11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 28 maggio 2013

1954


« Camne! » replicò prontamente il biondo, trasparentemente lieto di voltarsi e di vederla sopraggiungere verso di loro, ipoteticamente illesa, qual soltanto avrebbe dovuto essere considerata in conseguenza alla contezza da lei stessa dimostrata « Tu come stai? E gli altri?!... » domandò subito dopo, nel cercare ulteriori occasioni di rassicurazione.

Sostanzialmente illesa, fortunatamente e straordinariamente, avrebbe dovuto essere effettivamente riconosciuta la giovane donna, benché allora ampiamente ricoperta, da capo a piedi, da molto… troppo sangue per poter ancora essere in grado di sfoggiare non solo la consueta delicatezza della sua pelle ma anche, e ancor più, il rosso stesso dei suoi capelli, per quanto incredibilmente intenso, più scuro rispetto, banalmente, anche solo a quello sfoggiato dalla sua compagna e amica Masva, o da quello che, se solo non li avesse celati sotto la costante azione di una tinta corvina, avrebbe potuto sfoggiare la stessa Midda Bontor, in una bizzarra ironia del fato nell’aver posto tre donne contraddistinte da un pur non consueto, da un pur non diffuso colore di capelli a bordo di una medesima goletta.
Tanto sangue, che ne aveva incrostato la chioma, le vesti e, più  in generale, la candida presenza, infatti, non avrebbe dovuto esserle attribuito, non avrebbe dovuto essere considerato il suo, in una quantità, del resto, tale per cui improbabile sarebbe stato per lei sopravvivere, ma solamente degli ippocampi contro i quali aveva combattuto per tutte quelle ultime ore, e dalle offensive dei quali, in grazia alla benevolenza dei propri dei prediletti, era riuscita a evadere quasi sempre. Da parte sua, a dispetto di quanto pur avrebbe potuto esserle imposto, della tragedia che pur avrebbe potuto vederla coinvolta, erano stati così riportati solo pochi e trascurabili graffi e un paio di lividi conseguenti a qualche violento impatto subito, ma nulla di più e nulla di irrimediabile… nulla che, quantomeno, non sarebbe passato di lì in pochi giorni, non lasciando neppure un segno su un corpo troppo piacevole per poter restare leso in maniera imperitura.

« Sto bene… sto bene… » confermò ella, arrestandosi nel proprio rapido avanzare soltanto quando ormai accanto a loro, in un primo istante quasi titubante su come reagire ma, subito dopo, lasciandosi dominare dall’entusiasmo per la vita tutti loro ancora riconosciuta e, in ciò, slanciandosi ad abbracciarli entrambi, del tutto priva di malizia in tal gesto, in simile espressione di gioia, non dissimile da quella che avrebbe potuto essere propria di una sorella minore per i propri fratelli « Stiamo tutti bene… più o meno! » soggiunse poi, ritraendosi ora quasi in imbarazzo per la libertà resa propria nei riguardi di quei due compagni di viaggio e d’avventura da molto tempo, sebbene ancora formalmente estranei al proprio equipaggio, alla famiglia che lei stessa aveva avuto occasione di trovare a bordo della Jol’Ange, dopo lì essere giunta per intercessione della Figlia di Marr’Mahew in un’epoca di poco antecedente alla conquista, da parte sua, di tale nome.
« Oh! Scusatemi… vi ho sporcato entrambi di sangue! » esclamò prima che alcuno fra i due potesse domandare ulteriore possibilità di spiegazioni, di chiarimenti, non potendo mancare di cogliere tale evidenza e, un attimo dopo, di elaborare l’incoerenza sottintesa in tutto ciò, così come non tardò a esprimere verbalmente « Ehy… ma vi siete già lavati e cambiati, per caso…?! »

