Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
martedì 18 giugno 2019
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Avventura
057 - Un bagliore di speranza
… e a quella sorella in sola grazia alla quale, del resto, non soltanto per tutta la mia vita avevo trovato la forza stessa necessaria per vivere, al di là di ogni facile, e credo comprensibile, possibilità di abbattimento psicologico, ma anche a quella sorella per solo merito della quale, seppur in termini probabilmente indiretti e neanche realmente desiderati, mi era stata addirittura concessa l’incredibile occasione di riconquistare quella mia completezza perduta, e quella mia completezza che, ora, non avrei potuto ovviare a desiderare di porre al suo servizio, quasi a ricambiare, in tal maniera, quei venticinque e più anni di debiti accumulati nei suoi riguardi.
« Sì. » annuii, quieta in tale affermazione, in tale irrevocabile presa di posizione, confermando in tal modo la mia sicurezza in tal senso, in un viaggio che, del resto, aveva avuto già inizio ben più lontano di lì, quand’ancora in Italia avevo avuto a prendere commiato da un’altra persona, da un altro uomo e, con tutto il rispetto e la gratitudine che avrei potuto provare in direzione del professore, un uomo sicuramente più importante di lui nella mia quotidianità, nella mia vita di tutti i giorni… mio padre « E’ davvero questo quello che voglio. » sancii, concedendogli un quieto sorriso e, poi, spingendomi addirittura ad abbracciarlo, qual segno di quieta gratitudine per quanto, pur, al di là delle incomprensioni iniziali, egli aveva fatto per me.
Un abbraccio, il mio, che ebbe inizialmente a sorprenderlo, a coglierlo in contropiede, vedendolo, addirittura, irrigidirsi per una confidenza che non avrebbe avuto a doversi considerare solito riservarsi nei riguardi di chi, in fondo, psicologicamente entrata nella sua vita come una sua studentessa. Un abbraccio, il mio, che tuttavia, superato l’imbarazzo iniziale, lo vide ricambiare affettuosamente il gesto, chiudendosi a sua volta attorno a me in quello che, per quanto paradossale a dirsi, nel migliore dei casi avrebbe avuto a doversi intendere allor qual un addio.
« Buon cammino, Nóirín Mont-d'Orb… ovunque esso potrà condurti. » dichiarò alfine, sciogliendo l’abbraccio e tirandosi appena indietro rispetto a me.
« Chiamami pure Rín. » lo invitai annuendo, seppur consapevole di quanto, ormai, non avrebbe avuto più molte occasioni per potersi impegnare in tal senso.
« Addio, Rín. » rispose quindi egli, pronunciando alfine quella particolare parola, e quella parola che, sino ad allora, era rimasta sottintesa, seppur presente fra noi.
« Addio, professore. » conclusi, con un quieto sospiro.
Dopo aver preso congedo in tal modo dal professor Henry Thomas, consapevole di quanto quella avrebbe potuto essere la nostra ultima occasione d’incontro, entrai all’interno della capanna dell’anziana Myaree, animata da sentimenti di entusiastica curiosità e, al contempo, di un doveroso timore reverenziale, nel pormi psicologicamente consapevole di quanto, oltre quella porta, avrei avuto a incontrare una figura tanto importante all’interno della vita propria di quella comunità.
E proprio in conseguenza a tale doveroso timore reverenziale, ineluttabile fu per me un’occasione di obbligata sorpresa quando, innanzi al mio sguardo, ritrovai una delle donne con le quali già avevo fatto conoscenza nel corso di quei giorni, e una di quelle che più, in effetti, mi era stata vicina nei momenti in cui, al di là della mia inesistente preparazione in tal senso, non avevo mancato di tentare di impegnarmi nelle attività proprie della vita di quella comunità, non volendo lì restare semplicemente a pesare inoperosa, come una sorta di novecentesco colonialista in bianche vesti.
Quella donna, dunque, era l’anziana Myaree presentatami in quelle ultime didascaliche spiegazioni da parte del professore?! Cielo…!
