11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 13 maggio 2008

124


« C
ambiare colore ai tuoi capelli non è servito a molto. » continuò la guardia rivolgendosi verso i tre, ancora sulla piccola nave e sotto mira delle balestre di Kirsnya « Pensavi davvero di poter tornare in questo porto in tutta tranquillità dopo ciò che hai fatto? » aggiunse con un’evidente nota di sarcasmo nella voce.

Lafra e Mab’Luk si ritrovarono ad osservare con stupore i vigilanti e la mercenaria, spiazzati dalla piega improvvisa presa dagli eventi proprio sotto i loro occhi: possibile che colei che avevano accolto come un’eroina, una salvatrice, colei a cui si erano ora affidati per avere speranza di ritrovare il loro comune amore, Heska, potesse essere altresì una pregiudicata ed una ricercata?

« Cosa credete che io abbia fatto? » domandò la Figlia di Marr’Mahew.

Il giovane osservò con rincrescimento la donna, condannandola severamente in tale sguardo: nel suo cuore, in quel colpo di scena, era un profondo senso di tradimento, sentito maggiormente forse anche per i sentimenti di cui si era ritrovato ad essere temporaneamente protagonista nei giorni passati. Ai di lui occhi ella era stata contemplata intensamente, bramata in molteplici fantasie, innalzata a ranghi quasi divini, facendogli dimenticare i propri impegni ed i propri sentimenti verso la promessa sposa: averla posta così in alto, in quel momento, portò quella stessa idolatrata immagine a precipitare con fragore catastrofico, molto più di quanto probabilmente non sarebbe stato altrimenti. Mab’Luk si sentiva stupido, sciocco, infantile: nel suo cuore e nella sua mente non poteva evitare di continuarsi a domanda come avesse potuto infatuarsi di una donna simile. A tutti gli effetti, in quei suoi pensieri pieni di rancore, egli era come accecato, non rendendosi neppure conto di non conoscere ancora una qualche visione dei fatti, ma di star condannando colei che aveva asceso a dea in modo assolutamente arbitrario ed immaturo.

« Le accuse che ti sono rivolte coprono un’ampia gamma di alternative… » rispose il capo del gruppetto di guardie, sorridendo con una nota di compiacimento all’idea di aver posto le mani su una preda tanto ambita « Furto. Saccheggio. Rapimento. Violenza. Assassinio. Strage… un pirata in piena regola. » elencò, leggendo diverse note dal registro che ora reggeva lui stesso in mano.

L’anziano, con molto più pragmatismo rispetto al figlio, non solo mantenne a propria volta il silenzio ma, espressivamente, evitò di offrire qualsiasi immagine dei propri pensieri, come se a tutti gli effetti non stesse provando alcun genere di reazione a quelle parole. A Lafra, in realtà, poco interessava ciò che la mercenaria potesse aver compiuto in passato, per quanto gravi potessero essere le accuse a lei rivolte in quel momento: per ciò che egli aveva avuto modo di conoscere su di lei, ella non aveva dato ragione di guadagnarsi disprezzo da parte sua: al contrario, immutato era in lui il rispetto e l’ammirazione verso di ella, nella certezza che, se anche quelle accuse fossero state fondate, ciò che lei aveva compiuto per tutti loro, salvando le loro vite nel distruggere quelle dei pirati loro nemici, ai suoi occhi la mondava da ogni colpa passata. Oltre a ciò, il fabbro aveva comunque a suo vantaggio più esperienza e confidenza rispetto al giovane delle dinamiche che vedevano amministrata la giustizia in Kirsnya, basate troppo spesso su principi xenofobi ed assolutamente iniqui: non erano mancati, anche davanti ai suoi stessi occhi, casi di arresti e condanne per accuse fra le più gravi ed infamanti in conseguenza di totali banalità, come l’esser vestiti in modo inaccettabile di fronte ai giudizi degli abitanti di quella capitale, reclusi volontari nelle proprie case dorate a sostegno di una politica sociale fondata sulla paura e sull’odio.

