11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 29 maggio 2008

140


D
opo aver attraversato diversi corridoi interni, di congiunzione fra l’edificio centrale e le sue diverse appendici, e dopo esser ascesi lungo una larga scalinata in pietra, ad inoltrarsi nella torre vecchia, i quattro giunsero all’anticamera degli alloggi privati del signore. Essa, ricavata a trenta piedi sopra la base della costruzione, si presentava come un vasto locale di ampiezza paritaria all’intero piano, riccamente adornato con morbidi tappeti e colorati arazzi: in tale luogo, solitamente, lord Sarnico si riservava il diritto di ricevere eventuali ospiti personali, suoi pari e compagni di malefatte, offrendo loro un’adeguata riservatezza pur senza permettere visione delle proprie ricchezze o della propria camera da letto, poste a livelli ancora superiori.
Giunti all’interno di tale elegante spazio, il giovane aristocratico volse lo sguardo verso Lesia, levando una mano prima di prendere parola.

« Appoggia pure qui il tuo fardello e torna indietro, attendendo il nostro ritorno sulle scale. » si espresse con tono formale ed autoritario verso il secondo in comando della Har’Krys-Mar « Il tuo servizio non è ulteriormente richiesto. »
Comportandosi in maniera perfettamente consona al proprio ruolo di valletto, il giovane attese conferma da parte di Midda prima di prestare ubbidienza ad un simile comando, mantenendo ancora saldamente la spada di ella appoggiata sul morbido cuscino che trasportava con sé.
« Puoi andare. » annuì ella, sorridendo con un’aria volutamente giuliva, quasi simile a quella di Heska « Il mio signore ed io ci tratterremo in privato. »

Solo a quel punto Lesia chinò quindi il capo in segno d’assenso, per poi appoggiare il proprio carico, con delicatezza, su un tavolino in legno lucido posto al centro della stanza: concluso in tal modo il proprio compito, secondo gli ordini ricevuti, lasciò la stanza richiudendo la soglia alle proprie spalle. Da quel momento in poi sarebbe stato compito della mercenaria condurre il resto della partita, sola contro il nobile, mentre lui avrebbe potuto spostarsi quasi indisturbato alla ricerca degli altri esuli di Konyso’M, i quali, sicuramente, dovevano essere stati rinchiusi da qualche parte nella vastità di quella residenza.

« Che Tyareh possa guidare la tua lama. » sussurrò praticamente inudibile il giovane, allontanandosi dalla compagna.

Solo dopo aver serrato la pesante porta in legno e ferro a chiusura dell’anticamera, ad impedire ulteriori disturbi, il nobile tornò a voltarsi verso la propria ospite, in tranquilla attesa dei suoi desideri: ma in quel momento, l’espressione sul di lui viso, rimasta fino ad allora smarrita nella contemplazione della femminilità offertagli tanto generosamente dalle forme di ella, cambiò completamente, acquistando una fredda lucidità non ancora dimostrata in quella serata.

« Ed ora… “cugina”… » esordì con un nuovo tono sprezzante lord Sarnico, restando immobile ad alcuni passi di distanza « Dimmi quali sono i tuoi piani e, forse, eviterai di costringermi a farti a pezzi. »
« Mmm... » sorrise ella, comprendendo in quell’attacco verbale diretto che il tempo delle farse era concluso e, sinceramente, provandone un certo sollievo « E’ stata la spada a tradirmi, vero? » domandò alzando la mano sinistra verso il volto, a liberarlo dalla maschera con immutata tranquillità.
« La mano di un mastro fabbro resta sempre riconoscibile nelle sue opere. » confermò l’uomo, sfoderando la propria lama come a sottolineare il pieno senso di quell’affermazione « Sarebbe stato un buon piano, il tuo, se non avessi fallato sui particolari. »

Senza scomporsi, Midda lasciò ricadere a terra l’ampia stola che in quella serata aveva avvolto le di lei braccia, rivelando il metallo nero dai rossi riflessi del destro ed il complesso tatuaggio di toni turchesi del mancino: nel compiere tale azione, lentamente mosse il capo verso una spalla ed, immediatamente dopo, verso quella opposta, ripetendo più volte il gesto a sciogliere la muscolatura del collo leggermente intorpidita.

