11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 5 maggio 2009

480


A
vete mai avuto occasione di notare come, innanzi ad una scelta praticamente ovvia, fra un'alternativa sicura, priva di pericoli, ed una del tutto incerta, all'interno della quale impossibile sarebbe stato prevedere un qualche risultato e, ancor peggio, un qualche risultato positivo, raramente un singolo o un gruppo preferiscano la prima opportunità alla seconda? Nelle leggende, nelle ballate, nelle fiabe, tale situazione si pone estremamente abusata, una via conformistica dalla quale, comunque, difficilmente anche il più originale degli autori potrebbe esimersi, dove solo attraverso essa un'avventura potrebbe trovare corpo, motivo di essere: se, infatti, un audace cavaliere, un impavido eroe, posto innanzi al bivio fra un bosco tenebroso ed una via soleggiata imboccasse la seconda, di quali gesta varrebbe la pena di narrare?
Al di là di contesti obbligati quali quelli della fantasia o dei miti, comunque, nella vita reale, nella quotidianità di tutti i giorni, dei comuni mortali quali tutti noi siamo non dovrebbero preferire l'oscurità alla luce, l'ignoto al noto. Ciò nonostante, però, forse in conseguenza di un'istintiva ricerca di completezza, di realizzazione attraverso le proprie opere, le proprie azioni, tale da guadagnarsi la stessa immortalità di una leggenda, raramente il raziocinio riesce a prevalere, la strada più tranquilla ad essere imboccata. Una condanna, quella di noi mortali, dalla quale sembriamo non poter e non voler rifuggire, non riuscendo e non tentando neanche di accettare il nostro stato, di maturare la consapevolezza necessaria per mantenerci quietamente all'interno dei nostri limiti, godendo in essi delle comunque illimitate possibilità concesseci dalla vita.
Del resto, in quale altro modo avrei potuto giustificare, altresì, la mia permanenza all'interno di quel piccolo gruppo, di quella ridotta compagnia dalla quale non avrei potuto trarre alcun beneficio, nella quale non avrei potuto trovare alcun futuro, se non proprio in virtù di tali considerazioni, folli, insane, ma pur sempre umane, caratteristiche della nostra stessa natura e dalle quale impossibile sarebbe per noi alienarci?
Giunta a quel punto, del resto, non avrei potuto più indicare nella mercenaria la causa dei miei mali, la ragione della mia permanenza all'interno di quel gruppo, dove ella, che pur aveva incarnato l'impulso iniziale per generare una simile realtà, da lungo tempo non era sembrava volersi più assumere alcuna responsabilità in merito alla mia autodeterminazione, alla mia libertà personale, trattandomi non più da ostaggio ma, a tutti gli effetti, da compagna di viaggio. Se solo avessi voluto, se solo avessi desiderato allontanarmi da quella coppia, alcun ostacolo si sarebbe frapposto fra me e la realizzazione di tale scelta. Ma io non volevo, io non desideravo abbandonare Midda e Nass'Hya… non ancora, per lo meno.
Inutile sottolineare, a questo punto, quale fu la risposta che, dopo un lungo momento di indecisione, venne offerta nei confronti della mia domanda, del mio dubbio.

« Entriamo. » propose, con un certi grado di sicurezza nella propria voce, la principessa, avendo già praticamente stabilito una propria decisione, una propria esplicita volontà a tal riguardo.
« … perché?! » replicai, attendendomi sì simile voce ma, al tempo stesso, non potendo evitare, per un istante, di contrastarla, paventando l'idea di inoltrarmi in simile complesso.
« Perché no? » sorrise la giovane aristocratica, sollevando e riabbassando le spalle come se nulla fosse.
« Innanzitutto non noto possibilità d'accesso… a meno di non accrescere in dimensioni fino ad assomigliare e dei giganti. » risposi, inarcando un sopracciglio nel replicare un gesto, una mimica facciale che avevo colto più volte adoperata dalla mercenaria, quale nota di sarcasmo.
« A questa distanza sarebbe difficile distinguere un varco utile alle nostre attuali stature anche se esso ci fosse innanzi agli occhi. » controbatté l'altra.
« E poi non abbiamo alcuna idea di cosa ci possa attendere entro quelle mura, erette sicuramente per ospitare qualcosa di diverso da noi, semplici mortali. » aggiunsi, storcendo le labbra verso il basso « Suppongo che l'andare ad irritare una divinità all'interno della propria dimora potrebbe comportare gravi rischi per il mantenimento della nostra salute… non credi? »
« Dubito che un dio si porrebbe tanto facilmente raggiungibile dai suoi fedeli. E, poi, se davvero qui risiedesse una divinità, per quale ragione non circolerebbero notizie di sorta a tal riguardo? Se anche fosse malvagia, vi sarebbero chiari avvertimenti in tutta Y'Shalf e Kofreya a tal riguardo. »
« Sempre ammesso che mai qualcuno possa essere sopravvissuto al pericolo per poter fare ritorno ed avvertire di simile presenza. » sottolineai, quasi iniziando ad apprezzare il sapore offerto da quel dialogo, quel confronto di opinione e pensiero con Nass'Hya.