« Io non so di cosa tu stia parlando. » commentò con tono freddo e controllato la mercenaria, ormai priva di emozioni, priva di nervosismo, completamente padrona di sé, del proprio corpo, della propria mente, del proprio animo e del proprio cuore, pronta a lanciarsi a testa bassa in una nuova battaglia, per difendere se stessa e la propria libertà.
« Sei già stata privata dell’avambraccio destro per le tue colpe. » continuò con tono ora scocciato l’uomo, chiudendo il volume e sguainando la propria spada, a puntarla verso di lei « E se non fossi evasa, avremmo avuto anche la tua testa. Non ci considerare degli sciocchi, perché non lo siamo. »
« Ti sbagli… » sussurrò a quel punto la donna, socchiudendo gli occhi quasi completamente di ghiaccio, in una contrazione delle pupille tale da rendere le stesse praticamente invisibili all’interno delle iridi azzurre « Io non vi considero degli sciocchi… »
Per un istante il tempo parve bloccarsi, vendendo anche le onde arrestare il proprio eterno moto, immobilizzandosi insieme alla realtà di ogni cosa attorno a quella scena, quasi a non offrire disturbo a ciò che ella stava per pronunciare, a non distrarre dalla condanna ora espressa da quelle poche parole: « … voi siete degli sciocchi! »

Ciò che seguì fu difficile da ricostruire a posteriori, tanto per Mab’Luk quanto per Lafra: un attimo prima la Figlia di Marr’Mahew era ancora al loro fianco, sulla piccola imbarcazione ad una distanza di oltre sette piedi dal molo e dagli avversari, ma nel tempo di un fremito di ciglia ella apparve scaraventata contro il gruppetto di guardie, con la lama azzurra sguainata e stretta nella mano sinistra, a falciare in movimenti quasi impercettibili per quanto immediati le balestre nemiche, prima ancora che esse potessero tentare di scoccare i propri mortali dardi. Lo scatto da ella compiuto, in una tensione improvvisa di ogni muscolo, ebbe dell’incredibile, come assolutamente priva della possibilità di essere razionalmente accettata fu la rapidità dei gesti che videro ogni guardia essere disarmata e gettata con violenza a terra o in acqua senza impegno, senza difficoltà. Poche furono le immagini che i due poterono cogliere e ricordare da quel turbine d’azione: il corpo della donna proiettato sopra quello delle guardie in una rotazione completa e quasi parallela al suolo, ad evitare gli effetti nocivi dell’estrazione delle loro armi; il viso spaventato del capo del gruppetto nell’intravedere un pugno di nero metallo diretto contro di sé, ad impattare violentemente sul proprio naso; il vano tentativo di un uomo nel cercare di evadere da una ginocchiata di lei alla bocca del proprio stomaco, conseguenza della quale fu un doloroso blocco della respirazione per lunghi ed affannati momenti; le gambe della mercenaria chiuse attorno al collo di un avversario, a rivoltarlo interamente al suolo nell’enfasi di una rotazione sul proprio asse; diverse guardie lanciate letteralmente oltre il molo, ricadendo con fragore in acqua…
In pochi istanti, in un tempo tanto ridotto da poter a malapena essere elaborato dalle due menti, solo la loro compagna di viaggio rimase in piedi davanti al giovane ed all’anziano, brandendo una spada dalla lama ancor lucida ed assolutamente priva di qualsiasi macchia: l’abilità di ella, infatti, era stata tale da non arrivare a ferire alcuno dei di lei avversari e se, nonostante tutto, essi non erano usciti illesi da quello scontro, riportando diversi lividi e contusioni, i peggiori danni che avevano subito restavano comunque confinati alla sfera del loro orgoglio. Un destino così offerto dalla donna ben diverso, se non addirittura antitetico, a quello che probabilmente, avendone l’occasione, essi avrebbero riservato agli occupanti del natante, nel mantenere dita frementi sui meccanismi d’azionamento delle balestre, oramai fortunatamente distrutte.

« Se volete pormi agli arresti, ora, fatelo pure. » commentò con fierezza la donna, rivolgendosi ai nemici sconfitti « Ma se fossi la donna che voi dite, credete veramente che vi avrei concesso di vivere in questo momento? »

Ed in quella conclusione, ella si offrì pacificamente alle forze dell’ordine di Kirsnya, disarmandosi volontariamente nel gettare la propria spada verso il fabbro, il quale istintivamente la colse al volo, senza incertezza, comprendendo il di lei implicito desiderio di non vedere l’arma confiscata nel momento del proprio arresto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

uh, temeraria!
Pensavo si sarebbe data alla macchia!

Ma sopratutto.. lì ha perso il braccio???

Sean MacMalcom ha detto...

Midda ha perso un braccio??? :o
E quando? Io non ne so nulla!





Scherzo! :D :P
Ma ovviamente non rilascio dichiarazioni! :D