11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 10 marzo 2019

2845


Trascorsero una decina di giorni.
Una decina di giorni nel corso dei quali, per così come ella aveva desiderato, per così come aveva sperato avvenisse, Maddie non ebbe più occasione di incrociare Basel. Una decina di giorni nel corso dei quali, in contrasto a quello che, subito dopo, ella aveva altresì desiderato, aveva altresì sperato non avvenisse, Maddie non ebbe più occasione di incrociare Basel. E, a distanza di una decina di giorni, la questione, all’interno della sua mente e del suo cuore, avrebbe avuto a doversi giudicare tutt’altro che risolta, anche se, ormai, una parte di lei stava rassegnandosi, e rassegnandosi all’idea che, in una città di più di ottocentomila abitanti, non avrebbe avuto a doversi giudicare esattamente ovvio incontrare casualmente una persona, rendendo anomala, in verità, l’alta frequenza con la quale egli le era apparso innanzi in passato, allorché quanto, invece, stava lì occorrendo in quel frangente, in quel momento.
Per sua sfortuna, con buona pace di ogni raziocinio, ella non avrebbe potuto smettere di scrutare il mondo attorno a sé, a ogni occasione utile, nella speranza di incrociare ancora il proprio sguardo con quello di Basel o, anche soltanto, di distinguerne in lontananza la sagoma. E questo, necessariamente, non avrebbe potuto ovviare a causare, in lei, una certa frustrazione. Per sua fortuna, una decina di giorni dopo, fu nuovamente sabato, e, come ogni sabato, ella poté avere occasione di distrarsi dai propri pensieri, dalle proprie pene, in compagnia dei propri due adorati nipoti. In verità, per quel sabato, ella non aveva ancora pianificato nulla, distratta qual si era trovata a essere dai propri pensieri, dai propri assurdi patemi nel merito di un uomo che si era ripromessa di non avere più a voler incontrare e pur non riusciva a smettere di desiderare di avere occasione di ritrovare: ma questo, ovviamente, non avrebbe fermato l’indomito trio, il quale, partito per la propria passeggiata in centro città, di certo avrebbe trovato un’occasione utile per divertirsi, fosse anche e soltanto nel riservarsi occasione di una camminata lungofiume, dando da mangiare agli scoiattoli.
Così, a due settimane dal proprio ultimo incontro con Basel, e a dieci giorni dall’inizio del proprio ripensamento, Maddie stava riservandosi una fortunata occasione di svago in compagnia di Santiago e Lourdes, quando il destino, o chi per esso, volle chiaramente porci nuovamente il proprio zampino, scombinando radicalmente le carte in giuoco e, in tal senso, scombinandole nel rischio, purtroppo, di una tragedia e di una tragedia che, comunque, non ebbe a consumarsi.

Tutto ebbe a iniziare in maniera assolutamente banale, con Maddie, Santiago e Lourdes, in quel quieto e soleggiato sabato pomeriggio, fermi sul marciapiedi innanzi a un semaforo, in pacifica attesa di poter attraversare la strada.
Fu proprio in quel mentre che la bambina ebbe a rendersi conto di avere una scarpa slacciata e, per questo, ebbe ovviamente a chinarsi per riannodare le stringhe, onde evitare qualche spiacevole caduta. Maddie, distratta dal movimento verso il suolo della nipote, ebbe a voltarsi verso di lei per comprendere cosa stesse accadendo, nel momento in cui il semaforo cambiò in verde, a garanzia della possibilità, per i pedoni, di attraversare la strada in sicurezza. Segnale, quello così offerto da quella luce, che venne lì immediatamente accolto dal bambino, il quale, altresì indifferente alla sosta della sorellina, non ebbe a concedersi neppure un istante di esitazione, muovendo un passo in avanti.
Per sua sfortuna, e con buona pace della sicurezza idealmente offerta da quel semaforo e dalla segnaletica orizzontale lì tracciata al suolo, un’altra persona nel contempo di quella scena avrebbe avuto a doversi considerare colpevolmente distratta, e imperdonabilmente distratta al punto tale da non essersi resa conto del cambio del diritto di passaggio scandito dal semaforo: un cambio a confronto con il quale, nella fattispecie, quell’autista di tranvai non ebbe a rendersi conto di dover frenare e, soprattutto, non ebbe a maturare pronta consapevolezza nel merito della presenza di un bambino di undici anni dritto davanti a lui, sul tracciato dei binari. Per sua fortuna, un’ulteriore persona nel contempo di quella scena avrebbe avuto a doversi riconoscere altresì decisamente molto attenta a quanto, allora, stava accadendo, e così attenta da avere a riservarsi l’occasione di escludere la tragica conclusione di quella concomitanza di eventi proiettandosi a sua volta nel bel mezzo della strada, con totale sprezzo per il pericolo allor corso, giusto in tempo per agguantare il pargolo, sollevandolo letteralmente di peso da terra, e condurlo con millimetrico slancio in avanti, quanto sufficiente a ovviare al peggio, vedendo, nel tardivo stridere dei freni del tranvai, la struttura metallica dello stesso arrivare a sfioragli la schiena, senza, tuttavia, poter attentare né alla sua vita, né, tantomeno, a quella del bambino.
E se tutto ebbe a svolgersi nel tempo di un battito di ciglia, tale evoluzione degli eventi ebbe necessariamente a sfuggire all’attenzione di chi lì presente e, in particolare, di Maddie, la quale, all’ultimo, aveva sollevato lo sguardo in tempo utile solo a gettare un grido, ma non, certamente, a intervenire…

