11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 20 maggio 2008

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« S
arà uno splendido diletto per la ricorrenza della mia nascita. » sentenziò lord Sarnico, osservando con evidente rispetto l’opera del fabbro senza allungare su di essa la propria mano, quasi con insolita reverenza verso una simile arte.
« Perdona l’abissale ignoranza della mia umile persona, mio signore. » chinò umilmente il capo il fabbro, a quelle parole « Non ero a conoscenza che un simile lieto evento stesse per occorrere. »
« Nessuna offesa, mastro Lafra. » mosse la mano il giovane nobile, a sminuire il presunto danno arrecato da una simile mancanza « E non avere timore: non la chiederò come dono, per quanto sarebbe tuo onore concedermela: so riconoscere l’opera di un artista quando la incontro e so come ricompensare il medesimo laddove tale creazione possa rendermi felice. »

Nessuna legge avrebbe potuto imporre all’anziano artigiano di Konyso’M di offrire gratuitamente la propria mercanzia ad un signore ma, come in effetti era stato suggerito in quelle parole, non cogliere l’iniziativa nel donare volontariamente ciò che era desiderato del suo nobile cliente, in una simile occasione e di fronte ad una preferenza tanto esplicita, sarebbe sicuramente stato uno sgarbo del quale quasi nessuno avrebbe voluto rendersi colpevole. Per un mercante straniero inimicarsi la nobiltà di Kirsnya avrebbe comportato una lunga serie di conseguenze negative che avrebbero in breve posto in ginocchio le possibilità di commercio del medesimo all’interno della città, se non addirittura dell’intera regione o regno: il potere politico, in quella sede, influiva pesantemente su ogni altra realtà, economia compresa, nella conservazione degli equilibri preesistenti che nessuno avrebbe potuto o voluto infrangere, laddove violarli avrebbe comportato uno sconvolgimento dell’intero sistema di vita così come conosciuto in tali confini. Quella esistente era sicuramente una soluzione iniqua, che vedeva anche la giustizia asservita al potere politico, ma al tempo stesso essa era l’unico genere di civiltà, se così si sarebbe mai potuto definire, conosciuto in quelle terre e capace di offrire, entro certi limiti, una speranza di vita pacifica per tutti.

« Raramente conduco oro con me. » riprese lord Sarnico, tendendo ora le proprie dita verso la lama della spada, ad accarezzarla con la stessa delicatezza che si sarebbe atteso offrisse ad una donna meravigliosa « Spero che comprenderai la scomodità che avrei in tal senso. »
« Lo comprendo, mio signore. » annuì Lafra.

Mab’Luk a stento riuscì a restare tranquillo, a fingersi distratto in altre faccende piuttosto che rivolgere la propria attenzione all’orrendo rituale in atto: ammirava sinceramente il vecchio fabbro per l’autocontrollo che stava riuscendo a dimostrare, per la forza d’animo che stava offrendo in quel momento, laddove al di lui posto, probabilmente, non avrebbe mantenuto un eguale raziocinio, non sarebbe rimasto freddo nel proprio animo, precipitandosi nel domandare direttamente al giovane aristocratico in misura egli risultasse coinvolto nella scomparsa delle loro donne, dei loro bambini e soprattutto della sua promessa sposa, ammesso che ella fosse in quella città come i suoi presentimenti gli avevano suggerito alcuni giorni prima. Perché quel nome, il nome di quell’uomo, era l’unico indizio in loro possesso, per quanto labile ed effimero esso fosse: averlo lì, in quel momento, così vicino a loro risultava pertanto una tortura psicologica eccessiva al suo animo, ma anche un atto di fede nel padre, innanzitutto, e nelle capacità della mercenaria, in secondo luogo, che mai avrebbe pensato di riuscire compiere. Al di là dei propri sentimenti, della propria emotività, egli doveva mantenere il controllo per amore di Heska, perché se davvero quel nobile era in qualche modo implicato nella di lei scomparsa, nelle sensazioni di pericolo a lui giunte fin da Konyso’M, affrontarlo a viso aperto non avrebbe di certo permesso la risoluzione della questione. Del resto doveva rammentare, doveva imporsi di tenere sempre a mente che loro, in quella città, erano appena sopportati, lontani dall’essere ben accetti, dall’essere considerati realmente ospiti amici invece che intrusi stranieri, se non addirittura nemici, soprattutto a seguito dell’incidente avvenuto con la Figlia di Marr’Mahew, colei che era stata identificata come Midda Bontor, professione pirata.