Probabilmente, fosse stata loro concessa l’opportunità di seppellirsi ancora vivi, in quel particolare frangente, pur di evitare di affrontare quella coppia di grandi occhi verdi, così carichi di sincero affetto verso di loro, per quanto oggettivamente poco più che estranei e pur accettati quali amici di antica data in grazia al loro legame con la Campionessa di Kriarya e all’incommensurabile stima dalla giovane provata nei suoi riguardi, riconoscendole, a ragione veduta, la propria salvezza, la propria vita, sin da quando l’aveva tratta in salvo da un altare sul quale stava per essere offerta in sacrificio qual ostia nel corso di un empio rito all’interno di un tempio perduto nel cuore della palude maledetta di Grykoo; Howe e Be’Wahr sarebbero allora stati più che lieti di poter iniziare immediatamente a scavare, nel timore rappresentato dall’eventualità di una qualsivoglia risposta da presentarle, da offrirle a giustificazione di quanto avvenuto, di quell’involontaria diserzione nel merito delle ragioni della quale, ancora, entrambi non erano in grado loro stessi di offrirsi un’apprezzabile giustificazione… non, per lo meno, tale da evitare di vanificare qualunque possibile stima avrebbero potuto vantare innanzi al suo giudizio, nel confronto con quella gratuita, ma indubbiamente piacevole stima sino ad allora loro riconosciuta.
Purtroppo, nell’escludere tale eventualità, nel ritrovarsi costretti a considerare inattuabile l’idea di scavarsi una fossa e lì tumularsi; alla coppia di mercenari nulla restò se non l’impietosa verità, innanzi alla quale vollero comunque dimostrare sufficiente maturità da non tentare di sottrarsi, da non cercare di nascondersi. Non, quantomeno, nella consapevolezza di quanto qualunque falsità sarebbe sicuramente presto o tardi stata riconosciuta quanto tale e li avrebbe esposti a una condanna ben peggiore rispetto a qualunque possibile giudizio morale loro destinabile per quanto, pur senza colpa alcuna, avvenuto.
Esposti, pertanto, i fatti per così come da loro stessi vissuti, non senza ineluttabile ritrosia, non privi di certamente comprensibile esitazione, lo shar’tiagho e il suo biondo fratello si sottoposero in maniera aperta e totale a qualunque reazione di disprezzo avrebbero potuto in ciò suscitare sullo stesso viso pochi istanti prima illuminatosi di gioia nel confronto con l’evidenza del loro positivo stato di salute, pronti a fronteggiare il peggio ma, nonostante tutto, non a confrontarsi con il solo commento che, in maniera quasi ingenua, e pur tutt’altro che tale, Camne volle rendere proprio, riservando loro uno squisito sorriso…

« E’ un vero peccato che vi siate persi quest’occasione… » dichiarò, stringendosi fra le spalle e minimizzando, in maniera completa e assoluta, qualunque eventuale colpa che avrebbe potuto essere loro tributata, qual del tutto irrilevante, qual priva di valore o significato, e, anzi, rivoltando la questione a evidenziare non tanto ciò a cui, pur involontariamente, si erano sottratti, quando ciò che, in tal modo, avevano mancato di poter apprezzare, quasi quel massacro, quella mattanza, avrebbe dovuto essere comunque considerata al pari di un momento di giocoso intrattenimento « Non credo che capiti tutti i giorni di ritrovare così tanti cavalli di mare marciare compatti… e di essere costretti ad abbatterli tutti quanti! »
« Ma cosa è successo di preciso…?! » cercò allora di approfondire Howe, ancora ben lontano dall’aver maturato una qualche consapevolezza in tal senso « Come è successo…? » riformulò, a meglio esprimere quel non banale interrogativo, attorno al quale tutto aveva necessariamente a riconoscersi incentrato.
« … e, soprattutto, stanno davvero tutti bene gli altri?! » si volle riservare opportunità di ripetersi Be’Wahr, non riuscendo a considerarsi soddisfatto dalla fuggevole risposta prima ricevuta da parte sua, troppo evasiva per poterlo realmente tranquillizzare.
« Stanno tutti bene! » riconfermò Camne Marge, sorridendo verso il biondo, nell’apprezzare, evidentemente, la premura da lui dimostrata, e, in tanta insistenza, lungi dal poter essere considerata semplice espressione retorica, domanda superficiale e fondamentalmente indifferente alla risposta che ella avrebbe potuto loro riservare « Av’Fahr, Be’Sihl e Seem hanno riportato qualche brutto taglio… ma sono ancora coscienti e, in questo momento, stanno venendo ricuciti dalle anziane dell’isola. Tutti gli altri, inclusa la sottoscritta ovviamente, se la sono cavata con pochi graffi e qualche escoriazione. » riferì, in maniera appena più approfondita, nella speranza in tal modo di soddisfare, almeno nell’immediato, la legittima curiosità dell’interlocutore « E, per ora, non sembrano esserci state vittime fra gli autoctoni… agli dei piacendo! »
« Sia lode a Lohr… » sospirò il biondo, così accontentato nei propri più pressanti interrogativi.
« Per il resto… a ora non ne sappiamo molto più di voialtri. » proseguì ella, ora in direzione dello shar’tiagho, per accontentare anche lui, nei propri dubbi, nelle proprie domande « Le sole certezze che abbiamo sono quelle derivanti dal raziocinio e dalla consapevolezza che mai, in alcuna cronaca, in alcuna storia o in alcuna leggenda, è stato riportato un caso simile. Motivo per il quale, nel considerare chi sia il nostro attuale ospite, inevitabile non può che essere il sospetto che dietro a tutto questo altri non vi sia che Nissa Bontor… tanto per peccare di originalità! »



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