11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 11 maggio 2009

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« N
on ancora. » rispose la mercenaria, voltandosi nella direzione della medesima « Prima di tutto mi interessava accertare lo stato del gruppo… »
« Ma ora che sappiamo che ti eri semplicemente addormentata, direi che potremmo anche tentare di uscire di qui. » aggiunse la principessa, con tono volutamente sarcastico nel riferirsi a me « Sempre ammesso che ci sia un modo per lasciare questa fortezza. »
« Solitamente una roccaforte dovrebbe essere concepita per mantenere all'esterno eventuali invasori… e non segregarli al proprio interno. » sottolineai, osservando la soglia.

E proprio questa si concesse innanzi a noi, in totale contraddizione con le parole da me appena affermate.
Realizzata anch'essa in solida pietra, non si limitava a presentare nel supposto interno la medesima configurazione di bassorilievi ed ornamenti già individuati all'esterno ma, addirittura, anche all'interno sembrava voler negare qualsiasi possibilità di movimento, qualsiasi maniglia, leva utile ad aprirla o, semplicemente, qualsiasi blocco predisposto a mantenerla chiusa di fronte ad un impeto esterno. Nel pensare ad una generica porta, ritengo che chiunque fra noi si immagini, nel lato interno della stessa, là dove dovrebbe risiedere il responsabile della sua chiusura, l'interessato alla sua presenza, un qualche meccanismo, più o meno sofisticato, concepito al solo scopo di non permettere sul fronte esterno di violare simile confine: se così non fosse, del resto, il concetto stesso di tale costrutto verrebbe meno, snaturato della propria natura protettiva, difensiva nei confronti del mondo intero. Impossibile pensare, in conseguenza di ciò, che la soglia di una fortezza non avrebbe potuto presentare tali funzioni, sì naturali strutture.
Una straordinaria eccezione alla norma pertanto, nella quale evidentemente non ci si era posti problemi a rinnegare paradossalmente ogni raziocinio.

« Sono la sola a notare qualcosa di strano? » domandai subito dopo, nell'accorgermi di come la mia precedente osservazione avrebbe potuto concedersi follemente azzeccata in un alterato senso dell'ironia proposto dal fato.
« I casi sono due. O avevo ragione io nel considerare l'ipotesi di essere state trasferite di peso altrove… » enunciò l'aristocratica, nel rilevare anche lei quel dettaglio tutt'altro che privo di evidenza « … oppure, se davvero hai ragione tu, Midda cara, dubito seriamente che le forze mistiche che ci hanno condotto fino a questo punto ci lasceranno andare via facilmente. »
« Non siate così disfattiste… magari basta spingere e si apre. » replicò la donna guerriero, avanzando con deciso cipiglio verso quell'ostacolo, dimostrandosi chiaramente desiderosa di farsi strada oltre il medesimo ricorrendo anche alla forza bruta.

Riferendoci alla Figlia di Marr'Mahew, in verità, non credo che parlare di forza bruta sarebbe perfettamente corretto.
Intendiamoci.
Certamente nel confronto con me o con una qualsiasi altra giovane donna media, ella si sarebbe potuta sicuramente considerare superiore, temprata dalla guerra alla quale ha votato la propria stessa esistenza, forgiata da una vita di costanti pericoli: dove è riuscita a realizzare tutto ciò che ha compiuto, impossibile sarebbe considerarla una quale altre, una persona comune dotata di comuni limiti, anche fisici. Altresì, se posta in competizione con un uomo, un combattente a sua volta, un mercenario, magari, formato anch'egli nella lotta continua e costante, difficilmente ella sarebbe potuta essere considerata competitiva nel limitare il discorso unicamente al piano fisico. Poi, se si prendessero in esame altri e numerosi fattori, quali l'agilità, la velocità, l'astuzia e l'esperienza, l'abilità nell'uso delle armi e, non dimentichiamola, la protesi metallica in sostituzione del suo intero braccio destro, ancora un ipotetico scontro avrebbe alte possibilità di volgere a suo favore, come il suo essere ancora in vita ne era testimonianza assoluta ed indiscutibile. Questo, però, solo estendendo lo scontro a virtù diverse dalla brutale energia animale di cui accennavo.
Nel confronto con una porta di pietra, però, seppur quest'ultima in proporzioni ipoteticamente ridotte rispetto all'originale attraverso la quale eravamo riuscite a passare, a nulla sarebbero potute valere l'agilità, la velocità, l'astuzia e l'esperienza, così come l'abilità nell'uso delle armi o anche la protesi metallica. E così, inevitabilmente, quella via restò bloccata, inviolabile quasi fossimo state lì sigillate dall'esterno.

