11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 7 maggio 2008

118


Q
uattro piedi: tale era la lunghezza della lama. Un quinto di tale estensione, nella prossimità dell’elsa, era dedicata ad essere parte forte in tale spada, priva di filo ed ornata da un complesso intarsio decorativo rappresentante un drago d’acqua emergente dalle profondità oceaniche: al di sopra di tale sezione, la parte mediana della lama si presentava divisa visivamente da essa da due lievi estremità appuntite, in posizione ad essa perpendicolare, quasi a segnalare l’inizio del filo tagliente. Tali estremità non erano un semplice ornamento, per quanto raffinate nella loro composizione, ma si riservavano diverse possibili utilità nel corso di un combattimento: laddove la lama nella parte forte fosse stata impugnata a sua volta per uno scontro a distanza ravvicinata, la mano del cavaliere lì avrebbe potuto trovare il surrogato, ovviamente minore, della protezione offerta dall’elsa stessa; altresì, nel corso di un duello spada contro spada, in tal punto si avrebbe potuto trovare una leva utile per bloccare se non addirittura infrangere la lama avversaria. Nella parte mediana gli ornamenti incisi sul metallo andavano sfumando, fino ad offrire la fierezza di una lama liscia e lucente nella sua punta, là dove essa concedeva il suo filo più letale. Azzurri erano i riflessi del metallo di tale creazione, in una lega estremamente complessa che solo pochi fabbri sparsi nelle isole di ogni mare sapevano miscelare, manipolare, plasmare secondo i propri desideri: il mito narrava che il segreto di tale lavorazione fosse stato concesso agli uomini direttamente dalle divinità dell’immenso mare e che la colorazione della lama in tali sfumature ne fosse il marchio inconfondibile ed inimitabile, quasi esso non derivasse da un’umana opera ma direttamente dall’azione delle maree, delle onde, che con la propria forza, con la propria energia si erano impegnate a rendere sempre unici e meravigliosi tali manufatti. Di eguale metallo, l’elsa della spada si offriva in forme piene ma compatte, con estremità arrotondate appena rivolte verso l’alto: sulla superficie della stessa incisioni non dissimili a quelle della lama si concedevano allo sguardo, sebbene lavorate in maggiore profondità realizzando un intarsio dal sapore di bassorilievo nel desiderio di rappresentare la furia di una tempesta, il fragore delle onde e dei venti, in un realismo tale da suggerire l’impressione di poter effettivamente osservare metallo liquido lì in movimento. Dall’elsa, una lunga impugnatura rivestita in cuoio blu dipinto si proponeva salda e robusta, concedendo di stringere comodamente la spada con una o due mani e bilanciandosi perfettamente in un pomo a goccia, sempre in metallo da azzurri riflessi, posto a conclusione dell’opera.
Davanti agli occhi della Figlia di Marr’Mahew era una spada che qualcuno avrebbe definita “bastarda”, ma che a tutti gli effetti sarebbe stata degna di un sovrano o, ancor meglio, di un maestro d’armi: la lavorazione della stessa risultava al contempo elegante ed efficiente, letale e meravigliosa, facendo di essa qualcosa di unico, una fra le migliori creazioni di Lafra, fabbro di Konyso’M e padre di Heska. La donna aveva avuto già modo di conoscere tale manufatto, l’efficienza mortale di quell’arma: tale spada, invero, era la stessa impugnata contro i pirati, la lama che ella aveva imbevuto del sangue dei predoni del mare uccisi nella difesa dell’isola e dei suoi abitanti.