« Mi dispiace essere costretto ad ucciderti. » commentò egli, osservando con attenzione i nuovi dettagli offerti alla sua vista, prima accuratamente celati al punto tale che non ne avrebbe mai potuto indovinare l’esistenza « Saresti potuta essere una compagna invidiabile… »

Ignorando apparentemente ogni parola da egli pronunciata, ella condusse le mani dietro al collo per sciogliere l’unione delle due spalline del proprio abito, liberandone così la stoffa prima tesa su di lei, come una seconda pelle, per guidarla con delicatezza verso il basso. Il di lei corpo, a quel gesto, si mostrò così nella propria integrità, meraviglioso e nudo nelle sole eccezioni concesse da un modesto perizoma a coprirne le intimità e dal prezioso girocollo ancora adagiato sopra i di lei seni: alcun pudore venne offerto da ella nel rivelarsi al giovane nobile nella propria piena generosità, con una spontanea e disarmante naturalezza, esattamente come in passato mai aveva dato prova di vergogna per il proprio fisico, non di fronte a donna, non di fronte a uomo.

« Credi forse di potermi comprare in questo modo? » domandò lord Sarnico, tradendo l’apparente freddezza che evidentemente desiderava dimostrare con un lieve ma visibile fremito del proprio corpo.
« Se fossi una meretrice potrei risponderti di sì. » rispose ella, concludendo la propria svestizione nel liberarsi anche delle scarpe e restando, in tal modo, scalza di fronte ad egli « Ma sono spiacente di comunicarti che la mia professione è quella di mercenaria e che il mio attuale incarico consiste nel restituire la libertà alla gente che hai rapito e posto in schiavitù. »
« E pensi di farlo mostrandoti nuda a me? » replicò, scuotendo appena il capo a negare tale eventualità, più per cercare di convincere se stesso che l’interlocutrice, davanti a cui stava risultando sempre più difficile mantenere il controllo.
« No. Penso di farlo uccidendoti. » corresse la donna con estrema calma, restando eretta e fiera di fronte a lui, sicura e carismatica come se il proprio corpo fosse protetto da un’armatura inviolabile piuttosto che offerto in maniera non dissimile da quello di un neonato appena partorito.
« Ma hai idea di quanto possa essere difficile combattere con due tacchi di sei pollici sotto ai piedi ed un abito soffocante a stringerti il corpo e le gambe? » domandò poi, con tono diviso fra serio e faceto « Per dovere di cronaca tengo a precisare che quel vestito mi è solo stato prestato e non intendo di certo rovinarlo, con il rischio di doverlo poi ripagare al legittimo proprietario. »

In un atavico ed istintivo timore per la sicurezza dimostrata dalla propria avversaria, lord Sarnico superò l’inibizione e l’ebbrezza concessa dalle forme di ella, tanto erotiche ed ammalianti, trovando forza e stimolo per gettarsi in avanti, levando la propria spada in aria: per quanto la sua lussuria gli stesse suggerendo di tentare di piegare anche quella donna al proprio desiderio, di costringerla ai propri abusi, alle proprie violenze fino a quando non sarebbe stata ella stessa a supplicarlo di non smettere, lo stesso raziocinio che in passato aveva condotto alla morte dei suoi genitori e dei suoi fratelli gli imponeva di non offrire alcuna pietà a quella guerriera, certo che da ella non ne avrebbe ricevuta. Una donna capace di spingersi sola e con controllo assoluto nella tana del leone come lei aveva fatto, nel violare la sua residenza, nell’attaccarlo nella sua stessa dimora, non era un nemico da sottovalutare: lasciarsi distrarre dalla di lei nudità avrebbe potuto costargli caro, più di quanto non fosse disposto a pagare.
Midda, restando assolutamente immobile nello slancio del nemico, mosse rapida e precisa il proprio braccio destro a parare la discesa della lama contro di sé, replicando a tale offesa con un pugno forte e controllato contro il volto avversario: il giovane, pertanto, venne respinto con violenza all’indietro, colto di sorpresa dalla velocità dei movimenti di ella, nel mentre in cui il suo naso esplose in un abbondante flusso di sangue che ne macchiò il volto e le vesti.

« Cagna. » sussurrò a denti stretti, prima di sputare a terra per liberarsi la bocca dal proprio sapore.
« Per te sono la signora Cagna. » sorrise ella, iniziando ad avanzare verso la propria spada, là dove Lesia l’aveva lasciata appoggiata.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E vai!

Sarnico è meno cretino di quanto si pensasse, ma non di molto. Ha pensasto di avere di fronte una sciocca donna, ora sta cominciando a capire il suo errore...

E non è facile combattere concentrati in quello stato XD

Sean MacMalcom ha detto...

In effetti non so se compatirlo o invidiarlo per la sua attuale posizione! :))))