« Per questa sera è stato indetto un ricevimento con molti ospiti, miei amici e pari: in tale occasione desidererei poter sfoggiare la tua meravigliosa opera, mantenendola al mio fianco. » commentò lord Sarnico, ritraendo la mano dalla lama « Se prima del tramonto tu o il tuo garzone vorrete offrirmi la cortesia di condurla presso la mia dimora, sarete ricompensati con la cifra da te stabilita, qualunque essa sia. »

L’anziano fabbro si limitò ad annuire a quella richiesta, porgendo un nuovo e profondo inchino verso il signore: il favore domandato, del resto, non si poneva al di fuori di normali consuetudini comunemente diffuse in simili contesti. Soprattutto in città diverse da quella, dove il tasso di criminalità si proponeva in maniera nettamente maggiore, circolare per le vie di un mercato trasportando con sé ingenti somme d’oro sarebbe stato un rischio che nessuno avrebbe gradito correre a meno di non avere migliori alternative: i signori locali, in particolare, erano pertanto soliti invitare gli eventuali venditori di loro interesse direttamente alle proprie dimore, per parlare con più calma di lavori particolari, laddove vi fosse stata questa esigenza, o anche semplicemente solo per ricevere della mercanzia acquistata concedendo in cambio il giusto compenso.
Conclusi così gli accordi per il recapito della spada acquistata, lord Sarnico ed il suo seguito si allontanarono per proseguire nel giro del mercato, lasciando libertà di espressione al giovane Mab’Luk ormai al colmo della sopportazione.

« E’ lui! » sussurrò aspramente, rivolgendosi al padre « So che non abbiamo prove, so che non abbiamo idea di cosa sia successo alla nostra gente, ma sono certo che sia colpa sua. »
« Un nuovo giudizio affrettato, figliolo. » commentò Lafra, prendendo un morbido panno in cui avvolgere l’arma richiesta dall’aristocratico « Ma a cui non sento di poter offrire torto: ho letto malvagità ed egoismo fuori dal comune nello sguardo di quel ragazzo. »
« Padre, devo offrirti una confessione. » continuò il giovane, sempre sottovoce « Finora ho evitato di farne parola, ma dopo questo incontro sento la necessità di dover cercare consiglio in te, per non rischiare di commettere una sciocchezza invano. »
Alzando verso di egli lo sguardo, l’anziano fabbro gli rivolse la propria completa attenzione, interrompendosi nel proprio operato.
« Prima della nostra partenza, io ho avuto una forte premonizione, una tremenda sensazione di pericolo in relazione a tua figlia, ad Heska. » disse il promesso sposo, con sincera agitazione nella voce di tono contenuto « Credo che gli dei abbiano voluto avvisarmi, chiedendomi di affrettare i miei passi verso questa città, verso questo porto, per poterla salvare da un oscuro male. »

Di fronte ad una simile affermazione, offerta con il cuore in mano ed animo puro negli occhi, nessuno avrebbe opposto obiezioni al giovane, nessuno avrebbe avuto da ridire in merito alla veridicità di simili affermazioni: se anche qualcuno non avesse creduto nell’origine divina di una simile premonizione, essa non sarebbe stata ugualmente posta in dubbio, perché nata da un animo tanto puro in simili parole, in quel sentimento, da averne quasi un reverenziale rispetto.
Ma prima ancora che a Lafra fosse concesso di offrire un qualche commento, una rassicurazione o comunque una parola di conforto per quei timori, per le paure ad egli rivelate, una nuova voce entrò in scena, richiamandone l’attenzione.

« Mastro Lafra Narzoi? »

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che infame, vuol mostrargli le sue "proprietà" quando gli porterà la spada!

Sean MacMalcom ha detto...

Vedrai che gli combina Midda! :D