11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 13 marzo 2019

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« Mi dispiace di aver alzato la voce… » riprese quindi parola Rín, dopo quel breve intervallo di silenzio utile a permetterle di riordinare le idee « Tu sei venuta a parlarmi con assoluta onestà e trasparenza, e io, per tutta risposta, ti ho urlato contro: perdonami, Maddie… sono stata davvero pessima. » ammise, accettando in maniera matura l’evidenza del proprio errore, e, di questo invocando da parte della propria amata gemella un’occasione di scuse « Io… non ho modo per immaginare quanto abbia a essere difficile, per te, confrontarti ogni giorno con tutto quello che accade attorno a te, dopo quei tre decenni di coma. E, probabilmente, nessuno al mondo potrebbe mai essere in grado di capire veramente quello che tu stai provando. » argomentò, con un dolce e quieto sorriso verso di lei, spingendo le ruote della propria sedia ad avvicinarsi verso la sorella, per cercare un contatto fra la propria destra e la sua mancina.
Maddie non rispose a quelle parole, né, tuttavia, si sottrasse alla ricerca di contatto da parte della sorella, rigirando, anzi, la propria mancina per offrire il proprio palmo verso l’alto e, in ciò, per riconoscerle una complicità in quella quieta ricerca di contatto con lei.
« In questo, è sbagliato da parte mia farti pressioni e, soprattutto, farti pressioni nel merito della tua vita sentimentale. Desmond è un uomo stupendo, e forse non ti rendi conto di quanto siate stupendi insieme: ma, al di là di tutto questo, se tu hai qualche dubbio nel merito del vostro rapporto, non posso arrogarmi alcun diritto nel dirti cosa fare o non fare con lui… » sancì ella, con un quieto sospiro « Quindi… » riprese immediatamente, a concludere quel breve discorso di scuse « … desidero solo che tu sappia che qualunque avrà a essere la tua decisione, fosse anche quella di impegnarti a seguire l’ispirazione propria di questo tuo complesso sentimento nei riguardi di uno sconosciuto, io comunque sarò sempre al tuo fianco. E non avrai mai a temere di doverti confidare con me… non per questa cosa, non per altre: sono tua sorella, Maddie, e sarò sempre pronta ad ascoltarti e a sostenerti in tutto ciò che deciderai di voler perseguire nel corso della tua vita. » le promise, sincera in tale intento, laddove, a dispetto delle parole pronunciate solo pochi istanti prima, mai ella avrebbe voluto permettere l’insorgere di qualsivoglia barriera fra lei e la propria gemella o, anche e soltanto, una qualunque ritrosia, da parte della stessa, a trovare occasione per esprimersi nei suoi confronti, per confidarsi con lei.

Ancora in silenzio, Maddie sorrise a quelle parole, stringendo delicatamente la mano della gemella nella propria, a dimostrare quanto avesse compreso, e apprezzato, quelle parole.
Ciò non di meno, una parte della sua mente non aveva potuto fare a meno di fermarsi all’intervento precedente, nel quale Rín, forse con eccessiva veemenza e pur senza torto, aveva voluto porre l’accento su quanto male avrebbe ingiustamente rivolto a discapito di Desmond nel momento in cui, in un modo o nell’altro, egli fosse venuto a conoscenza di quegli eventi, e dell’interesse allor da lei così dimostrato, pur senza alcuna malizia, nei riguardi di Basel. Un pensiero, quello, che non poté ovviare a suscitare nel profondo del suo animo un profondo senso di colpa, e un senso di colpa per un torto che, ella ne era perfettamente consapevole, Des non avrebbe mai meritato di ricevere da lei.