Come ormai divenuta sua abitudine, fu Midda ad interrompere quel dibattito, intervenendo con il proprio voto all'interno del nostro piccolo concilio, ago della bilancia fra di noi per non concedere mai ad una questione di restare senza una definita soluzione, senza una chiara conclusione.
Moderatrice ancor prima che impositiva, avevo avuto già modo di comprendere come ella raramente concedeva alle proprie scelte, anche dove apparentemente azzardate, di essere compiute senza una solida analisi preventiva, senza una serie di ragioni, più o meno discutibili, ovviamente, che rendessero dal suo punto di vista non solo fattibile ma, addirittura, necessaria una data scelta. Ciò, naturalmente, avvenne anche in quell'occasione.

« Fra poco farà buio e la temperatura calerà di moto. » commentò, con tono serio, pensieroso « Inoltre i venti, la pioggia o, se non peggio ancora, la neve potrebbero sorprenderci con il loro gelo nel cuore della notte, assiderandoci e lasciandoci morire senza neppure avere percezione di tale triste fato. »
« Concordi con l'entrare? » domandò la principessa, quasi soddisfatta da simile intervento volto a darle ragione, dove comunque il tutto sarebbe potuto essere considerabile quasi retorico.
« Ammetto una certa curiosità per quell'edificio e per i tesori che potrebbe contenere, e che potrebbero offrirmi una qualche ricompensa nel corso di questa missione altrimenti priva di ogni introito… del resto anche io devo campare in qualche modo. » riprese lei, aggrottando la fronte con aria incerta « Anche se non mi sento di contrastare completamente le opinioni di Fath'Ma a tal riguardo: potrebbe essere estremamente pericoloso, al punto tale da non concedere ad alcuno una possibilità, anche minima, di sopravvivenza. »
« Concordi con il proseguire, allora? » intervenni io, in un gioco che potrebbe essere considerato quasi infantile, derivante dal confronto con l'aristocratica.
« Un pericolo probabile contro uno certo: un'oscura divinità contro il gelo della notte invernale fra i monti Rou'Farth. » soppesò verbalmente lei, nel porci innanzi alla sintesi di ogni dubbio proposto « Dovendo scegliere, propendo verso la vita, per quanto pericolosa essa possa rivelarsi: preferisco ritrovarmi a combattere contro un nemico reale, concreto, a cui io possa offrire la mia mano e la mia spada, invece che contro l'infido freddo, capace di risucchiarmi la vita dalle ossa senza colpo ferire. »

Un ragionamento non privo di una sua logica, quello proposto, per quanto ovviamente molte sarebbero potute essere le obiezioni in suo contrasto, parecchie sarebbero potute apparire le note da sottolineare in merito ad alcune delle ipotesi assunte alla base di quella tesi. Avrei, infatti, potuto sottolineare come avessimo già affrontato delle notti all'aperto fra quelle cime e che, sicuramente, altre ci sarebbero state richieste prima di poter superare tale naturale linea di confine. Avrei, anche, potuto denotare come di fronte al gelo parecchie sarebbero potute essere le armi in nostro possesso, al contrario rispetto ad un'eventuale divinità o a qualunque altra temibile creatura ci avesse atteso dietro quelle porte di straordinarie dimensioni.
Avrei… sì… avrei potuto fare e dire molte cose, ma non feci e non dissi nulla. Non espressi alcun commento in contrasto a quella scelta. Perché, dopotutto, per quanto da sempre semplice serva, non potevo comunque negare curiosità innanzi a tale spettacolo, offerta inequivocabile proposta innanzi a me ed a Nass'Hya per concederci di vivere un'avventura come quelle di cui da sempre avevamo solo sentito parlare e che mai avremmo osato pensare di poter sperimentare in prima persona.
Purtroppo, però, la saggezza popolare raramente offre vani consigli, inutili propositi, e dove fin troppi si propongono essere i proverbi volti a sottolineare la pericolosità e le spesso fatali conseguenze della curiosità, avremmo dovuto concederci maggiore prudenza prima di gettarci a capo chino verso quell'imperscrutabile avvenire.

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