« E’ questa che desideri? » domandò con un non celato orgoglio Lafra.
« Sì. » annuì la donna, osservando la spada tornata alla posizione da cui già una volta l’aveva tratta, in esposizione su una parete della bottega dell’uomo.
« Forse non ricorderai nulla del tuo passato, ma l’animo guerriero è ancora fiero in te, Figlia di Marr’Mahew. » sorrise il fabbro, alzando le braccia per separare la spada dai suoi sostegni « Sei libera di non credere alle mie parole, ma questa spada ha l’età di mia figlia per quanto possa apparire il contrario: la forgiai quasi due decadi fa, dopo aver avuto dalla mia defunta moglie l’annuncio della nascita di Heska. »
« Non conoscevo questo retroscena. » commentò Hayton, presente insieme ad egli ed alla donna nella bottega « Sei certo di volertene separare? » domandò poi, rivolgendosi forse in quella questione alla mercenaria più che all’uomo, come a chiederle di ripensare alla scelta compiuta.
« Non ho mai creato una lama superiore a questa: in effetti solo una avrebbe potuto esserle pari, nell’arma che plasmai in onore della nascita della mia primogenita. » spiegò il fabbro, con una nota roca nella voce in quelle parole « Ma tale spada è stata da me stesso distrutta, quando tredici anni fa ella mi fu sottratta: senza colei che avrebbe dovuto proteggere, la sua esistenza era divenuta inutile e dolorosa. »

Per un lungo istante nessuno osò parlare nel rispetto per il dolore che l’uomo, evidentemente, stava provando al triste ricordo della perdita della prima figlia. Anche la mercenaria, che pur non appariva intenzionata a negare o modificare la propria richiesta, rimase in silenzio, nell’ammirazione dello spirito, della passione con cui quell’uomo aveva dato vita a quelle preziose spade, non per il desiderio di venderle ma, unicamente, per onorare, per festeggiare la nascita delle sue eredi e con esse disporsi a loro difesa contro ogni pericolo.

« Impugnando questa spada tu ti sei levata a protezione della nostra città e, soprattutto, di mio figlio, dello sposo dell’unica ragione per cui questa lama è stata forgiata. » riprese Lafra, muovendo l’impugnatura con la mano destra verso la donna ed appoggiando la lunga lama, con rispetto e sapienza di gesti, sul proprio braccio sinistro, per offrirla ad ella « Non riesco ad immaginare nessuno meglio di te per possederla. »
La Figlia di Marr’Mahew restò per un istante quasi incerta sull’accettare o meno quell’offerta, perché ormai tale era diventata trascendendo l’originale sua stessa richiesta verso quella spada: « Spero che le tue parole possano corrispondere a verità, perché ignorando il mio passato non posso offrire certezze sul mio onore. » commentò, allungando nel contempo la propria mancina verso l’impugnatura offertale, a stringerla con decisione, con energia, sfilandola delicatamente dalla presa dell’uomo per innalzarla fra loro, con la punta rivolta al cielo.
« Non mi sono mai sbagliato nel giudicare l’animo di una persona. » annuì egli, sorridendo « Ed ora è necessario prepararsi. Domani mattina partiremo all’alba… il viaggio verso Kirsnya non sarà breve. »

A quella frase, tanto la mercenaria quanto l’alcalde osservarono con evidente stupore il fabbro, mentre l’uomo, senza troppi sofismi, si voltò per iniziare a raccogliere una serie di pugnali dalle lame lucenti, ponendoli ordinatamente all’interno di un lungo rotolo di pesante stoffa predisposto con una serie di asole evidentemente studiate per il loro trasporto.

« Lafra… » tentò di richiamare la di lui attenzione Hayton, superato lo smarrimento iniziale.
« Alcalde, parliamoci chiaro. » replicò egli, con assoluta serenità « Per quanto ella possa essere in gamba, e nessuno lo oserebbe porre in dubbio, sarebbe più ostacolata nel tracciare la rotta per Kirsnya e nell’accedere al porto superando i controlli delle guardie che nell’affrontare qualsiasi ciurma di tagliagole, visto il problema di amnesia di cui risente. »
« Concordo con mio padre. » esclamò una quarta voce, irrompendo senza preavviso sulla scena prima che fosse concessa a chiunque qualsiasi possibilità di replica « E’ necessario che qualcuno la accompagni fino a Kirsnya e le consenta l’accesso alla città. Ed io intendo essere parte di questa spedizione. »

Accompagnando parole tanto ardite, agli occhi dei presenti apparve la figura di Mab’Luk.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una bella spada!

Sean MacMalcom ha detto...

Fischia! :D
La vorrei io una spada così! :D