11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 25 maggio 2009

500


U
na leggendaria mercenaria, donna guerriero di rinomata fama o, almeno, così descritta dalla loro ospite; una principessa, candidata sposa per il sultano del regno di Y'Shalf e fuggita volontariamente verso Kofreya per ricercare il proprio futuro a fianco di una specie di criminale; e poi lei, una serva dell'harem di Y'Lohaf, una giovane come altre cresciuta per essere di fatto schiava dei propri padroni, costretta ai loro desideri, alle loro volontà: questo quantomeno assortito trio si era ritrovato ad essere protagonista di assurdi eventi sulle montagne a loro prossime, sulle vette che per loro sarebbero dovute essere tanto familiari ma che, in quelle cronache, apparivano completamente mutate, ignote come un territorio completamente nuovo e, soprattutto, tremendamente pericoloso. Su simili basi, la narrazione di Fath'Ma aveva completamente rapito l'interesse del comandante di quell'insediamento di guerriglieri, facendolo vivere ormai da giorni in sola funzione dell'appuntamento con una nuova parte di racconto. E sebbene neppure il tempo fosse riuscito a rendere più realistiche, più accettabili quelle vicende, fuori da ogni realtà per chiunque comunemente nota, tanto Ra'Ahon quanto il cerusico, suo compare quale spettatore di quella storia, avevano ormai sviluppato una certa familiarità con ognuno dei personaggi coinvolti in quelle vicende, benché neppure nel merito del loro aspetto fisico, in effetti, fossero stati forniti più di pochi e frammentari dettagli.
Di colei chiamata Figlia di Marr'Mahew, ad esempio, era stato reso nota un'evidente menomazione fisica, nell'assenza di un braccio, il destro, sostituito da una qualche sorta di protesi metallica non meglio esplicitata; erano stati descritti occhi color ghiaccio e capelli corvini; era stata sottolineata una certa abbondanza nelle forme, nelle proporzioni femminili, particolare che dove espresso da un'altra donna non avrebbe dovuto certamente essere presente in misura banale. Al di là di ciò, però, oltre a semplici particolari espressi confusamente, difficilmente essi avrebbero potuto identificare tale personalità all'interno di una folla numerosa, per quanto, in virtù del racconto concesso loro dalla giovane, un sentimento di completa conoscenza era sorto in loro, tale probabilmente da indurli a fidarsi di lei per quanto ancora effettivamente sconosciuta. Volendo essere, poi, assolutamente sinceri con se stessi, in verità tanto il medico quanto il comandante avrebbero dovuto ammettere il desiderio di un incontro personale con simile individuo, dove il carisma da lei generato, seppur per interposta persona, era riuscito a stuzzicare le corde più profonde dei loro animi, della loro curiosità: ma di tali intimi desideri, alcuno fra i due avrebbe mai ammesso alcunché.
Allo stesso modo, e forse ancor peggio, nel riguardo di Nass'Hya praticamente nulla era stato espresso, alcun dettaglio era stato chiarito: una giovane dotata probabilmente di un evidente fascino, come anche le parole del mostro, per quanto riferito da Fath'Ma, avevano adeguatamente chiarito, ma oltre a ciò anche la sua stessa età non era stata minimamente sottolineata, quasi come se nulla di tutto quello avrebbe potuto risultare degno di nota nel contesto segnato da quegli eventi. Una scelta, paradossalmente, non errata dove affidandosi alla libera immaginazione dei propri ascoltatori, la serva aveva permsso loro di non doversi sforzare nell'attribuire determinate caratteristiche fisiche a simile immagine, potendosi concedere di focalizzare tutta la propria concentrazione unicamente nel merito del carattere, delle emozioni, dei sentimenti collegati a quella giovane negromante. E dove ella, in virtù di tale natura, avrebbe dovuto risultare quale il personaggio antagonista nell'intera storia, avrebbe dovuto porsi quale catalizzatore di ogni sentimento avverso non meno rispetto all'orrido anfitrione, non si concesse tale, attirando al contrario una ragione di compassione per il fato a cui sembrava essere stata votata dalle scelte di altri, forse addirittura di qualche divinità malvagia.
Compiendo simili riflessioni, ripercorrendo gli eventi narrati fin dalla loro origine, Ra'Ahon accolse una nuova alba, dopo essersi concesso solo un brevissimo periodo di riposo, innegabile al proprio fisico ed alla propria mente in conseguenza di troppi giorni di veglia. Egli cercava, bramava insistentemente la possibilità di giungere a qualche conclusione, forse addirittura ad una condanna, eppure maggiore si poneva la sua determinazione minori sembravano essere in conseguenza i risultati ottenuti, facendolo puntualmente scontrare contro i limiti della propria ignoranza.