« A cosa stai pensando…? » la invitò Rín a confidarsi, consapevole di non averle dato molte ragioni per farlo e, ciò non di meno, non desiderando che la propria gemella avesse a chiudersi innanzi a lei, avesse a negarsi occasione di condivisione dei propri dilemmi con lei, non allora, per quella questione, né per altro in altro momento.
« Sto pensando al fatto che non so che cosa pensare… » replicò Maddie, con un sorriso tirato, non desiderando eludere quella questione e, ciò non di meno, non sapendo neppure in che maniera avere a confidarsi con lei a tal riguardo, in una situazione ancora troppo confusa per poter essere adeguatamente descritta « Il mio rapporto con Des è qualcosa di meraviglioso: Des è meraviglioso. E io credo di amarlo, e di amarlo davvero. So di amarlo. »
« … ma…? » la incalzò delicatamente l’altra, presupponendo come dovesse esserci necessariamente un “ma” alla base di quel discorso.
« So perfettamente che quanto ho vissuto come Midda Bontor non è reale. So perfettamente che Santiago e Lourdes non sono Tagae e Liagu, che Jacqueline non è Carsa, e che tutte le persone che mi sembrano familiari non hanno a dover essere confuse con i propri corrispettivi creati dalla mia immaginazione… » premesse la prima, scuotendo appena il capo « Ciò non di meno… per quanto sia stato solo un lungo, e malato, sogno, per me quel sogno è stato tutta la mia vita, tutta la mia esistenza per oltre quarant’anni… o trenta dal vostro punto di vista. E per quanto la mia mente possa razionalmente distinguere la verità dall’immaginazione, per il mio cuore è ancora difficile farlo. »
« Sei attratta da Basel…? » tentò di riassumere la sua gemella, ora senza voler esprimere giudizio di sorta in quella dichiarazione, nel limitarsi, semplicemente, a cogliere le parole da lei pronunciate e a riordinarle in una conclusione più diretta.
« No… » escluse immediatamente Maddie, salvo poi soggiungere « … sì… » e ancora cambiare idea « … non lo so. » ammise, scuotendo il capo e coprendosi il volto con le mani, a palesare tutta la propria più intima confusione « Cioè… hai ragione quando dici che di Basel non so nulla. A malapena so come si scrive il suo nome e, probabilmente, sbaglierei a scrivere il suo cognome. » dichiarò, con assoluta onestà intellettuale a tal riguardo, nel ricordare a stento quest’ultimo « E’ di Be’Sihl che non riesco a smettere di essere innamorata, per quanto tutto ciò possa essere assurdo. » puntualizzò poi, mantenendo il volto ben celato dietro le mani, nell’aver paura della reazione della propria gemella a confronto con tale verità, e con tale, assurda verità a confronto con la quale, probabilmente, non avrebbe più avuto a doversi porre… non dopo tanto tempo dal proprio risveglio, non dopo tanto impegno nelle sessioni con Jacqueline.

Ma se, a quel punto, ella non avrebbe potuto ovviare ad attendersi una nuova sfuriata da parte della propria interlocutrice o, forse, ed eventualmente, una reazione più pacata e pur volta a invitarla a razionalizzare tutta la questione e, in tal senso, a prendere una posizione, e una posizione che avrebbe dovuto cessare di essere così ambigua come era stata sino a quel momento, decidendo se voler essere innamorata di Desmond oppure di Be’Sihl o chi per lui; quanto, da parte di Rín le fu destinato, non fu nulla di tutto quello… al contrario.
Avanzando ancora di poco verso di lei, infatti, Rín posizionò la propria sedia in parallelo a quella dove ella era seduta in quel mentre, per potersi concedere l’opportunità di spingersi ad abbracciarla, e, in ciò, di chiuderla in maniera premurosa e protettiva fra le proprie braccia, accarezzandole delicatamente la schiena a volerle trasmettere, in ciò, tutto il proprio affetto, tutta la propria vicinanza, tutta la propria solidarietà per un momento così complicato, e un momento che, allora, avrebbe dovuto trovare occasione di risolvere, certo, in un modo o nell’altro, ma che, non per questo, avrebbe avuto a dover incrinare in alcuna maniera il loro rapporto sororale.
E così, allorché imporle qualsivoglia genere di rimprovero, anziché suggerirle di prendere una qualche posizione risoluta, anziché costringerla a scendere a patti con quanto, in fondo, nulla di più e nulla di meno avrebbe avuto a doversi considerare se non una follia, Rín non fece altro che cullarla dolcemente fra le proprie braccia, prima di invitarla, con tutta la tenerezza propria di una madre qual ella, dopotutto, era, a parlare. E a parlare, tuttavia, esprimendosi attorno all’unico argomento che mai, Maddie, dal canto proprio, avrebbe potuto attendersi di essere invitata a esporre in quel frangente, in quel particolare momento…

« Hai voglia di parlarmi un po’ di lui…? » la invitò, con dolcezza nella propria voce, in una domanda, una richiesta, che ebbe a meglio precisare subito dopo, a ovviare a qualunque genere di ambiguità a tal riguardo « … del tuo bel Be’Sihl, intendo. E degli anni che avete trascorso insieme in quell’altro mondo. » puntualizzò, senza alcuno scherno nella propria voce, né compassionevole desiderio di stare al suo gioco, quanto e piuttosto con quieta curiosità per un uomo così speciale, e speciale al punto tale da aver in tal maniera segnato la vita della propria gemella tanto profondamente.

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