11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 7 maggio 2013

1933


Per Midda Bontor, donna guerriero e mercenaria, celebre in quell’angolo di mondo, in quell’estremità sud-occidentale del continente di Qahr con appellativi come Figlia di Marr’Mahew o Campionessa di Kriarya, il primo in onore all’omonima dea della guerra di uno dei vari pantheon locali, il secondo a celebrare il suo ruolo centrale all’interno della corrispettiva capitale di una delle province del regno di Kofreya, anche nota come città del peccato in conseguenza a una popolazione prevalentemente costituita da mercenarie e assassini, ladri e prostitute; quell’incubo, qual soltanto ormai avrebbe potuto essere definito, aveva avuto inizio quasi trent’anni prima.
In quell’epoca lontana, quand’ancora bambina, non ancora fisicamente matura per poter già essere riconosciuta qual fanciulla o, addirittura, giovane donna, ella aveva abbandonato la casa dei propri genitori per imbarcarsi, clandestina, su una nave mercantile e lì, a bordo, sperare di riservarsi l’occasione utile a realizzare il futuro d’avventura per sé da sempre bramato, da sempre sognato. Nel compiere ciò, tuttavia, ella non si era soltanto allontanata da propria madre e da proprio padre, dai propri nonni e dal resto della propria pur numerosa famiglia, composta dalla quasi totalità della popolazione della tranquilla isola di Licsia: ella, in maniera sicuramente superficiale, indubbiamente egoistica, si era allontanata anche dalla propria sorella Nissa, gemella a lei del tutto identica, con la quale aveva condiviso ogni singolo istante della propria esistenza sin dal giorno della loro nascita… una sorella a cui, poco prima di lasciarla con una semplice lettera d’addio, aveva addirittura spergiurato per ben tre volte che mai, e poi mai, l’avrebbe abbandonata.
Colpevole vittima delle proprie scelte, delle proprie decisioni, la giovanissima Midda Bontor non avrebbe potuto tuttavia immaginare come, di lì a soli due anni, la sorte le avrebbe presentato il giusto conto per quelle azioni compiuto con eccessiva leggerezza, quasi con banalità. E così, nel giorno del proprio ritorno a Licsia, ormai non più bambina ma fanciulla, ella ebbe a doversi confrontare con il dolore conseguente alla scoperta della scomparsa della propria mai salutata madre, e con l’orrore conseguente alla scoperta dell’odio che la propria da sempre amata gemella ormai solo provava per lei.
Ma se, in un’allora rinnovata e solamente emotiva fuga, una sorta di esilio volontario, ella forse sperò di poter offrire ammenda per quanto compiuto, quant’ancora errò a non considerare fu la determinazione che avrebbe contraddistinto la propria gemella nel proprio proposito di vendetta. Una determinazione che nulla avrebbe avuto a invidiare alla propria, e che, nel mentre in cui ella continuò a crescere qual marinaia e avventuriera, spinse Nissa a intraprendere una via assolutamente antitetica, qual quella propria della pirateria. E non divenendo una semplice pirata… ma ergendosi a un ruolo prima di lei inesistente, e che pur, ella, fu in grado di conquistare, con energia tale da porre, in ciò, le basi per l’edificazione di un potente regno, un intero regno al suo comando, al comando della regina dei pirati.
Forte di tanto pericoloso potere, nonché di un’appresa abilità nel combattimento non seconda a quella della stessa Midda, sua eletta vittima, al loro successivo incontro la regina dei pirati non si era divertita, soltanto, a sfregiare la propria gemella, quasi a negarle, in tal senso, il diritto a possedere quel volto in comune con lei, ma, ancor più e ancor peggio, le aveva imposto due crudeli condanne, destinate a mutare per sempre il fato di colei che, dopo diversi anni, sarebbe divenuta la più importante mercenaria e avventuriera di quell’angolo di mondo se non, forse, dell’intero mondo conosciuto.
Con la prima condanna, Nissa Bontor aveva interdetto alla propria antagonista la possibilità di solcare ancora i mari per godere della libertà dei quali era stata disposta ad abbandonare la propria casa natale e, soprattutto, lei, lasciandola sola in quelli che, senza alcuna possibilità di dubbio, avrebbero dovuto essere considerati gli anni peggiori della propria intera esistenza. Se solo Midda avesse ancora spinto un solo passo entro i confini di quel territorio ormai da lei conquistato e dominato, la regina dei pirati avrebbe sterminato, uno a uno, tutti coloro che avrebbero commesso l’errore di esserle vicini. Una minaccia tutt’altro che vana, ben lontana dal potersi considerare retorica, per non incorrere nel pericolo della quale da parte sua null’altra scelta avrebbe potuto essere abbracciata se non quella di una dolorosa, straziante rinuncia al mare e, con esso, a tutti coloro che, in quegli ultimi anni, erano per lei divenuti una vera e propria famiglia, a incominciare dall’amato Salge Tresand, il primo uomo al quale si era legata e che, romanticamente, non aveva potuto evitare di immaginare sarebbe anche stato l’ultimo.
Con la seconda condanna, la regina dei pirati aveva compiuto un atto, ove possibile, ancor più crudele, qualcosa nel merito del quale la stessa mercenaria dagli occhi color ghiaccio non si era mai ritrovata a proprio agio a offrir parola, e, nel merito del quale, probabilmente, mai avrebbe proferito testimonianza davanti ad anima viva. Se non che, a distanza di oltre due decenni da allora, all’impietoso danno si era sommata una sadica beffa, nell’allor sempre troppo recentemente rivelata scoperta dell’esistenza di un giovane figlio della propria gemella, un ragazzo, quasi uomo, in tutto e per tutto identico all’uomo che, per primo, ella aveva amato e al quale era stata costretta a rinunciare: lo stesso Salge Tresand.
E laddove quel giovane, rispondente al nome di Leas, era stato educato in odio non solo verso la propria mancata madre, e zia, ma anche verso il ricordo dell’uomo che era stato suo padre, alfine comunque assassinato a tradimento da un pirata agli ordini di Nissa, nel ritenerlo nulla di più di un abietto stupratore che aveva destinato all’amata madre l’orrore di una violenza sessuale in ubbidienza ai desideri della sua ancor più immorale compagna; impossibile sarebbe stato per Midda Bontor riuscire a trattenersi, riuscire a tacere, un singolo istante di più rispetto a quanto già non si era costretta a compiere. Non, per lo meno, nel momento in qui Noal dichiarò la propria resa, comunicandole che, da parte di Av’Fahr, tutto quanto avrebbe potuto essere compiuto, era stato compiuto. E che se dietro a quel ricercato incontro avrebbe avuto a ritenersi una trappola, purtroppo, la sola che avrebbe avuto la possibilità di comprenderlo sarebbe stata proprio lei… colei con la quale tanto egli insisteva nella volontà di parlare.