« Dormi, amore… te ne prego. » lo invitò la sua compagna, accarezzandogli con dolcezza il volto « O devo iniziare a considerarmi gelosa nei confronti di queste tre donne capaci di attrarre ogni tua attenzione a discapito, persino, della tua stessa salute? » lo stuzzicò poi, con innata e scherzosa malizia.
« Sai di non avere alcuna ragione in tal senso… » rispose egli con serietà, non cogliendo il gioco propostogli.
« Su questo potrei anche avere di che obiettare… » continuò ella, sperando di traviarlo dai suoi pensieri, di distrarlo in qualche modo « In fondo, se non ricordo male, una tua vecchia fiamma era famosa per i suoi vasti… argomenti… ed a quanto mi hai raccontato anche questa Midda Bontor non dovrebbe lesinare in tal senso. O sbaglio? »

Un lungo momento di silenzio si concesse a seguito di tale tentativo, offrendo chiara dimostrazione di quanto poco l'attenzione dell'uomo fosse posta nei riguardi di quel discorso. Dove alla prima domanda di lei, infatti, egli era riuscito a proporre una risposta semplice ma sufficientemente attinente all'argomento, coerente con la situazione, nel paragone con un'offensiva meno superficiale, più elaborata per quanto certamente non tale da richiedere un'esposizione accademica, l'uomo aveva fallito nel non trovare alcuna replica idonea.
E solo dopo un periodo eccessivamente lungo, l'errore compiuto si moltiplicò all'inverosimile con la risposta più retorica che avrebbe potuto donarle, nel pur evidente volontà di non ritrovarsi in suo contrasto.

« Non sbagli… » le confermò, senza neppure comprendere quanto stesse affermando.
« E' commovente cogliere tanto amore da parte tua. » concluse con deciso sarcasmo la donna, arrendendosi all'evidenza dei fatti e, ciò nonostante, dimostrando tutto il proprio sentimento verso di lui nel non arrabbiarsi quanto avrebbe avuto altresì diritto a fare.

Così il comandante venne lasciato solo con i suoi pensieri, con le sue elucubrazioni, nell'attesa del momento in cui la narrazione avrebbe ripreso, nella speranza di poter conoscere il destino delle due donne non giunte fino a lui come al contrario era riuscita a fare Fath'Ma.
Se la presenza della medesima nel loro accampamento, su un fronte, avrebbe dovuto lasciar ben sperare per tale incognita, permettendo di supporre che la coppia fosse riuscita nel proprio intento, evadendo dalla minaccia di quella fortezza perduta e raggiungendo la libertà in Kofreya; il semplice fatto che la sua narratrice avesse lasciato in sospeso la conclusione dell'ultimo attacco condotto dalla mercenaria a discapito del loro avversario, sul fronte opposto, non riusciva a concedere aspettative particolarmente positive dove, per logica, se simile tentativo fosse giunto a termine con successo ella avrebbe dovuto quanto meno concludere quella scena prima di richiedere ulteriore riposo come aveva fatto la sera prima.

« I tuoi seni sono stupendi e non ne potrei desiderare di migliori… » espresse, alfine, nel rivolgersi verso la compagna quasi solo in ritardo fosse riuscito a comprendere completamente quanto rivoltogli, almeno nel suo significante dove alcune sfumature del significato erano state evidentemente tralasciate.
« Fuori tempo massimo… ma apprezzo la buona volontà. » sorrise l'altra, riaprendo gli occhi e sospirando con voluta enfasi « Per lo meno non mi hai lasciata parlare completamente al vento. » riconobbe, nell'impegnarsi a concedergli un qualche punto a favore.
« Non sto scherzando. » replicò l'uomo, voltandosi appena nella sua direzione quasi temesse l'eventualità di aver offeso la propria interlocutrice, nel porsi eccessivamente distratto nel confronto con lei, per quanto non si volesse ancora realmente impegnare in senso opposto « Ti amo… e lo sai. »
« Anche io ti amo, e mi fa piacere sentirmelo ripetere per quanto sull'entusiasmo potremmo ancora lavorarci, ma io stavo scherzando… e tu eri, e sei, ancora troppo lontano da me, con la tua mente, per capirlo. »
Ma, cogliendo per tutta risposta, solo un nuovo silenzio, una nuova situazione di stasi, ella non poté che alzare gli occhi al cielo, scuotendo il capo e rivolgendo agli dei la propria fiducia: « Vi prego… fate che questa storia finisca il prima possibile. O finirò, davvero, per ingelosirmi. »

E mentre la sua compagna riprese il proprio sonno temporaneamente interrotto al suo fianco, Ra'Ahon si ritrovò a focalizzare i propri pensieri su argomenti meno leggeri di quanto ella non avrebbe potuto immaginare, nel rielaborare all'interno della propria mente le informazioni a lui note in merito al mostro, al colosso dalla pelle rossa, nel riconoscere assoluta ragione per il vecchio adagio inneggiante all'ignoranza quale principale tramite per una vita serena. Fino a quando, infatti, quella creatura fosse stata vicino a loro ma da loro sconosciuta, ignorata, egli non avrebbe mai posto particolari dubbi nel merito della salute della propria gente.
Ora, però, il pensiero di una simile presenza ad una distanza che pur non si sarebbe mai potuta considerare irrisoria, non gli avrebbe concesso sogni rilassati, nel timore probabilmente assurdo che una sorta di patto di non belligeranza fosse stato infranto nell'avanzata delle tre donne all’interno di quei domini e che, per questo, il mostro non si sarebbe fermato mai, per alcuna ragione, spazzando chiunque dal proprio cammino. Una logica sicuramente forzata, un ragionamento effettivamente colmo di troppe condizioni, come del resto lui stesso si rendeva conto, ma capace di andare a colpire atavici istinti di autoconservazione che nel proprio ruolo di responsabilità non avrebbe potuto ignorare.
Per il sereno futuro suo e di tutti coloro che a lui offrivano riferimento, il comandante avrebbe dovuto giungere a chiarezza in merito ai fatti occorsi, tanto sul fronte della giovane serva quanto su quello del drappello inviato alla ricerca della fortezza, pregando tutte le proprie divinità affinché alcun pericolo di quel genere si stesse realmente proponendo accanto a loro.

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