« Aiutatemi… proviamo tutte insieme. » incitò la mercenaria, ancora sotto sforzo contro il portone, impossibilitata a riportare il minimo successo in tale confronto.
« Ma davvero ti ill… » tentò di obiettare Nass'Hya, salvo essere ridotta al silenzio da uno semplice sguardo della compagna, più esplicativo di un'infinità di parole.

Tentammo e tentammo anche a lungo, effettivamente, di forzare quel passaggio, di violare quell'ingresso, o uscita, che esso fosse, ma non riuscimmo a riportare alcun successo. Un risultato o, meglio, un'assenza di risultato del tutto prevedibile ma con il quale sembrammo non voler scendere subito a patti, che dimostrammo di non voler immediatamente accettare, nel proseguire con i nostri sforzi, tenaci e costanti.
Proprio mentre tutte e tre ci stavamo impegnando al fine di spingere quella porta più simile a muro in pietra, sperando di aprirla, di vincerla, qualcosa si mosse attorno a noi, vicino a noi, forse dietro di noi. Sarei pronta a giurare su tutti gli dei del cielo, della terra e del mare che in quella stanza, per un fugace istante, non ci trovammo più sole, per quanto, invero, alcun altro occupante si dimostrò alla nostra vista, si concesse ai nostri sensi. Più un'intuizione, pertanto, che una percezione, quello strano fenomeno non colpi, non illuse, non coinvolse solo uno fra noi ma, al contrario, parve trascinare tutte e tre in un incontrollabile inquietudine: tale sentimento, prendendoci di sorpresa, ci fece arrestare contemporaneamente e spinse addirittura la donna guerriero a voltarsi di colpo, estraendo la propria spada e facendo rilucere quella lama dagli azzurri riflessi fra di noi, in un gesto naturale quale lo stesso respirare.

« Cosa è stato?! » chiese sottovoce la principessa, osservandosi attorno con aria stranita e stringendosi, di spalle, verso l'unica protezione concessaci in quel momento.
« C'è qualcuno… » proposi, incerta, imitando in maniera spontanea, naturale, incontrollata, quello stesso gesto, nel pormi a mia volta vicina alla mercenaria.
« Forse. » rispose incerta Midda, dettandoci in ciò un assoluto silenzio, nell'esigenza di comprendere cosa fosse accaduto.

Nulla, però, ci venne concesso alla vista, nulla si delineo innanzi a noi, in quell'atrio perennemente spoglio, disadorno, privo di ogni elemento estraneo nell'unica eccezione rappresentata dal corridoio opposto alla porta, ora aperto davanti ai nostri volti, ai nostri sguardi indagatori.
Osservando gli occhi della Figlia di Marr'Mahew, notai come, concedendosi simile ad altre occasioni di tensione, le sue pupille si concessero ridotte a semplici capocchie di spillo, perdute all'interno delle iridi di ghiaccio ora tanto estese da apparire quali due gelide gemme pronte a scagliare la propria ira, la propria condanna contro chiunque si fosse loro opposto. Anche lei, purtroppo, o per fortuna come pensai ingenuamente in quel frangente, non ebbe trasparenza di alcuna presenza oltre a noi in quell'ambiente, in quello spazio, continuando a ricercare senza successo la causa di quella tensione.

« Non mi piace restare in attesa del mio fato… concedendo ad altri la possibilità di sceglierlo a mie spese. » sussurrò, scuotendo il capo « Io vado avanti, voi seguitemi. »
« Seguirti dove? » intervenne con retorica spiazzante la nostra compagna, nel voler, per lo meno, dare evidenza della propria opinione contraria a tale proposito.
« All'interno di questo luogo… qualunque esso sia. » definì però ella, senza possibilità di appello, nell'offrire il primo passo in avanti.

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