Improvvisamente, nel confronto con la consapevolezza di essere stata già da giorni a contatto con colei che avrebbe potuto rappresentare, per me, la via di accesso al tempo del sogno, non potei ovviare a farmi cogliere dal panico, e dal panico allor motivato da un umano dubbio nel merito di come avessi agito in quegli stessi, ultimi giorni. Fossi stata consapevole della sua presenza sin dall’inizio, probabilmente avrei prestato maggior attenzione al mio operato… ma così, ai miei occhi, quella figura altro non avrebbe avuto a doversi intendere se non una simpatica e attempata aborigena, come altre nel villaggio, con i ricci e morbidi capelli grigi, con larghi fianchi fasciati da una gonna scura e nuda e scura pelle dei cadenti seni decorata con colori vivaci, principalmente bianco, arancione e rosso.
Dannazione…! Come mi ero comportata in quegli ultimi giorni? E come mi ero comportata in sua presenza…?! Avevo magari offerto, involontariamente, un’immagine negativa di me? Mi ero dimostrata irrispettosa nei riguardi della cultura e delle tradizioni di quella gente?!
Se così fosse stato, tanti preamboli, tanti addii, sarebbero stati decisamente sprecati. E sprecati nella misura in cui, al più, da quella capanna sarei potuta uscire con cinque dita stampate sul volto.
« Accomodati, bambina… » mi invitò tuttavia ella, volgendo a me il suo quieto sguardo, accompagnato da un amplio e sereno sorriso, probabilmente comprendendo immediatamente il perché della mia presenza lì, in quel momento.
« Anziana Myaree. » esitai, non sapendo esattamente come comportarmi innanzi a lei, ora che avrei avuto a dovermi riconoscere consapevole della sua identità e del suo ruolo all’interno di quella comunità, e, in ciò, finendo addirittura con l’accennare una sorta di impacciato inchino.
« Non sono poi così vecchia… » ridacchiò allegramente l’altra, scuotendo il capo « … chiamami pure Myaree. Ed evita troppe formalità, te ne prego: dopotutto ci siamo già conosciute in questi giorni, non è vero…?! » volle sottolineare a sua volta, in parole che, allora, non avrebbero avuto a doversi fraintendere qual contraddistinte da un qualunque senso di accusa o critica nei miei confronti, e che pur, presa dall’ansia, non potei ovviare che a intendere proprio qual mosse in tal direzione, cercando immediatamente di rivedere la mia posizione e, in ciò, di tentare di impostare una qualche argomentazione in mia difesa.
« A tal riguardo… se ho compiuto qualcosa di sbagliato, voglio assicurarla che non era mia intenzione recare offesa ad alc… » iniziai a parlare, salvo, tuttavia, essere interrotta dalla sua voce e da un suo gesto con la mano, atto a definire qual inutili tante chiacchiere.
« Calmati, bambina… calmati. » scosse nuovamente il capo, ancora ridacchiando allegramente « Non c’è nulla di cui tu ti abbia a dover giustificare. O, ancor meno, a scusare. » mi rassicurò, ancora una volta invitandomi ad accomodarmi « Invero, in questi giorni hai sempre agito offrendo rispetto verso chiunque, e verso qualunque cosa… e, in tal senso, nessuna critica potrà quindi esserti mossa da parte mia. Anzi. »
Inutile negare come, a quel punto, non potei ovviare a trarre un profondo sospiro di sollievo, e di sollievo nel confronto con l’evidenza di non aver completamente fallito nel mio approccio a tutto quello, per quanto, in verità, inconsapevole di tutto ciò.
Così mi accomodai, e mi accomodai a gambe incrociate innanzi all’anziana Myaree. O, meglio, a Myaree, per così come aveva voluto sottolineare di voler essere chiamata.
« Mi hanno detto che hai già avuto occasione di viaggiare attraverso il tempo del sogno… » riprese quindi voce la donna, ancora sorridendomi « E’ un fatto quantomeno insolito. E insolito non soltanto per un’occidentale, quanto e piuttosto per chiunque. » puntualizzò, con tono tranquillo, senza alcuna volontà vessatoria nei miei riguardi « Avresti piacere di parlarne un po’ come me, per cortesia…? Sarei curiosa di saperne un po’ di più… e di sentirne parlare direttamente dalla voce della diretta interessata. »
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