei un pugnale, simile a quello che aveva adoperato nel loro scontro o, forse, proprio il medesimo. Midda, cogliendo in quella lama più corta una possibilità di aiuto a lei offerta, non perse tempo e, con un colpo di reni, condusse il proprio corpo a rialzarsi di scatto, sfuggendo all'ennesima ipotesi d'offesa su di lei pendente nella forma della spada avversaria per poter afferrare al volo il pugnale ancora in volo nella propria direzione. Il passaggio di tale arma fu assolutamente perfetto, come se quella coppia si fosse allenata per settimane, mesi, anni in tal senso, ed esso non fosse conseguenza di un'assoluta improvvisazione da parte di entrambi: appena impugnata, la donna guerriero dovette riconoscere la correttezza della scelta condotta dal compagno d'arme, laddove nonostante un peso ed un'assenza dell'equilibrio a cui lei era abituata riuscivano nelle dimensioni più ridotte di tale strumento di morte a concederle ugualmente la possibilità di maneggiarlo. Breve, a seguito di quella svolta, fu il proseguo della lotta con il proprio avversario: nel mentre in cui, infatti, l'ennesimo attacco fu parato dal metallo del braccio destro di lei, il di lui fu squarciato con assoluta freddezza da un gesto rapido della sinistra, ora finalmente armata.
« Grazie! » non mancò di pronunciare alla volta del proprio alleato, scattando verso un nuovo aggressore.
Una donna, così, si oppose alla mercenaria armata di una pesante picca sempre ricavata dalla nera pietra lavica, roteandola attorno ai propri fianchi con destrezza e padronanza assoluta: dalla carnagione scura e dai tratti inequivocabilmente appartenenti alle popolazioni dei regni del deserto, ella si propose probabilmente quale avventuriera o, forse, mercenaria, ricordando molto nei propri gesti, nella propria abilità, la cacciatrice Ja'Nihr, l'amica perduta nei recenti tragici eventi della Jol'Ange. Ma, nonostante tale apparente somiglianza, Midda non pose emozioni o sentimenti nel combatterla, nello squartarle la carotide con la propria nuova arma, nel bagnare la propria pelle con il sangue caldo dell'avversaria prima di proseguire oltre. Un altro uomo giunse a sostituire la compagna caduta, scagliandosi contro alla donna guerriero con una pesante spada di pietra, in una violenza che ella non tento neanche di contenere, preferendo evadere dalla traiettoria di tale azione nello scivolare a terra per, poi, andare ad incrociare in una rapida rotazione le proprie gambe attorno a quelle dell'avversario, facendogli perdere l'equilibrio e lasciandolo così cadere impietosamente al suolo, scoprendosi di fronte al rapido gesto che vide piantare il pugnale nel suo cuore fino all'impugnatura. Uno sprizzo di sangue esplose nel momento in cui ella ritrasse la lama da quel corpo, per compiere una capriola e potersi rialzare, pronta nuovamente gettarsi contro un altro aggressore, un altro nemico, scegliendo un uomo che stava affrontando un'abitante della cittadella, una giovane donna praticamente indifesa, nell'impaccio dimostrato dai propri gesti confusi a gestire una sorta di pala che nulla avrebbe potuto fare per difenderla. Attaccandolo alle spalle, ella lo costrinse a girarsi con un gesto violento del braccio destro prima di mirare alla di lui gola con l'arma già grondante di caldo e viscoso sangue rosso: ma in quel mentre, in quel gesto che qualcuno avrebbe potuto considerare anche in una qualche misura d'onore nel non colpire nella schiena, ella si ritrovò a fronteggiare un viso anonimo eppur conosciuto, il volto di un uomo che ricambiò quel momento di stupore con un'espressione completamente spiazzata.
« Midda Bontor?! » domandò egli, incerto fra colpire o trattenere la propria arma.
« Ti conosco? » chiese a propria volta ella, fermando il pugnale diretto alla di lui gola.
Ma prima che l'altro potesse pronunciare qualsiasi ulteriore parola, la sua materia celebrale venne sparsa attorno ad un cranio frantumato, finendo così anche contro la donna guerriero ed il lei braccio che ancora lo bloccava: la stessa giovane donna che un istante prima aveva quasi incontrato la morte sotto l'azione di egli, aveva approfittato dell'intervento di colei che si era presentata quale Figlia di Marr'Mahew per porre la parola fine attorno a quello scontro, sorridendo poi con aria quasi divertita nella soddisfazione dell'atto compiuto. La mercenaria non poté evitare di restare per un istante spiazzata da quel brevissimo scambio di parole con l'avversario defunto, ma, immediatamente, si impose di non offrire eccessivo peso all'evento, di non concedersi altri dubbi ed incertezze, laddove nuovi uomini e nuove donne si stavano proponendo da sopra le mura, concentrandosi principalmente verso lei stessa e verso Jodh'Wa, riconoscendo in essi, più che in qualsiasi altro membro di quella comunità, un pericolo, due reali oppositori all'assalto che stavano conducendo, alla battaglia che desideravano vincere e per il successo della quale entrambi avrebbero dovuto essere violentemente invitati al ricongiungimento con i propri dei.
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4 commenti:
Beh, ci saranno centinaia di sue conoscenze lì dentro, della maggior parte delle quali non serberà nemmeno il ricordo...
Farà bene ad abituarcivisi.
@Coubert: chissà! 8-)
'ntornato!
@Palakin: grazie!!!
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