« L’ultima volta che ci siamo incontrati non è andata proprio come avrei potuto sperare andasse fra noi… » esordì ella, entrando all’interno della stanza ove il nipote stava venendo trattenuto, incatenato a una sedia, grondando acqua dai fradici capelli corvi qual conseguenza della tempesta che, al di fuori di quelle pareti, si stava abbattendo sull’intera isola « Ora, prima che tu possa dire anche solo un’altra parola, Leas, permettimi di chiarirti un semplice punto. » lo anticipò, levando la propria mancina, l’unica mano rimastale, innanzi a sé, con il palmo rivolto verso il giovane, a evocare, da parte sua, il mantenimento della serafica quiete nella quale era rimasto avvolto sino a quel momento « Non mi interessa nulla di cosa Nissa possa averti educato a credere a mio riguardo. Né mi interessa quanto odio tu possa provare per me, o quanta brama di morte possa aver spinto i tuoi passi fino a qui, cercando un’occasione di incontro anticipato con me. Sinceramente, detto fra noi, non mi interesserebbe neppure se tu ora ti slegassi e tentassi di aggredirmi, sputandomi contro tutto il veleno con il quale colei che reputi tua madre ti ha allattato sin dalla più tenera età. » premesse, con tono di voce freddo e distaccato, quasi inumano, nel mentre in cui i suoi occhi color ghiaccio, apparentemente privi di nera pupilla tanto questa era ridotta al centro delle iridi, scintillavano di una luce oggettivamente inquietante.
« Puoi chiamarmi cagna. Puoi definirmi una megera. Puoi pensare di me quello che più ti aggrada. Mi considero abbastanza adulta, ormai, da non lasciarmi influenzare dai pensieri di qualcuno con forse meno della metà dei miei anni. » gli garantì, proseguendo senza ancora concedergli occasione per prendere voce verso di lei « Però… » puntualizzò, chiudendo la mano a pugno con la sola eccezione dell’indice, rimasto allora teso a indicare un singolo punto importante, quello che ella sarebbe allora andata a enunciare « … tu prova a insultare anche solo per un istante la memoria di quell’uomo meraviglioso che era Salge Tresand, e io ti giuro che, nipote o non nipote, figlio o non figlio, ti costringerò a invocare il suo perdono con voce tanto alta da evocare qui, innanzi a noi, il suo spirito immortale, affinché tu possa avere occasione di contemplare il volto di tuo padre, per non dimenticartelo più, finché ti sarà concesso di camminare fra i vivi. » sancì, in una minaccia che avrebbe potuto sottintendere qualunque genere di orrore e che, al tempo stesso, non si era allora sbilanciata a offrire alcun reale informazione sui suoi effettivi propositi.


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