« Tagae! » urlò la donna, svuotando completamente, in quell’unico grido, i propri polmoni, con occhi sgranati al punto tale da offrire l’impressione che i bulbi volessero balzare fuori dalle proprie orbite, nell’orrenda convinzione che il nipote fosse allor stato schiacciato sotto le impietose ruote di quell’inarrestabile mezzo.

Lourdes, distratta dalle proprie stringhe, non aveva avuto occasione di vedere quanto accaduto, ma nel sentire le grida di tutti coloro lì presenti, e l’urlo tanto devastante, quanto incomprensibile della propria zietta, non poté ovviare ad agitarsi immediatamente, e ad agitarsi ancor di più nel non cogliere, accanto a sé, la familiare sagoma di proprio fratello. Ma prima ancora di poter preoccuparsi a compiere qualcosa, qualunque cosa, la piccola ebbe allora a vedersi quasi schiacciata dal peso del pur esile corpo di Maddie, la quale, sconvolta da quanto temeva potesse allor essere accaduto, ebbe lì a crollare a terra, quasi, improvvisamente, le ossa e i muscoli del proprio corpo le fossero stati negati, lasciando di lei un semplice sacco vuoto, incapace a reggersi in piedi.

« Thyres… no… » gemette Maddie, sì sconvolta da quegli eventi da non essere neppure in grado di ragionare e, in ciò, di mantenere il razionale muro divisorio che aveva eretto, con l’aiuto di Jacqueline, fra il proprio passato come Midda e il proprio presente, e quel presente nel quale non avrebbe dovuto chiamare Santiago con il nome del proprio figlio adottivo e, parimenti, non avrebbe avuto senso appellarsi a un’immaginaria divinità dei mari.

Nella confusione, fisica, psicologica ed emotiva, di quel momento, tuttavia, qualcosa di assurdo, o per lo meno tale giudicato dal punto di vista della donna e di chi, accanto a lei, non aveva avuto occasione di cogliere l’effettiva conclusione di quella quasi tragedia, ebbe ad accadere. Ed ebbe ad accadere nel momento in cui, allora, dall’altra parte del tranvai, alfine fermatosi, un piccolo, ma inteso, boato di applausi e di urla di esultanza ebbe a sollevarsi.

« Zia… » tentò di richiamarla Lourdes, accanto a lei, nell’essersi ritrovata praticamente costretta ad abbracciarla, e ad abbracciarla per sostenerla, lì già inginocchiata al suolo, a non permetterle di accasciarsi completamente, come corpo morto « … zia, guarda! » insistette la piccola, ora con tono non più spaventato ma, quasi, di esultanza, e di esultanza in termini che non avrebbero potuto avere alcun senso logico in quel particolare momento a meno di un miracolo.

Così invitata, la donna dagli occhi color ghiaccio ebbe quindi a sollevare lo sguardo innanzi a sé, riservandosi la possibilità di cogliere evidenza effettiva di quell’insperato, e insperabile, miracolo appena occorso: perché, girando attorno al fondo del tramvai, e intento a correre verso di lei, avrebbe avuto a doversi riconoscere proprio Santiago, assolutamente illeso.

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